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Transcript

IMMANUEL KANT

La Vita

10

I postulati pratici

La fede morale

I principi pratici

La "Rivoluzione Copernicana"

La ragion pratica

Il criticismo

La conoscenza

Il pensiero filosofico

L'attività letteraria

INDICE

Curiosità

Immanuel Kant nasce nel 1724 nella Prussia Orientale e fu ducato, nello spirito religioso del pietismo, corrente cristiana rigorosa sul piano morale. Uscito dal collegio studiò filosofia, matematica e teologia e nel 1755 ottenne la libera docenza presso l’università di Konisberg e per 15 anni svolse i sui corsi liberi su varie discipline. Nel 1770 fu nominato professore ordinario di logica e metafisica in quella stessa università. Mori nel 1804.

LA VITA

prevale l’interesse filosofico e si determina l’orientamento verso l’empirismo inglese e il criticismo;

Nell’attività letteraria di Kant si possono distinguere 3 periodi:

prevale l’interesse delle scienze naturali (1755 storia naturale universale e teoria del cielo);

1781 in poi

1761-1781

fino al 1760

L'ATTVITÀ LETTERARIA

critica della ragion pura

si delinea la filosofia trascendentale.

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Illuminista:nel saggio “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?”,Kant si propone di portare davanti al tribunale della ragione la ragione stessa, per chiarirne strutture e possibilità.

Empirista:legame con la filosofia di Hume. Ne condivide lo scettiscismo metafisico ma non condivide lo scettiscismo scientifico.

La sua filosofia è detta “criticismo” in quanto è segnata dal valutare e giudicare per stabilire limiti e possibilità delle esperienze umane.

Il pensiero filosofico

Kant inoltre è un filosofo empirista e illuminista.

“Criticare, nel linguaggio tecnico di Kant, significa infatti, giudicare, distinguere, valutare, soppesare, ossia interrogarsi programmaticamente circa il fondamento di determinate esperienze umane, chiarendone le possibilità, la validità, i limiti."

Il criticismo come filosofia del limite

Il pensiero di Kant si contrappone all’atteggiamento mentale del dogmatismo, fa della critica lo strumento per eccellenza della filosofia. Il criticismo pertanto si configura come filosofia del limite e può venir definito un’ermeneutica della finitudine volta a riconoscere il carattere finito condizionato delle possibilità esistenziali.

Kant definisce la conoscenza come ciò che scaturisce da tre facoltà:

ESTETICA

CRITICA DEL GIUDIZIO

MORALE

CRITICA DELLA RAGION PRATICA

SCIENZA

La conoscenza

CRITICA DELLA RAGION PURA

La ragione serve a dirigere non solo la conoscenza ma anche l’azione. Accanto alla ragione quindi teoretica abbiamo quindi una ragione pratica. Alla base della critica della ragion pratica si trova l’idea che esista, scolpita nell’uomo, una legge morale a priori, valida per tutti e per sempre. La legge non è fuori di noi ma dentro. Le caratteristiche della legge morale: categoricità, formalità, libertà, razionalità, universalità, autonomia.

La Ragion Pratica

Kant distingue i principi pratici, ossia le regole generali che disciplinano la nostra volontà, in “massime” e “imperativi”: La massima è una prescrizione di valore puramente soggettivo cioè valida solamente per l’individuo che la fa propria; l’imperativo è una prescrizione di valore oggettivo, cioè valida per chiunque. Gli imperativi a loro volta si suddividono in imperativi ipotetici e imperativi categorici. L’imperativo categorico ordina il dovere in modo incondizionato, ossia a prescindere da qualsiasi scopo. Non ha la forma del “se… devi…”, ma del “devi” puro e semplice. Il suo comando, nel carattere dell’universalità della legge morale si concretizza nella prescrizione di agire secondo una massima che può valere per tutti. La formula base dell’imperativo categorico è “agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere sempre nello stesso tempo come principio di legislazione universale”.

I Principi Pratici

La legge morale è razionale e autonoma. Il senso profondo dell’etica kantiana consiste infatti nell’aver posto nell’uomo e nella sua ragione il fondamento dell’etica. La rivoluzione copernicana compiuta da Kant quindi colloca l’uomo al centro dell’universo morale.

L’autonomia della legge e la “rivoluzione copernicana” morale.

La teoria dei postulati pratici e la fede morale.

Nella “dialettica” Kant prende in considerazione l’assoluto morale o sommo bene. L’azione che spinge l’uomo a determinare la legge morale non deve essere mossa soltanto dalla felicità, mettendo in dubbio il carattere universale, formale, categorico, autonomo della legge, bensì dall’unione di virtù e felicità. In questo mondo, virtù e felicità non sono congiunte poiché lo sforzo di essere virtuosi e la ricerca della felicità sono due azioni distinte e per lo più opposte. Come possono quindi coesistere in questo mondo virtù e felicità alla base della legge morale? Questa domanda costituisce l’antinomia etica per eccellenza che Kant supera con la definizione di 3 postulati pratici.

I Postulati Pratici

L’unico modo per uscire da questa antinomia è postulare un mondo dell’aldilà in cui esiste l’equazione virtù=felicità. I postulati etici sono proposizioni non dimostrabili ossia esigenze interne della morale che vengono ammesse per rendere possibile la realtà della morale stessa. “Sono quindi presupposizioni necessarie dal punto di vista pratico”. SONO 3: l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio e la libertà. Il più importante è la libertà. Quest’ultima infatti è la cognizione stessa dell’etica. Principio fondamenta è “devi, dunque puoi”: se c’è la legge morale che prescrive il dovere, deve per forza esserci la libertà.