Copia - Presentazione Essenziale
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La Venere Italica
opera in marmo realizzata da Antonio Canova
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Nel 1802, di passaggio a Firenze e al culmine della sua notorietà, Antonio Canova ricevette dal re di Etruria, Ludovico di Borbone, l’incarico di eseguire una copia della "Venere dei Medici", ma Canova reinterpretò liberamente il soggetto.Dapprima riluttante all’idea della replica, lo scultore veneto alla fine accettò, allettato dalla proposta di sostituire un tale capolavoro.
La Venere Italica
La statua poggia su di un piedistallo rotondo che sembra invitare lo spettatore a girare intorno alla figura.
La figura, rappresentata mentre compie un semplice gesto, appare sensuale e aggraziata
La statua raffigura Venere appena uscita dal bagno.La dea è in piedi, coperta da un drappo che scende fino a terra. La mano destra trattiene la stoffa sopra il seno sinistro, mentre il braccio sinistro è coperto. La parte posteriore del corpo è nuda, mentre quella anteriore è parzialmente nascosta dalle pieghe della stoffa. Il busto sporge leggermente in avanti, così come la gamba sinistra, come se Venere stesse compiendo un passo in avanti, appena uscita dall’acqua. Il capo è girato verso destra, mostrando all’osservatore un profilo regolare. Due lacci sottili trattengono i capelli ondulati e raccolti in una coda, da cui ricadono boccoli regolari.
Il confronto fatto dalla letteratura
La statua riscosse un enorme successo, che la rese oggetto di una vasta letteratura critica e protagonista di numerosi sonetti, tra cui quello di Giovanni Rosini, che la battezzò col titolo di “Italica” e quello di Ugo Foscolo che, nel contrapporla alla Venere medicea, la definì “una bellissima donna, capace di far innamorare, mentre l’antica è un’impassibile, seppure bellissima, Dea” e dirà anche dell'opera di Canova: "Lusinga il paradiso in questa valle di lacrime", volendo esprimere con queste parole la superiorità della statua dello scultore neoclassico, questa dea più reale, quindi più desiderabile.
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