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Eneide

DOMINIC CAMPOMIZZI

Cosa è l'Eneide?

L'Eneide è un poema epico della cultura latina scritto dal poeta Publio Virgilio Marone tra il 29 a.C. e il 19 a.C. Narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea (figlio di Anchise e della dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano.

Cosa è l'Eneide?

L'Eneide è un poema epico della cultura latina scritto dal poeta Publio Virgilio Marone tra il 29 a.C. e il 19 a.C. Narra la leggendaria storia dell'eroe troiano Enea (figlio di Anchise e della dea Venere) che riuscì a fuggire dopo la caduta della città di Troia, e che viaggiò per il Mediterraneo fino ad approdare nel Lazio, diventando il progenitore del popolo romano.

L'autore dell'Eneide

Virgilio è il più grande poeta romano. Ha messo in versi i canti dei pastori, il lavoro dei contadini e le imprese degli eroi e ci ha trasmesso risposte che non sono certezze, ma interrogativi e dubbi profondi sull’uomo, sul senso della storia e sulla possibilità della giustizia. Con le sue opere ha segnato un’impronta indelebile nella cultura occidentale. Studiato e preso a modello fin dall’antichità, celebrato come precursore del cristianesimo, fu per Dante maestro di stile e di pensiero e vertice dell’umana perfezionePublio Virgilio Marone nasce nel 70 a.C. presso Mantova. Va a scuola prima a Cremona e a Milano, e poi a Roma, ma la maggior parte della sua vita adulta la trascorre a Napoli, dove è in contatto con i seguaci dell’epicureismo. Compone la prima raccolta di poesie, le Bucoliche, tra i 28 e i 31 anni di età. Quest’opera lo rende subito famoso, e Virgilio entra nel circolo di Mecenate, il gruppo di poeti e intellettuali vicino al nuovo signore di Roma, Ottaviano Augusto. La sua seconda opera, le Georgiche, lo tiene occupato per una decina d’anni: sarà pubblicata intorno al 29 a.C., quando il poeta ha poco più di quarant’anni. Da allora in poi, Virgilio si dedica alla sua opera più impegnativa, l’Eneide.

Come era composto?

Alla morte di Virgilio il poema, scritto in esametri dattilici e composto da dodici libri, rimase privo degli ultimi ritocchi e revisioni dell'autore. L'Eneide, come gli altri poemi epici classici, è scritta in esametri dattilici, il che significa che ogni verso ha sei piedi composti da dattili e spondei. La metrica del poema ricopre la stessa funzione delle rime usate dai poeti moderni: è un modo per rendere la composizione più gradevole all'ascolto. Virgilio fa inoltre ampio uso di figure retoriche come l'allitterazione, l'onomatopea, la sineddoche e l'assonanza.

Quando è stato composto?

Il poema è stato composto in un periodo in cui a Roma stavano avvenendo grandi cambiamenti politici e sociali: la Repubblica era caduta, la guerra civile aveva squassato la società e l'inaspettato ritorno ad un periodo di pace e prosperità, dopo parecchi anni durante i quali aveva regnato il caos, stava considerevolmente mutando il modo di rapportarsi alle tradizionali categorie sociali e consuetudini culturali.

Chi è Enea?

Enea è una figura già presente nelle leggende e nella mitologia greca e romana, e compare spesso anche nell'Iliade; Virgilio mise insieme i singoli e sparsi racconti dei viaggi di Enea, la sua vaga associazione con la fondazione di Roma e soprattutto un personaggio dalle caratteristiche non ben definite tranne una grande devozione, e ne trasse un avvincente e convincente "mito della fondazione", oltre a un'epica nazionale che allo stesso tempo legava Roma ai miti omerici, glorificava i valori romani tradizionali e legittimava la dinastia giulio-claudia come discendente dei fondatori comuni, eroi e dèi, di Roma e Troia.

Quali Dei erano presenti?

Venere, dea madre di Enea che nel racconto figura come sua protettrice e anche come colei che fa sbocciare l'amore tra il capo troiano e Didone Giunone, divinità protettrice di Cartagine e avversa da sempre ai troiani e quindi anche a Enea Giove, garante del Volere e del Fato: è, in questo poema, più che un dio, un'entità astratta assai imparziale che rappresenta l'equilibrio gli altri dèi dell'Olimpo (Apollo, Diana, Mercurio, Cupido, Iride, Vulcano, Pallade), la ninfa Opi e divinità minori come le Dire, che sono strumenti per attuare il volere maggiore gli dèi marini, Nettuno e Anfitrite col loro corteo di tritoni e nereidi gli dèi degli Inferi, Plutone, Proserpina, Caronte e i mostri dell'Ade (Medusa, la furia Aletto, il dio Sonno, ecc.) divinità latine come il dio Saturno, il fiume Tevere, Pico, Fauno e Giuturna, la sorella di Turno divenuta ninfa Ercole, il semidio figlio di Zeus assurto poi a dio, a colloquio col genitore sull'Olimpo nel libro X (mentre nel libro VIII viene rievocata la sua lotta contro Caco) Cibele, la gran madre degli dèi che trasforma le navi di Enea in ninfe. Ascanio, figlio di Enea.