Want to make creations as awesome as this one?

Transcript

20.03.2024

Luca Zanon 3CG

(Giovanni Pascoli)

L'assiuolo

Avanti

Su tutte le lucide vettetremava un sospiro di vento:squassavano le cavallettefinissimi sistri d’argento(tintinni a invisibili porteche forse non s’aprono più?...);e c’era quel pianto di morte...chiù...

Le stelle lucevano raretra mezzo alla nebbia di latte:sentivo il cullare del mare,sentivo un fru fru tra le fratte;sentivo nel cuore un sussulto,com’eco d’un grido che fu.Sonava lontano il singulto:chiù...

giovanni pascoli

L'assiuolo

Dov’era la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù...

Indietro

Autore

Giovanni Pascoli nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna. La sua vita fu segnata da tragici eventi familiari, tra cui l'assassinio del padre quando Giovanni aveva solo dodici anni, circostanza che influenzò profondamente la sua opera poetica, caratterizzata da temi di perdita, nostalgia e ricerca di sicurezza in un mondo percepito come ostile e minaccioso. Pascoli studiò all'Università di Bologna, dove si laureò in lettere classiche, e successivamente intraprese la carriera accademica, diventando professore di lingue classiche. La sua poesia, che si distacca dalla tradizione romantica per abbracciare elementi simbolisti, è notevolmente legata al concetto di fanciullino, simbolo dell'innocenza e della meraviglia infantile di fronte al mondo. Pascoli morì il 6 aprile 1912, lasciando un'eredità di grande impatto sulla letteratura italiana.

Indietro

La poesia

È una poesia di 24 versi divisi in 3 strofe di 8 versi ciascuna. Lo schema metrico è ABABCDCD e i versi sono tre coppie di quartine di novenari. L'assiuolo di Giovanni Pascoli fa parte della raccolta Myricae, e compare nella sezione In campagna. La poesia si svolge in una campagna notturna in cui il poeta fatica a scorgere la luna. Dal buio gli arriva alle orecchie un pianto triste e lontano, il verso dell'assiuolo, un uccello notturno che ispira al poeta pensieri legati alla morte. Pascoli si interroga quindi sul mistero che incombe sul nostro universo e sul destino dell'uomo, votato alla morte senza rimedio. La figura retorica più caratterizzante di questo componimento è l'onomatopea, utilizzata dal poeta per rendere il verso dell'assiuolo, chiù, che chiude ogni strofa con un sinistro presagio di sventura. Questo è un tratto della sensibilità del poeta per quegli elementi della natura che combinano al tempo stesso fascino e paura.

Avanti

figure retoriche

2: metafora3-4: personificazione5: sinestesia6: metonimia8: onomatopea

parafrasi

Strofa I

Dov’era la luna? Perché il cielo era tutto immerso in una luce perlacea, e sembrava che il mandorlo e il melo si allungassero per cercare di vederla. Provenivano fremiti di lampi dalle nubi nere in lontananza: e dai campi si sentiva venire un verso: chiù…

Indietro

Spiegazione strofa I

L’assiuolo di Pascoli si apre con una descrizione di vita campestre. La prima strofa sembra prefigurare un idillio: la luna riluce come un’alba perlacea tra i rami del mandorlo e del melo. Lautore si chiede: “Dov’era la luna?" suggerendone la presenza, probabilmente ancora al di sotto dell'orizzonte. Poi assistiamo a un brusco cambio di atmosfera; la quiete notturna viene infatti squarciata dai lampi di un temporale imminente e da un suono sinistro, insistente, che dilaga nella notte: "chiù".

+INFO

Avanti

figure retoriche

2: metafora3-4-5: anafora4: onomatopea e alliterazione (f, r)6: similitudine8: onomatopea

parafrasi

Strofa II

Le poche stelle risplendevano fra la nebbia color latte: sentivo il rumore delle onde del mare che mi cullava, sentivo un fruscio fra i cespugli; sentivo nel cuore un sussulto, provocato forse dal ricordo di un dolore passato. In lontananza risuonava come un singulto: chiù…

Indietro

Spiegazione strofa II

Nella seconda strofa il punto di vista viene spostato alla prima persona: l’autore riflette quella atmosfera notturna nel proprio cuore. Il battito del suo cuore sembra fare eco al verso dell’uccello che vibra nella notte. Il paesaggio esterno in cui si fa strada un temporale imminente diventa quindi riflesso di un paesaggio dell’anima. Pascoli si serve dell’uso dell’onomatopea per accrescere nel lettore un sentimento inquietante di attesa: ogni elemento, in questa poesia, sembra vibrare, suonare, muoversi. Il verso cupo dell’uccello "chiù" si accompagna all’agitarsi dei rami mossi dal vento "fru fru" e si ripercuote nella vibrazione del cuore del poeta.

Avanti

figure retoriche

2: personificazione4: alliterazione (i, s)5: onomatopea8: onomatopea

parafrasi

Strofa III

Su tutte le cime degli alberi, lucide per luce lunare, passava tremante un soffio di vento; le cavallette suonavano scuotendoli come dei finissimi sistri d’argento (forse segnali tintinnanti a porte invisibili che probabilmente non si apriranno più?…); e ancora si sentiva quel pianto di lutto… chiù…

Indietro

Spiegazione strofa III

Nella strofa finale si ritorna alla descrizione del paesaggio. La parte finale ha un valore prettamente simbolico: il verso cupo dell’uccello viene ad associarsi per similitudine alla morte. Il canto dell’assiuolo infatti, prefigura disgrazia ed è annuncio di morte.Pascoli lo annuncia con un rimando metaforico alle “porte invisibili che non si aprono più”. In questa notte infinita il poeta pare infine identificarsi con l’assiuolo. L'autore è solo con il suo dolore in questo mondo di tempesta che non consola e non ripara alcuna ferita.Il verso dell’uccello, nella conclusione, assume infine un profondo significato simbolico perché sembra spalancare un portale temporale tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti. L’intera atmosfera notturna diventa quindi evocazione di un mondo altro, di una dimensione parallela ai viventi.

+INFO

Conclusione

Questa poesia è ricca di sensazioni dalle quali deriva una sensazione di mistero.Questo mistero è angosciante come si può notare dal lamento dell'assiuolo che si trasforma prima in singhiozzo, poi in pianto di morte.Con questo climax ascendente termina la poesia.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE!

Mito di Iside e Osiride

IIl mito di Iside e Osiride è il mito più famoso della mitologia egiziaIside fece risorgere il marito Osiride ricomponendo il suo corpo affinché il dio potesse rinascere nei campi Aaru, una sorta di paradiso egizio

Chiù

é il verso di un uccello notturno, l’assiuolo, che riveste infatti un valore informativo. L’onomatopea "chiù" scandisce tutte le strofe della poesia, con una cadenza cupa che accresce un senso di angoscia nel lettore e dona alla lirica una struttura circolare.

Giovanni Pascoli