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5. Iconografia, gesto, iconologia nelle serie tv

Antonella Di Gangi

Created on March 23, 2025

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Iconografia, gesto, iconologia nelle serie tv

La psicologia delle emozioni

Prima di iniziare a parlare della psicologia delle microespressioni, è opportuno comprendere ciò che le scatenano: le emozioni. Per emozioni si intendono quelle:

“reazioni psicofisiche piacevoli o spiacevoli dell'individuo a eventi esterni e interni rilevanti per i suoi scopi [...]. Sono costituite da un insieme di risposte alla percezione di uno stimolo con il quale l'organismo interagisce: risposte fisiologiche (alterazioni della frequenza respiratoria e cardiaca, della conduttività elettrica della pelle, della pressione sanguigna) [...]; risposte tonico-posturali, come la tensione o il rilassamento corporeo; risposte comportamentali [...]; risposte espressive di tipo mimico-facciale, vocale e gestuale; risposte espressive di tipo linguistico [...], il tutto, naturalmente arricchito poi dall'esperienza soggettiva dei singoli individui”.

I principali studiosi di teorie dell’emozione fino agli anni ‘60 furono James e Cannon, con pensieri in contrapposizione tra loro. James propose nel 1884 una teoria periferica, secondo cui un determinato evento emotigeno scatenerebbe nell’essere umano una serie di cambiamenti neurovegetativi e viscerali, che vengono percepiti da esso come esperienza emotiva. Secondo James in sintesi “non piangiamo perché siamo tristi, ma siamo tristi perché piangiamo”. Entrambi gli studiosi però non tenevano in considerazione il fattore psicologico. Il primo a parlarne fu Schachter nel 1964, con la teoria cognitivo-attivazionale. Secondo lui, l’attivazione fisiologica era imprescindibile da una componente psicologica derivante da un evento emotigeno. Solo attraverso un ulteriore atto cognitivo l’essere umano poteva essere in grado di “etichettare” l’emozione provata e procedere al suo riconoscimento.vece nel 1927 ideò una teoria centrale, sostenendo che l’emozione ha origine dalla regione talamica del cervello e che le reazioni fisiologiche si attivino di conseguenza.

Stanley Schachter (1922 – 1997)

A partire dagli anni ‘80 vennero ideate nuove teorie, partendo dal concetto di appraisal, ovvero valutando cognitivamente gli stimoli: secondo questi studi le emozioni si manifestano perché scatta nell’individuo una valutazione cognitiva della situazione in cui ci si trova in quel momento. Con queste teorie si mette in risalto anche la soggettività dell’esperienza emotigena, per questo motivo si può dedurre che le emozioni, quelle primarie principalmente, siano innate, geneticamente determinate e automatiche nella loro manifestazione.

Le emozioni primarie si definiscono così in quanto sono riscontrabili in ogni popolazione, al contrario di quelle secondarie che invece risentono dell’influenza sociale dell’individuo. Sono sei, cinque delle quali rese particolarmente famose dal cartone Disney Inside Out (2015): Gioia: stato d’animo positivo di chi riesce a soddisfare tutti i suoi desideri; Tristezza: stato d’animo legato a una perdita o a un insuccesso; Rabbia: emozione generata dalla frustrazione, spesso manifestata attraverso aggressività; Disgusto: risposta repulsiva nei confronti di qualcosa; Paura: emozione dominante dell’istinto, ha come obiettivo la nostra sopravvivenza in caso di situazione pericolosa; Sorpresa: ha origine da un evento inaspettato e viene subito sostituita da gioia o paura.

Paul Ekman e la psicologia delle microespressioni

Già a partire da Darwin, le espressioni facciali sono state oggetto di studio, proprio perché venivano reputate il più potente mezzo di comunicazione tra gli individui. Nel 1971 Ekman insieme a Friesen, iniziò a condurre uno studio interculturale, un po’ come il dottor Lightman in Lie to Me, con lo scopo di comprendere se davvero, come sosteneva Darwin, esistessero delle manifestazioni emotive uguali per tutte le specie:

“L’espressione delle emozioni avviene tramite l’attivazione di determinati muscoli, negli animali come nell’uomo. Quest’ultimo però possiede una maggiore abilità nell’articolazione delle espressioni facciali, tramite 46 muscoli che risultano il principale vettore di comunicazione emozionale: ognuno di questi è rappresentato da unità d’azione (AU) nel sistema sviluppato da Ekman e Friesen, il Facial Action Coding System (FACS). La contrazione di questi muscoli genera oltre 7000 combinazioni diverse di espressioni [...] che appaiono in un venticinquesimo di secondo per poi svanire” (Nardo, p. 5).

Il metodo FACS viene utilizzato come sistema di osservazione e classificazione di tutti i movimenti facciali, per un totale di 58 movimenti differenti, alcuni associati a specifiche emozioni e altri a nessuna in particolare. I cambiamenti sono stati analizzati nel volto umano, quindi questo metodo prende in considerazione il modo in cui ogni muscolo modifica l’espressione facciale. Una limitazione di questo metodo è che vengono considerati solo i movimenti, tralasciando gli effetti quali rossore e sudorazione. Per questo motivo Ekman, così come Cal Lightman, sostiene che si può attribuire scientificamente a una determinata espressione facciale una specifica emozione. La sua scientificità viene dettata dal fatto che condusse i suoi studi anche su una popolazione della Nuova Guinea e ottenne i medesimi risultati, potendo così sostenere che l’espressività e il riconoscimento delle espressioni facciali sono universali.

A ogni microespressione viene attribuito un numero ed eventualmente una lettera, in questo modo si possono creare dei “pacchetti” che vanno a determinare una specifica emozione. Nella sigla iniziale della serie tv vengono mostrati degli esempi: 12d (rughe “a zampa di gallina”) e 25c (sollevamento degli angoli della bocca, con conseguente apertura) formano assieme il genuine smile (sorriso sincero). Al contrario 4d (abbassare e avvicinare le sopracciglia repentinamente), 6d (sollevare le guance) e 9d (corrugare il naso) danno come risultato finale pain (sofferenza). Nella serie tv lo psicologo Lightman, riprendendo gli studi di Elkman, spiega nello specifico le microespressioni legate a ogni emozione primaria.

Lie to me

Lie to Me è una serie tv ideata e realizzata dalla Fox, composta da tre stagioni, che ha come protagonista Cal Lightman (Tim Roth), uno psicologo specializzato nella comunicazione non verbale, in particolare in cinesica, in grado di comprendere le emozioni provate dagli interlocutori e soprattutto la loro effettiva sincerità. Per questo motivo, lui e i suoi colleghi del Lightman Group sono spesso coinvolti in casi irrisolvibili dell’FBI o della CIA.

La felicità ad esempio è contraddistinta dalla comparsa delle rughe “a zampa di gallina”, dell’innalzamento delle guance e del movimento dei muscoli facciali verso l’alto. La tristezza invece è caratterizzata dalle palpebre superiori cadenti, perdita di focus nello sguardo e un lieve abbassamento degli angoli della bocca.

La rabbia invece prevede l’abbassamento di entrambe le sopracciglie, lo sguardo offuscato e il restringimento delle labbra. Il disgusto si riconosce in quanto compaiono delle rughe all'attaccatura del naso e il labbro superiore si solleva distaccandosi da quello inferiore.

La paura prevede invece l’innalzamento repentino delle sopracciglia e della palpebra superiore, la tensione della palpebra inferiore e soprattutto l’allungamento orizzontale delle labbra verso le orecchie. Infine la sorpresa è contraddistinta, per al massimo un secondo, dall’innalzamento delle sopracciglia e dall'apertura di occhi e bocca. Così facendo si possono comprendere anche le espressioni nate dall’unione di due emozioni primarie.

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Paura

Disgusto

Sorpresa

Rabbia

Tristezza

Gioia