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Prof.ssa Sara Aschelter

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L'età giolittiana 1903-1914

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06. LA LIBIA

05. ASPETTI NEGATIVI

08. VIDEO: ITALIA INIZIO NOVECENTO

07. LA FINE

INDICE

10. CONTATTI

09. Video: ETà GIOLITTIANA

04. RIFORME

03. pOLITICA

02. uMBERTO i

01. Video: iNTRO

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Questo video di Lattes Editori inquadra l'Italia all'inizio del Novecento, fornendo anche un utile raccordo con gli eventi immediatamente precedenti e successivi.

Introduzione all'età giolittiana

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L'uccisione del re

Il XX secolo si aprì in Italia con un evento funesto: il 29 luglio del 1900 il re d'Italia Umberto I venne ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci. L'azione di Bresci fu da questi giustificata come rappresaglia per i molti operai e contadini che erano stato uccisi nell'ultimo decennio dell'Ottocento nelle repressioni delle proteste proletarie che si ispiravano alle idee socialisti. A Milano nel 1898, infatti, l'esercito guidato dal generale Bava Beccaris era stato mobilitato per sedare le proteste popolari contro il rincaro dei prezzi di prodotti di largo consumo: gli spari sulla folla con fucili e cannoni provocarono 81 morti e 450 feriti. In questa occasione, Umberto I aveva premiato Bava Beccaris per il suo "efficace" operato.

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La politica di Giolitti

Nonostante l'omicidio del re, nel 1900 si tennero le elezioni che premiarono le forze politiche di estrema sinistra (socialisti, radicali, repubblicani) e i candidati più progressisti fra i liberali. Ciò portò nel 1901 alla formazione di un governo guidato da Giuseppe Zanardelli che si avvalse come Ministro degli Interni di Giovanni Giolitti. Già nel 1903, però, Giolitti divenne Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia e rimase in carica quasi ininterrottamente fino al 1914: questo periodo è infatti definito età giolittiana.Rispetto ai suoi predecessori, Giolitti cercò subito di attuare una politica più democratica che non facesse uso delle repressioni armate. Era infatti persuaso che l'atteggiamento dello Stato nei confronti di operai e contadini, che venivano messi a tacere, aveva fornito un'immagine sbagliata dello Stato italiano: non lo Stato di tutti gli italiani, ma solo dei più ricchi e privilegiati.

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  • Tutela del lavoro di donne e bambini (età minima per accedere 12 anni);
  • Miglioramento dell'assistenza ai lavoratori in caso di infortuni e nella vecchiaia;
  • Obbligo del riposto settimanale;
  • Controllo del rispetto dell'obbligo d'istruzione (nel 1904 era sei anni, Giolitti lo innalza a 12) in tutto il Paese;
  • Introduzione nel 1912 del suffragio universale maschile.

Giolitti ordinò che non si reprimessero più nel sangue le manifestazioni popolari e stabilì che lo Stato dovesse mantenere una posizione neutrale nei conflitti sociali, lasciando che operai e datori di lavoro trovassero il loro equilibrio nel rispetto della legge. Provò ad avvicinare il movimento socialista, fino a quel momento visto come un pericolo per la stabilità dello Stato a cause delle idee rivoluzionarie che propugnava. Il Partito Socialista, tuttavia, si limitò in questa fase a un appoggio esterno. Numerose furono le riforme attuate da Giolitti:

Riforme sociali e suffragio maschile

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La politica giolittiana presentò anche aspetti meno positivi: la maggior parte delle sue iniziative, infatti, avvantaggiava le già ricche regioni industrializzate del settentrione.L'atteggiamento di Giolitti nei confronti del Meridione fu ambiguo: se da un lato promosse importanti interventi, dall'altro stipulò accordi politici con i ceti sociali privilegiati (grandi proprietari terrieri) così da bloccare ogni riforma che migliorasse le condizioni dei contadini. Questi furono gli anni della grande emigrazione.

L'altro volto della politica giolittiana

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L'espansione coloniale in Libia

Nel 1911 Giolitti riprese la politica coloniale che si era interrotta nel 1896 con la sconfitta di Adua (dopo Eritrea e Somalia, l'Italia aveva tentato di colonizzare l'Etiopia ma venne pesantemente sconfitta nella battaglia di Adua). L'obiettivo questa volta era la Libia, allora provincia dell'Impero ottomano. I vantaggi economici di tale conquista non apparivano chiari, ma per Giolitti era importante accontentare tutte le forze politiche, anche i nazionalisti e gli industriali. Nel 1912 la Libia divenne colonia italiana, dopo una guerra che costò più di 3000 morti tra gli italiani e 15.000 fra libici e turchi.

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La fine del governo di Giolitti

Nel 1913 Giolitti strinse un patto coi cattolici conservatori, chiamato patto Gentiloni, (dal nome del presidente dell'Unione elettorale cattolica italiana) con l'intento di contrastare il Partito socialista nelle elezioni di quell'anno. i rapporti coi socialisti peggiorarono notevolmente e anche le forze più conservatrici non migliorarono il loro appoggio in modo significativo.Fu anche a causa di questa difficile situazione politica che Giovanni Giolitti decise di abbandonare il governo nel 1914, pochi mesi prima dello scoppio della Prima guerra mondiale.

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Video riassuntivo di HUB Scuola che fotografa gli inizi del Novecento in Italia.

L'Italia agli inizi del Novecento

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L'età giolittiana

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