Want to make interactive content? It’s easy in Genially!

Transcript

2

3

6

4

5

1

Il 27 luglio del 1839 Giuseppe Garibaldi, un corsaro al servizio della Repubblica di Santa Caterina, mi puntò il suo cannocchiale addosso e si innamorò di me a prima vista. Il colpo di fulmine fu reciproco, perché anche a me piaceva, e il 20 ottobre mi imbarcò assieme a lui sulla nave Rio Pardo per seguirlo in battaglia. All’inizio del 1840, nella battaglia di Curitibanos, caddi prigioniera delle truppe imperiali brasiliane, da cui però riuscì a rubare un cavallo e fuggì al galoppo nella selva fino a riunirmi con il mio compagno.

I primi anni con Garibaldi

Menotti Garibaldi

Il 16 settembre nacque il nostro primo figlio, chiamato Menotti. Dodici giorni dopo il parto sfuggí a una nuova cattura. I soldati imperiali avevano circondato la mia casa e ucciso gli uomini lasciati da Garibaldi per difendermi, ma prima che riuscissero a prendermi con il neonato, fuggì da una finestra e scappai nel bosco dove rimasi per quattro giorni senza cibo finché Garibaldi non mi trovò.

Pochi giorni dopo la mia sepoltura fu individuato il mio corpo. Le autorità accusarono Garibaldi di avermi uccisa, ma gli ispettori papali riconobbero che si trattava di una morte naturale. Successivamente venni seppellita nel cimitero di Mandriole fino al 1859. Quando Garibaldi e i miei figli tornarono decisero di trasferirmi a Nizza, nel cimitero di famiglia. Nel 1932 dopo una richiesta di rimuovere la statua di Garibaldi, Mussolini accettò e la sostituì con la mia. I miei resti vennero traslati a Roma per essere deposti nel basamento eretto in mio onore.

Cosa resta di me?

Quando mi imbarcai per Venezia alcune navi austriache mi intercettarono, impedendomi di proseguire. Io, Garibaldi e il fedele capitano riuscimmo a sbarcare e da lì scappammo attraverso le valli. Le mie condizioni erano gravissime infatti il 4 agosto venni trasportata nelle fattorie Guiccioli, dove poche ore dopo morì, concludendo la mia vita a 28 anni. Il mio corpo fu sepolto nella sabbia dietro la fattoria, per evitare che le truppe papali potessero individuare la famiglia che aveva aiutato Garibaldi nella fuga.

La morte nelle paludi

Il 4 luglio 1849 la resistenza romana cedette e Garibaldi fuggì, a inseguirlo c’erano ben tre eserciti. Nemmeno in questo momento lo abbandonai, mi tagliai i capelli e indossai vestiti maschili, salì in groppa a un cavallo e mi diressi a Venezia.

La sua vita prima di Garibaldi

Il mio vero nome è Ana Maria de Jesus Ribeiro da Silva. Sono nata nella città di Laguna nel sud del Brasile nel 1821. Sono la terza di 10 figli, mio padre era un madriano e morì nel 1834, lasciando la mia famiglia in gravi difficoltà economiche. Fu così che il giorno in cui ho compiuto 14 anni, il 30 agosto 1835, mia madre mi costrinse a sposare Manuel Duarte. Il primo è indirizzarmi ai discorsi politici non fu mio marito, che anzi dopo tre anni di matrimonio mi lasciò per unirsi all’esercito imperiale, ma un mio zio, Antonio.

Nel 1848 venimmo a sapere delle prime rivoluzioni europee e Garibaldi decise di tornare in Europa, mandandomi avanti con i bambini. Quando sbarcai a Genova il 27 dicembre del 1848, fui accolta da una folla di 3000 persone e da lì mi spostai a Nizza. Garibaldi mi raggiunse il 21 giugno, ma partì immediatamente per partecipare alla prima guerra d’indipendenza. Il 9 febbraio 1849 fu proclamata la Repubblica romana e il generale raggiunse la città per difendermi dall’attacco delle truppe francesi, spagnole e borboniche. Ero incinta di quattro mesi e decisi di lasciare i figli a mia suocera e di raggiungere mio marito. Arrivai a Roma il 26 giugno.

Lo sbarco in Italia

Io e Garibaldi iniziammo un viaggio verso l’Uruguay, dopo un po’ arrivammo a Montevideo. Qui Garibaldi fu costretto a insegnare in un collegio mentre io feci la sarta per arrotondare i costi.. A Montevideo il 26 marzo 1842 io e Garibaldi legalizzammo la nostra unione e ci sposammo nella chiesa di San Francesco. Negli anni a seguire nacquero nel 1843 Rosita, che morì a due anni, nel 1845 Teresita e nel 1847 Ricciotti. Nel frattempo divenni infermiera di campo partecipando anche alla battaglia di San Antonio.

Un viaggio in Uruguay

La chiesa di San Francesco come si presenta oggi.