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29 MAGGIO 1977 (PESARO, ITALIA)

Gli anni felici del Milan sono finiti con la camminata verso gli spoiatoi di Massimo Ambrosini. Ambrosini non rientra nei primi venti centrocampisti della storia del Milan, ma è comunque ricordato da tutti come un grande gicatore per vari motivi: l'aver compreso e mandato a memoria le Regole della Casa del Diavolo tramandate dei Baresi e dai Maldini, dagli Albertini e dai Costacurta. Massimo Ambrosini portava la 23 e inventò il "rigore alla Ambrosini" che andava dritto per dritto a cercare l'impatto con il portiere. Per tre volte in quattro anni c'è la firma di Ambro nel passaggio di turno di Champions al 90' o giù di lì: il gol di testa al PSV che vale la finale del 2005, la spizzata che manda in gol Inzaghi contro l'Ajax nel 2003, la sponda mancata che disorienta la difesa del Lione e favorisce un altro gol di Inzaghi nel 2006. Mettiamoci anche l'assist che spalnca le acque del mar Rosso davanti a Gilardino, nell'azione del 3-0 contro il Manchester United nel 2007. E poi quattro scudetti in tre decenni diversi, un grande romanzo di formazione alla fine del quale non ha lasciato eredi. Rimangono quindici anni in cui ha dato un corpo, una faccia e un numero di maglia alla fedeltà del lupo.

MARACALAGONIS

MASSIMO AMBROSINI

10 GIUGNO 1959 (REGGIOLO, ITALIA)

Come aveva intuito D'Annunzio, non c'è posto migliore della campagna per assistere allo spettacolo della pioggia. Carlo Ancelotti, uomo di campagna, ha un rapporto speciale con Giove Pluvio, che lo ha degnato della sua attenzione nelle due notti più belle della carriera milanista. Due semifinali di Coppa Campioni, a San Siro, in primavera: il 5-0 al Real Madrid e il 3-0 al Manchester United del 2 maggio 2007. Il romazo milanista dell'emiliano Ancelotti culmina in due tremendi acquazzoni. La furia degli elementi opposta alla sua calma sfacciata porta allo scoperto una tempesta interiore che picchi vertiginosi del suo sopracciglio sinistro fanno solo intuire. Altri sintomi di stress: il nodo della cravatta allentato, la sigaretta. Al milan Ancelotti è invecchiato splendidamente da calciatore e altrettanto splendidamente è maturato da tecnico. La mostruosa intelligenza razionale è il cemento dei suoi sette anni e mezzo da allenatore, iniziati con un'inversione a "U" sulla statale verso Parma per rispondere alla telefonata fatidica di Galliani. Quante schegge: i test di velocità con Sacchi in cui lui e Virdis erano regolarmente ultimi, il gol a Torinodi testa dopo essersela rotta nel primo tempo contro una recinzione in cemento, l'albero di Natale, Kaka schierato punta:- così Berlusconi crede che giochiamo con due punte. Tutto questo per arrivare a quelle 2 notti con il Real e con il Manchester, piene di pioggia.

MARACALAGONIS

cARLO ANCELOTTI

8 MAGGIO 1960 (TRAVAGLIATO, ITALIA)

Uno dice: fedele alla linea. Ma a quante linee diverse si può essere fedeli nello stesso momento? Una linea morale che non prevede fughe o scappatoie, dal Romagnoli di Campobasso al Camp Nou di Bercellona. Una linea retta ,protesa in avanti, in percussione cemtrale al momento giusto, epico e solenne come il rullo di un tamburo militare. Una linea filosofica confinante con l'utopia, quella difesa di sacchi che lo obbliga a rimparare a difendere e a camminare sul filo da equilibrista. Fedele alla linea, fedele a se stesso, Franco Baresi è la linea. La

FRANCO BARESI