Want to create interactive content? It’s easy in Genially!
I Mongoli
Ciccio Gambino
Created on March 27, 2025
Start designing with a free template
Discover more than 1500 professional designs like these:
Transcript
I Mongoli
e la diffusione della peste
la diffusione della peste
la via della seta
storia dell'impero mongolo
STORIA DELL'IMPERO
L'Impero Mongolo, al suo apice (1206-1368), dominava l'Asia grazie alle conquiste di Gengis Khan, che unì le tribù nomadi e creò un esercito potente basato su cavalleria e arcieri esperti. Dopo la sua morte, fu suddiviso in quattro khanati, con la dinastia Yuan in Cina come la più potente. I Mongoli, integrandosi nelle società conquistate, adottarono nuove religioni e persero parte della loro identità e favorirono la connessione tra Oriente e Occidente tramite scambi commerciali e culturali.
gengis khan
Mappa delle Conquiste
Gengis, nato come Temujin nel 1162 circa, si affermò come abile comandante militare per il capo della sua tribù. In un periodo di circa dieci anni, dal 1195 al 1205, Gengis divenne un leader a pieno titolo e lentamente espanse il suo dominio attraverso una spietata combinazione di diplomazia, guerra e terrore Le tribù dei Tartari, e altre, furono sottomesse. Infine, nel 1206, in una grande riunione di tutti i capi tribali, Gengis fu formalmente riconosciuto come il Gran Khan o "sovrano universale" dei Mongoli. Nel 1218, Gengis Khan rivolse la sua attenzione all'Asia occidentale, iniziando l'invasione dell'impero persiano. Con un esercito di 100.000 uomini, conquistò città come Bukhara e Samarcanda, e invase l'Afghanistan settentrionale. Sconfisse un esercito russo e circondò il Mar Caspio. In meno di vent'anni, l'Asia fu sconvolta dalla sua invasione. Gengis Khan morì nel 1227 per una malattia sconosciuta, ma il suo impero continuò sotto i suoi successori.
CONDOttieri successivi
Subutai, generale del successore di Gengis, Ogedei, coordinò la campagna in tutta l'Asia centrale.Dal 1236 al 1242 un esercito di 150.000 uomini, organizzati in cinque divisioni separate, marciò attraverso il Kazakistan-Uzbekistan per attaccare l'Europa orientale vicino al fiume Volga. Durante più campagne furono riportate vittorie contro Bulgari, Russi, Polacchi e Ungheresi. La cavalleria mongola divenne nota come i "cavalieri del diavolo". Grandi città come Kiev, Cracovia, Buda e Pest furono tutte devastate e saccheggiate. Sembrò che solo la morte di Ogedei, nel 1241, avesse salvato l'Europa da ulteriori incursioni, poiché i capi mongoli furono costretti a tornare a Karakorum per eleggere un nuovo khan.
Kublai, o Qubilay, Khan regnò dal 1260 al 1294, ma già in precedenza si era distinto nella campagna i Song della Cina. Per avere il titolo di Gran Khan Kublai dovette combattere con suo fratello , ma Kublai vinse e anche se l'impero era effettivamente diviso in quattro khanati, ebbe la consolazione di avere la parte più ricca. Kublai, in ogni caso, ambiva a un titolo ancora più prestigioso: quello di imperatore della Cina. Di conseguenza i Song furono nuovamente attaccati. Negli undici anni successivi capitolarono tutte le città, una a una, e quando cadde la capitale, finì anche la dinastia cinese. Kublai si dichiarò imperatore della Cina e chiamò il suo stato Dinastia Yuan Ma Kublai non era soddisfatto, così lanciò due attacchi contro il Giappone, nel 1274 e nel 1281, entrambi fallimentari Imperterrito, condusse attacchi anche nel sud-est asiatico con risultati alterni. L’Impero Mongolo sembrava aver raggiunto il suo apice e il XIII secolo avrebbe visto solo il suo declino. Fu proprio alla sua corte che venne accolto Marco Polo: egli infatti, che visse a Pechino, fu in rapporti di stretta amicizia e fiducia con il condottiero per ben 17 anni.
Qubilay khan
Da "Il Milione"
I Khanati
La Via della Seta, attiva tra il II secolo a.C. e il XV secolo d.C., fu una rete di rotte commerciali che collegava l'Asia all'Europa e all'Africa. Fu avviata sotto la dinastia Han cinese (II secolo a.C.), con il famoso esploratore Zhang Qian che aprì il percorso verso l'Asia centrale. Durante il periodo dell'Impero Romano, la via fu ulteriormente sviluppata, permettendo il commercio tra l'Occidente e l'Oriente. Nel corso dei secoli, la Via della Seta facilitò anche scambi culturali e religiosi, come la diffusione del buddismo dall'India verso l'Estremo Oriente. Nel XIII e XIV secolo, durante il dominio dell'Impero Mongolo, la Via della Seta raggiunse il suo apice grazie alla protezione mongola, che garantiva la sicurezza lungo i percorsi. Tuttavia, con la diffusione delle rotte marittime e la crescente instabilità politica, la Via della Seta perse importanza dal XV secolo, quando le nuove rotte europee verso l'Asia via mare divennero predominanti
LA VIA DELLA SETA
La via della seta
La diffusione della peste
La Via della Seta facilitò la diffusione della Peste Nera nel XIV secolo, poiché collegava l'Asia all'Europa, favorendo il movimento di persone e merci, ma anche di malattie. La peste si originò in Cina e si diffuse tramite le carovane lungo la via, raggiungendo l'Asia centrale e, successivamente, l'Europa. Le città lungo queste rotte, come Samarcanda e Caffa, divennero centri di diffusione. Nel 1347, la malattia arrivò in Europa tramite navi mercantili, decimando rapidamente la popolazione.
L'assedio di Caffa
La Repubblica di Genova, che aveva acquisito grande ricchezza e influenza grazie al commercio e alle sue colonie nel Mar Nero, giocò un ruolo cruciale nella diffusione della Peste Nera in Europa. Nel 1346, durante l'assedio di Caffa (oggi Feodosia, in Crimea), un avamposto genovese, i mongoli, già decimati dal morbo, decisero di ritirarsi, ma non prima di lanciare i cadaveri infetti all'interno delle mura della città con l'uso di catapulte. Questo fece entrare il contagio tra i genovesi. Le navi mercantili genovesi, cariche di merci e anche di persone infette, lasciarono Caffa e diffusero la peste lungo le rotte commerciali del Mediterraneo. Nel 1347, la peste raggiunse la Sicilia, dove si diffuse rapidamente e poi si estese in tutta Europa, decimando la popolazione.
Testimonianza
di Alberto Colomba,Viola Domeniconi, Carla Fricano, Francesco Gambino, Simone Pardo, Manfredi Parisi.
grazie per l'attenzione
Gabriele de’ Mussi (1280 –1356), notaio piacentino, diede un resoconto dell’assedio di Caffa in un’opera in latino intitolata "Historia de morbo sive mortalitate" “Nel 1346, nei paesi d'Oriente, innumerevoli Tartari e Saraceni furono colpiti da una misteriosa malattia che portò a morte improvvisa […] Oh Dio! Guarda come le razze pagane dei Tartari, riversatesi da ogni parte, improvvisamente investirono la città di Caffa e assediarono i Cristiani intrappolati lì per quasi tre anni[...] I Tartari morenti, storditi e stupefatti dall'immensità del disastro provocato dalla malattia, e rendendosi conto di non avere alcuna speranza di fuga, persero interesse nell'assedio. Ma ordinarono che i cadaveri fossero messi nelle catapulte e lanciati nella città nella speranza che l'intollerabile fetore avrebbe ucciso tutti all'interno. E presto i cadaveri in putrefazione contaminarono l'aria e avvelenarono l'approvvigionamento idrico. [...] Nessuno sapeva, o poteva scoprire, un mezzo di difesa. [...] Come accadde, tra coloro che fuggirono da Caffa in barca, c'erano alcuni marinai che erano stati infettati dalla malattia velenosa. Alcune barche erano dirette a Genova, altre andarono a Venezia e in altre zone cristiane. Quando i marinai giunsero in questi luoghi e si mescolarono alla gente del posto, fu come se avessero portato con sé spiriti maligni: ogni città, ogni insediamento, ogni luogo fu avvelenato dalla pestilenza contagiosa e i loro abitanti, sia uomini che donne, morirono all'improvviso.”
"Sappiate veramente ch'apresso Cinghin Cane fue Cin Kane, lo terzo Bacchia Kane, lo quarto Alcon, lo quinto Mogui, lo sesto Cublam Kane. E questi àe piú podere, ché se tutti gli altri fossero insieme, non poterebboro avere tanto podere com'àe questo Kane dirieto ch'à oggi, e à nome Cablam Kane. E dicovi piú, ché se tutti li signori del mondo, e saracini e cristiani, (fossero insieme), non potrebboro fare tanto tra tutti come farebbe Coblam Kane." - Marco Polo, "Il Milione"