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Galatia suicida

La scultura è ricca di virtuosismo e rappresenta un guerriero Galata nell’atto di suicidarsi. L’uomo impugna con la mano destra una spada corta che conficca nel petto in direzione del cuore così da raggiungere una morte istantanea. Nel punto in cui l’arma incontra la pelle vi è una fuoriuscita di sangue. La gamba sinistra è protesa in avanti e poggia sulla punta. La destra invece rimane indietro ed è tesa. Entrambe le gambe sono rivolte verso destra e sostengono la figura. La testa è voltata indietro e l’espressione è eroica e fiera.

Il Galata Suicida fu commissionato nel 223 a.C. dal sovrano Attalo I per celebrare la sua vittoria Galati, e fu posto sull’altare di Pergamo, nel Santuario di Atena Nikephoros. L’autore dell’opera fu Epìgonos, la cui firma fu rinvenuta tra alcune iscrizione portate alla luce grazie a vari scavi. L’opera, nota anche come Galata Ludovisi, è la copia romana in marmo dell’originale greca datata al 230 a.C.

Il corpo è nudo, è solo presente un mantello che copre la schiena e avvolge il collo. Muscolatura e anatomia sono resi nei minimi dettagli. Con il braccio sinistro il guerriero regge una donna anch‘essa in fin di vita. La donna è appoggiata sulle ginocchia e a differenza del guerriero è coperta da una veste, il braccio è abbandonato a se stesso e quasi tocca per terra, il volto è senza vita, la bocca e gli occhi socchiusi.