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dal carbone al petrolio
vittoria corizzo
Created on March 28, 2025
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Transcript
Il carbone è un combustibile solido composto prevalentemente da carbonio che si forma in natura a causa della decomposizione anaerobica (cioè senza ossigeno) di sostanze organiche vegetali. Si tratta di un processo che può impiegare milioni di anni per essere portato a termine e, in questo lasso di tempo, le temperature e le pressioni alle quali è sottoposto il materiale possono influenzare la quantità di carbonio presente al suo interno. continua
cos' è il carbone?
dal carbone al petrolio
L' Estrazione del carbone
Una volta individuato un giacimento, la sua posizione e conformazione, si procede alla costruzione del cantiere-miniera. Se il carbone si trova a profondità non superiori ai 30 metri, viene estratto in miniere a cielo aperto, dove il giacimento è accessibile dopo l'eliminazione degli strati di suolo e roccia sovrastanti con l'aiuto di cariche esplosive. Per filoni di carbone a profondità maggiori di 30 metri, l'accesso al giacimento si ottiene scavando miniere sotterranee, formate da almeno due gallerie, per il passaggio di minatori e macchinari fino al giacimento.Nelle miniere a cielo aperto, il carbone viene estratto dopo essere stato liberato dalle rocce sovrastanti. Nel caso di miniere sotterranee, l'estrazione si esegue con due modi: quello "dei pilastri abbandonati" e quello "delle lunghe fronti". Il primo sistema consiste nell'estrarre carbone lasciandone però dei "pilastri" a sostegno del soffitto della miniera. Nel caso delle lunghe fronti, invece, si utilizza una serie di strutture di sostegno, dette "armature" che sono facilmente spostabili e sostengono il soffitto nell'area di escavazione. Man mano che l'estrazione procede, le armature vengono spostate e il soffitto frana. I due metodi differiscono per il dissesto del suolo che provocano. Infatti, all'asportazione del carbone, se la miniera non è sostenuta, segue un più o meno graduale abbassamento dei terreni sovrastanti. In aree soggette a vincoli ambientali, si preferisce, dunque, il metodo dei pilastri abbandonati. Altrove, quello delle lunghe fronti che, grazie a uno sfruttamento più intensivo della miniera, produce una quantità di carbone 4/5 volte superiore. Una volta estratto, il carbone viene trattato in modo da renderlo adatto alle esigenze commerciali. In particolare, viene macinato, vagliato per ottenere le pezzature richieste dal mercato e lavato per eliminare le impurità.
La “roccia madre” si chiama così perché è da qui che si generano gli idrocarburi. Per essere roccia madre dev’essere ricca di materia organica. Che nel corso delle ere geologiche questo miscuglio di materia organica viene ricoperto continuamente da sedimenti, che si accumulano.A un certo punto lo strato si ritroverà a profondità sempre maggiori, dove temperatura e pressione aumenteranno fino a innescare le reazioni chimiche che generano gli idrocarburi. A seconda delle temperature “di cottura” si hanno tipi diversi di idrocarburi. Tra gli 80° e 150°C si generano idrocarburi liquidi, come appunto il petrolio. Questo intervallo viene indicato in geologia come “finestra dell’olio”. Dai 130° fino ai 225°C circa si forma gas naturale, e oltre i 200 C° comincia a formarsi carbone. Tutto il processo avviene nell'arco milioni di anni, tra i 10 e i 100 milioni di anni.
Petrolio
Roccia madre
Il petrolio (dal termine tardo latino petroleum, composto da petra "roccia", e oleum "olio", cioè "olio di roccia ") è una miscela liquida di vari idrocarburi, in prevalenza alcani, che si trova in giacimenti negli strati superiori della crosta terrestre, per far sì che si formi un giacimento di petrolio, quindi un accumulo, abbiamo bisogno di tre rocce: una roccia madre, una roccia serbatoio e uno strato di roccia impermeabile, che chiamiamo copertura.
Strato di copertura
La terza roccia necessaria per avere un giacimento è uno “strato di copertura”, impermeabile, che si deve trovare al di sopra della roccia serbatoio. Ha la funzione di bloccare la risalita di petrolio. Se non ci fosse questo strato il petrolio arriverebbe in superficie, disperdendosi. cio non accade poiche il petrolio si ferma all'interno di una trappola petrolifera, ovvero un giacimento dove la miscela è intrappolata nella parte superiore della roccia madre, tra la roccia impermeabile e l'acqua sottostante.
Roccia serbatoio
Al di sopra della roccia madre si trova cosiddetta roccia serbatoio. Questa roccia deve essere porosa e permeabile perché dev’essere in grado di accogliere il petrolio che arriverà dalla roccia madre. L'arenaria, cioè una roccia fatta di sabbia, è la roccia serbatoio per eccellenza.
La Basilicata e la più grande riserva petrolifera d' italia nel 2024 i giacimenti lucani tra Val d’Agri e Valle del Sauro hanno estratto oltre 3,7 milioni di tonnellate di greggio che equivale al 87% della produzione nazionale di petrolio. In Basilicata cisono 3 giacimenti di petrolio quello della Val d' Agri con 27 pozzi di cui 20 appartengono all' Eni e 7 alla Shell, Tempa Rossa un giacimento di Total e Shell e Valle del Sauro dove la presenza del petrolio fu scoperta nel 1989 dalla società belga FINA, poi acquisita dalla francese Total. I giacimenti trattano la miscela di idrocarburi estratta dal sottosuolo in impianti chiamati “centro oli”, di fatto delle raffinerie. Modulando la temperatura del greggio nelle raffinerie, si possono estrarre petrolio, GPL e gas. A 80 °C si producono gli idrocarburi liquidi, mentre dai 150 °C in su gli idrocarburi diventano gassosi. Dopo appena sei mesi dal suo avvio, nel marzo 2021, la Regione ha imposto il blocco al Centro oli Tempa Rossa per inadempimenti rispetto alle normative ambientali, superamenti di emissioni, in particolare per le polveri, anidride solforosa (SO2) e ossido di azoto (NOx). Altre diffide da parte della Regione sono arrivate anche nel 2022, contro le quali la Total ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale (Tar). Nel frattempo è stato però raddoppiato l’oleodotto che porta il greggio di Tempa Rossa alla raffineria Eni di Taranto e sono state adeguate le strutture logistiche della raffineria, nonostante l’opposizione della Regione Puglia. E purtroppo Il 5 aprile 2024 , la Giunta della Basilicata ha dato il via libera (con la delibera 293) al rinnovo quinquennale della concessione per la coltivazione di idrocarburi “Gorgoglione”, il progetto Tempa Rossa. La delibera recepisce l’intesa Stato-Regione a favore dell’istanza presentata da Total Energies Ep Italia Spa. Si tratta di una proroga di altri cinque anni ma stando ai quantitativi di petrolio greggio e gas stoccati nel sottosuolo “è prevedibile una coltivazione del giacimento, nei limiti di produzione autorizzati, in un arco temporale che si estende fino al 2068”, come si legge nel documento approvato dalla Regione.