Arte
bernini, il roccocò, canaletto, guardi e bellotto
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indice
bernini
il roccocò
canaletto
bellotto
guardi
bernini
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il marmo prende vita
Gian Lorenzo Bernini (1598–1680), nato a Napoli e attivo a Roma, fu il massimo interprete del barocco. Considerato un nuovo Michelangelo, trasformò il marmo in materia viva, capace di esprimere movimento ed emozione. Le sue statue non sono statiche: sembrano colte in un attimo preciso, come se stessero per agire. Con lui la scultura diventa teatro, coinvolgendo lo spettatore che deve girare intorno alle opere. Dettagli come vene, capelli e drappi sembrano reali. Bernini fu anche architetto e urbanista: ideò piazze, cappelle e grandi progetti che univano arte e propaganda religiosa. La sua visione scenografica e totale definisce l’essenza del barocco.
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il david
Il David di Bernini (1623–1624) rompe con la tradizione rinascimentale. Michelangelo lo aveva raffigurato immobile e in tensione interiore; Bernini invece lo coglie nell’azione, pronto a scagliare la pietra contro Golia. Il corpo è in torsione, i muscoli contratti, il volto concentrato nello sforzo. Lo spettatore, girando intorno alla statua, segue il movimento e partecipa alla scena. Questo dinamismo esprime la poetica barocca: coinvolgere e commuovere. Il realismo anatomico, l’intensità psicologica e la precisione dei dettagli trasformano il David in un simbolo di azione viva, colta in un attimo irripetibile.
avanti
apollo e dafne
Commissionata da Scipione Borghese (1622–1625), l’opera raffigura l’episodio delle Metamorfosi di Ovidio: Apollo insegue Dafne che, per salvarsi, si trasforma in alloro. Bernini coglie l’attimo della metamorfosi: le dita diventano rami, i piedi radici, la pelle corteccia. Apollo si protende con desiderio, mentre Dafne mostra terrore. Il marmo sembra mutarsi sotto gli occhi dello spettatore, che deve girare intorno all’opera come a una scena teatrale. Oltre al virtuosismo tecnico, l’opera trasmette un significato morale: la vanità del desiderio terreno e la potenza della trasformazione divina.
avanti
il baldacchino
Realizzato tra 1623 e 1633 su commissione di Urbano VIII, il Baldacchino di San Pietro unisce architettura e scultura. Alto circa 30 metri, in bronzo dorato, sorge sopra l’altare papale e la tomba dell’apostolo. Le colonne tortili con tralci di vite e alloro richiamano il Tempio di Salomone e simboleggiano l’Eucaristia. Non è solo decorazione, ma centro scenografico che collega l’altare alla cupola michelangiolesca. L’opera comunica la grandezza della Chiesa e la maestà del papato, stupendo e guidando i fedeli. È uno dei massimi esempi dell’arte barocca al servizio della Controriforma.
l'invenzione della piazza barocca
avanti
Nel Rinascimento lo spazio urbano era centrato sull’uomo e su forme geometriche precise, mentre nel Barocco assunse configurazioni aperte e dinamiche, come ovali ed ellissi, percepite in modo variabile dall’osservatore, come a Piazza San Pietro e Piazza Navona. Questo cambiamento riflette le nuove concezioni dell’universo infinito. Anche gli edifici dialogano con lo spazio: chiese come Sant’Agnese in Agone o Sant’Andrea al Quirinale si integrano nella piazza. Le piazze diventano palcoscenici del potere e del cristianesimo trionfante, ospitando spettacoli pubblici grandiosi con scenografie effimere e giochi d’acqua, come quelli allestiti a Piazza Navona.
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la cappella cornaro
Nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, la Cappella Cornaro è uno dei vertici del barocco berniniano. Qui scultura, architettura, pittura e luce diventano un unico teatro sacro. Al centro si trova l’Estasi di Santa Teresa, ma tutta la cappella è pensata come palcoscenico: nei finti palchi laterali, i membri della famiglia Cornaro assistono come spettatori. La luce naturale, filtrata da una finestra nascosta, illumina la scena principale con effetto soprannaturale. Marmi policromi, stucchi dorati e dipinti completano un insieme unitario, che trasforma la cappella in un’esperienza immersiva di fede e spettacolo.
avanti
l'estasi di santa teresa
Realizzata tra 1647 e 1652, raffigura la visione mistica di Teresa d’Avila trafitta dall’angelo con una freccia di fuoco. La santa appare abbandonata, con volto estatico, sospesa tra dolore e piacere spirituale. L’angelo sorride dolcemente mentre la scena, scolpita in marmo bianco, vibra di leggerezza e intensità. La luce dall’alto ne accresce l’effetto soprannaturale. È un capolavoro che esprime al massimo la poetica barocca: teatralità, pathos ed emozione fusi in un unico linguaggio.
avanti
il colonnato di san pietro
Tra 1656 e 1667 Bernini progetta il colonnato ellittico di Piazza San Pietro: quattro file di colonne doriche disposte in due grandi bracci, simbolo dell’abbraccio della Chiesa. Al centro resta l’obelisco, affiancato da due fontane. La piazza è studiata nei minimi dettagli: dai “fuochi” dell’ellisse le colonne si allineano perfettamente, creando sorprendenti effetti ottici. Il colonnato non è solo struttura monumentale, ma uno spazio vivo, pensato per accogliere folle di fedeli e guidarli verso la basilica. È l’esempio perfetto di urbanistica barocca, che fonde architettura e messaggio simbolico.
il roccocò
cominciamo
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l'età del roccocò
Dal barocco nasce, nei primi decenni del Settecento, lo stile rococò. Nato in Francia e diffuso in Europa, prende il nome da “rocaille”, le decorazioni a conchiglia. A differenza del barocco, grandioso e drammatico, il rococò predilige grazia, leggerezza e intimità. Colori chiari, linee curve, motivi naturalistici e giochi di specchi caratterizzano interni raffinati, soprattutto nelle corti aristocratiche. Anche nelle arti decorative raggiunge la sua massima espressione. Pur accusato di frivolezza, il rococò segna un’epoca di eleganza aristocratica.
juvarra, un architetto europeo
avanti
Filippo Juvarra (1678–1736), nato a Messina, fu architetto e scenografo, formato a Roma con Carlo Fontana. Portò l’eredità barocca in chiave più chiara ed elegante. La sua carriera decollò a Torino, alla corte dei Savoia, dove progettò opere come Superga, Stupinigi e il Palazzo Reale. Il suo stile unisce spettacolarità barocca, ordine classico e sensibilità scenografica. Lavorò anche in Spagna al Palazzo Reale di Madrid. Juvarra fu un vero architetto europeo: la sua opera, ponte tra barocco e neoclassicismo, testimonia come l’architettura fosse ormai parte di un dialogo internazionale.
la basilica di superga
avanti
Costruita tra 1717 e 1731 da Juvarra su richiesta di Vittorio Amedeo II, la Basilica di Superga domina Torino dall’omonima collina. Nata come voto per la vittoria sui francesi, è insieme chiesa e monumento politico-dinastico. La facciata, con pronao di otto colonne corinzie, richiama il Pantheon; l’interno, a croce greca, è dominato da una grande cupola, affiancata da due campanili. La basilica è imponente ma armoniosa, simbolo della grandezza sabauda. All’interno ospita la cripta reale. Ancora oggi è luogo di memoria e punto panoramico privilegiato sulla città e le Alpi.
canaletto
E IL VEDUTISMO
start
il vedutismo tra arte e realtà
avanti
Nel Settecento a Venezia si sviluppa il vedutismo, pittura di paesaggi urbani esatti e suggestivi. La sua fortuna è legata al Grand Tour: i viaggiatori stranieri desideravano portare con sé immagini della città. Le vedute veneziane univano precisione topografica e sensibilità poetica. Canaletto offriva rigore prospettico e limpidezza, Guardi puntava su atmosfera e vibrazione. Questo genere oscillava tra realtà e illusione: documento fedele e interpretazione artistica. Le vedute ebbero enorme successo e restano oggi testimonianze preziose della Venezia settecentesca.
avanti
LA PITTURA ESAtta di canaletto
Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto (1697–1768), fu il massimo vedutista veneziano. Con rigore prospettico e uso della camera ottica, rappresentò la città con precisione quasi fotografica. Le sue opere, luminose e ordinate, catturano cieli chiari e architetture definite. Amatissimo dagli inglesi del Grand Tour, lavorò anche a Londra, dipingendo il Tamigi e palazzi reali. Ciò che lo distingue è la capacità di rendere la luce veneziana in atmosfere serene ed equilibrate. Canaletto offre una Venezia ideale, razionale e perfetta, divenuta immagine universale della città.
guardi
start
guardi
avanti
Francesco Guardi (1712–1793) interpretò il vedutismo in modo più poetico. Diverso da Canaletto, privilegiò luce e atmosfera più che precisione. Le sue vedute hanno linee tremolanti, colori sfumati e rendono la città fragile e mutevole. Venezia appare viva, avvolta da nebbia e riflessi d’acqua, sospesa tra splendore e decadenza. Lo stile di Guardi anticipa sensibilità romantiche e impressioniste. Pur meno apprezzato dai collezionisti del suo tempo, oggi è considerato un pittore visionario, capace di trasformare la veduta in sentimento.
Confronto tra guardi e canaletto
avanti
CANALETTO ingresso del canal grande
Il confronto tra Canaletto e Guardi emerge chiaramente in queste due opere: Costruzione dello spazio Canaletto usa una prospettiva chiara e profonda, Guardi invece organizza per piani (barche, laguna, San Giorgio), con contorni sommari e orizzonte più alto. Tecnica e colore Entrambi impiegano la camera ottica: Canaletto privilegia ordine prospettico e colore uniforme e luminoso, Guardi deforma proporzioni con un colore libero e acceso da tocchi di bianco. Resa dei particolari Canaletto descrive minuziosamente architetture e figure; Guardi accenna forme e personaggi con segni rapidi ed evanescenti. Atmosfera In Canaletto prevale luce limpida e armonia tra acqua e architetture; in Guardi un mare argenteo e un vasto cielo creano un clima rarefatto e vibrante.
Info
bellotto
start
avanti
bellotto
Bernardo Bellotto (1721–1780), nipote e allievo di Canaletto, sviluppò uno stile autonomo. Le sue vedute si distinguono per tonalità fredde, cieli blu-grigi e un’atmosfera severa e monumentale. Lavorò a Venezia, Dresda, Vienna e Varsavia, documentando con rigore le città europee. Le sue opere hanno valore storico inestimabile: i dipinti di Varsavia furono usati per la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale. Più drammatico dello zio, Bellotto trasformò il vedutismo in memoria visiva e testimonianza storica, unendo precisione e forza espressiva.
fine
Info
GUARDI, isola di san Giorgio maggiore
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Sitografia
- Manuale l'arte di vedere 2
- Finestre sull'arte
- Galleria nazionale d'arte
- Metropolitan Museum of art
- Accademia
- Wikipedia
Lo
Arte
Edgardo Carniel
Created on September 10, 2025
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bernini, il roccocò, canaletto, guardi e bellotto
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bernini
il roccocò
canaletto
bellotto
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bernini
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il marmo prende vita
Gian Lorenzo Bernini (1598–1680), nato a Napoli e attivo a Roma, fu il massimo interprete del barocco. Considerato un nuovo Michelangelo, trasformò il marmo in materia viva, capace di esprimere movimento ed emozione. Le sue statue non sono statiche: sembrano colte in un attimo preciso, come se stessero per agire. Con lui la scultura diventa teatro, coinvolgendo lo spettatore che deve girare intorno alle opere. Dettagli come vene, capelli e drappi sembrano reali. Bernini fu anche architetto e urbanista: ideò piazze, cappelle e grandi progetti che univano arte e propaganda religiosa. La sua visione scenografica e totale definisce l’essenza del barocco.
avanti
il david
Il David di Bernini (1623–1624) rompe con la tradizione rinascimentale. Michelangelo lo aveva raffigurato immobile e in tensione interiore; Bernini invece lo coglie nell’azione, pronto a scagliare la pietra contro Golia. Il corpo è in torsione, i muscoli contratti, il volto concentrato nello sforzo. Lo spettatore, girando intorno alla statua, segue il movimento e partecipa alla scena. Questo dinamismo esprime la poetica barocca: coinvolgere e commuovere. Il realismo anatomico, l’intensità psicologica e la precisione dei dettagli trasformano il David in un simbolo di azione viva, colta in un attimo irripetibile.
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apollo e dafne
Commissionata da Scipione Borghese (1622–1625), l’opera raffigura l’episodio delle Metamorfosi di Ovidio: Apollo insegue Dafne che, per salvarsi, si trasforma in alloro. Bernini coglie l’attimo della metamorfosi: le dita diventano rami, i piedi radici, la pelle corteccia. Apollo si protende con desiderio, mentre Dafne mostra terrore. Il marmo sembra mutarsi sotto gli occhi dello spettatore, che deve girare intorno all’opera come a una scena teatrale. Oltre al virtuosismo tecnico, l’opera trasmette un significato morale: la vanità del desiderio terreno e la potenza della trasformazione divina.
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il baldacchino
Realizzato tra 1623 e 1633 su commissione di Urbano VIII, il Baldacchino di San Pietro unisce architettura e scultura. Alto circa 30 metri, in bronzo dorato, sorge sopra l’altare papale e la tomba dell’apostolo. Le colonne tortili con tralci di vite e alloro richiamano il Tempio di Salomone e simboleggiano l’Eucaristia. Non è solo decorazione, ma centro scenografico che collega l’altare alla cupola michelangiolesca. L’opera comunica la grandezza della Chiesa e la maestà del papato, stupendo e guidando i fedeli. È uno dei massimi esempi dell’arte barocca al servizio della Controriforma.
l'invenzione della piazza barocca
avanti
Nel Rinascimento lo spazio urbano era centrato sull’uomo e su forme geometriche precise, mentre nel Barocco assunse configurazioni aperte e dinamiche, come ovali ed ellissi, percepite in modo variabile dall’osservatore, come a Piazza San Pietro e Piazza Navona. Questo cambiamento riflette le nuove concezioni dell’universo infinito. Anche gli edifici dialogano con lo spazio: chiese come Sant’Agnese in Agone o Sant’Andrea al Quirinale si integrano nella piazza. Le piazze diventano palcoscenici del potere e del cristianesimo trionfante, ospitando spettacoli pubblici grandiosi con scenografie effimere e giochi d’acqua, come quelli allestiti a Piazza Navona.
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la cappella cornaro
Nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, la Cappella Cornaro è uno dei vertici del barocco berniniano. Qui scultura, architettura, pittura e luce diventano un unico teatro sacro. Al centro si trova l’Estasi di Santa Teresa, ma tutta la cappella è pensata come palcoscenico: nei finti palchi laterali, i membri della famiglia Cornaro assistono come spettatori. La luce naturale, filtrata da una finestra nascosta, illumina la scena principale con effetto soprannaturale. Marmi policromi, stucchi dorati e dipinti completano un insieme unitario, che trasforma la cappella in un’esperienza immersiva di fede e spettacolo.
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l'estasi di santa teresa
Realizzata tra 1647 e 1652, raffigura la visione mistica di Teresa d’Avila trafitta dall’angelo con una freccia di fuoco. La santa appare abbandonata, con volto estatico, sospesa tra dolore e piacere spirituale. L’angelo sorride dolcemente mentre la scena, scolpita in marmo bianco, vibra di leggerezza e intensità. La luce dall’alto ne accresce l’effetto soprannaturale. È un capolavoro che esprime al massimo la poetica barocca: teatralità, pathos ed emozione fusi in un unico linguaggio.
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il colonnato di san pietro
Tra 1656 e 1667 Bernini progetta il colonnato ellittico di Piazza San Pietro: quattro file di colonne doriche disposte in due grandi bracci, simbolo dell’abbraccio della Chiesa. Al centro resta l’obelisco, affiancato da due fontane. La piazza è studiata nei minimi dettagli: dai “fuochi” dell’ellisse le colonne si allineano perfettamente, creando sorprendenti effetti ottici. Il colonnato non è solo struttura monumentale, ma uno spazio vivo, pensato per accogliere folle di fedeli e guidarli verso la basilica. È l’esempio perfetto di urbanistica barocca, che fonde architettura e messaggio simbolico.
il roccocò
cominciamo
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l'età del roccocò
Dal barocco nasce, nei primi decenni del Settecento, lo stile rococò. Nato in Francia e diffuso in Europa, prende il nome da “rocaille”, le decorazioni a conchiglia. A differenza del barocco, grandioso e drammatico, il rococò predilige grazia, leggerezza e intimità. Colori chiari, linee curve, motivi naturalistici e giochi di specchi caratterizzano interni raffinati, soprattutto nelle corti aristocratiche. Anche nelle arti decorative raggiunge la sua massima espressione. Pur accusato di frivolezza, il rococò segna un’epoca di eleganza aristocratica.
juvarra, un architetto europeo
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Filippo Juvarra (1678–1736), nato a Messina, fu architetto e scenografo, formato a Roma con Carlo Fontana. Portò l’eredità barocca in chiave più chiara ed elegante. La sua carriera decollò a Torino, alla corte dei Savoia, dove progettò opere come Superga, Stupinigi e il Palazzo Reale. Il suo stile unisce spettacolarità barocca, ordine classico e sensibilità scenografica. Lavorò anche in Spagna al Palazzo Reale di Madrid. Juvarra fu un vero architetto europeo: la sua opera, ponte tra barocco e neoclassicismo, testimonia come l’architettura fosse ormai parte di un dialogo internazionale.
la basilica di superga
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Costruita tra 1717 e 1731 da Juvarra su richiesta di Vittorio Amedeo II, la Basilica di Superga domina Torino dall’omonima collina. Nata come voto per la vittoria sui francesi, è insieme chiesa e monumento politico-dinastico. La facciata, con pronao di otto colonne corinzie, richiama il Pantheon; l’interno, a croce greca, è dominato da una grande cupola, affiancata da due campanili. La basilica è imponente ma armoniosa, simbolo della grandezza sabauda. All’interno ospita la cripta reale. Ancora oggi è luogo di memoria e punto panoramico privilegiato sulla città e le Alpi.
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E IL VEDUTISMO
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il vedutismo tra arte e realtà
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Nel Settecento a Venezia si sviluppa il vedutismo, pittura di paesaggi urbani esatti e suggestivi. La sua fortuna è legata al Grand Tour: i viaggiatori stranieri desideravano portare con sé immagini della città. Le vedute veneziane univano precisione topografica e sensibilità poetica. Canaletto offriva rigore prospettico e limpidezza, Guardi puntava su atmosfera e vibrazione. Questo genere oscillava tra realtà e illusione: documento fedele e interpretazione artistica. Le vedute ebbero enorme successo e restano oggi testimonianze preziose della Venezia settecentesca.
avanti
LA PITTURA ESAtta di canaletto
Giovanni Antonio Canal, detto Canaletto (1697–1768), fu il massimo vedutista veneziano. Con rigore prospettico e uso della camera ottica, rappresentò la città con precisione quasi fotografica. Le sue opere, luminose e ordinate, catturano cieli chiari e architetture definite. Amatissimo dagli inglesi del Grand Tour, lavorò anche a Londra, dipingendo il Tamigi e palazzi reali. Ciò che lo distingue è la capacità di rendere la luce veneziana in atmosfere serene ed equilibrate. Canaletto offre una Venezia ideale, razionale e perfetta, divenuta immagine universale della città.
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Francesco Guardi (1712–1793) interpretò il vedutismo in modo più poetico. Diverso da Canaletto, privilegiò luce e atmosfera più che precisione. Le sue vedute hanno linee tremolanti, colori sfumati e rendono la città fragile e mutevole. Venezia appare viva, avvolta da nebbia e riflessi d’acqua, sospesa tra splendore e decadenza. Lo stile di Guardi anticipa sensibilità romantiche e impressioniste. Pur meno apprezzato dai collezionisti del suo tempo, oggi è considerato un pittore visionario, capace di trasformare la veduta in sentimento.
Confronto tra guardi e canaletto
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CANALETTO ingresso del canal grande
Il confronto tra Canaletto e Guardi emerge chiaramente in queste due opere: Costruzione dello spazio Canaletto usa una prospettiva chiara e profonda, Guardi invece organizza per piani (barche, laguna, San Giorgio), con contorni sommari e orizzonte più alto. Tecnica e colore Entrambi impiegano la camera ottica: Canaletto privilegia ordine prospettico e colore uniforme e luminoso, Guardi deforma proporzioni con un colore libero e acceso da tocchi di bianco. Resa dei particolari Canaletto descrive minuziosamente architetture e figure; Guardi accenna forme e personaggi con segni rapidi ed evanescenti. Atmosfera In Canaletto prevale luce limpida e armonia tra acqua e architetture; in Guardi un mare argenteo e un vasto cielo creano un clima rarefatto e vibrante.
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Bernardo Bellotto (1721–1780), nipote e allievo di Canaletto, sviluppò uno stile autonomo. Le sue vedute si distinguono per tonalità fredde, cieli blu-grigi e un’atmosfera severa e monumentale. Lavorò a Venezia, Dresda, Vienna e Varsavia, documentando con rigore le città europee. Le sue opere hanno valore storico inestimabile: i dipinti di Varsavia furono usati per la ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale. Più drammatico dello zio, Bellotto trasformò il vedutismo in memoria visiva e testimonianza storica, unendo precisione e forza espressiva.
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Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod tempor incididunt ut labore et dolore magna aliqua. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit, sed do eiusmod.
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