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Lo sviluppo mentale è una costruzione continua, paragonabile a quella di un vasto edificio che ad ogni aggiunta diventa più solido, e va a costituire un delicato meccanismo. Jean Piaget

Riciclate il vostro cervello

go!

Ricapitolando..

Tutti i bambini vengono al mondo muniti di una ricca conoscenza, un insieme di ipotesi universali. I loro circuiti cerebrali sono bene organizzati, cosa che assicura di avere forti intuizioni in ogni sorta di dominio.Le loro abilità statistiche sono notevoli ed è proprio come degli scienziati in erba che selezionano i migliori modelli per interpretare il mondo. I grandi fasci di connessioni neurali esistono dalla nascita, ma la plasticità può riorganizzarne le terminazioni. Sinapsi e connessioni si modificano costantemente ogni qual volta acquisiamo nuove conoscenze. Mandare un bambino a scuola, arricchirne l'ambiente, significa modificare profondamente il suo cervello e imprimervi conoscenze che avrà tutta la vita.Come si fa a non rimanere affascinati da un cervello che, se istruito, riesce ad andare al di là dei limiti che l'evoluzione ha previsto? Come si fa a non rimanere affascinati da un umano che legge? Cosa accadrebbe se un giorno ci svegliassimo incapaci di leggere?

Ricapitolando..

Le persone analfabete hanno un cervello che funziona diversamente rispetto a quello di uno studente o una persona istruita, difatti gli sfuggono le lettere, hanno difficoltà nel riconoscere le forme, a distinguere due immagini speculari, a prestare attenzione a una parte del volto o a distinguere le parole dette a voce. L'impatto dell'istruzione è ancora più evidente nel campo della matematica. Un nativo dell'Amazonia, che non ha mai messo piede in un istituto scolastico, ha le stesse intuizioni dei bambini in ambito geometrico, riconosce le forme essenziali, percepisce la difformità tra quantità come due, tre e quattro, e sa che questi elementi sono disponibili ordinatamente da sinistra a destra.Queste competenze sono state ereditate dalla nostra evoluzione, tuttavia l'istruzione moltiplica queste competenze innate e iniziali.L'istruzione e l'educazione scolastica ci rende consapevoli di differenze minime come 12,10 e 12,15, e probabilmente, se avessimo un senso approssimativo del calcolo, non saremmo in grado di distinguere tutto ciò.

L'ipotesi del riciclaggio neurale

Tutto ciò che apprendiamo deve passare attraverso la modifica di circuiti cerebrali predeterminati, sicuramente già organizzati alla nascita, ma modificabili nello spazio di pochi millimetri. Anche se la plasticità è importante, il cervello umano si sviluppa sempre in relazione a profondi vincoli anatomici. Pertanto ogni nuovo oggetto culturale deve trovare la propria nicchia neurale nel cervello, ovvero una parte la cui funzione sia compatibile col suo nuovo uso. Qualsiasi nuova acquisizione culturale viene adattata a una struttura neurale preesistente, e quindi riciclabile. Si potrebbe quindi pensare che istruirsi significhi riciclare il proprio cervello.A tal proposito, i bambini per leggere e calcolare fanno affidamento su circuiti neuronali preesistenti, evolutisi per un altro uso, ma che, grazie alla loro plasticità, riescono a specializzarsi in questa nuova funzione culturale. Perché però adoperare questo strano termine, ovvero "riciclaggio"? Perché ogni volta che acquisiamo nuove abilità aggiungiamo nuove competenze alla nostra corteccia , superando la normale sfera del cervello dei primati.

L'ipotesi del riciclaggio neurale

Allo stesso modo in cui però un materiale può essere riciclato un numero limitato di volte, ciascuna regione della corteccia , per le sue proprietà molecolari, i suoi circuiti locali e le sue connessioni a lunga distanza, è dotata alla nascita di caratteristiche proprie, che ne vincolano lo sviluppo materialmente.Secondo il biologo François Jacob:"l'evoluzione rimette a nuovo organi antichi per renderli eleganti strumenti all'avanguardia".Si guardi, ad esempio, alle piume degli uccelli che un tempo erano dei termo-regolatori riconvertiti in ali aerodinamiche, o alle zampe dei mammiferi che discendono dalle pinne antidiluviane, o ai polmoni che un tempo fungevano da organo per il galleggiamento, o alla vecchia porzione di mascella rettiliana riconvertita in orecchio interno.Il cervello non fa eccezione, come nel caso delle aree del linguaggio probabilmente comparse dalla duplicazione e il riutilizzo di mappe corticali arcaiche, durante l'evoluzione della corteccia. Il riciclo neurale però, a differenza delle esaptazioni, ovvero gli adattamenti evolutivi che conferiscono nuova utilità a vecchi meccanismi fisiologici, avvengono nell'arco di pochi giorni, o al massimo anni.

L'ipotesi del riciclaggio neurale

C'è da evidenziare che se noi umani riusciamo ad acquisire abilità uniche, che nessun altro primate possiede. Tutto ciò avviene soprattutto grazie al fatto che la nostra plasticità cerebrale perdura per molti anni. Ciò ci conferisce notevoli capacità di adattamento, che amplifichiamo andando a scuola.Gli esperimenti sui macachi attualmente ci permettono di rispondere a una domanda importante: l'apprendimento modifica radicalmente il codice neurale o lo ricicla?A quanto pare lo ricicla, difatti ciò che generalmente si richiede alla corteccia di imparare, rientra nelle possibilità già fornite dalla struttura preesistente. Esistono dei vincoli strutturali da rispettare, come evincibile nella corteccia parietale, precablata alla manipolazione delle quantità, dove i neuroni sono limitati a svilupparsi in una sola dimensione, a differenza della corteccia entorinale che è disposta su due dimensioni, e per queste sue caratteristiche si presta ad essere adoperata come GPS o mappa mentale. Ogni regione della corteccia presenta delle caratteristiche proprie, che non cambiano di molto, ed è proprio questa loro particolare struttura, tipica di ogni regione del cervello, a rendere possibile ogni apprendimento.