statuto dei lavoratori
kekka del vecchio
Created on February 7, 2024
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Transcript
LO STATUTO DEI LAVORATORI
L’idea di introdurre nell’ordinamento uno Statuto dei diritti dei lavoratori risale ai primi anni ’50, quando, nel contesto sociale e politico scaturito dal dopoguerra, fu avanzata per la prima volta dal segretario della CGIL Giuseppe Di Vittorio. L’esigenza nasceva dal clima di intimidazione, se non di repressione, che si respirava nei luoghi di lavoro, tanto più nei confronti dei lavoratori maggiormente impegnati sul fronte sindacale. Per oltre un decennio non fu possibile realizzare tale aspirazione, tenuto conto anche delle resistenze della parte più moderata del sindacato.
Con il movimento del ’68 e con la più intensa stagione delle lotte operaie tornò di attualità l’idea dello Statuto, come strumento legislativo volto a garantire e rafforzare i diritti dei lavoratori e ad assicurare la presenza del sindacato nei luoghi di lavoro, come peraltro era, almeno in parte, avvenuto per via contrattuale con l’accordo del settore metalmeccanico del gennaio 1970. Elaborata su iniziativa dell’allora ministro del lavoro, il socialista Giacomo Brodoloni, e sotto la guida di Gino Giugni, la Legge venne approvata il 20 maggio del 1970.
Lo Statuto si apre con l’affermazione del fondamentale principio di libera manifestazione del pensiero, che, già sancito in via generale dall’art. 21 della Costituzione, trova espresso riconoscimento nel particolare ambito lavorativo. Si tratta di una petizione di principio per nulla superflua, ove si consideri come all’epoca (ma l’osservazione vale anche per l’oggi) il lavoratore fosse condizionato nell’esercizio di tale diritto dal timore di incisive ripercussioni sul rapporto di lavoro
Lo Statuto dei Lavoratori, contenuto nella Legge 300 del 20 maggio 1970, venne emanato all’indomani dell’Autunno caldo, nel pieno di un lungo ciclo di agitazioni operaie iniziato dieci anni prima e destinato a chiudersi dieci anni dopo. Lo Statuto afferma che il lavoratore ha diritto sia di manifestare liberamente le proprie opinioni politiche e sindacali, sia di non farle conoscere; al datore di lavoro è vietata qualsiasi indagine in proposito; inoltre vieta qualunque forma di discriminazione tra i lavoratori basata sulle loro opinioni. Lo Statuto raccoglie, quindi, le norme principali che tutelano la libertà e la dignità dei lavoratori, la libertà e l'attività sindacale nei luoghi di lavoro e le norme sul collocamento. In Italia la Costituzione riconosce ai lavoratori i seguenti diritti fondamentali: Retribuzione, proporzionata in base alla qualità e alla quantità del lavoro svolto; giornata lavorativa: limite massimo di otto ore; riposo settimanale e ferie annuali.
Lo statuto dei LAVORATORI
Sono tali, infatti, tutti i “comportamenti diretti ad impedire o limitare l'esercizio della libertà e dell'attività sindacale nonché del diritto di sciopero”. La finalità di garantire la libertà e la dignità del lavoratore ispira le disposizioni contenute negli articoli da 2 a 6, che si riferiscono in particolare a:
Ad esempio, l'art. 28, comma 1, Statuto dei lavoratori offre una definizione amplissima e, dunque, inequivocabile di condotta antisindacale.
- divieto di uso di impianti audiovisivi e di apparecchiature di controllo a distanza, a eccezione di quelle necessarie per la tutela del patrimonio aziendale, utilizzabili previo accordo sindacale o autorizzazione amministrativa (art. 4);
- obbligo di comunicazione dei nominativi del personale di vigilanza (art. 3);
- * divieto di impiego di guardie giurate per scopi diversi dalla tutela del patrimonio aziendale (art. 2);
DISPOSIZIONI:
- divieto di perquisizione del lavoratore, a meno che il controllo non si renda indispensabile per la tutela del patrimonio aziendale, considerata la natura dell’attività (art. 6).
- divieto di accertamenti sanitari e di controlli diretti delle assenze per malattia, salva la facoltà di verifica dell’idoneità fisica attraverso gli enti pubblici competenti (art. 5);
DISPOSIZIONI:
I sindacati svolgono tuttora un ruolo fondamentale nel promuovere e tutelare gli interessi dei lavoratori, compito che realizzano attraverso la stipula dei contratti collettivi e con servizi di assistenza individuale ai lavoratori. Secondo il report del 2022, però, sui diritti dei lavoratori i peggiori paesi al mondo per le persone lavoratrici sono i seguenti: Bangladesh, Brasile, Bielorussia, Egitto, Filippine, Colombia, Guatemala e Turchia.
I SINDACATI
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