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Castello dei Principi d' Acaja
ginevra bavastro
Created on September 5, 2025
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Transcript
castello
dei principi d'acaja
ginevra bavastro
visita
La sua costruzione
Il castello dei Principi d'Acaja è un edificio storico di Fossano, in provincia di Cuneo; si trova nell'omonima piazza della cittadina . Simbolo della città, fu costruito al centro dell'antico borgo di Fossano, in posizione panoramica e ben difendibile, per volere di Filippo I di Savoia-Acaia.
la sua storia
1324
La sua costruzione iniziò nel 1324 e già otto anni dopo, nel 1332, furono ultimate le strutture fondamentali. Alla sua edificazione lavorarono centinaia di operai; furono necessari 3.355.000 mattoni,19.861 carri di pietre.
1332
1418
Estinto il ramo dei Savoia-Acaia nel 1418, la città ed il castello passarono sotto il dominio diretto dei Duchi di Savoia. Il duca Amedeo VIII utilizzò il castello come fortezza.
1420
Nel Quattrocento furono realizzate l'aula magna o sala del trono, l'alloggio del principe, la cappella, le cantine ed il cortile con porticato a colonne in marmo bianco, i cui capitelli furono scolpiti da Gaspare Solari. Sul lato nord fu eretta la quinta torre per le cucine, i forni ed i servizi.
1500
Dal 1500 al 1503 vi soggiornò Bona di Savoia, vedova di Galeazzo Maria Sforza; la leggenda vuole che all'interno del castello si aggiri il fantasma della duchessa.
1562
Nel novembre 1562 Emanuele Filiberto, firmò il Trattato di Fossano, che chiuse le ostilità con i francesi.
1590
Alla fine del ‘500 Carlo Emanuele e la consorte Caterina d'Asburgo vollero le due torri ad archi ad ovest delle logge. Allo stesso periodo risalgono le decorazioni del pittore fiammingo Giovanni Caracca. Parzialmente conservata è una volta dipinta a grottesche.
1689
Nel 1689 fu trasformato in carcere. Dopo poco furono costruiti: le caserme, le stalle, i magazzini del grano, nuovi corpi per ospitare le truppe.
1943
Fino al 1943 il castello fu usato come penitenziario e caserma. Nel dopoguerra divenne rifugio per gli sfollati ed i senzatetto.
1985
Il castello dei Principi di Acaia è dal 1985 sede della biblioteca civica. Sono in consultazione oltre 100.000 volumi
giovanni caracca
Il pittore Giovanni Caracca deve la sua notorietà principalmente alla sua attività che svolse presso la corte sabauda lavorando al servizio di Emanuele Filiberto e Carlo Emanuele I di Savoia tra il 1568 e il 1607. Durante la sua permanenza alla corte sabauda Caracca realizzò ritratti, quadri religiosi e decorazioni nella Grande Galleria di Carlo Emanuele I, che però venne distrutta da un incendio. Partecipò inoltre alla decorazione del castello di Fossano, dipingendo un maestoso soffitto a grottesche, solo parzialmente conservato.
la sala delle grottesche
La Sala delle Grottesche si trova nel Castello dei Principi d'Acaja a Fossano ed è un esempio di pittura tardomanierista del Cinquecento, decorata per volere di Carlo Emanuele I di Savoia, celebra il matrimonio del duca con Caterina d'Asburgo. La sala, con il suo stile decorativo ispirato alla pittura romana della Domus Aurea, è una tappa fondamentale della visita del castello.
lo stemma
Al centro della volta compaiono gli stemmi di Carlo Emanuele I di Savoia e di Caterina d’Asburgo. L’inserimento degli stemmi era un modo per affermare il prestigio, la legittimità e la presenza del duca e della duchessa nella residenza. Attorno allo stemma si trovano cartelle con il motto “Fert”, che è il motto dinastico dei Savoia: “Fert” ha vari possibili significati ma i sabaudi lo interpretavano come acronimo: Foedere et Religione Tenemur (“Siamo tenuti dal patto e dalla religione”) serve a sottolineare il legame religioso, politico e simbolico della casata.
l' uccello del paradiso
La prima lunetta che andremmo a vedere vi è raffigurato l’uccello del paradiso :era visto come un animale esotico, quasi mitico, perché proveniente da terre lontane e molte volte rappresentato senza gambe (come in questo caso). L'uccello del paradiso veniva usato come allegoria della elevazione spirituale, dell’anima che aspira al divino. Il suo volo continuo e la sua lontananza dal suolo (dalle impurità, dalla fatica) erano immagini potenti per idealizzare la nobile aspirazione. Potrebbe anche rappresentare l’ideale morale verso cui tendere, in contrapposizione agli uccelli che rappresentano vizi o debolezze.
il pappagallo
Il pappagallo potrebbe rappresentare la fedeltà o la parola sincera, in contrasto con altri uccelli che simboleggiano vizi come l’inganno, la vanità, l’isteria, la tentazione. Ma vistro che nel manierismo, simboli e figure ornamentali non erano puramente decorativi: servivano anche a educare moralmente, a far riflettere chi abitava o visitava il luogo. Il pappagallo, con la sua facoltà di “ripetere”, potrebbe invitare a riflettere su quando la parola è autentica e quando è solo eco o apparenza.
l'aquila
Il rapace che affronta la tempesta è sicuramente simbolo di forza , di chi “vola alto” e domina dall’alto. In un contesto ducale, può rappresentare il dovere del sovrano di essere deciso, di governare con fermezza. Le aquile vedono da lontano, quindi si può pensare che simboleggi la capacità di prevedere i pericoli, di vedere ciò che altri non vedono una delle qualità di buon governo: usare il potere ma con giustizia, forza ma con onestà.
l'arpia
L’arpia incarna un vizio o una tentazione che i duchi devono riconoscere e contrastare: l’ingiustizia, la crudeltà, la corruzione, la sopraffazione.L'arpia poteva servire come avvertimento: evitare di comportarsi come lei, non lasciarsi andare a passioni sfrenate o a comportamenti tirannici.Non solo in una stanza privata dei duchi, la decorazione non era solo bellezza, ma anche riflessione. L’arpia aiuta a generare consapevolezza morale: ci sono aspetti del carattere o del potere che, se male guidati, diventano pericolosi.