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Ducati Storia

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Daniel e Chris

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L'azienda nacque nel 1926 per volontà dell'ingegnere Antonio Cavalieri Ducati (Comacchio 2 aprile 1853 - Bologna 27 giugno 1927) con il nome di Società Scientifica Radiobrevetti Ducati (SSR Ducati), specializzata nella ricerca e produzione di tecnologie per le comunicazioni radio.

Come nacque?

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il primo collegamento

aveva realizzato il primo collegamento stabile Italia-Stati Uniti e il primo collegamento simultaneo tra i cinque continenti.

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l'evoluzione

I figli Adriano, Bruno e Marcello Cavalieri Ducati iniziarono la loro attività con la produzione di un condensatore denominato "Manens", nello scantinato di un edificio situato nel centro di Bologna, in Via Collegio di Spagna. Tra il 1930 e il 1934 la produzione venne ampliata e spostata presso la villa di proprietà della famiglia Ducati, in Via Guidotti.

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La nuova creazione

Nel 1935 venne realizzato lo stabilimento dove hanno attualmente sede la Ducati Motor Holding Spa e la Ducati Energia Spa. La produzione venne ampliata con la realizzazione delle prime apparecchiature radiofoniche, antenne radio, i primi sistemi di comunicazione interfonica (denominati "Dufono"), proiettori cinematografici, addizionatrici (Duconta) e rasoi elettrici (Raselet)[2]. Allo stabilimento di Borgo Panigale, verso la fine degli anni trenta, vennero affiancati due ulteriori stabilimenti situati nella periferia di Bologna, a Bazzano e a Crespellano

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Il conflitto

Durante il secondo conflitto mondiale, la Ducati fu obbligata, come tante altre aziende italiane, a convertire la sofisticata produzione da uso civile a uso militare. In seguito all'armistizio dell'8 settembre 1943, la fabbrica fu occupata dalle truppe tedesche; successivamente venne bombardata e distrutta il 12 ottobre 1944

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il primo motore

A guerra finita, nacque la necessità di realizzare una nuova produzione da affiancare alle precedenti realizzazioni; fu così che su richiesta dell'IRI nel 1946 nacque il reparto motociclistico, come branca dell'azienda, allo scopo di produrre su licenza il Cucciolo, un motore monocilindrico di 48 cc con cambio a due velocità da applicare come propulsore ausiliario ad una normale bicicletta, progettato dall'avv.

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la bicimotore

Successivamente evoluto dall'iniziale Cucciolo T1 nelle versioni T2, T0 - un T2 monomarcia - e T3 (più prestazionali, affidabili e facili da produrre[5]) , questo venne nel frattempo applicato ad un telaio progettato dalla Caproni, ottenendo un bicimotore venduto in tutto il mondo in oltre 250.000 unità

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Ducati Scrambler

due strade diverse

Nel 1948 i fratelli Ducati cedettero la proprietà dell'azienda alle partecipazioni statali. Adriano emigrò negli Stati Uniti dove entrò nella Plamadyne e diede importanti contributi allo sviluppo di motori al plasma per la NASA[6]. Nel 1954 avvenne la scissione dell'azienda in Ducati Meccanica e Ducati Elettrotecnica: la Ducati Meccanica seguì la realizzazione di motoveicoli, mentre la Ducati Elettrotecnica continuò la strada inizialmente percorsa dalla famiglia Ducati.

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il nuovo motore

Sempre nel 1954 venne assunto in Ducati Meccanica Fabio Taglioni, il geniale progettista romagnolo che sviluppò per Ducati, tra il 1954 e il 1984, oltre mille progetti di moto e motori, ma soprattutto le tecnologie a tutt'oggi utilizzate, e rispettivamente il sistema desmodromico, il motore bicilindrico e il telaio a traliccio.

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la prima moto da corsa

Ducati Pantah

Nel 1979 Finmeccanica aveva dato vita al raggruppamento diesel che affiancava la Ducati alla VM di Cento e di Trieste, alla Isotta Fraschini di Bari e di Saronno e al Centro esperienze studi impiego diesel (Cesid), con una produzione motoristica diversificata. Altro effetto negativo della gestione statale fu lo stop all'impegno agonistico, ritenuto un "lusso" che non ci si poteva permettere, tanto che in questa fase il ruolo di "squadra corse" della Ducati fu svolto in forma semiufficiale dalla scuderia bolognese NCR (Nepoti Caracchi Rizzi, poi Nepoti Caracchi Racing.

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Ducati 916

gli anni cagiva

la superbike

Nel frattempo, nei primi anni ottanta, la varesina Cagiva aveva stretto con la casa bolognese un accordo di fornitura dei motori Pantah per poter creare le proprie moto di grossa cilindrata: col tempo i rapporti si strinsero e nel 1985 i fratelli Claudio e Gianfranco Castiglioni acquistarono la Ducati dalla VM Motori, con l'idea di spostare la produzione delle moto a Varese, per lasciare a Borgo Panigale l'assemblaggio dei motori "Pantah"[8]. L'azienda varesina mantenne il controllo fino al 1996, anno in cui il Texas Pacific Group acquistò il 51% delle azioni, e questo decennio fu caratterizzato da forti investimenti nelle competizioni, coi successi nelle gare Superbike a trainare le vendite dell'azienda

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negli ultimi anni

Nel 2006 il marchio Ducati è ritornato in mani italiane con l'acquisto da parte di Investindustrial Holdings, la finanziaria di Andrea Bonomi, di una quota consistente del capitale sociale. Nel 2007 c'è stato un ritorno all'utile, chiudendo con un giro d'affari di quasi 398 milioni di euro, in aumento del 30,5% rispetto ai 305 milioni dell'anno precedente. I principali azionisti dell'anno sono: Invest International Holdings Ltd., tramite World Motor S.A; Hospitals of Ontario Pension Plan, tramite World Motors White Sca; BS Investimenti SGR S.p.A, tramite World Motor Red Sca; Columbia Wanger Asset Management LP; Reach Capital Management LLC; Giorgio Seragnoli, tramite King S.p.A. 2008

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Panigale v4(2018)

le nuove creazioni

monta l'ultima versione del traliccio Ducati, capace quest'ultimo e di aumentarne la maneggevolezza e di ridurne considerevolmente il peso (210 kg). A novembre 2020 viene annunciata la nuova versione conforme alla normativa anti-inquinamento Euro 5, ed equipaggiata con controlli elettronici basati sulle informazioni provenienti dalla piattaforma inerziale a 6 assi di Bosch, in grado di rilevare istantaneamente angolo di rollio, di imbardata e di beccheggio della moto nello spazio[19]. Ducati Panigale V4 (2018) Nel 2017 la casa di Borgo Panigale rivoluziona il suo top di gamma lanciando la Panigale V4[20], in totale rottura col passato, viene realizzata sulla base del nuovo motore quattro cilindri a V di 90° denominato Desmosedici Stradale di 1100 cc di derivazione MotoGP in grado di erogare fino a 214 CV, che con il telaio Front Frame, un design più acuto e la nuova elettronica basato su piattaforma inerziale Bosch a 6 assi ne fanno un punto di riferimento per il settore delle supersportive. In seguito sulla base del progetto vengono lanciate anche la naked Streetfighter V4 (2019)[21] e l'enduro Multistrada V4 (2021)[

grazie per l'attenzione

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