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Fu il tempio romano dedicato a tutti gli Dei, fatto costruire nel 27-25 a.c. dal console Marco Vipsanio Agrippa, architetto preferito e genero di Augusto, che ne affidò la realizzazione a Lucio Cocceio Aucto. Successivamente il tempio crollò e venne riedificato da Adriano, forse per mano dell'architetto Apollodoro con il risultato che possiamo vedere oggi. Sull'edificio c'è l'iscrizione latina "Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta, edificò" ma in realtà edificò la prima versione che non è quella odierna. La sua struttura originaria, come si vide dagli scavi operati per la sua manutenzione consisteva in un tempio quasi quadrato, più largo che lungo, di stile greco consacrato alle sette divinità romane. Il tempio si apriva comunque con diversi gradini sotto, perchè il livello originario è di circa sei metri sotto quello attuale.

Fu locato secondo i dettami della leggenda, per la quale fu il luogo dove il fondatore di Roma, Romolo, alla sua morte fu afferrato da un'aquila e portato in cielo fra gli Dei. La destinazione del tempio fu una grande innovazione, perchè i templi antichi erano riservati al loro interno ai sacerdoti, mentre il pubblico assisteva a debita distanza fuori dal tempio. Il pantheon invece accoglieva il pubblico, era fatto per il pubblico che partecipava direttamente nel tempio alla cerimonia. Questo principio ispirerà poi i templi di Iside a Roma, anch'essi comprensivi all'interno dei fedeli, e poi le chiese successive cristiane. Nel VII secolo fu trasformato in chiesa, dedicata a Maria e ai martiri, ciò che garantì la sua conservazione, anche se nei secoli venne spogliato di molti splendidi decori. Il pantheon divenne chiesa cristiana nel 608, regalata dall’imperatore bizantino Foca al pontefice Bonifacio IV, che la dedicò a Santa Maria ad Martyres, con cerimonia di consacrazione quanto mai solenne: vennero seppellite, sotto la "Confessione" del nuovo santuario, tante ossa di martiri sottratte alle catacombe quante se ne caricarono in ben ventotto carri.

Quello che salta subito agli occhi è l'ingresso squadrato, tipico dei templi, e inaspettato l'immenso spazio tondo che si scopre all'interno, tipico delle terme. Su questo ingresso monumentale si aprono il portale e due nicchie designate probabilmente alle statue di Augusto e di Agrippa, ornato da 16 colonne granitiche alte 13 metri grigie e rosa. Mentre il tempio cilindrico è di stile romano, il suo pronao è di chiaro stile greco. Il pronao, con otto colonne di granito grigio sul fronte e quattro colonne di granito rosso sui lati, di m 34,20 x 15,62, era innalzato di m. 1,32 sul livello della piazza per cui vi si accedeva per mezzo di cinque gradini. Sulla facciata il fregio riporta l'iscrizione di Agrippa in lettere di bronzo, mentre la seconda iscrizione relativa ad un restauro sotto Settimio Severo è ovviamente più tardiva. Il frontone doveva essere decorato con figure in bronzo, fissate sul fondo con perni: dalla posizione dei fori rimasti si rileva la presenza di una grande aquila ad ali spiegate. La cupola, del diametro di 43,44 m, fu realizzata con una sola gettata ed è decorata all'interno da cinque ordini di ventotto cassettoni, di misura decrescente verso l'alto, tranne nell'ampia fascia liscia più vicina all'oculo centrale, di 8,92 m di diametro. L'oculo, che dà luce alla cupola, ha una cornice di tegoloni fasciati in bronzo fissati alla cupola. Quando piove, la corrente d'aria ascensionale frantuma le gocce d'acqua, così all'interno sembra che non piova e, per evitare pozze d'acqua all'interno, ci sono fori centrali e laterali per lo scolo dell'acqua.

All'interno del Pantheon, nel pronao, due file di quattro colonne dividono lo spazio in tre navate: quella centrale più ampia conduce alla grande porta di accesso della cella, mentre le due laterali terminano su ampie nicchie che dovevano ospitare le statue di Augusto e di Agrippa qui trasferite dall'edificio augusteo. Nella cella rotonda vi alloggiano sette ampie esedre alternate, semicircolari e rettangolari, incorniciate da coppie di colonne scanalate in giallo antico e pavonazzetto, intervallati da edicole con colonnine che sostengono timpani; vi è poi un'ottava nicchia, sovrastata da un arco, che è situata di fronte all'ingresso. La decorazione romana originale fu sostituita da quella attualmente visibile, realizzata nel XVIII secolo (probabilmente negli anni 1747-1752). Nel settore sud-occidentale una parte dell'originario aspetto romano di questo livello fu restaurata successivamente, ma in modo non del tutto preciso. Il pavimento della rotonda è leggermente convesso, con la parte più alta (spostata di circa 2 m verso nord-ovest rispetto al centro) sopraelevata di circa 30 cm, perchè la pioggia che scende all'interno del tempio attraverso l'oculo della cupola, defluisca verso dei canali di scolo posti sul perimetro.