Le tre grazie

Le tre grazie

Bertel Thorvaldsen

Elementi neoclassici

Ispirazione classica: riferimento all'arte greco-romana. Equilibrio e simmetria: disposizione armoniosa delle figure. Linearità e purezza delle forme: superfici levigate e ideale di bellezza. Espressività contenuta: serenità e compostezza nei volti e nei gesti. Uso del marmo bianco: ricerca della perfezione e della classicità

Significato dell’OperaLe Tre Grazie nella mitologia: Aglaia, Eufrosine e Talia, simboli di bellezza, gioia e prosperità. Interpretazione dell’opera in chiave neoclassica: ritorno ai valori dell’armonia e della perfezione estetica.

Accenni biografici

Bertel Thorvaldsen (1770-1844). Bertel visse in Italia per oltre quarant’anni (tanto che cambiò il suo nome in Alberto), studiò a lungo l’arte greca e romana e le opere del collega Canova. Per questo le sue sculture ci sembrano familiari: trattano temi che conosciamo e parlano lo stesso linguaggio dell’arte classica, anche se in una forma ancora più perfetta e idealizzata.

TRE GRAZIE, Canova Canova esprime grazia attraverso linee morbide, corpi sinuosi e un’intima interazione tra le figure, che sembrano fondersi. Thorvaldsen, invece, predilige un approccio più neoclassico: le sue Grazie sono più distaccate, simmetriche, incarnando l’ideale di bellezza classica e compostezza. Canova privilegia l’emozione, Thorvaldsen l’equilibrio formale.

Dopo questa versione realizzata tra il 1820 e il 1823 ne realizza un’altra nel 1842. C’è sempre Cupido, che è figlio di Venere, dea della quale le Grazie sono servitrici. Stavolta le fanciulle tengono in mano una delle frecce di Cupido osservandone con attenzione la punta. Il tema dunque è l’amore, quello che il piccolo dio alato poteva far scoccare lanciando proprio quelle frecce.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE