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"Tutta la nostra scontentezza per ciò che non abbiamo mi parve derivare dall'ingratitudine per ciò che abbiamo" D.D.

DARIO CECCONI

Created on September 15, 2025

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Transcript

"Tutta la nostra scontentezza per ciò che non abbiamo mi parve derivare dall'ingratitudine per ciò che abbiamo" D.D.

Mani: Le mani di Robinson portano i segni dell’esperienza: non sono più mani abituate soltanto a navigare, ma capaci di sostenere, creare e comunicare. Sono mani che hanno imparato la pazienza, ad amare e ad aiutare il prossimo: da inesperte si sono trasformate in mani sagge, pronte a trasmettere ciò che hanno appreso.
Bocca: La bocca di Robinson, nelle sue avventure e sopratutto sull’isola, è sempre rimasta chiusa tranne per qualche imprecazione nel gestire la sua barca…. Tuttavia, questo è un mezzo fondamentale per l’incontro dei cannibali sull’isola e per “conquistare” Venerdì, il suo migliore amico e compagno nella landa desolata.
Piedi: Anche i piedi ne hanno viste di molte, dopo aver passato acqua, fango, roccia… ora si accontentano delle terre di casa dove si possono muovere con più tranquillità senza pensare al pericolo ma con una nuova consapevolezza. Ogni passo è un tuffo nel passato in ricordi di avventure e fallimenti, tutte esperienze difficili che però aiuteranno Robinson a non ritrovarsi in tali situazioni. I piedi, ora, sono dunque un arma molto importante da sfruttare a dovere.
Piedi: I piedi percorrono tutta l’isola, sentono sabbia, fango, roccia. Ogni impronta lasciata racconta lo scorrere del tempo e diventa il segno concreto della sua resistenza. Sono piedi stanchi ma costanti, che imparano ad adattarsi a un terreno ostile e che lo accompagnano nella sua trasformazione, passo dopo passo. Gli stessi che non vedevano l’ora di partire e vid muoversi ora, a volte chiedono di fermarsi perché stremati, tuttavia sono comunque parte fondamentale per tutto il corpo.
Occhi: Gli occhi hanno imparato ad apprezzare la vista delle terre di casa e a non guardare solo quelle più lontane. Ora Robinson non vede più paesi e nazioni ma persone con cui condividere pensieri e passare del tempo di qualità, hanno visto la solitudine, dunque apprezzano anche la presenza di poche persone.
Testa La testa di Robinson è ancora immatura e quasi soffocata dall’irruenza del cuore. La ragione ogni tanto tenta di ricordare i consigli dei genitori e i rischi di ciò che sta inseguendo, ma non riesce a imporsi. È come una voce di sottofondo, che cerca di avvertirlo delle conseguenze delle sue azioni, ma che viene zittita dalla frenesia di vivere nuove esperienze.
Mani: Le mani sono diventate strumento di sopravvivenza: cuciono, tagliano, disegnano…. Sono diventate un grande strumento d'ingegno grazie anche allo sviluppo della sua mente. Queste non stanno mai ferme e permettono, oltre che a vivere, anche a parlare con gli indigeni abitanti dell'isola laddove i versi e le espressioni lessicali non riescano ad essere comprese. Le mani di Robinson sono dunque diventate ausilio fondamentale per sopravvivere e comunicare permettendo di sfruttare testa e bocca al massimo.
Testa Il naufragio ribalta ogni equilibrio. Ora la testa non può più essere soffocata dal cuore, ma deve prendere il controllo. È la ragione che insegna a pianificare i giorni, a calcolare le scorte di cibo, a escogitare strategie per la difesa e per la costruzione di un rifugio. La mente di Robinson diventa la sua arma principale: osserva, riflette, organizza. È lei a trasformare la disperazione in sopravvivenza, e la solitudine in occasione di crescita.
Mani: Le mani di Robinson portano i segni dell’esperienza, ma non sono più mani che sanno solo navigare, ma sanno aiutare, costruire per gli altri e comunicare. Sono mani che hanno imparato la pazienza, ad amare ed aiutare il prossimo: da mani inesperte a mani sagge e pronte a trasmettere ciò che hanno imparato.
Mani: Le mani sono diventate strumento di sopravvivenza: cuciono, tagliano, disegnano…. Le mani sono diventate un grande strumento d’ingegno grazie anche allo sviluppo della sua mente. Queste non stanno mai ferme e permettono, oltre che a vivere, anche a parlare con gli indigeni abitanti dell’isola laddove i versi e le espressioni lessicali non riescono ad essere comprese. Le mani sono diventate dunque uno strumento fondamentale per bocca e mente che senza di loro sarebbero dei talenti nascosti.
Cuore Il cuore, invece, passa dalla ribellione all’estrema fragilità. È il centro delle paure, dei sensi di colpa, delle nostalgie. A volte si illumina di fede, altre volte si abbatte nella malinconia. È il cuore che soffre la solitudine, che desidera un volto amico, che trema davanti al pericolo dei cannibali. Ma è lo stesso che, grazie a Venerdì, si apre di nuovo all’amicizia e alla speranza, riscoprendo il bisogno naturale dell’uomo di non restare solo.
Piedi: I piedi percorrono tutta l’isola, sentono sabbia, fango, roccia. Ogni impronta lasciata racconta lo scorrere del tempo e diventa il segno concreto della sua resistenza. Sono piedi stanchi ma costanti, che imparano ad adattarsi a un terreno ostile e che lo accompagnano nella sua trasformazione, passo dopo passo. Gli stessi che non vedevano l’ora di partire e di muoversi, ora, a volte, chiedono di fermarsi perché stremati, tuttavia sono comunque parte fondamentale per tutto il corpo.
Cuore
 È il cuore a comandare davvero: ribelle, inquieto e instancabile. Batte solo per l’avventura, per il mare aperto e per le terre sconosciute. È lui che spinge Robinson a partire, a rifiutare la stabilità della vita cittadina, a ignorare le raccomandazioni familiari. Questo cuore appassionato e impulsivo non conosce misura: desidera sempre di più, anche a costo di mettere in pericolo la sua stessa vita.
Piedi: Anche i piedi ne hanno viste di molte, dopo aver passato acqua, fango, roccia… ora si accontentano delle terre di casa dove si possono muovere con più tranquillità senza pensare al pericolo ma con una nuova consapevolezza. Ogni passo è un tuffo nel passato in ricordi di avventure e fallimenti, tutte esperienze difficili che però aiuteranno Robinson a non ritrovarsi in tali situazioni. I piedi, ora, sono dunque un arma molto importante da sfruttare a dovere.
Piedi: I piedi di Robinson lo spingono lontano, verso terre dove le comodità della casa non ci sono e dove nulla è scontato. Ogni passo è per lui una liberazione da tutta la regolarità della vita quotidiana. I suoi piedi lo potrebbero portare lontano, ma seguono decisamente troppo le volontà del cuore e lo porteranno a fallire più volte.
Mani: Il suo desiderio di agire è incontenibile: le mani, pur inesperte, cercano continuamente di mettersi alla prova. Non sanno ancora costruire né garantire la sopravvivenza, ma si aggrappano con entusiasmo a ogni occasione che si presenta. Se ben guidate, queste mani potrebbero diventare uno strumento prezioso per lui; nel caso di Robinson, però, ciò non avviene e spesso restano incerte sul da farsi, risultando quindi poco utili al protagonista.
Testa: Dopo anni di solitudine e riflessioni, la testa di Robinson non è più quella del ragazzo incosciente. È diventata lucida, prudente e saggia. Ora la ragione non serve solo a sopravvivere, ma anche a dare valore alle esperienze vissute. È la mente che gli permette di rileggere la sua storia con gratitudine, di riconoscere l’importanza delle difficoltà affrontate e di non farsi più trascinare ciecamente dalle passioni. La testa guida finalmente con equilibrio, non per spegnere il cuore, ma per orientarlo.
Cuore Il cuore, invece, non ha perso la sua forza, ma l’ha trasformata. Non pulsa più solo per l’avventura e la fuga, bensì per i legami umani che ha imparato a custodire. È colmo di fede, di affetto per Venerdì e di nostalgia per chi ha amato. Dopo aver conosciuto la solitudine, il cuore ha capito che la vera ricchezza non sono i mari lontani, ma le terre e le persone vicine. Eppure conserva sempre quella scintilla ribelle che lo aveva spinto a partire: non per fuggire, ma per non smettere mai di cercare nuovi orizzonti dentro se stesso.