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ll mondo greco, da sempre indicato come originale esempio di perfezione, armonia e fonte di analisi gnoseologica e conoscitiva della storia, possiede nei suoi incredibili racconti mitologici un fascino che ha nutrito intere generazioni tra le sponde del Mediterraneo a partire da tempi antichissimi e di certo non ha risparmiato i più giovani. L'ammirazione che proviamo è notevole, così come è innegabile il senso di appartenenza che sorge dalla consapevolezza che I POPOLI che hanno abitato la nostra terra siano GRECI a tutti gli effetti. Solo pensare che nelle nostre vene scorra quello stesso sangue genera un immenso motivo di orgoglio e, forse, simultaneamente di incredulità, poiché può anche sembrare irreale accostarsi a ciò che, perlomeno ai nostri occhi, emana un lampante sentore di leggenda..

Secondo la cronologia tradizionale la colonia di Locri Epizerfiri fu fondata tra il 679 e il 673. Diverse sono le ipotesi sulle origini del popolo locrese: alcuni credono che i primi coloni - meglio noti come Locresi Ozoli - arrivarono dal golfo di Corinto; altri fanno riferimento ai Locresi Opunzi, insediatisi sulle rive del canale di Eubea. A favore dei primi si schiera Strabone, soprattutto dal momento che la Locride Ozolia era per sua natura affacciata ad avventure occidentali. Inoltre la memoria di Evante, il capo dell'impresa colonaria, riconduce a questa Locride piuttosto che all'altra. In favore dei secondi, contrariamente a Strabone, si schiera Eforo, la cui tesi rimembra la figura leggendaria di Aiace Oileo, grande eroe che guidò la città durante la guerra contro Crotone e che venne celebrato in entrambe le Locridi. Questo ci porta a non escludere che l'impresa colonaria fu duplice, magari in periodi storici separati, ma potrebbe essere stata unica, con uomini provenienti da entrambe le Locridi.

Locri

LOCRESIOZOLI

LOCRESIOPUNZI

Si narra che i coloni sostarono per qualche anno sul promontorio Zefirio, così chiamato poiché formava un riparo dallo zefiro - vento di ponente - e che si siano trasferiti in seguito sulle pendici della collina di Epopi, fondando qui il nuovo centro. Riguardo al promontorio, sappiamo che fu un luogo di sosta e scalo per numerosi popoli greci come i Corinzi, che erano diretti in Sicilia, precisamente a Siracusa.

IL PENSIERO DEI FILOSOFI RIGUARDO LA NASCITA DEL POPOLO LOCRESEIl filosofo Aristotele credeva che i Locresi d'italia discendessero da schiavi, fuggitivi, briganti o adulteri; lo storico Polibio, invece, narrava che le donne locresi si sarebbero congiunte con schiavi mentre i loro mariti erano impegnati ad aiutare Sparta nella prima guerra messenica e che i figli nati da tale unione sarebbero stati poi spediti a Locri.

ARISTOTELE

POLIBIO

LA DONNA LOCRESECuriosamente, all'interno della società, la donna godeva di una posizione di particolare rilievo, cosa più unica che rara, tanto da far pensare a un regime matriarcale.

ZALEUCOTra le più importanti figure della Locride, da non dimenticare è il mitico legislatore Zaleuco, un'identità in qualche modo accostabile a quella di altri legislatori della Grecia arcaica come Solone e Licurgo. Zaleuco sarebbe stato l'autore del più antico codice di leggi scritte d'Europa e, secondo la testimonianza di Eforo, l'unico a inserire nel codice delle leggi anche le pene da applicare per i violatori. Somigliava abbastanza a quella di Sparta, infatti si pensava che sia Zaleuco che Licurgo fossero stati discepoli dello stesso maestro, il cretese Taleta. Locri, incatenata tra le potenze greche di Reggio e Crotone, con le quali confina presso i fiumi Alice e Sagra (luogo della grande battaglia vinta da Locri su Crotone), non potè estendersi in modo vasto, bensì si limitò a sfruttare l'entroterra dell'Aspromonte per fondare nuove colonie, quali Medma, Metauro e Ipponio, nota ad oggi come Vibo Valentia.

Come precedentemente riferito, la città di Ipponio (attuale Vibo Valentia) nasce come una sub-colonia locrese nella seconda metà del VII a.C.Si estende su una superficie di ben 200 ettari delimitata da una cinta muraria di oltre 6 chilometri, dominando il Tirreno di lontano, dall'alto di una munita acropoli naturale.

Essendo la più settentrionale di tutte le fondazioni locresi, Ipponio estende il suo controllo fino alle acque del golfo di Sant'Eufemia (che, non a caso, gli autori antichi ricordano con il nome di Golfo di Ipponio). La sua ricchezza, prevalentemente agricola, era assicurata da una vasta pianura che si espande fino al mare. Grazie al suo porto, Ipponio poteva poi sommare ai proventi agricoli i profitti del commercio e della pesca. Per cui, nella seconda metà del V secolo a.C., essa ci appare come una delle più floride città dell'Italia greca, assieme a Medma.

Scarse sono le informazioni da noi conosciute, riguardanti l'organizzazione urbana della città greca, ad esclusione di alcune aree sacre, della necropoli e di un tratto delle mura di cinta, poichè nessun rinvenimento ha interessato le abitazioni, gli edifici pubblici e le strade dell' impianto coloniale. Si è ipotizzato, nel corso delle indagini su Hipponion, che l' acropoli della città antica fosse ubicata nella parte alta del pianoro, ove si è sviluppato l'intero centro storico della città medievale. La storica urbanizzazione del borgo ha così condizionato l'individuazione delle abitazioni e dell'impianto greco della città.

Oltre alle notizie sulla fondazione, un'altra informazione storica su Hipponion è relativa all'anno 422 a. C., periodo in cui viene testimoniata una guerra che avrebbe visto le due sub colonie Hipponion e Medma, armate contro la madre patria Locri. Questa testimonianza di Tucidide è molto interessante ed apre una serie di problemi connessi al tipo di rapporti intercorsi, nel tempo, tra Locri e la sub colonia Hipponion e tra questa e la sub colonia gemella Medma.

La storia di Reghion ha origini millenarie: secondo gli storici antichi a fondare la città nel 2000 a.C. fu Aschenez (pronipote di Noè) che dal suo nome definì l'intera regione "Aschenazia". L'impatto dato alla città da Aschenez, viene tuttora celebrato con la presenza dell'omonima via. I Greci narrarono della nascita di Reghion con storie dal panorama leggendario, attribuendo il nobile compito a Giocasto, figlio del dio Eolo, e a Eracle.Anche di Reghion conosciamo importanti testimonianze lasciateci da Tucidide. Egli racconta che nel 730 a.C. nel territorio reggino si stabilirono i coloni provenienti dalle città ioniche di Calcide ed Eubea. Furono questi a dare alla città il nome "Reghion". Alcuni credono che il termine riporti alla scissione della Sicilia e della Calabria, altri credono invece che abbia il significao di "re" cioè luogo a capo del territorio vicino.

Reghion divenne presto una delle più importanti città della Magna Grecia, in parte grazie al suo governo, in parte grazie alla posizione dominante sul Mediterraneo. Raggiunse così nel V secolo a.C. grande potenza politica. Il periodo di massimo splendore coincise con il periodo di potere del tiranno Anassilao che unificò Reggio e Messina (conosciuta al tempo come Zancle).

Reghion ospitò persino i filosofi della scuola pitagorica quando, costretti alla fuga dalla città di Crotone, si misero in cerca di un nuovo luogo in cui diffondere i propri ideali e seguire le lezioni di vita del loro maestro Pitagora.

LA NASCITA DI KROTONLa fondazione di Crotone viene accostata agli Achei e risale al 718 a.C., come citato da Eusebio nel suo "Cronicon" sebbene altre fonti la rimandino al 710 a.C. o al tempo del re Polidoro nel 743 a.C. La leggenda narra che il nome Crotone derivi da "Kroton", figlio di Eaco, che morì dopo esser stato ucciso per errore dal suo amico Eracle. Questi, per rimediare all'errore compiuto e per onorare l'amico che lo aveva ospitato, lo fece seppellire con solenne cerimonia sulle sponde del torrente Esaro e poi vicino alla tomba fece sorgere la città a cui diede il suo nome. Secondo una leggenda, l'oracolo di Apollo a Delfi ordinò a Myskellos di Rhype di fondare una nuova città nel territorio compreso fra Capo Lacinio e Punta Alice. Dopo aver attraversato il mare ed esplorato quelle terre, Myskellos, detto "dalla schiena corta" pensò che sarebbe stato meglio fermarsi a Sybaris, già florida e accogliente, anziché affrontare i pericoli e le difficoltà nella fondazione di una nuova città. Il Dio, adiratosi, ordinò di rispettare il responso dell'oracolo. D'altra parte, secondo Ovidio sarebbe stato invece Eracle ad ordinare a Myskellos di recarsi sulle rive del fiume Esaro.

La città era famosa per il suo clima rinvigorente e la bellezza delle sue donne. Caratteristica incredibile degli abitanti di Crotone era sicuramente la grande forza fisica che garantiva una certa predisposizione alle gare dei giochi panellenici, dalla corsa, al disco, al pugilato.... Tra tutti ricordiamo la figura di Milone, la cui leggenda narra che partì dalla polis ionica portando un vitello e giunse ad Olimpia con un toro sulle spalle, destando meraviglia e clamore e vincendo quindi numerose gare.

Il segreto di quei successi, per i testi antichi, ruotava attorno ad un nome preciso: Pitagora di Samo, grande saggio delle isole orientali, il quale sbarcò a Crotone nel periodo di più grave crisi per la città, dovuto alla tremenda sconfitta subita e conferitagli dai Locresi sulla Sagra. Fu così che inizio a parlare e man mano, la fama della sua saggezza cominciò a spopolare dappertutto, giungendo anche in altri centri.

A Crotone divenne quasi una divinità, che ispirava i governi e informava la società dei suoi principi etici e filosofici. Egli non lasciò nulla di scritto, perciò, così come Buddha, Gesù e Socrate, divenne ben presto un personaggio mitico. Pare che il suo pensiero si basasse sull'universo come complesso armonico regolato da rapporti numerici e che considerasse la vita come una serie di passaggi da un corpo all'altro (anche attraverso le piante, da cui la tradizione secondo la quale i pitagorici non mangiavano le fave). Tale concetto di metempsicosi o trasmigrazione delle anime da un corpo all'altro fino a raggiungere la purificazione totale, era probabilmente giunto dall'India con le carovane che facevano capo a Mileto e si era diffuso nella grecità d'Occidente con grande rapidità.

Successivamente alla loro espulsione, che si risolse in una vera e propria caccia all'uomo, la città, passata in mano ai democratici, continuò a indebolirsi, sia per le discordie interne, sia per i frequenti attacchi dei Bruzi - i nativi dell'interno - sia per la fondazione della colonia panellenica di Turi da parte degli Ateniesi nel sito dell'antica e odiata Sibari. Le guerre sannitiche e la guerra punica fecero il resto. Oggigiorno i resti della città antica sono scarsi proprio perchè il centro abitato è sopravvissuto nel corso dei secoli fino ad arrivare alla moderna Crotone che con l'unità d'Italia recuperò l'antico, prestigioso nome originario. Solo in occasione di scavi urbani si ebbe l'opportunità di recuperare lacerti dell'antico piano della città che quasi certamente doveva essere impostato secondo i rigorosi modelli ortogonali dell'epoca. Il perimetro delle mura crotoniate, secondo la testimonianza di Livio, era approssimativamente di quasi 20 chilometri. L'acropoli doveva trovarsi nel punto dominante di capo Lacinio e prospiciente la rada settentrionale del porto.