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Baschenis

ANTONELLO ALBINO MARIO

Created on February 10, 2024

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Evaristo (detto anche Guarisco o Prevarisco) Baschenis nasce a Bergamo nel 1617 in una famiglia di pittori originaria di Averara, un piccolo paese dell'Alta Val Brembana: a partire dal Quattrocento i suoi avi avevano realizzato numerosi affreschi a tema religioso nelle piccole chiese fra Lombardia e Trentino. Il padre di Evaristo, Simone, era un commerciante piuttosto agiato, la madre si chiamava Francesca Volpi. La famiglia fece crescere i suoi figli a Borgo di San Leonardo, a Bergamo Bassa, in un ambiente stimolante dal punto di vista artistico: in questa zona della città ebbero infatti i loro atelier molti fra i più importanti autori bergamaschi del Seicento. Dopo aver perso il padre e due fratelli, morti durante la peste del 1630, nel 1643 Baschenis prende i voti e, come sacerdote, ha l'opportunità di viaggiare, di applicarsi alla pittura e alla msuica e di frequentare le dimore di facoltose famiglie aristocratiche. Al termine di una carriera non priva di riconoscimenti, Baschenis spirò nella sua casa di Bergamo il 16 marzo 1677. In mancanza di eredi, tutti i suoi averi, inclusi tele, colori e pennelli rimasti nell'atelier, vennero venduti all'asta sulla pubblica piazza.

Un sacerdote artista e musicista

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Una delle celebri "Battaglie" di Jacques Courtois e, a sinistra, il ritratto del pittore
Gian Giacomo Barbelli, Autoritratto
Intorno agli anni Cinquanta del Seicento, già in età matura, l'artista diventa amico del pittore-sacerdote gesuita Jacques Courtois, detto il Borgognone delle Battaglie, che si trovava per motivi di lavoro a Bergamo. Baschenis dipinse anche alcune copie delle sue famose "Battaglie", richiestissime dai collezionisti del tempo.

La formazione e i maestri

Fra il 1639 e 1642, Baschenis frequenta la bottega dell'artista cremasco Gian Giacomo Barbelli, pittore e decoratore noto per opere a tema religioso ma anche per i soggetti profani, caratterizzate da uno stile arioso e da un uso sapiente dalla luce. Da Barbelli Baschenis e da altri artisti specializzati nella quadratura presenti nello stidio, come come Giovan Battista Azzola e Domenico Ghislandi, Baschenis apprende la tecnica "quadraturista" (studio della prospettiva e dell'illusionismo spaziale), che poi riproporrà più avanti anche nelle sue nature morte musicali. È inoltre documentata la presenza di Baschenis a Roma (nel 1650, anno giubilare, vi soggiornò tre mesi), a Venezia, Brescia, Mantova e Milano.

Lo spirito del tempo

Negli anni di formazione e di attività di Baschenis, a Bergamo e in tutta la Lombardia fervono gli scambi artistici e culturali sia con la Spagna che con i Paesi del Nord Europa: entrambi i contesti influenzeranno la produzione del pittore bergamasco, che però definirà uno stile tutto suo...

Altri artisti hanno ritratto degli strumenti musicali nelle loro opere...

Sono autori attivi nello stesso periodo storico di Baschenis, come per esempio il celebre pittore olandese Jan Vermeer (1632-1675), che però nella maggior parte dei casi abbina gli strumenti musicali alla figura umana.
Cristoforo Munari, "Natura morta con strumenti musicali", 1702, olio su tela, Galleria degli Uffizi, Firenze
Edwaert Collier, "Natura morta con strumenti musicali e gioielli", 1662, olio su tela, Christie's, Londra

... come pittori quali l'olandese Edwaert Collier (1642-1708) e l'emiliano Cristoforo Munari (1667-1720)

Nessuno di questi autori, coevi o di poco successivi rispetto a Baschenis, riuscì a sviluppare un vero e proprio genere di "natura morta musicale"

Musica picta: la nascita della natura morta musicale

Baschenis conosceva la musica, che aveva appreso durante gli studi per diventare sacerdote, suonava la spinetta ed era anche un appassionato collezionista di strumenti musicali.In qualità di ecclesiastico ma anche di musicista, Baschenis ebbe modo di frequentare svariate dimore aristocratiche, dove si tenevano spesso concerti privati, secondo la moda diffusa nel Seicento.

Per Baschenis gli strumenti musicali sono i protagonisti assoluti dei dipinti

Liuti, violini, chitarre, arpe, spinette vengono raffigurati con una precisione degna di un pittore iperrealista
Baschenis realizza accurate composizioni di oggetti, musicali e non.L'effetto finale è quasi illusionistico, magico. Gli strumenti sono rappresentati in modo particolareggiato, e pare che l'artista utilizzasse a tal scopo delle sagome di cartone ("disegni di rilievo"), ritrovate nel suo studio dopo la morte.
Il fondale nero, grigioe marrone scuro, sapientemente sfumato, aumenta la sensazione di profondità, valorizzando gli oggetti colpiti dalla luce.
C'è un uso ricorrente di tendaggi, tappeti e arazzi per "incorniciare" le composizioni di oggetti.
Importante nell'opera di Baschenis è anche lo studio della prospettiva, che regala profondità ai dipinti. Fra gli strumenti è quasi sempre presente il liuto, molto diffuso nell'epoca in cui visse l'artista bergamasco, la stessa di Nicola Amati, del Guarneri e dello Stradivari, i più grandi liutai della storia.
La polvere e le tracce delle dita sugli strumenti sono altri elementi spesso presenti nelle opere di Baschenis, e conferiscono ai dipinti un senso di poetico realismo.
Baschenis aveva anche una cura estrema nella rappresentazione di spartiti e dettagli di strumenti musicali, come corde, piroli e chiavi: lo si nota anche in questa tela, dipinto centrale del famoso Trittico Agliardi, ravvivata dalla presenza di un cesto di frutta.
Studiando una "Natura morta musicale" di Baschenis, il critico De Pascale e il musicista-musicologo Lorenzo Girodo hanno identificato lo spartito presente sul leggìo della spinetta: è la pagina 20 del "Secondo libro di madrigali a cinque voci" di Orlando di Lasso, su sonetto di Francesco Petrarca.

Il trittico Agliardi e l'autoritratto

Nell'opera, composta da tre grandi teleri (1665) tuttora conservati a Casa Agliardi, in via Pignolo, a Bergamo, Baschenis si ritrae non al cavalletto ma alla spinetta, accompagnato da Ottavio Agliardi, che invece suona l’arciliuto. La pratica musicale, associata alla poesia, alla letteratura e allo studio della storia, era prassi assai diffusa nel Seicento nelle famiglie nobili bergamasche
Il secondo telero del Trittico rappresenta i due fratelli Agliardi Bonifacio e Alessandro, maggiori di Ottavio. Bonifacio stringe con la mano sinistra il bracciolo della sedia mentre con la destra tiene il manico del liuto. Il fratello Alessandro tiene una chitarra intarsiata di manifattura veneziana che ospita la firma del maestro liutaio «Giorgio Sellas a la stela in Venetia».
Baschenis non fu solo pittore di nature morte a soggetto musicale: realizzò anche raffinati dipinti ambientati in cucine, composizioni con alimenti e ritratti di personaggi abbinati a cibi, com'era in voga in tutt'Europa nel Seicento.

Non solo musica: anche cibo e cucine

Juan de Zurbarán

Sáchez Cotán

Francisco Goya
Diego Velázquez
Jan Vermeer
È probabile che Baschenis sia venuto a contatto con gli autori olandesi di Vanitas (le nature morte in cui si rappresentano oggetti legati alla caducità della vita, come teschi) e con gli artisti spagnoli autori Bodegon (da bodega = dispensa), che a partire dalla fine del XVI secolo iniziaroa realizzare nature morte con generi alimentari e spesso ambientate su sfondo scuro.

Fra Vanitas e Bodegon

Giorgio Morandi, Natura morta (strumenti musicali), 1941

La “natura silente"

Si potrebbe parlare, per le opere di Bascheis, più che di natura morta, di "natura silente", secondo la definizione di Federico Zeri. Rispetto ai lavori dei colleghi olandesi e spagnoli, la natura morta di Baschenis è infatti più rarefatta e atemporale: a questo contribuisce anche la scelta, come soggetto, dello strumento musicale, che con la sua muta presenza, priva di vita propria, evoca scenari onirici, quasi metafisici. Per questo la critica ha anche individuato un filo rosso che lega l'opera di Baschenis e quella di Giorgio Morandi (1890-1964)
I primi studi approfonditi su Baschenis iniziano nel Novecento, grazie a Michele Biancale (1912) e Marco Rosci (1971, 1985), ed Enrico De Pascale, che nel 1996 ritrova il testamento dell'artista. Buona parte delle opere del maestro sono oggi custodite all'Accademia Carrara di Bergamo, all'Accademia di Venezia, in numerosi musei in Europa e in varie collezioni private. . .
Dopo la morte di Baschenis, nel 1677, prese forma una corrente di seguaci del suo stile, che riempirono il mercato di copie, talora anche di qualità: nasce così la Maniera bergamasca, caratterizzate da un gusto più virtuosistico e decorativo: questa produzione continuerà fino al Settecento inoltrato. Fra i maggiori esponenti ci fu Bartolomeo Bettera (Bergamo, 1639-1688).

La Maniera bergamasca e la riscoperta di Evaristo Baschenis nel Novecento

Dedicato a Baschenis

Dopo lo studio del percorso artistico e delle opere di questo autore, ho voluto comporre un brano che riprendesse le atmofere seicentesche e le rivisitasse in chiave moderna. Il liuto è uno dei principali protagonisti di questa composizione.
Uno dei liuti esposti al Museo degli strumenti musicali del Castello Sforzesco a Milano (visita del 20 febbraio 2024)