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20250328-DiarioDiScuolaPennac-MiaBracci
BRACCI MIA
Created on March 27, 2025
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Transcript
Mia Bracci 2aD
TRAMA
Questo libro è diviso in sei capitoli, ognuno composto da circa venti paragrafi, che raccontano la situazione scolastica dell'autore quando era studente e il punto di vista come insegnante. Il libro fa riflettere anche su delle frasi che magari diciamo senza neanche accorgersene, come "Non ci arriverò mai". Questo "ci" lo utiliziamo senza neanche saperlo e certe volte non si sa nemmeno cosa voglia dire. C'è un capitolo dedicato a questo e probabilmente è stato il mio preferito. Il libro inoltre, fa riflettere sulle risposte che danno gli studenti a volte (da un punto di vista di insegnante), che possono essere giuste, sbagliate o... assurde! Le risposte assurde sono quelle dove l'alunno non ci pensa neanche e risponde meccanicamente senza una logica. Pennac fa l'esempio di un suo allievo che ha scambiato il nome "elemento" per un verbo, credendo che all'infinito facesse "elementire", perché era simile al verbo mentire.
Frasi significative
"Diventiamo. Gli uni dopo gli altri, diventiamo. Le cose non vanno quasi mai come previsto, ma una cosa è certa: noi diventiamo." (pagina 93) "Il sapere è anzitutto carnale. Le nostre orecchie e i nostri occhi lo captano, la nostra bocca lo trasmette. Certo, ci viene dai libri, ma i libri escono da noi. Fa rumore, un pensiero, e il piacere di leggere è un retaggio del bisogno di dire. (pagina 136) "In questo mondo bisogna essere un po' troppo buoni per esserlo abbastanza." (pagina 221)
autore
L’autore di questo libro è Daniel Pennac, all’anagrafe Daniel Pennacchioni. E’ nato a Casablanca nel 1944, e dopo un’infanzia vissuta in giro per il mondo, si è stabilito a Parigi, dove insegnava lettere in un liceo. In particolare in questo libro, fa notare che andava malissimo a scuola, però niente gli ha impedito di diventare professore. I suoi libri più famosi, oltre a “Diario di Scuola”, sono “L’Occhio del lupo”, “La fata carabina”, “Abbaiare Stanca”, e “Io e Kamo”.
LETTERA ALL'AUTORE
Caro scrittore Daniel Pennac, Ho letto il Suo libro Diario di Scuola e mi è piaciuto moltissimo perché mi ha fatto riflettere su temi importanti come l'amore, sull'importanta e la naturalezza del diventare e su quella frase "Non ci arriverò mai" che diciamo continuamente, con quel "ci" che ci perseguita. Sono stati molto originali gli esempi e le metafore che Lei ha fatto, anche se a volte le ho dovute rileggere più volte perché all'inizio non ne coglievo il significato. Mi è piaciuto in particolare quando ha spiegato che le risposte degli studenti potrebbero essere giuste, sbagliate o assurde! Devo ammettere che prima di leggere questo libro, pensavo che esistessero solo giuste o sbagliate, e finiva lì. Ora ho capito che esistono anche quelle assurde, cioè dove lo studente non ragiona neanche prima di rispondere, lo fa meccanicamente e senza un ragionamento. Lei ha fatto l'esempio di un Suo studente, che ha scambiato il nome "elemento" per un verbo che all'infinito farebbe "elementire", per la sola somiglianza con il verbo mentire. E' stato molto affascinante anche il Suo ragionamento sul diventare. Lei ha raccontato che da piccolo pensavano che quando fosse diventato adulto non sarebbe diventato niente perché non andava bene a scuola. Come ha scritto Lei, i genitori hanno paura che il futuro sia una parete dove sono proiettate le immagini smisuratamente ingrandite di un presente senza speranza; ma non è così. Per me, tutti possono diventare quello che vogliono impegnandosi, come del resto ha fatto Lei: andava male a scuola, eppure è diventata Professore! Grazie e a presto, Mia
CURIOSITA'
Daniel Pennac non usa il suo cognome vero (Pennacchioni) nei libri che scrive, perché il primo pamphlet (opuscolo) che ha pubblicato criticava il servizio militare. Suo padre era un militare, quindi lo scrittore l’ha fatto per non metterlo in imbarazzo.