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L'ECONOMIA FASCISTA

L'ITALIA DEL DOPOGUERRA

LA NASCITA DEL FASCISMO

LAVORO A CURA DI VALERIA PERLANGELI

l'italia fascista

MUSSOLINI AL POTERE E LA DITTATURA AFSCISTA

Dal 1925 il fascismo comincia a intervenire nell'economia per diminuire le importazioni dall'estero con iniziative chiamate "battaglie". Con la battaglia del grano viene aumentata la produzione di cereali e con la battaglia della lira, viene rafforzato il valore della moneta italiana. Entrambe le campagne hanno effetti negativi sulla coltivazione di prodotti più vantaggiosi e sulle esportazioni. Dopo la crisi del 1929 lo Stato interviene ancora di più nell'economia e, attraverso l'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), controlla le banche e molti settori dell'industria. Dopo dieci anni di regime fascista l'Italia è ancora un Paese arretrato e povero.

I fascisti organizzano la Marcia su Roma e, per paura di una guerra civile, il re chiama Mussolini a formare un governo. Diventato presidente del Consiglio, Mussolini fa approvare una legge elettorale favorevole al fascismo e vince le elezioni nel 1924. Tuttavia Matteotti, un deputato socialista, denuncia delle irregolarità nel voto attraverso un discorso, ma successivamente viene rapito e ucciso nel giugno 1924 dagli squadristi (coloro che facevano parte delle azioni fasciste). Il governo fascista rischia di indebolirsi. Le opposizioni si ritirano dal Parlamento, ma il re non interviene e Mussolini esce dalla crisi ancora più forte. Mussolini è pronto a creare una dittatura: tra il 1925 e il 1926 fa approvare una serie di leggi chiamate leggi fascistissime (una serie di norme che trasformano il Regno d'Italia in un Regno fascista) e aumenta il potere del governo rispetto al Parlamento. Molti antifascisti vengono uccisi, altri vanno in esilio oppure in clandestinità. Restano autonomi solo il re, che però sostiene Mussolini, e la Chiesa cattolica, che ottiene i Patti Lateranensi (accordi sottoscritti tra il Regno d'Italia e la Santa Sede l'11 febbraio 1929) . Mussolini si serve della propaganda per convincere gli Italiani che il suo governo è giusto ed efficiente. Inoltre, decide di educare gli Italiani fin dall'infanzia attraverso l'Opera Nazionale Balilla.

Imprenditori, proprietari terrieri e piccola borghesia hanno paura di socialisti e comunisti perché temono che vogliano fare una rivoluzione come in Russia. Nascono quindi i movimenti nazionalisti contro socialisti e comunisti. Ne fanno parte soprattutto ex combattenti del ceto medio, che dopo la guerra si ritrova più povero e prova rabbia per gli aumenti salariali concessi a operai e braccianti. Tra i movimenti nazionalisti c'è il fascismo, fondato nel 1919 da Benito Mussolini. I fascisti organizzano squadre che compiono violente spedizioni (chiamate fasci di combattimento) contro socialisti, sindacati e cooperative nelle campagne del Nord Italia. In questo modo guadagnano consensi, anche perché le autorità non li ostacolano. Per le elezioni del 1921 i fascisti si alleano con i liberali di Giolitti, che spera di recuperare la maggioranza e di costituzionalizzare il movimento di Mussolini per imporgli il rispetto delle leggi. Alla fine Giolitti non ottiene nessuno dei due risultati, ma i fascisti entrano con 35 deputati in Parlamento.

Dopo la Prima guerra mondiale, l'Italia deve affrontare una grave crisi economica, causata dal problema della disoccupazione, dell'inflazione e del debito pubblico. Molti Italiani sono insoddisfatti dei Trattati di pace perché l'Italia ottiene solo le "terre irredente",(territori italiani rimasti all'Austria), Trento e Trieste ma non la Dalmazia. Perciò D'Annunzio occupa con alcune migliaia di uomini armati la città di Fiume, in Istria. Negli stessi mesi in tutto il Paese operai e contadini scioperano e occupano fabbriche e latifondi. A causa del gran numero di proteste gli anni 1919 e 1920 sono detti Biennio rosso. Nelle elezioni politiche del giugno 1920 i liberali perdono, ma il governo di Giolitti risolve i problemi più gravi: con il Trattato di Rapallo ottiene la città di Zara e mette fine all'occupazione di Fiume; con l'accordo con i sindacati ottiene la fine degli scioperi.