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paola mormina
Created on March 18, 2025
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palermo e il mito dei mori
La leggenda racconta intorno all’anno 1100 durante la dominazione araba della Sicilia una giovane del quartiere arabo Al Halisah di Palermo,che adesso si chiama Kalsa, si fosse innamorato di un arabo che era in città durante un viaggio e che fosse ricambiata. La loro storia d’amore andò avanti per un periodo di tempo,finché l'uomo non decise di confessare di aver già una moglie e dei figli in Oriente e che lì a poco sarebbe dovuto ripartire per tornare da loro. Accecata dalla rabbia e dalla gelosia la ragazza uccise l'uomo di notte, tagliandogli la testa e usandola come vaso per piantarci del basilico. A rendere ancora più orrenda la storia in quel vaso il basilico cresce molto più in fretta e rigorosamente.
Le teste di Moro
C’era una volta Nicola o Cola di Messina, figlio di un pescatore, soprannominato Colapesce per la sua abilità nel muoversi in acqua. Ogni volta, di ritorno dalle sue immersioni, raccontava cosa aveva visto o trovato. Nel corso del tempo, la sua fama assunse proporzioni tali da giungere fino al re e imperatore di Sicilia Federico II di Svevia, che decise di mettere alla prova le sue abilità. Il re quindi decise di lanciare in acqua una coppa e gli chiese di riportargliela ma subito Colapesce riuscì a recuperarla. Il re fece un altro tentativo e gettò la sua corona in un punto più profondo, ma Colapesce riuscì nuovamente nella sua impresa. La terza volta il re gettò un anello in un punto profondissimo. Colapesce si tuffò per provare a raggiungere l’anello ma in profondità vide 3 colonne sulle quali si sorregge (ancora oggi) la Sicilia: una a Capo Passero (SR), una a Capo Lilibeo (TP), una a Capo Peloro (ME). Quest’ultima colonna però risulta piena di crepe e quindi poco stabile; per questo Colapesce decise di non tornare più in superficie e di sorreggere l’isola, con il proprio corpo, evitando che la Sicilia possa sprofondare.
La leggenda di Colapesce
Catania
È il centro dell'area metropolitana più densamente popolata della Sicilia, e di una più ampia conurbazione nota come Sistema lineare della Sicilia orientale[5]. La città è inoltre il fulcro economico e infrastrutturale del Distretto del Sud-Est Sicilia, istituito il 26 febbraio 2014[6] alla presenza dell'allora presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano. Principale polo industriale, logistico e commerciale della Sicilia, è sede dell'Aeroporto di Catania-Fontanarossa "Vincenzo Bellini", quinto in Italia per traffico passeggeri e principale della Sicilia. Fondata nel 729 a.C. dai greci calcidesi della vicina Naxos, la città vanta una storia millenaria i cui resti ne arricchiscono il patrimonio artistico, architettonico e culturale[7]. Fu un'importante città romana e poi greco-bizantina fino al 900, quando venne conquistata dagli arabi e poi successivamente dai normanni. Sotto la dinastia aragonese fu capitale del Regno di Sicilia, e dal 1434 per volere del re Alfonso V è sede della più antica Università dell'isola[8]. Nel corso della sua storia è stata più volte interessata da eruzioni vulcaniche (la più imponente, in epoca storica, è quella del 1669) e da terremoti (i più catastrofici ricordati sono stati quelli del 1169 e del 1693). Il barocco del suo centro storico è stato dichiarato dall'UNESCO Patrimonio dell'umanità, assieme a quello di sette comuni del Val di Noto (Caltagirone, Militello in Val di Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli), nel 2002. Per l'urgenza e la conservazione del patrimonio architettonico e culturale liberty catanese, la città ha ricevuto nel 2016 il premio di Best Liberty City Catania offre paesaggi eterogenei concentrati in un'area ristretta. Sorge sulla costa orientale dell'isola, ai piedi dell'Etna (il vulcano attivo più alto d'Europa) a circa metà strada tra le città di Messina e Siracusa, affacciandosi sul mar Ionio con il golfo che da essa prende il nome. Il territorio è prettamente pianeggiante a sud e sud-est, e montuoso a nord per la presenza dell'Etna.La città e la piana di Catania presentano un clima mediterraneo.
Encelado,il gigante rimasto sepolto sotto l’Etna
Encelado,il gigante rimasto sepolto sotto l’Etna Un giorno Encelado decise di sfidare gli dèi, togliere il potere a Zeus e governare il mondo al suo posto. Le sue caratteristiche fisiche erano ben diverse rispetto a quelle degli altri giganti. Egli, infatti, aveva una lunga coda di serpente e una folta barba in grado di emettere scintille di fuoco ogni qual volta si adirava. Queste gli bruciacchiavano barba e capelli, che però, subito dopo, ricrescevano più folti di prima. A causa di tutte queste sue peculiarità, il gigante Encelado era temuto da tutti i suoi fratelli che pur di non farlo adirare erano costretti ad assecondare le sue decisioni senza controbattere. Per conquistare il potere e l’ambito trono di Zeus i giganti posero uno sull’altro i cocuzzoli dei monti più alti, tra cui il Monte Bianco, le montagne asiatiche e il Pindo greco, in modo tale da essere sfruttati come scale dallo stesso Encelado. Tuttavia, prima di raggiungere la vetta dell’Olimpo, il gigante venne intercettato dalla dea Atena, la quale scagliò un grande masso di forma triangolare che lo colpì al centro del petto.Con la caduta del gigante nacque la splendida isola di Sicilia.Dopo aver subito il duro attacco, Encelado cadde nel mar Mediterraneo dove venne sepolto dall’enorme masso e dal cumulo di monti e terra che egli stesso aveva precedentemente predisposto per raggiungere la dimora delle divinità. Secondo il mito, infatti, l’alluce destro di Encelado si trova sotto il Monte Erice, la gamba destra tende verso la città di Palermo, mentre la sinistra verso Mazara. Per quanto riguarda le braccia, queste sono distese e si trovano una lungo Messina e l’altra verso Siracusa. Infine, la testa giace sotto l’Etna che erutta ogni qualvolta il gigante manifesta la sua collera nei confronti di Zeus e delle altre divinità dell’Olimpo. La rabbia del gigante, infatti, è così insostenibile da iniziare a sputare fuoco e fiamme dal cratere del vulcano catanese.