Want to create interactive content? It’s easy in Genially!
DIPENDENZA DAI RUOLI SOCIALI
michele montagna
Created on March 29, 2025
Start designing with a free template
Discover more than 1500 professional designs like these:
Transcript
Start
Educazione Civica
Galla Placidia
DIPENDENZA DAIRUOLI SOCIALI
Galla Placidia, oltre alla sua abilità politica e alla sua dedizione religiosa, si distinse anche per la sua attività di committente artistica, investendo nelle costruzioni e nell’arte per celebrare se stessa, la sua famiglia e il potere imperiale. Tra le sue imprese più significative, c’è la costruzione della chiesa di San Giovanni Evangelista a Ravenna nel 426, destinata a celebrare la sua salvezza da una tempesta in mare, e la realizzazione di numerosi mosaici che decoravano le chiese che commissionò, rivelando una profonda fede Nel contesto di Ravenna, Galla Placidia edificò anche la chiesa di Santa Croce, con un annesso mausoleo, e un complesso monastico dedicato a san Zaccaria. Inoltre, finanziò la costruzione della cappella di Sant’Aquilino nella basilica laurenziana di Milano, ampliando il suo impegno artistico e religioso in tutto l’Impero. A Roma, restaurò la basilica di San Paolo fuori le mura, facendo eseguire mosaici che celebravano la sua figura e quella della sua famiglia, un atto che non solo preservava l’eredità del padre e del fratello, ma le permetteva di legare la sua visione a quella di una dinastia imperiale. Le sue commissioni artistiche non erano soltanto atti di pietà, ma anche azioni politiche che rinforzavano il suo potere e la sua autorità nell’Impero. La sua influenza si estese ben oltre la sfera religiosa, poiché Galla Placidia seppe fare delle chiese e dei mosaici uno strumento di legittimazione del suo regno. La sua eredità artistica e architettonica è stata uno degli elementi chiave della sua lunga reggenza, lasciando segni indelebili nel panorama artistico e religioso dell’epoca.
Tra croci e corone:la monetazione di Galla Placidia
La monetazione di Galla Placidia si divide in quattro fasi, legate ai periodi del suo regno. La prima fase (421) avviene sotto il breve regno di Costanzo III, con monete coniate a Ravenna, simbolizzando la salvezza dello stato. La seconda fase (424-425), emessa dalla zecca di Costantinopoli per volere di Teodosio II, mostra simboli religiosi come la croce. Durante la reggenza per il figlio Valentiniano III (425-430), le monete, emesse in diverse zecche, celebrano il potere imperiale e divino. Infine, le emissioni orientali, dopo il 424, continuano a celebrare Galla anche dopo il suo trasferimento in Occidente. In sintesi, le monete riflettono il potere politico e religioso di Galla Placidia.
Sottomessa, sorvegliata, sacrificata. La donna romana nasceva sotto il dominio del padre, cresceva sotto l’ombra del marito e, se sopravviveva abbastanza a lungo, finiva sotto la tutela del figlio. La sua vita era un confine stretto, tracciato dal pater familias, il padrone della casa, della legge, della sua esistenza. Il suo destino? Un matrimonio deciso dalla famiglia, un ruolo confinato tra le mura della domus, dove avrebbe dovuto incarnare la modestia, il pudore, il silenzio. Poteva educare i figli, amministrare la casa, ma mai alzare la voce, mai reclamare il diritto di scegliere. Il suo corpo era proprietà di altri. Il marito poteva tradire impunemente, lei no. Se scoperta, la punizione era l’esilio, la perdita della dignità, della famiglia, della sua stessa identità. Se sorpresa a bere vino – simbolo di libertà e piacere – poteva essere punita come un’adultera. Per la legge, non era padrona di nulla, nemmeno di sé stessa.
Figlie,mogli,madri:il destino immutabile delle donne nell'antica Roma
Infirmitas Sexus: il peso dell’essere donna a Roma
“Fragilità del sesso”. Così gli uomini di Roma, legislatori e custodi del potere, definivano la donna. Non un individuo, ma una creatura manchevole, imperfetta per natura, incapace di autodeterminarsi. Infirmitas sexus non era solo un concetto, era una sentenza: la giustificazione morale e giuridica della loro esclusione dalla vita pubblica, della loro sottomissione prima al padre, poi al marito, infine al figlio. Secondo questa visione, la donna era dominata dalle passioni, instabile per nascita, troppo emotiva per prendere decisioni razionali. Per questo, le fu negato l’accesso alla politica, alle magistrature, al diritto di rappresentare sé stessa in tribunale senza un tutore. Anche la legge matrimoniale rifletteva questa inferiorità presunta: il matrimonio cum manu la privava della propria identità legale, assoggettandola interamente alla potestà del marito. Ma era davvero fragilità o era paura maschile mascherata da dottrina? I fatti contraddicevano il dogma. Le donne romane non erano affatto deboli. Sorreggevano il peso della famiglia, dell’onore, dell’educazione dei figli, tramandavano il mos maiorum, la sacralità delle tradizioni. Le matrone delle grandi famiglie patrizie erano le vere artefici delle alleanze politiche, muovevano i fili nell’ombra, consigliavano i potenti.
Non poterono mai votare, non sedettero mai nei Senati di marmo, ma cambiarono la loro storia a modo loro: sfidando le catene, una alla volta. Perché la vera rivoluzione delle donne romane non fu gridata, fu vissuta.Una donna che, in un’epoca dominata dagli uomini e dalla guerra, riuscì a scolpire il proprio nome nella storia con la forza della sua intelligenza e della sua visione, fu Galla Placidia.
Galla Placidia
Galla Placidia:mosaico di potere e fede
Galla Placidia, figlia di Teodosio I, emerse come una delle figure più influenti dell’Impero Romano d’Occidente nel V secolo, durante uno dei periodi più turbolenti della storia imperiale. La sua vita fu un continuo susseguirsi di sfide politiche, familiari e personali che la portarono a un ruolo di potere straordinario, sebbene spesso dietro le quinte. Nata intorno al 388, Galla visse un’infanzia segnata dalla morte precoce del padre e dal successivo squilibrio del potere nell’Impero, che vide la divisione tra Oriente e Occidente. La sua infanzia si concluse tragicamente con la cattura, nel 410, durante il sacco di Roma ad opera dei Visigoti di Alarico. Da prigioniera, venne condotta alla corte di Ataulfo, re dei Visigoti, dove il destino di Galla si intrecciò con quello di una serie di eventi che avrebbero segnato il destino dell’Impero stesso. Il suo matrimonio con Ataulfo, seppur breve e destinato a concludersi con la morte prematura del marito, fu una dimostrazione della sua abilità diplomatica e politica. Il figlio che Galla portò in grembo, Teodosio, doveva essere il simbolo di una possibile unione tra il mondo romano e quello barbarico. Ma la morte di Ataulfo e del bambino, che lei chiamò Teodosio come segno della sua speranza per una continuità imperiale, la costrinse a tornare a Roma, dove divenne un personaggio centrale durante il regno di Onorio, suo fratello. Dopo la morte di Onorio nel 423, la successione fu contesa. Galla Placidia e il suo figlio Valentiniano III furono finalmente riconosciuti legittimi sovrani, nonostante le difficoltà politiche con la corte d’Oriente, che inizialmente non li riconobbe. Nel periodo di reggenza, Galla riuscì a manovrare abilmente tra alleati e nemici. Sostenne la Chiesa di Roma e cercò di mantenere un equilibrio tra le esigenze dell’Occidente e quelle dell’Oriente. Le sue decisioni politiche spesso cercavano di preservare l’unità imperiale, anche se la divisione tra i due imperi era ormai irreversibile. Non fu un periodo senza conflitti interni: la sua reggenza vide il potere di generali come Aezio e Felice, uomini forti che a volte si trovarono in contrasto con le ambizioni di Galla, ma che dovette riuscire a controllare con intelligenza e determinazione. Anche dopo aver ceduto il potere a suo figlio Valentiniano III nel 437, Galla mantenne una grande influenza, contribuendo dietro le quinte alla politica e alla stabilità dell’Occidente. La sua figura rimase centrale fino alla fine della sua vita, nel 450, quando la morte la colse mentre il suo regno, pur sotto la guida del figlio, era ancora in balia dei continui intrighi e sfide, da parte di nemici interni ed esterni, come i Vandali e Attila. La morte di Galla Placidia fu un evento che segnò la fine di un’era per l’Impero Romano d’Occidente, ma la sua memoria rimase viva attraverso il Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna, dove il suo corpo, secondo la tradizione, venne sepolto insieme ai resti di altri membri della sua famiglia, ma in realtà fu sepolta a Roma nel Mausoleo onoriano. La sua figura, tanto imperiale quanto materna, rimase simbolo di una lotta instancabile per il potere e la stabilità in un periodo in cui l’Occidente romano stava rapidamente perdendo la sua antica grandezza. Galla Placidia fu una donna che navigò in un mare tempestoso di alleanze, tradimenti, amori e lotte per il potere, ma che seppe lasciare un’impronta indelebile nella storia, grazie alla sua capacità di manovrare abilmente nel mondo della politica imperiale, pur restando sempre fedele all’idea di un impero unito, anche se ormai diviso.