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Cyberbullismo

aurora peluso

Created on March 21, 2025

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Transcript

Aurora Peluso, Giovanni Ruffolo, Caterina Stigliano e Carlotta Mammone

Cyberbullismo

05-

Sostegni

04-

Gli effetti

03-

Le cause

02-

Tipi di bullismo

01-

Definizione

Testimonianze di

Cyberbullismo

Gioele, 10 anni

Carolina, 14 anni

Carlotta, 13 anni

Giulia, 21 anni

I tipi di bullismo

Il bullismo può manifestarsi in diverse forme, ognuna delle quali ha effetti molto negativi sulle vittime. Una delle forme più evidenti è il bullismo fisico, che include atti di violenza come spintoni, pugni, calci o danneggiamento di oggetti personali. Questi comportamenti possono causare dolore fisico, ma anche lasciare ferite emotive durature. Un’altra forma di bullismo è quella verbale, che si esprime attraverso insulti, minacce, offese e umiliazioni. Questo tipo di aggressione mira a ferire emotivamente la persona, creando un dolore psicologico che può essere altrettanto intenso quanto quello fisico. Le parole possono essere molto più dannose di quanto si pensi. Esiste poi il bullismo sociale o relazionale, che è più sottile ma altrettanto dannoso. In questo caso, la vittima viene esclusa da un gruppo, diffondendo voci false o sabotando le sue relazioni sociali. Questo porta la persona a sentirsi isolata, rifiutata e sola, danneggiando la sua autostima e la sua capacità di relazionarsi con gli altri. Infine c’è il cyberbullismo che si svolge online attraverso i social media, le chat o i messaggi. In questo caso, il bullo può diffondere informazioni private, insultare, minacciare o addirittura creare profili falsi per danneggiare la vittima.

Come aiutare le vittime?

Un ruolo fondamentale in questo scenario lo svolgono, ovviamente, anche i genitori. Oltre a dover supportare i loro figli in caso di minaccia o comportamento vessatorio, sarà necessario accogliere e sostenere le loro fragilità e aiutarli ad accettare anche quello che i loro figli non accettano di sé. Inoltre bisognerebbe monitorare accuratamente l'utilizzo di smartphone e computer e fare attenzione anche al più piccolo cambiamento negli atteggiamenti e nel modo di comportarsi. Un ruolo fondamentale è svolto anche degli amici che dovrebbero ascoltare e supportare un loro coetaneo in difficoltà, sii gentile con lui. È importante ricordargli che sei lì per lui e che lo vuoi aiutare. Se il tuo amico non vuole ancora segnalare l’incidente, supportalo nella ricerca di un adulto di fiducia che possa aiutarlo a gestire la situazione. Bisogna ricordare che in determinate situazioni, le conseguenze del cyberbullismo possono essere pericolose per la vita. Non fare nulla che può far sentire il tuo amico come se tutti fossero contro di lui o che a nessuno importi. Una parola o un gesto di conforto e di vicinanza può fare la differenza.

Quando avevo 13 anni, durante le scuole medie, ho subito bullismo da parte di una professoressa. Nei primi due anni di scuola non ebbi problemi con lei, perché essendo molto giovane, non frequentavo posti né persone al di fuori della scuola. La violenza iniziò il primo giorno della terza media, poiché durante le vacanze avevo conosciuto nuove persone e mi divertivo con la libertà che caratterizza quell’età. Lei mi umiliò davanti a tutta la classe, dicendomi di essere una ragazza di poco valore e minacciandomi di mettermi voti negativi, oltre a farmi picchiare da mio padre, dato che ci conoscevamo. Rimasi profondamente ferita da queste umiliazioni, ma cercai di non farci troppo caso, anche se mi trattava male a intervalli. Con il tempo, però, il suo comportamento divenne quotidiano. Le dava fastidio se uscivo nel fine settimana e si informava su cosa facessi al di fuori delle ore scolastiche. Ogni lunedì mi mortificava di fronte ai miei compagni, dicendomi che ero una ragazza di poco conto e inventandosi comportamenti che non avevo mai avuto. Iniziai a star male, non volevo più andare a scuola. Non studiavo più e non vedevo l’ora di lasciare la scuola, e quindi anche lei. Durante il periodo della scelta delle scuole superiori, mi fece credere di essere un fallimento e di non avere capacità, il che mi portò a non scegliere la scuola che desideravo. A febbraio iniziai ad avere disturbi del comportamento alimentare e lei mi provocava, prendendomi in giro per il mio aspetto fisico e mangiando cibi davanti a me, cercando di umiliarmi e provocarmi. Nel mese di giugno, quindi durante il periodo degli esami, mi fece cambiare, circa una settimana prima, l’argomento di cui avrei dovuto discutere, in quanto ritenuto banale e non adatto a me. Mi sentii costretta a cambiare argomento e rimasi a casa per prepararmi, senza frequentare le lezioni. Lei si arrabbiò, accusandomi di aver copiato il lavoro che avevo prodotto e mettendomi contro i miei amici. Il giorno dell’esame mi prese da parte, mi strinse la mano e mi disse che avrei sicuramente preso un voto basso, considerandomi incapace di sostenere le prove. Durante l’esame rideva e mi sommerse di domande per cercare ridicolizzarmi davanti ai docenti e agli altri presenti. Finito l’esame, uscii piangendo, ma anche felice di non doverla mai più rivedere. Durante le vacanze estive, mi chiamava e mi scriveva insulti, minacciandomi e cercando di mettermi contro la mia famiglia. Spero solamente che raccontando parte della mia storia, ancora oggi una ferita aperta di un periodo che ricordo con dolore, tutti quei ragazzi che soffrono di bullismo e cyberbullismo possano avere la forza di raccontare le loro esperienze ai propri genitori per essere aiutati.

“Carolina Picchio, una ragazzina di 14 anni, la sera del 5 gennaio scorso ha deciso di farla finita lasciandosi cadere dal terzo piano di casa perché stanca di essere derisa dal gruppo di amici che qualche settimana prima aveva postato un filmato in cui era ubriaca e in totale balía. La tragedia di Carolina nasce e si sviluppa tutta sui social network. Per raccontare la storia bisogna tornare un po' prima. A giugno Carolina lascia Oleggio, il paesino dove vive con la madre brasiliana per andare a casa del padre, lei va a vivere insieme a lui ma continua gli studi vicino a Novara. Nel frattempo conosce un ragazzo, ma verso i primi di novembre la storia finisce e lei lo lascia.Il 12 novembre, Carolina va ad una festa insieme a tutti e cinque i suoi amici, l'ex fidanzato non c'è. Carolina beve sino ad ubriacarsi. I cinque amici la mettono in mezzo, raggiungendola in bagno dove lei sta vomitando. Le fanno proposte oscene e ne approfittano del suo stordimento, e filmano tutto con il telefono condividendo il video su Facebook. In poco tempo il video diventa virale e per Carolina è l'inizio del calvario. La sera del 5 gennaio il padre l'accompagna ai giardini dove di solito si riuniva con la compagnia di amici. Potrebbe tornare a casa a mezzanotte, ma dopo venti minuti Carolina chiama il padre per farsi venire a prendere non sentendosi a suo agio in quel momento. Tornata a casa, si chiude in camera. Il padre pensa che lei sta studiando, quando ad un certo punto i carabinieri entrano in casa sua per chiedere informazioni sulla figlia, il padre confuso dice che è in camera e entrando nella stanza, trovano solo la finestra aperta. L'unica cosa che gli investigatori hanno trovato insieme al padre erano delle lettere che la ragazza aveva scritto a lui e alla sorella in cui chiedeva scusa per quello che aveva fatto ma dicendo di non riuscire a sopportare più a vivere. Per tutta la famiglia fu un grande dolore. La sorella ha scritto al gruppo di amici di Carolina dicendo di sperare che la loro coscienza non li lasci in pace.”

"Quando avevo dieci anni andavo in una scuola molto lontano da casa e di conseguenza arrivavo sempre tardi. Ero un bambino in carne e pesavo circa 79 kg. Tutto ebbe inizio all'inizio della quinta elementare quando dopo essere arrivato molto tardi una ragazza mi disse "è ovvio che arrivi tardi, pesi 700 chili e la macchina va piano". Mi misi a piangere e scappai via. Tutti risero e da quel momento ogni ritardo era motivo di derisione. Circa due mesi più tardi, dopo continue prese in giro, iniziarono a stuzzicarmi toccandomi la pancia e il sedere. Spesso i maestri lo consideravano un gioco o facevano finta di non vedere. lo ero un ragazzo timido e di certo non dicevo niente a nessuno e nei momenti più pesanti, quando mi mettevo a piangere, andavo in bagno o mi rifugiavo sotto lo scivolo. Un giorno, stanco di tutto questo, quando venne Giorgio a toccarmi la pancia ridendo gli diedi istintivamente una spinta e lo feci cadere. Si alzò e insieme ai suoi amici iniziò a picchiarmi; da quell'episodio la violenza fisica nei miei confronti divenne quasi un'abitudine quotidiana. Quando accadeva tutto questo mi sentivo solo, ferito e triste. Soprattutto fragile e impotente perché non avevo il coraggio di fare nulla. Loro sicuramente si saranno sentiti forti e superiori. Avrei voluto avere più coraggio, avere la forza di ribellarmi alle loro prese in giro. Avrei voluto dirlo ai maestri o almeno a mamma e papà. Non mi piaceva essere cosi, ma non era colpa mia, mia nonna dice sempre che sono cosi "per costituzione". Tuttora non sono magro e ancora non riesco ad accettarmi ma almeno ho imparato a difendermi in qualsiasi situazione."

Che cos'è il cyberbullismo?

Il cyberbullismo è la manifestazione in rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest'ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di materializzarsi in ogni momento perseguitando le vittime con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web e sui social network. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo.

"Quando sono stata lasciata dal mio ragazzo, tra l’altro via messaggio, ho sofferto molto e sono dimagrita molto. E’ stato un momento talmente brutto che ho perso tanti chili. A quel punto le persone mi dicevano: ‘Ma mangi?’, ‘Sei troppo magra’, ‘Le ossa ai cani’. Mi facevano sentire un mostro. Tutti, sia parenti che conoscenti, mi facevano notare quanto fossi magra. Come se a casa non avessi specchi e non me ne fossi già accorta da sola. E notavo come per la gente magro fosse sinonimo di malato, tutti pronunciavano la parola “magra” con un tono pieno di disprezzo. Ho iniziato a diventare anoressica, pesavo 36 kg. Passavo parecchio tempo su Facebook. Pubblicavo delle foto che distorcevano la mia figura perché avevo un telefono vecchio. Pubblicavo delle foto di bassa qualità e le ritoccavo male. Qualsiasi post, qualsiasi commento nei vari gruppi diventava oggetto di insulti verso la mia persona. La gente invece di commentare il mio pensiero mi insultava. Mi scrivevano: ‘Ma ti sei vista in faccia?!’, ‘Fai schifo’, ‘Sembri Morticia versione tumore’, ‘Devi morire’. Ci stavo malissimo, avevo 21 anni. Ho iniziato a guardarmi nel modo in cui gli altri guardavano le mie foto, mi sentivo un mostro. Poi le cose peggioravano sempre di più. Un giorno mi è capitato di leggere su Fb un post di un ragazzo che non conoscevo ma che era tra i miei amici. Ho guardato i commenti ed erano una sfilza di insulti. Credo che quel ragazzo avesse dei problemi e la gente si accaniva su di lui. Invece di essere sensibili, lo prendevano in giro. Io ho difeso questo ragazzo ma l’effetto è stato calamitare l’attenzione dei suoi followers su di me, tutti si scagliavano contro di me. Ogni giorno ricevevo tante richieste di amicizia, io le accettavo e mi sono ritrovata ad avere 3mila amici su Fb, persone che non conoscevo. Accettavo le richieste di amicizia perché volevo sapere cosa volessero. Ho ricevuto anche 400 richieste di amicizia in un giorno solo, come se fossi una celebrità, ma in realtà volevano solo prendermi in giro, dirmi che ero brutta, la loro intenzione era farmi sentire uno schifo. C’è gente che gode a far male agli altri, a scrivere insulti sui social. I commenti più frequenti erano: fai schifo, sei tutta ossa, ma mangi?, sei un cesso, assomigli a Marylin Manson, sei strabica, sembri Samara. fai paura, sei brutta come la morte”.

Gli effetti

Con il passare del tempo, sono diversi i segnali che potrebbero emergere, segnalando un disagio crescente e, in alcuni casi, rischi seri. Uno dei più evidenti potrebbe essere un calo dei comportamenti sociali come evitare gli amici o rinunciare a partecipare a eventi sociali, isolandosi nella propria stanza. Un aumento dell’introversione e una crescente chiusura verso il mondo esterno sono comportamenti che, seppur non necessariamente allarmanti in sé, potrebbero nascondere una difficoltà più profonda nel relazionarsi con gli altri.Inoltre aumenta la difficoltà nel concentrarsi, un calo evidente nelle performance scolastiche e la perdita di interesse per attività che prima erano fonte di piacere. In alcuni casi, potrebbe manifestarsi anche una rabbia improvvisa durante l’utilizzo di dispositivi elettronici, come il telefono, il tablet o il computer, e il ragazzo potrebbe iniziare a nascondere lo schermo del dispositivo, evitando l’uso di questi strumenti. In casi più gravi, potrebbero emergere comportamenti legati all’autolesionismo, come l’uso di alcol o sostanze stupefacenti, o l’espressione di pensieri e emozioni estremamente negativi. Sfortunatamente è importante sottolineare come, tra il bullismo e il suicidio, esista un legame particolarmente forte.

Le cause

Le cause del bullismo sono molteplici e spesso intrecciate, e possono variare da un individuo all’altro. Un aspetto fondamentale riguarda il contesto familiare e domestico in cui magari i genitori sono violenti, assenti o carenti di empatia e così un bambino può sviluppare comportamenti negativi. In questi casi, il bullismo può diventare una forma di espressione della sua frustrazione o, talvolta, un tentativo di guadagnare potere su altri per compensare il senso di impotenza che vive a casa. Un’altra causa significativa è rappresentata dall’invidia e dalla gelosia. Quando una persona ha una bassa autostima o si sente insicura, può cercare di emergere sopra gli altri con atti di prepotenza, nella speranza di sentirsi superiore e dominare gli altri. In molti casi, il bullismo diventa così uno strumento per mascherare le proprie insicurezze.Inoltre, chi è stato vittima di bullismo in passato può riprodurre lo stesso comportamento per “vendetta”. In alcuni casi, diventare un bullo può rappresentare il tentativo di riprendersi il controllo della propria vita, dopo aver subito soprusi. Infine, l’influenza dei media e del mondo digitale gioca un ruolo non trascurabile. L’esposizione ai social media e ai contenuti violenti presenti nei media tradizionali può contribuire a normalizzare comportamenti aggressivi, facendo sembrare il bullismo un comportamento accettabile o addirittura desiderabile..