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FIRENZE
elicarrano
Created on March 18, 2025
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Transcript
Elisabetta Carrano & Arnaldo Voghera Liceo Statale Umberto I IV G 2024/25
LA CORTE DI LORENZO IL MAGNIFICO
FIRENZE
Il governo di Lorenzo de' medici (1469-1478)
uN PERIODO "MAGNIFICO" A FIRENZE
Con il nipote del fondatore della signoria di fatto di Firenze Cosimo de' medici, Lorenzo de' medici (1449-1492)- detto il "magnifico"- si apre un periodo di fioritura culturale e consolidamento della potenza regionale. Impegnandosi a preservare la pace di Lodi sancita nel 1454 tra gli Stati italiani, il capo politico, diplomatico e poeta assicurò un periodo di tranquillità e ricchezza nella Penisola.
un agguato al magnifico
Alla morte del padre Piero de' medici (1469), Lorenzo dichiarò che avrebbe seguito le orme degli antenati repubblicani di Firenze, ma in realtà limitò ulteriormente il potere delle assemblee popolari. Nel 1478, con la complicità di papa Sisto IV, una delle più importanti famiglie di Firenze, i Pazzi, tese un agguato ai due fratelli Lorenzo e Giuliano all’interno della Cattedrale di Santa Maria del Fiore: la Congiura dei Pazzi. Giuliano venne assassinato, mentre Lorenzo riuscì a difendersi. Molti dei congiurati vennero uccisi da una folla inferocita. L'arcivescovo di Pisa, fu impiccato da una finestra di Palazzo Vecchio, suscitando l’ira del papa, che colpì Firenze con un interdetto, coinvolgendo il re di Napoli Ferdinando I in una guerra che minacciava seriamente l’autorità dei Medici sulla città. Fu la fine azione diplomatica di Lorenzo, che si recò in persona a Napoli, a garantire la pace.
FIRENZE, 1478
LA CAPPELLA DEI MAGI
La cappella privata, un ambiente dedicato alla Santissima Trinità, che fu realizzato da Michelozzo di Bartolomeo e concluso entro la primavera del 1459, al primo piano del Palazzo Medici-Riccardi.
360° view
cAPPELLA DEI MAGI
Palazzo Medici-Riccardi - Michelozzo
Comprende una sala principale a pianta quadrata dalla quale si accede, attraverso un gradino, ad uno spazio più piccolo ma di eguale forma, la scarsella, con altare e due minute sagrestie ai lati. I due vani sono separati da due paraste sormontate da capitelli di ordine corinzio (citazione brunelleschiana).
Piero de' Medici (padre di Lorenzo) incaricò Benozzo Gozzoli di decorare le pareti di questa cappella; i lavori cominciarono nel 1459. Allora erano visibili soltanto il pavimento di marmi intarsiati, il soffitto ligneo intagliato dorato e dipinto e la pala d’altare. Il programma iconografico degli affreschi fu suggerito dallo stesso Piero con la collaborazione dell’amico e confidente Roberto Martelli. Benozzo impostò il lavoro probabilmente all’inizio dell’estate, garantendo che il lavoro sarebbe stato portato a termine entro il Natale di quello stesso anno.
PARETE OVEST
PARETE SUD
PARETE EST
Il soggetto principale del ciclo di affreschi della Cappella dei Magi
corteo dei magi
Cappella dei Magi - Benozzo Gozzoli
Il viaggio parte da Gerusalemme, che Benozzo dipinge riferendosi al Mugello, patria d’origine dei Medici, e si dispiega in direzione di Betlemme (=verso la tavola nella scarsella). I Magi, che occupano ognuno una parete del vano principale, sono rappresentati secondo la tradizione. In questa sfilata sono stati riconosciuti ritratti di personaggi illustri sia della famiglia Medici che tra i partecipanti al Concilio tra la Chiesa greca e quella latina svoltosi a Firenze nel 1439.
Gli affreschi attorno allo spettatore danno l'impressione di ammirare il corteo dall'interno.Nella complessità delle scene si riconosce la raffinatezza della tecnica: la pittura a buon fresco è integrata con dettagli a secco che hanno consentito al pittore di lavorare con cura i preziosi gioielli, i sontuosi tessuti, le bardature dei cavalli (NB: l'opulenza dei dignitari bizantini ci può dare una misura dell'impatto che ebbe sulla popolazione fiornentina) ma anche gli alberi carichi di frutta, i prati con fiori, il variopinto piumaggio degli uccelli, e le ali multicolori degli angeli. L’artista utilizzò materiali rari e costosi, quali il lapislazzuli destinato ai fondali azzurri, le lacche lucenti e le foglie di oro puro che brillavano al buio, nella penombra delle candele.
Marsilio Ficino
Andrea del Verrocchio
lorenzo come mecenate
Grazie al mecenatismo del Magnifico, che sovvenziona e invia gli artisti nella Penisola a mo' di ambasciatori, Firenze vive una felice stagione artistica, dovuta all’attività degli scultori-pittori Andrea del Verrocchio e Antonio del Pollaiolo e a quella di un gran numero di pittori (Leonardo, Botticelli, Filippino Lippi, Ghirlandaio etc.). Sebbene molti di questi artisti realizzino fuori Firenze le loro maggiori creazioni, le opere monumentali, in città rimangono vive e operanti tendenze artistiche anche molto diverse tra loro, da Ghirlandaio a Botticelli.
IL BATTESIMODI CRISTO
ANDREA DEL VERROCCHIO & LEONARDO DA VINCI - Galleria degli Uffizi
L’opera, dipinta per il monastero di San Salvi e impostata sulle linee del maestro Verrocchio , presenta la scena di Giovanni Battista che battezza Gesù nel fiume Giordano, versando l’acqua da una ciotola, mentre due angeli assistono inginocchiati a sinistra. Il Battista tiene una croce sottile e un cartiglio che reca una scritta tratta dal Vangelo di Giovanni: “Ecco l’agnello di Dio [che toglie i paccati del mondo]”. Tutte le figure si distribuiscono all’interno di una composizione triangolare, che ha il vertice nella ciotola del Battista. Il dipinto si caratterizza, in generale, per il suo stile asciutto e nervoso. La precisione anatomica e il modellato dei corpi mostrano suggestioni fiamminghe.
olio e tempera su tavola, 1472 ca.
1484/1485, tempera su tela, 172x278cm
LA NASCITA DI VENERE
Sandro Botticelli - Galleria degli Uffizi
Il tema mostra il significato spirituale che la filosofia neoplatonica attribuiva alla bellezza (Venere). Tramite essa l’uomo si avvicina a Dio e l’universo si regge sull’amore. Il carattere spirituale del dipinto è suggerito dall’iconografia sacra del battesimo di Cristo, dove il soggetto principale (Gesù) è raffigurato al centro in posizione eretta, affiancato, a destra, da una seconda figura (il Battista) che gli tiene un braccio sollevato sopra la testa, e a sinistra, da due o tre figure (angeli reggitunica)
Eseguita per la villa di Castello di Lorenzo de’ Medici, propone un soggetto legato a fonti classiche: le Metamorfosi di Ovidio, con la Naturalis historia di Plinio (XXXV, 85-91), ma, soprattutto, con le Stanze per la giostra di Poliziano. La composizione tende alla forma triangolare con Venere come asse. Il paesaggio è marginale: in tal modo l’attenzione dell’osservatore si concentra sui personaggi — quasi espressioni bidimensionali —, sull’intreccio dei corpi avvinghiati di Zefiro, che soffia, e di Clori, che cosparge Venere di fiori rosa.
A cosa sono dovute queste rappresentazioni di Santi nei loro studi?
Botticelli
Sandro Botticelli, Sant'Agostino nello studio, 1480 ca., affresco su muro, 152x112cm, Firenze.
Jan Van Eyck
Jan Van Eyck, S. Gerolamo nello studio, 1430-31, olio su tela, 20x13cm, Detroit, Institute of Arts.
SAN GIROLAMO
Domenico Ghirlandaio- Chiesa di Ognissanti, Firenze
La famiglia Vespucci (antica famiglia nobilitaria fiorentina, che diede i natali ad Amerigo Vespucci) aveva commissionato due affreschi di impostazione simile per decorare lo spazio vicino alla porta del coro originale della chiesa di Ognissanti a Firenze, successivamente sono stati staccati e spostati. Uno è questo S. Girolamo del Ghirlandaio, l’altro è un S. Agostino nello studio di
1480 ca., affresco murale staccato, 184x119 cm
La scelta dell'impostazione figurativa fatta propria dal Ghirlandaio, e dal Botticelli, nel collocare il Santo all'interno di un angusto spazio densamente popolato di oggetti e strumenti, l'atteggiamento meditativo si rifanno all'analogo soggetto dipinto da Jan Van Eyck su una tavoletta già nella collezione di Lorenzo il Magnifico.
Alla sua morte nel 1492 Lorenzo lasciò una Firenze apparentemente stabile, ma il ceto popolare nutriva malcontento sia per le pratiche di governo che per quelle degli ecclesiastici, ritenuti immorali a partire dal corrotto papa Alessandro VI. Il predicatore domenicano Girolamo Savonarola si fece strada nella scena politica, inaugurando una neonata Repubblica con l’obiettivo di trasformare Firenze nel “regno di Cristo”, una città in cui la legge del signore fosse integralmente osservata da tutti i suoi abitanti.odo repubblicano .
Quando Savonarola osò sfidare apertamente il papa, questi lo scomunicò. Temendo che la condanna investisse l’intera città, i fiorentini che si opponevano al frate si affrettarono ad arrestarlo: abbandonato da tutti, venne infine arso come eretico nel 1498. Seguì un periodo di forte instabilità politica a Firenze, finché nel 1512 i Medici riuscirono a riprenderne le redini, segnando la fine del periodo repubblicano.
Giacomo Savonarola (1452-1498)
CRISI DELLA SIGNORIA MEDICEA
Una copia del 1542 di Aristotile da Sangallo del cartone di Michelangelo del 1505-1506, cartone per affresco, 76cm×130cm
La battaglia di Cascina (combattuta nel 1364 tra pisani e fiorentini, con la vittoria finale di questi ultimi) sarebbe dovuto essere un affresco di Michelangelo Buonarroti. Fu commissionato dal gonfaloniere Pier Soderini, il cui obiettivo era di affrescare interamente il grande salone di Palazzo Vecchio con opere che testimoniassero la grandezza militare di Firenze. Per una serie di motivazioni mai chiarite fino in fondo Michelangelo non realizzerà mai l’affresco. Tuttavia elabora inizialmente un cartone che poi venne trasferito a palazzo de’ medici una volta che Michelangelo lasciò Firenze.
CARTONE DELLA BATTAGLIA DI CASCINA
Il cartone di Michelangelo col tempo si rovinò, tuttavia ora la migliore copia eseguita da Aristotele da Sangallo nel 1542 è conservata in Inghilterra. Grazie a questa copia si scoprì che in realtà lo stesso Michelangelo non rappresentò una delle scene principali della battaglia, ma invece rappresentò un momento bizzarro, inusuale e quasi comico: un episodio marginale della battaglia di Cascina, dove i soldati, per via del caldo torrido, si stavano rinfrescando nelle acque dell’Arno, quando arriva un uomo che annuncia l’arrivo dei Pisani. Allora i soldati tentano velocemente di infilarsi l’armatura e si preparano a combattere.
Alcuni dicono che lui avrebbe iniziato l’affresco, ma che a causa dell’utilizzo di una tecnica non adatta, si sarebbe rovinato, e quindi che il progetto fu interamente abbandonato da Leonardo. Molti artisti poterono però osservare e provare a copiare il cartone dell’opera. La copia più famosa è quella di Rubens, conservata al louvre.
Una copia del 1603 ca. di Peter Paul Rubens del cartone di Leonardo del 1504-1505 disttutto nel 1560, cartone per affresco, 45×63cm
Un altro affresco che avrebbe dovuto decorare il grande salone di palazzo vecchio era la battaglia di Anghiari assegnata a Leonardo Da Vinci. Leonardo si era focalizzato sul rappresentare la zuffa in cui i soldati milanesi, che provavano a scappare a cavallo, venivano inseguiti dai soldati fiorentini, intenti a rubare loro la bandiera di guerra. Le fisionomie umane e animali sono alterate dal caos che domina la scena.
CARTONE DELLA BATTAGLIA DI ANGHIaRI
SITOGRAFIA
- https://www.museobenozzogozzoli.it/it/corteo-dei-magi.html
- https://www.storicang.it/a/lorenzo-il-magnifico-principe-senza-corona_14817
- https://catalogo.cultura.gov.it/detail/HistoricOrArtisticProperty/0900194475
- https://quadriepoesie.wordpress.com/quadri/ghirlandaio-s-girolamo/
- https://www.treccani.it/enciclopedia/firenze-nell-eta-di-lorenzo-il-magnifico_(Storia-della-civiltà-europea-a-cura-di-Umberto-Eco)/
- https://www.artesvelata.it/battesimo-cristo-verrocchio-leonardo/
- http://www.travelingintuscany.com/arte/benozzogozzoli/processionofthemagi.htm
- https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/cappella-dei-magi-palazzo-medici-riccardi-firenze-capolavoro-benozzo-gozzoli
- https://www.palazzomediciriccardi.it/cappella-dei-magi/
- https://www.artesvelata.it/cappella-magi-benozzo-gozzoli/
Nel Medioevo si era dedotto che lo fosse poiché, in quanto segretario di papa Damaso, rivisionò la Bibbia. Comunque questo tipo di cappello fu adottato solo dalla seconda metà del 1200 e S. Girolamo è vissuto tra il 347 e il 420, quindi è anacronistico.
Nella mensola più in alto sono sistemati vari oggetti tra cui il galero, che era diventato, con il leone, l’elemento distintivo del santo. Il cappello cardinalizio è collocato erroneamente, perché Girolamo non è mai stato cardinale.
Ci sono inoltre scatole, ampolle, vasi da farmacia, una clessidra e alcuni frutti freschi: un limone, una mela, due arance con le foglie verdi. Nella simbologia classica gli agrumi, piante sempreverdi e amanti del sole, sono simbolo di vita e di prosperità. Si dice anche che rappresentino il Paradiso e che l’albero del bene e del male fosse un arancio. I vasi di farmacia si riferiscono alle conoscenze necessarie per la salute del corpo (anche gli agrumi venivano usati per curare). Dopo la tetra spiritualità medievale, l’umanesimo rivaluta l’uomo nelle sua complessità di anima e di corpo: ha bisogno sia di curare il corpo con la farmacia, che l’anima con la teologia.
San Girolamo è dipinto seduto allo scrittoio in un cubicolo, colto però in un momento di riposo: la testa appoggiata alla mano e, anche se tiene ancora la penna nella destra, gli occhi sono rivolti verso l’osservatore. (Ricorda kairos greco). Ha qualcosa nella mano sinistra, non si capisce bene: forse il foglio, arrotolato, che veniva appoggiato su quello che si stava scrivendo per evitare di sporcarlo. Non è l’emaciato e tormentato eremita, non è l’ispirato, ieratico teologo, è un santo visto nella sua umanità, un uomo anziano, pacato, con uno sguardo intenso, intelligente, penetrante e sorridente. Non intimorisce, non ci schiaccia con la sua superiorità, lo sentiamo vicino a noi, tranquillizza, rasserena.
Particolarmente interessanti gli oggetti appesi al fianco del leggio: un paio di occhiali, due boccette di inchiostro, nero e rosso (il minio) e il realismo si spinge fino a dipingere anche gli schizzi di inchiostro rosso sul legno, poi è segnata la data di composizione MCCCCLXXX. Si notano le ombre, nette e precise.
Sul tavolo coperto da un ricco tappeto orientale, secondo la moda fiamminga, c’è una carta con un grande sigillo rosso, ovale, (forse una bolla papale), poi un libro, forbici, righello, candela.
Pavimento della scarsella
Pavimento dell'aula
Il pregiato pavimento è in marmi policromi intarsiati
Al centro è raffigurata Venere, appena nata dalla schiuma del mare, ma già donna, nuda su una enorme conchiglia, sospinta a sinistra da Zefiro, accolta a destra da Flora che le porge un mantello per coprirla. Alla parte destra della figura di Venere, dominata dalla sfrangiatura dei lunghi biondi capelli mossi dal vento e portati pudicamente a coprire il pube, si contrappone il lato sinistro del corpo, disegnato da una linea continua e morbida. Anche grazie alla forte spiovenza delle spalle, all’impossibile conformazione del braccio sinistro e al collo troppo lungo, la dea appare fragile e delicata. Il viso ovale è descritto dal disegno fine delle sopracciglia, dalle narici percorse dallo stesso lieve rossore delle guance, dalle labbra rosse e carnose. Gli occhi chiari infine, le conferiscono a Venere uno sguardo innocente, ingenuo e sognante.
Adorazione del Bambino di palazzo Medici
tempera su tavola, 129x118cm, di Filippo Lippi, 1458-1460
L'Adorazione di Gesù Bambino eseguita dalla bottega di Filippo Lippi si trova di fronte l'altare. Il soggetto raffigurato è la Vergine col Bambino, Dio Padre e lo Spirito Santo. Tale rappresentazione rifletteva il dibattito sui principi stabiliti durante il Concilio delle Chiese che si era svolto a Firenze nel 1439, dove era stata dichiarata corretta la tesi della Chiesa cattolica sulla concezione della Santissima Trinità. Al tempo era ancora una questione delicata: la Chiesa d’Occidente sosteneva che lo Spirito Santo emanava dal Padre e dal Figlio, ma per la Chiesa d’Oriente (ortodossa) lo Spirito Santo emanava solo da Dio Padre.
Palazzo Medici-Riccardi, primo piano
La zona tra i due vani era in origine costituita da un vestibolo che correva lungo la parete d’ingresso, proprio di fronte all’altare, ma l’architettura subì pesanti rimaneggiamenti durante la ristrutturazione attuata nel Seicento dalla famiglia Riccardi.
Di questa trasformazione rimane evidente la sporgenza dell’angolo sud-ovest verso l’interno dell’ambiente (da dove si accede attualmente), che interrompe il razionale spazio quadrangolare.
Soffitto della scarsella
Soffitto dell'aula
Il soffitto ligneo, opera di Pagno di Lapo, è finemente intagliato e dorato e sembra specchiarsi, per impianto e forme, sul pregiato pavimento in marmi policromi commessi.