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Transcript

Megahed,Gueye,Torretta,Cappelletti2^F afm

i flussi migratori

01 Che cos'è la migrazione ?

05 Le motivazioni principali per la quale emigrano

04 Le loro regioni di origine

03 Quanti sono i migranti e dove si dirigono

02 Le fasi dello sviluppo demografico

INDice

Fin dall'antichità l'uomo è abituato a migrare da un posto all'altro, in cerca di condizioni di vita migliori. Anche oggi, le persone migrano da un Paese all'altro per sfuggire a guerre o per trovare fortuna. Il tasso migratorio è un dato difficile da stimare, poiché non tutti i migranti si spostano legalmente, anzi, la maggior parte di essi, lo fa clandestinamente. Nonostante ciò, in generale, si stima che oggi i migranti internazionali siano 214 milioni e che il 56% di essi viva nelle regioni più sviluppate; ultimamente il tasso di migranti è cresciuto di 39 milioni.

Le migrazioni hanno avuto un ruolo fondamentale e decisivo nella storia dell’uomo. Da allora fino a oggi, si usa individuare tre grandi fasi della migrazione umana: la prima dalle origini fino alla rivoluzione industriale, la seconda iniziata con la rivoluzione industriale avvenuta nel 1750, e infine la terza fase all’inizio del XXI secolo.

che cos'è la migrazione ?

Prima faseDalle origini fino alla rivoluzione industriale, occupa la quasi totalità della storia del genere umano e presenta una crescita demografica molto lenta. In essa si alternano fasi di espansione, e periodi di crisi a causa di guerra e carestia epidemie. Per esempio, con la rivoluzione agricola si introdusse l'agricoltura e l'allevamento e quindi una maggiore disponibilità di cibo. Ma in seguito vi fu un declino demografico causato in Europa dal crollo dell'impero romano; dopo il 1350 si verificarono altre battute dal d’arresto causate da guerre, carestie ed epidemia di peste.

quali e quante sono le fasi dello sviluppo demografico ?

Seconda faseha caratterizzato la dinamica demografica nel corso del processo di industrializzazione, si divide in 2 tappe:1) il tasso di natalità rimane elevato, quello di mortalità cala notevolmente grazie al miglioramento del tenore di vita e delle condizioni igienico-sanitarie per cui la popolazione aumenta considerevolmente e si allunga la durata media della vita ; 2) Si verificò non avere esplosione demografica, tanto che tra il 1950 e il 1987- in soli 37 anni-la popolazione raddoppiò, balzando da 2,5 a 5 miliardi di esseri umani. protagonisti di questa crescita sono stati i paesi meno sviluppati del Sud del mondo dove oggi vive il 80% della popolazione mondiale

Terza fase all'inizio del ventunesimo secolo l'esplosione demografica è terminata ed è iniziata una terza fase della storia e della popolazione caratterizzata da società postindustriali e da un rallentamento del ritmo di crescita. Oggi la popolazione mondiale continua a crescere Ma si ritiene che dal 2050, Dopo aver raggiunto i 9 miliardi, comincerà a diminuire. Questa previsione dovuta al fatto che il tasso di natalità, già diminuito da decenni nei paesi sviluppati ha cominciato a diminuire anche in quelli meno sviluppati.

Nel 2020, secondo le stime dell’ONU, circa il 3,6% della popolazione mondiale, pari a 281 milioni di persone, ha vissuto al di fuori del proprio paese di nascita. Europa e Asia hanno registrato i flussi migratori più consistenti, con 87 e 86 milioni di migranti, a seguire l’America settentrionale che ne registra 59 milioni. Tuttavia, se consideriamo la percentuale sulla popolazione totale, Oceania (22%), Nordamerica (16%) ed Europa (12%) emergono come le regioni con la più alta presenza di residenti stranieri.

quanti sono i migranti nel mondo?

L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) è un'agenzia delle Nazioni Unite creata nel 1950 per proteggere e assistere i rifugiati in tutto il mondo. Il suo mandato principale è quello di garantire che le persone che fuggono da persecuzioni, conflitti e violenze abbiano accesso a condizioni di vita dignitose. Le loro attività includono aiuti umanitari (cibo, acqua potabile, rifugi e assistenza sanitaria) e lavorano anche per trovare soluzioni per i rifugiati. L'UNHCR è coinvolto in varie emergenze umanitarie in tutto il mondo e collabora con governi e altre organizzazioni per affrontare le sfide legate ai rifugiati e ai migranti. Così come l’UNHCR esistono molte altre fondazioni a favore dei migranti.

70,8 milioni di persone in tutto il mondo, un numero senza precedenti, sono state costrette a fuggire dal proprio Paese. Di queste, circa 25,9 milioni sono rifugiati, più della metà dei quali di età inferiore ai 18 anni. Ci sono inoltre milioni di persone apolidi cui sono stati negati una nazionalità e ľ'accesso a diritti fondamentali quali istruzione, salute, lavoro e libertà di movimento. Questi numeri raccontano un mondo in cui ogni due secondi una persona è costretta ad abbandonare la propria casa a causa di conflitti o persecuzioni.

Quali sono le principali aree di origine e di destinazione delle migrazioni oggi?

I migranti internazionali nel mondo sono 272 milioni, pari al 3,5% della popolazione globale (un dato che subisce scarse variazioni in termini percentuali sin dal 1970), eppure 51 milioni di persone in più rispetto al 2010. Nei cosiddetti Paesi "con economie avanzate" (Europa, Nord America, Australia, Giappone, Nuova Zelanda), su 100 residenti, 12 sono migranti internazionali. Mentre nei paesi connotati da sistemi economici meno avanzati la cifra scende a 2 su 100.

L’ India è il primo Paese di origine (17,5 milioni di migranti), segue E Messico (11,8), la Cina (10,7), la Federazione Russa (10,5), la Siria (8,2), il Bangladesh (7,8), il Pakistan (6,3), l'Ucraina (5,9), le Filippine (5,4) e l'Afghanistan (5,1). Ciò evidenzia che dieci Paesi sono l'origine di un terzo dei migranti. Riguardo all'italia abbiamo in casa un mondo variopinto: i sei principali ceppi di immigrati che provengono da Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina e Filippine. Tendono a concentrarsi al Centro-Nord, soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto e Lazio.

La maggior parte dei migranti proviene dall’India (17,5 milioni di migranti), segue Messico (12 milioni), la Cina (11 milioni), la Federazione Russa (10,5 milioni), la Siria e il Bangladesh (8 milioni), il Pakistan e l'Ucraina (6 milioni), le Filippine e l'Afghanistan (5 milioni). Riguardo all'Italia abbiamo in casa un mondo variopinto: i sei principali ceppi di immigrati che provengono da Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina e Filippine tendono a concentrarsi al Centro-Nord, soprattutto in Lombardia, Piemonte, Veneto e Lazio. L’Italia ha un basso tasso di fertilità infatti, se il nostro paese fosse un sistema chiuso (ossia senza immigrazione ed emigrazione), la popolazione subirebbe in futuro una progressiva e rapida riduzione, partendo dal numero di abitanti italiani e dalla loro distribuzione per sesso e fascia di età.

I principali flussi migratori si dirigono verso diverse destinazioni in base alla motivazione dello spostamento. Alcune delle destinazioni principali includono:

  • Europa occidentale
  • Stati Uniti
  • Canada
  • Australia
  • Golfo Persico
Queste sono solo alcune delle destinazioni più comuni, ma i flussi migratori sono influenzati da una vasta gamma di fattori, tra cui economici, politici, sociali e ambientali. Ad esempio, l'instabilità economica in un paese può spingere le persone a cercare opportunità di lavoro altrove, mentre i conflitti politici o le violazioni dei diritti umani possono costringere le persone a fuggire per garantire la propria sicurezza. Altri fattori possono includere la ricerca di migliori condizioni di vita, la riunificazione familiare, la disponibilità di servizi sanitari o educativi di qualità, il cambiamento climatico e le catastrofi naturali.

Le migrazioni forzate sono spostamenti in cui le persone sono obbligate a lasciare il proprio luogo di residenza a causa di circostanze difficili, come conflitti armati, persecuzioni, disastri naturali o violazioni dei diritti umani. Queste situazioni costringono le persone a cercare rifugio altrove per preservare la propria sicurezza e integrità. Le migrazioni forzate possono includere sfollamenti interni o attraverso i confini nazionali e spesso presentano sfide umanitarie considerevoli. D'altro canto, le migrazioni volontarie sono spostamenti scelti liberamente dalle persone per migliorare le proprie prospettive di vita. Le motivazioni dietro le migrazioni volontarie possono essere varie, come opportunità di lavoro, ricerca di istruzione superiore, condizioni economiche favorevoli o la volontà di sperimentare nuove culture. Le persone che intraprendono migrazioni volontarie sono spinte dalla scelta individuale o familiare, e il processo di adattamento può comportare sfide, ma anche opportunità di crescita personale e professionale.In entrambi i casi, sia le migrazioni forzate che volontarie hanno profonde implicazioni sociali, economiche e culturali, influenzando sia le comunità di partenza che quelle di destinazione. La comprensione di queste dinamiche è essenziale per affrontare le sfide associate alle migrazioni e promuovere approcci inclusivi e sostenibili.

I tipi di migrazione

1. Opportunità Economiche: Molti migranti cercano migliori prospettive economiche all'estero, spinti dalla speranza di trovare lavoro remunerativo e condizioni di vita migliori rispetto al loro paese d'origine. 2. Fuga da Conflitti: Le regioni colpite da conflitti armati o instabilità politica spingono le persone a cercare rifugio in paesi più sicuri, lontano dalla violenza e dalla minaccia per la propria sicurezza. 3. Persecuzioni: Alcuni migranti sono costretti a lasciare il loro paese a causa di persecuzioni politiche, etniche, religiose o di genere. La ricerca di libertà e sicurezza è una motivazione chiave. 4. Crisi Umanitarie e Disastri Naturali: Eventi come disastri naturali, cambiamenti climatici o crisi umanitarie possono costringere le persone a cercare rifugio altrove per sfuggire a condizioni di vita precarie. 5. Riunificazione Familiare: In molti casi, le persone emigrano per riunirsi con i membri della loro famiglia già stabiliti all'estero, cercando di mantenere o ristabilire legami familiari. 6. Mancanza di Prospettive: La mancanza di opportunità educative, di sviluppo personale e di crescita professionale può spingere le persone a cercare una vita migliore in altri paesi.

Quali sono le motivazioni principali per le quali i migranti lasciano la propria nazione

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