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Il castello dei destini incrociati

Il castello dei destini incrociati nasce nel '69, quando Calvino inizia a sperimentare la sequenza di brevi racconti nello stesso libro, cercando di riuscire a vedere ogni combinazione possibile. Con questo tipo ti scrittura è compito del lettore decidere quale delle interpretazioni date seguire.

Iper romanzo

In questo libro i racconti che si susseguono tendono spesso a contenere elementi fantastici, al contrario dello spazio, quasi sempre verosimile. pochi capitoli sono del tutto realistici e a volte contengono riferimenti ad altri autori famosi, come Shakespear e Ariosto, alla cui opera "L' Orlando furioso" è ispirata "Storia di Astolfo sulla Luna".I personaggi cambiano ad ogni capitolo, e sono presenti, oltre alle figure mitologiche, anche dei personaggi dei poemi (come Elena di Troia) e Dei (come Zeus)

Flavio Muzi

Riassunto

Il castello dei destini incrociati

La storia inizia con un uomo che vagando di notte per il bosco, si imbatte in un castello all'apparenza rustico, ormai diventato una sorta di meta turistica. Una volta all'interno nota che l'arredamento e i piatti sono di valore, e subito dopo essersi reso conto dello sfarzo capisce che il castello è degradato ad una taverna.

Il protagonista, sfinito dalle sue esperienze, si siede alla mensa del castello con altre persone che probabilmente hanno subito una sorte simile, e una volta finita la cena, nonostante tutti avessero qualcosa da dire, nessuno riusciva a proferire parola.

A questo punto, quello che presumibilmente è il castellano, porta un mazzo di tarocchi, più grandi e meglio decorati rispetto a quelli normali. Dato che nessuno sembra voler iniziare una partita, un commensale prende tutte le carte e con le figure inizia a raccontare la sua storia (la quale ispirerà poi le altre persone, che faranno lo stesso a turno).

Storia dell' ingrato punito

Questo tipo di scrittura presenta piccoli gruppi di carte

A cui se ne aggiungono altri, fino a formare un'intera fila di tarocchi.

Storia dell'alchimista che vendette l'anima

Un esempio della scelta dell' interpretazione è la Storia dell'alchimista che vendette l'anima, in cui un uomo incontra la figura del "bagatto", che si può intendere sia come un mago che come in questo caso il diavolo, con cui fa un accordo. Nel medesimo capitolo, troviamo anche il cinque di coppe, La stella e La ruota.

Cinque di coppe

Le coppe sembrano campane, che potrebbero aver fatto fuggire il diavolo rappresentato dal bagatto.

La quinta coppa è rovesciata, può simboleggiare un corpo senz'anima.

La quinta coppa svuotata può simboleggiare anche il segreto dell'oro rivelato all'alchimista.

La stella

Per questa storia rappresenta l'anima.

Nella miniatura vi è Psiche, quindi potenzialmente può anche rappresentare una semplice ragazza.

La ruota della fortuna

Come dice il nome, può significare che la fortuna si è girata dalla parte dell'alchimista.

Può rappresentare il Gran Mulino dell'Oro, è così che Calvino immagina una macchina che trasforma tutto in oro.

Il capitolo termina con una fanciulla (probabilmente il diavolo) che parla con le guardie della città dorata dell'alchimista, che critica gli abitanti così:

"Io mi guardo bene dall' entrare in una Città che è tutta di metallo compatto."

E alla risposta delle guardie "Hai paura che le nostre anime caschino nelle mani del diavolo?"

La ragazza terminò il discorso con "No: che non abbiate anima da dargli."

Questo perchè Calvino, creando uno svolgimento basato sulle congetture, lascia intendere anche il finale.

Il finale più probabile è che il diavolo ha già preso l'anima di tutti avendoli "distratti" con l'oro.

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La taverna dei destini incrociati

La taverna dei destini incrociati è stata integrata al castello dei destini incrociati nel '73, e in questo libro troviamo le medesime premesse di quello precedente: nessuno riesce a parlare ma ognuno ha qualcosa da dire, inoltre qui i personaggi usano la forza per prendere le carte degli altri.

Cambiano

Lo spazio, che ora è una taverna.

I tarocchi, che ora non sono più di valore, bensì delle carte normali.

Il tempo: il racconto è ambientato in un'altra epoca (e quindi anche il protagonista è diverso).

La conclusione

Verso la fine della taverna dei destini incrociati, il protagonista si trova con poche carte in mano a fare alcune considerazioni, come prima cosa c'è una confusione e unione dei verbi "scrivere" e "vivere", e delle parole "romanzo" e "vita", il protagonista parla dello scrivere paragonandolo ad un campo di battaglia.

L'uomo in questione immagina di usare i quadri come sta facendo con le carte, e citando San Giorgio, Sant'Agostino e i San Girolami, si sofferma in particolare su questi ultimi, anche nella mente del protagonista, ci sono varie interpretazioni per questi quadri.

Due di denari

Storia dell'alchimista che vendette l'anima al diavolo

  • Infinito
  • Scambio

Rappresenta:

Due di coppe

Rappresenta:

  • Uguaglianza
  • amore

storia dell'ingrato punito

Due di spada

Rappresenta:

  • Una lotta
  • Un blocco

Storia dell'ingrato punito

Castello

Taverna

Nel San Girolamo che l'autore descrive, troviamo l'eremita con un leone accucciato, e il protagonista si fa delle domande:

  • Il leone è domato dalla scrittura?
  • La scrittura indebolisce la passione/ la natura in generale rappresentata dal leone?
  • La scrittura trattiene momentaneamente una violenza che continua ad essere presente?

San Giorgio e il drago

Per l'ultima considerazione l'autore passa alla scena successiva: la bestia pericolosa viene sconfitta, ma di questa "liberazione" nessuno è contento, in quanto il drago non va considerato solo come il nemico, potrebbe anche simboleggiare una parte della propria mente da giudicare. Il drago ed il leone vengono accomunati, seppur simili attaccano in due modi diversi, e l'"eroe" è chi li affronta direttamente o convive con loro nel pieno della loro forza.