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ellenistica
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la filosofia
ellenistica
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LAVORO DI GRUPPO
FIKRET, MATHIAS, EMANUELE,MAVERICK, RIYAD, (ENEA)
PIACERI
PIACERI
PIACERI
PIACERI
PIACERI
MATHIAS
FIKRET
MAVERICK
EMANUELE
RIYAD
La felicità inizia della persona col sentirsi a proprio agio con se stessa arrivando a realizzare in sé un modello di persone che rispetti le proprie ideologie o passioni senza doversi basare sugli altri. È anche essenziale stare bene con se stessi e circondarsi di giuste persone.
La felicità e la realizzazione di aver raggiunto uno stile di vita che ti permette di cercare un piacere personale senza creare un dissidio quindi impattando sul mondo e su se stessi senza causare male e danni.
La felicità è una sensazione che si manifesta quando si sa che nel presente o nel futuro si faranno esperienze di momenti di felicità che lasceranno un segno in noi o nelle persone che ci stanno vicine
La felicità per me è una situazione di benessere interiore che deriva da una situazione di pace causata dal raggiungimento di un obbiettivo e segue un momento di sofferenza o tristezza
La felicità è uno stato di completa appagamento e pace interiore, intesa come assenza di turbamenti. Per me, la felicità si ottiene attraverso l'impegno e la lotta.
01
epicureIsmo
02
STOICISMO
03
SCETTICISMO
01
LA SCUOLA EPICUREA
IV secolo a.C.
EPICURO: VITA E OPERE
FONDAZIONE DELLA SCUOLA
Epicuro, nato a Samo(Asia Minore) nel 341 a.C., fu il fondatore della dottrina filosofica dell’epicureismo, divenendo un simbolo di sfida contro la morte e la religione. Dopo aver ricevuto insegnamento da una scuola della dottrina atomistica di Democrito, fondò la propria scuola filosofica in Asia Minore per poi, una volta giunto ad Atene, accogliere i discepoli(anche donne e schiavi) nel giardino vicino alla sua casa, da cui deriva il nome Képos (“Giardino”), spesso rappresentante della scuola epicurea.
SAMO
atene
+ INFO
LE FONTI SU EPICURO
Anche se ci sono rimasti pochi scritti di Epicuro, le opere dei suoi seguaci di Napoli e Roma del I secolo a.C., come il De rerum natura di Lucrezio, ci permettono di conoscere le principali dottrine epicuree: fisica, logica ed etica. Scopo finale dell’epicureismo è la felicità, raggiungibile con la conoscenza e liberandosi da false credenze e paure.
LA FISICA EPICUREA
Riprendendo la concezione atomistica di Democrito, Epicuro critica le influenze platoniche e aristoteliche che associano una finalità alla natura, riaffermando che tutto ciò che esiste è solo materia(formata da atomi) nello spazio vuoto.
vuoto e atomI
Democrito sottolinea inoltre che l’universo non può essere nato dal nulla o finire nel nulla, in quanto ciò non permetterebbe alla materia di esistere. Quindi “nulla si può creare dal nulla” ed eventi che sembrano contraddire questa affermazione sono solo dati da errori della percezione umana. La disgregazione o la formazione dei corpi, come tutto ciò che esiste, si può dunque spiegare come una conseguenza del movimento degli atomi nel vuoto, costituendo un universo di infiniti mondi. Quindi atomi e vuoto costituiscono i due principi dell’universo epicureo.
IL CLINàMEN
Alle tre proprietà dell’atomo secondo Democrito(forma, orientamento e ordine) viene aggiunto il peso, vedendo gli atomi come gocce di pioggia che cadono verticalmente nel vuoto. Per spiegare la formazione dei corpi per aggregazione di atomi, Democrito introduce il concetto di clinàmen (inclinazione), per cui grazie ad un elemento di casualità dell’universo gli atomi tendono a deviare leggermente durante il moto finendo per urtarsi.
UNA CONCEZIONE MATERIALISTA
Epicuro sottolinea anche parlando di anima e divinità una concezione materialistica. Infatti gli dèi sono visti come creature materiali(quindi sempre formate da atomi) indifferenti alla vita umana, che vivono negli spazi tra i mondi infiniti chiamati intermundia. Anche gli umani sono formati da atomi e lo stesso vale per l’anima di questi ultimi, formata da uno sottile strato di atomi inestricabile dal corpo che muore e vive solo insieme a quest’ultimo. L’anima ha inoltre un ruolo cruciale nella sensibilità e coesiste con gli organi di senso.
LA LOGICA EPICUREA
SENSIBILITà E INTELLETTO
La teoria della conoscenza epicurea, detta canonica, distingue i pensieri veri da quelli falsi. Il criterio è la sensibilità, facoltà che riceve i flussi di atomi dagli oggetti, i quali colpiscono l’anima e poi gli organi di senso (es. simulacri per la vista). Alla base c’è la sensazione, sempre vera: se vedo rosso, c’è il rosso; se sento freddo, fa freddo. Gli errori non derivano dai sensi ma dall’intelletto, che può interpretarli in modo sbagliato.
La categoria di sensazioni dominante è quella delle sensazioni “evidenti”, quindi gli errori dell’intelletto sono un’eccezione. A differenza degli animali, oltre l'orientamento e la sopravvivenza, gli umani possono usare le sensazioni per raggiungere una conoscenza oltre le mere percezioni.
le facoltà mentalI eil concetto
Le facoltà mentali si distinguono in base al loro rapporto con la sensazione. La memoria conserva i flussi, mentre l’immaginazione, maggiormente presente durante i sogni, riattiva e combina le tracce presenti nella memoria formando nuove immagini. Il concetto è visto come un'anticipazione di un oggetto partendo da ricordi passati, formando aspettative e previsioni..
L'ETICA EPICUREA
LIBERTà, EDONISMO E FELICITà
La concezione epicurea della libertà si basa sul clinàmen che permette la libertà agli atomi e di conseguenza la libertà all’anima di un uomo di agire senza leggi prestabilite. La felicità e l’infelicità sono dettati dal pathos, quindi dipendenti da sensazioni di dolore o piacere, in quanto stati mentali. L’etica epicurea è una forma di edonismo, quindi crede che il fine della vita umana si basi sul raggiungimento della felicità.
PIACERI
DESIDERI
I piaceri possono essere cinetici(o instabili), dando spesso una parvenza di maggiore felicità, ma sono mescolati a turbamenti e un continuo desiderio di nuove sensazioni piacevoli. Mentre i piaceri catastematici(o stabili) consistono nell’assenza di dolore.
I desideri sono divisi in desideri naturali(che possono essere necessari come la fame o non necessari come il bisogno di cibi raffinati), il cui soddisfacimento può condurre ad un piacere stabile, e desideri vani come la fama che non provocano piaceri stabili.
TIMORI E IL TETRAFARMACO
dolore
MORTE
DèI
INFELICITà
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+ INFO
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UNA VITA SEMPLICE
Il saggio epicureo vive in modo semplice e appartato, lontano da città e corti che creano falsi desideri e paure. Non rinuncia però alla socialità, utile per soddisfare i bisogni naturali e accrescere la felicità. Quando le comunità diventano troppo grandi, nascono desideri superflui, ambizione e conflitti, che richiedono leggi e generano nuove paure. Perciò il saggio preferisce vivere “nascostamente” in piccole comunità fondate sull’amicizia, fonte di piaceri stabili e duraturi.
02
LA SCUOLA STOICA
SVILUPPO DELLO STOICISMO
Origini dello stoicismo
Il fondatore dello stoicismo è Zenone, originario della città di Cizio all’interno dell’isola di Cipro. Zenone giunge ad Atene dopo un periodo di formazione filosofica durato fino al 300 a.C, per poi fondare la sua scuola filosofica.
Il nome e i successori
Il nome deriva dall’agorà di Atene, il luogo dove eseguiva le sue lezioni : il nome stoicismo richiama i grandi portici della piazza. Zenone gestisce la sua scuola per circa 40 anni fino al momento della sua morte nel 263 a.C. I suoi successori saranno Cleante e Crisippo, che dà una forma sistematica alla dottrina.
Lo stoicismo si articola in tre fasi: Antica Stoà (con lo stoicismo originario), Media Stoà (II-I sec. a.C., con influssi romani e anche Cicerone) e Nuova Stoà (I-III sec. d.C., con Seneca e Marco Aurelio). Le opere conservate provengono soprattutto dall’epoca romana, grazie a filosofi e scrittori come Seneca, Laerzio e Marco Aurelio.
la fisica stoica
I due principi
Gli stoici percepiscono il mondo come un organismo basato su due principi: principio passivo: pura materia che subisce i moti, principio attivo: ragione, seme, spirito o soffio vitale (pneuma). Il principio attivo è considerato una divinità capace di relazionarsi con quello passivo. A differenza di Aristotele, gli stoici sostengono che attivo e passivo (materia e forma) siano indissolubilmente interconnessi.
Finalismo e cicli cosmici
Da questa visione deriva il finalismo e l’ottimismo tipico dello stoicismo: l’universo è un ordine razionale e continuo di avvenimenti orientati al bene dell’umanità. La realtà segue cicli cosmici, che iniziano e terminano con una conflagrazione, attraverso cui tutte le cose si generano e si distruggono.
Corpo e anima
Per gli stoici tutto ciò che esiste è corpo, e ogni corpo è attraversato dal principio della razionalità universale. Nell’uomo questo si manifesta come anima razionale e immortale. Una materia inerte, animata dal soffio vitale, dà vita e continuità al corpo.
l'ETICA stoica
L’etica si occupa di distinguere il bene e il male e quindi i comportamenti giusti o sbagliati da intraprendere. Per gli stoici, il male è necessario per far risaltare il bene.
Libertà e destino
Per quanto riguarda la libertà umana gli stoici ritengono che tutto ciò che accade sia una connessione causale necessaria prestabilita dalle divinità. Una causa interna e una causa esterna, generano l’andamento delle cose. Ogni umano è libero di agire come vuole secondo un assenso che dà al proprio comportamento e alle proprie condizioni morali, ognuno è libero di seguire il destino che gli è stato previsto dalle divinità, oppure opporsi facendosi trascinare da comportamenti errati e vizi.
Virtù e felicità
La virtù consiste nella scelta di adeguarsi o meno alla scelta di aderire o meno al proprio piano divino. In questo senso è sapere, perché prevede la conoscenza della legge universale, ed è dovere perché implica un'azione che deve per forza seguire quella legge. La felicità si raggiunge solamente seguendo il proprio piano divino. I valori invece, sono proprio le cose degne di scelta benché non siano indispensabili per la felicità dell’individuo.
Il saggio e il cosmopolitismo
Il saggio stoico, non avendo necessità di nulla, ma solo quella di seguire il proprio piano divino, è una figura autosufficiente e sa governare automaticamente passioni conferendo a sé una sorta di apatia, distanza da tentazioni e comportamenti etici sbagliati. È comunque cittadino del mondo e secondo il cosmopolitismo la sua patria è dovunque non sia condizionato dalla situazione politica dove si trova.
LA LOGICA stoica
Conoscenza e verità
Per gli epicurei la conoscenza deriva direttamente dalla sensibilità, mentre per gli stoici è un processo più complesso: i sensi forniscono le impressioni (fase passiva), ma la verità si raggiunge solo quando l’intelletto dà il suo assenso (fase attiva). Il giudizio è un atto libero: se l’assenso è incerto è credenza, se è certo diventa scienza.
Rappresentazioni e concetti
Le rappresentazioni sensibili vengono fissate nella memoria, da cui nascono i concetti, utili a raggruppare gli individui per caratteristiche comuni. Tuttavia i concetti hanno un ruolo subordinato rispetto alle rappresentazioni: non colgono la realtà in sé, ma servono a organizzare l’esperienza.
Linguaggio e proposizioni
Per gli stoici i termini linguistici hanno tre componenti: segno (suono/parola), oggetto (la realtà materiale) e significato (legame incorporeo). Le parole da sole non hanno senso, acquistano significato solo nelle proposizioni, che attribuiscono proprietà a individui concreti. Diversamente da Aristotele, che vedeva le proposizioni come unione di concetti, gli stoici le considerano riferite a casi concreti.
Logica proposizionale
Gli stoici sviluppano una logica di tipo proposizionale con 5 forme fondamentali di ragionamento (apodittiche). Le principali sono: Modus Ponens: “se p allora q; p → quindi q”; Modus Tollens: “se p allora q; non q → quindi non p”. Altri strumenti sono la congiunzione (“p e q”) e la disgiunzione esclusiva (“o p o q”). Un ragionamento è valido se rispetta le 5 figure, ed è vero solo se tutte le premesse sono vere.
LA STOICISMO ROMANO
Cicerone e lo stoicismo
Cicerone (I sec. a.C.) adotta un atteggiamento eclettico verso lo stoicismo: per lui la filosofia deve unire i pensieri umani (Consensum gentium). Nelle virtù civiche e nella potenza di Roma vede la realizzazione del principio attivo.
Seneca e la saggezza
Per Seneca la saggezza cresce lentamente tra fallimenti e successi, grazie all’analisi interiore. Come Cicerone, valorizza politica e virtù civiche. Fu tutore di Nerone, che però tradì i suoi insegnamenti. Per lo stoicismo la vita è sacra solo se vissuta degnamente; in caso contrario è lecito il suicidio, giustificando quello di Seneca.
Epitteto e la libertà interiore
La filosofia spesso entrò in conflitto con la politica: l’imperatore Vespasiano espulse dalla città numerosi filosofi, tra cui Epitteto, ex schiavo liberato. Epitteto sviluppò la sua riflessione sulla libertà, intesa non come condizione sociale ma come atteggiamento morale interiore.
Marco Aurelio e la fine dello stoicismo romano
Nel II secolo gli imperatori buoni incarnano il principio attivo razionale che guida il mondo. Marco Aurelio, imperatore filosofo, esplora il proprio io come parte della razionalità universale. Con la sua morte si chiude la stagione dello stoicismo romano, considerato un passaggio in un piano divino più ampio.
03
LA SCUOLA SCETTICA
Origine e Pirrone di Elide
Lo scetticismo è la filosofia che considera impossibile raggiungere la verità, basata sul dubbio e l’incredulità la cui consapovolezza portano felicità. Introdotto da Pirrone di Elide, che diffidava dei sensi, sosteneva che la realtà fosse inconoscibile e arrivò a rifiutare il linguaggio per evitare di trasmettere opinioni inaffidabili(afasia)
Atarassia, felicità e Timone di Fliunte
Per Pirrone, oltre all’afasìa, era possibile raggiungere l’atarassia, cioè l’imperturbabilità, considerata sinonimo di felicità e saggezza. Non scrisse opere, e la sua dottrina è tramandata da Timone. Per gli scettici, la consapevolezza dell’impossibilità di sapere è l’obiettivo finale, mentre per Socrate è solo l’inizio della ricerca.
Arcesilao di Pitane e lo scetticismo accademico
Arcesilao di Pitane guidò l’Accademia e fece dello scetticismo la dottrina principale, sostenendo che nessuna conoscenza è certa, quindi l'unico atteggiamento giusto è l'epoché(sospenzione del giudizio). Contrario ai filosofi dogmatici come gli stoici, propose di sostituire la verità assoluta con la ragionevolezza, cioè credere a ciò che appare più plausibile in ogni situazione.
Carneade di Cirene e il criterio di persuasività
Tra i successori di Arcesilao, Carneade di Cirene si distinse per criticare gli stoici, paragonando la vita a un sogno. Sostituì la ragionevolezza con la persuasività: tra due affermazioni incerte, scegliere quella più convincente, basandosi su evidenza, non contraddittorietà ed esaminabilità. Espulso da Roma per diffondere lo scetticismo e discordare giustizia e saggezza.
Enesidemo, Agrippa e i tropi
Tra I e II secolo d.C., lo scetticismo declinò nell’Accademia, ma Enesidemo di Cnosso lo rilanciò introducendo i tropi, argomenti che mostrano l’assenza di fondamenti certi della verità, basandosi sulla soggettività dei sensi. Agrippa aggiunse due critiche chiave: il regresso all’infinito, dove ogni affermazione richiede prove infinite, e il circolo vizioso, in cui le verità si giustificano a vicenda senza sicurezza reale.
Sesto Empirico e le apparenze
Sesto Empirico recuperò le idee di Pirrone e ribadì che la sospensione del giudizio conduce all’atarassia. Riafferma la necessità di una ricerca continua e spiega come le apparenze sono l’unica realtà di cui disponiamo: non sono ingannevoli se accettate come tali, ma diventano fallaci quando usate per formulare verità assolute, come facevano i filosofi dogmatici.