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IMMANUEL KANT: la critica della ragion pratica
Simone Anglana
Created on May 29, 2023
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Transcript
IMMANUEL KANT
INDICE
L'attività letteraria
Il pensiero filosofico
La Vita
La conoscenza
Il criticismo
La ragion pratica
La fede morale
I principi pratici
La "Rivoluzione Copernicana"
10
I postulati pratici
LA VITA
Immanuel Kant nasce nel 1724 nella Prussia Orientale e fu ducato, nello spirito religioso del pietismo, corrente cristiana rigorosa sul piano morale. Uscito dal collegio studiò filosofia, matematica e teologia e nel 1755 ottenne la libera docenza presso l’università di Konisberg e per 15 anni svolse i sui corsi liberi su varie discipline. Nel 1770 fu nominato professore ordinario di logica e metafisica in quella stessa università. Mori nel 1804.
Curiosità
L'ATTVITÀ LETTERARIA
Nell’attività letteraria di Kant si possono distinguere 3 periodi:
1761-1781
1781 in poi
fino al 1760
si delinea la filosofia trascendentale.
prevale l’interesse delle scienze naturali (1755 storia naturale universale e teoria del cielo);
critica della ragion pura
prevale l’interesse filosofico e si determina l’orientamento verso l’empirismo inglese e il criticismo;
Il pensiero filosofico
La sua filosofia è detta “criticismo” in quanto è segnata dal valutare e giudicare per stabilire limiti e possibilità delle esperienze umane.
Kant inoltre è un filosofo empirista e illuminista.
Illuminista:nel saggio “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?”, Kant si propone di portare davanti al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne strutture e possibilità.
Empirista:legame con la filosofia di Hume. Ne condivide lo scettiscismo metafisico ma non condivide lo scettiscismo scientifico.
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Il criticismo come filosofia del limite
Il pensiero di Kant si contrappone all’atteggiamento mentale del dogmatismo, fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia. Il criticismo pertanto si configura come filosofia del limite e può venir definito un’ermeneutica della finitudine volta a riconoscere il carattere finito condizionato delle possibilità esistenziali.
“Criticare, nel linguaggio tecnico di Kant, significa infatti, giudicare, distinguere, valutare, soppesare, ossia interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane, chiarendone le possibilità, la validità, i limiti."
La conoscenza
Kant definisce la conoscenza come ciò che scaturisce da tre facoltà:
ESTETICA
SCIENZA
MORALE
CRITICA DEL GIUDIZIO
CRITICA DELLA RAGION PRATICA
CRITICA DELLA RAGION PURA
La Ragion Pratica
La ragione serve a dirigere non solo la conoscenza ma anche l’azione. Accanto alla ragione quindi teoretica abbiamo quindi una ragione pratica. Alla base della critica della ragion pratica si trova l’idea che esista, scolpita nell’uomo, una legge morale a priori, valida per tutti e per sempre. La legge non è fuori di noi ma dentro. Le caratteristiche della legge morale: categoricità, formalità, libertà, razionalità, universalità, autonomia.
I Principi Pratici
Kant distingue i principi pratici, ossia le regole generali che disciplinano la nostra volontà, in “massime” e “imperativi”: La massima è una prescrizione di valore puramente soggettivo cioè valida solamente per l’individuo che la fa propria; l’imperativo è una prescrizione di valore oggettivo, cioè valida per chiunque. Gli imperativi a loro volta si suddividono in imperativi ipotetici e imperativi categorici. L’imperativo categorico ordina il dovere in modo incondizionato, ossia a prescindere da qualsiasi scopo. Non ha la forma del “se… devi…”, ma del “devi” puro e semplice. Il suo comando, nel carattere dell’universalità della legge morale si concretizza nella prescrizione di agire secondo una massima che può valere per tutti. La formula base dell’imperativo categorico è “agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere sempre nello stesso tempo come principio di legislazione universale”.
L’autonomia della legge e la “rivoluzione copernicana” morale.
La legge morale è razionale e autonoma. Il senso profondo dell’etica kantiana consiste infatti nell’aver posto nell’uomo e nella sua ragione il fondamento dell’etica. La rivoluzione copernicana compiuta da Kant quindi colloca l’uomo al centro dell’universo morale.
La teoria dei postulati pratici e la fede morale.
Nella “dialettica” Kant prende in considerazione l’assoluto morale o sommo bene. L’azione che spinge l’uomo a determinare la legge morale non deve essere mossa soltanto dalla felicità, mettendo in dubbio il carattere universale, formale, categorico, autonomo della legge, bensì dall’unione di virtù e felicità. In questo mondo, virtù e felicità non sono congiunte poiché lo sforzo di essere virtuosi e la ricerca della felicità sono due azioni distinte e per lo più opposte. Come possono quindi coesistere in questo mondo virtù e felicità alla base della legge morale? Questa domanda costituisce l’antinomia etica per eccellenza che Kant supera con la definizione di 3 postulati pratici.
I Postulati Pratici
L’unico modo per uscire da questa antinomia è postulare un mondo dell’aldilà in cui esiste l’equazione virtù=felicità. I postulati etici sono proposizioni non dimostrabili ossia esigenze interne della morale che vengono ammesse per rendere possibile la realtà della morale stessa. “Sono quindi presupposizioni necessarie dal punto di vista pratico”. SONO 3: l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio e la libertà. Il più importante è la libertà. Quest’ultima infatti è la cognizione stessa dell’etica. Principio fondamenta è “devi, dunque puoi”: se c’è la legge morale che prescrive il dovere, deve per forza esserci la libertà.