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NEOCLASSICISMO E ROMANTICISMO

aurora depasquale

Created on March 15, 2025

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Transcript

NEOCLASSICISMO E ROMANTICISMO

Maragioglio Fabiola e Santamaria Oriana4AES

INDICE

LA PSICHE UMANA E I DISTURBI MENTALI

RAPPORTO TRA UOMO E NATURA

7. Preromanticismo: il rapporto tra uomo e natura

1. Antonio Canova: neoclassicismo

2. Psiche umana e disturbi mentali: Romanticismo

8. Anton Raphael Mengs

9. Giovanni Battista Piranesi

3. Theodore Géricault

10. Romanticismo: rapporto tra natura e uomo

4. Theodore Géricault: "gli alienati"

5. Francisco Goya

11. Caspar David Friedrich

LA PSICHE UMANA E I DISTURBI MENTALI

NEOCLASSICISMO

ROMANTICISMO

Con l'avvento del Romanticismo, l'attenzione degli artisti si spostò verso l'espressione delle emozioni intense, del sublime e del dramma interiore. La follia e i disturbi mentali divennero temi di grande interesse, visti come manifestazioni della complessità dell'animo umano.

Nel periodo neoclassico, l'arte si ispirava ai canoni dell'antichità classica, enfatizzando l'armonia, la razionalità e l'ideale di bellezza. La psiche umana era rappresentata attraverso allegorie e simboli, spesso evitando l'esplorazione diretta delle emozioni o dei disturbi mentali.

ANTONIO CANOVA: NEOCLASSICISMO

Info

Canova vedeva la psiche umana come parte dell’ideale classico di perfezione: l’anima doveva essere espressa attraverso la bellezza del corpo, l’equilibrio delle forme e la compostezza delle emozioni. I suoi soggetti trasmettono serenità, grazia e controllo, mai disperazione, turbamento o devianza. Questo riflette la concezione neoclassica che l’arte dovesse educare, elevare e rappresentare l’ideale umano, non documentare le fragilità o i disturbi.

Info

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PSICHE UMANA E DISTURBI MENTALI: ROMANTICISMO

Bizzarria, originalità e stravaganza sono sempre state considerate qualità tipiche degli artisti, come un lato positivo, burlesco e scherzoso. In epoca moderna poi la pazzia è considerata l'opposto della ragione, introducendo la possibilità che nell’individuo si manifestino fasi alterne dei due stati. In casi eccezionali si è verificato che un artista affetto da disagio mentale abbia realizzato opere che documentino la follia propria o altrui. A questo periodo corrispondono due rappresentazioni molto note: Goya e Géricault

Francisco Goya
Théodore Géricault

Theodore Géricault

Un aspetto della pittura di Géricault è l'interesse per lo studio delle psicologie, per l'interpretazione dell'espressione del carattere, che egli affrontò nei dieci ritratti di alienati (cinque sono perduti) dipinti tra il 1822 e il 1823, probabilmente su incarico del medico parigino Etienne-Jean Georget, a cui si era rivolto in seguito ad uno stato di depressione, responsabile del reparto di psichiatria dell’ospedale di Salpêtrier, che andava indagando come si potessero dedurre i disturbi interiori dall'analisi della fisionomia: l’obiettivo era insegnare ai suoi studenti quali fossero le forme e le espressioni dei volti delle persone affette da disturbi psichici; dimostrare che la follia fosse una malattia, e che i suoi pazienti ne portassero i segni sui proprio visi, inoltre s’impegna per far riconoscere l’irresponsabilità giuridica dei malati.

Monomania

Funzione

Theodore Géricault: "gli alienati"

I dipinti degli Alienati possono essere classificati come diagnosi mediche in pittura, poiché ciascuna illustra i benefici della riforma dei manicomi, dove il malato di mente non dovrebbe esser più trattato come colpevole ma come vittima della sua malattia. Con lo stesso interesse con cui Géricault, per la realizzazione della zattera della medusa, aveva raccolto le membra umane disponendole diligentemente come una natura morta, aveva ritratto gli alienati indagando le loro individualità. Rappresentare gli Alienati con dignità e compassione attribuiva loro il rispetto dovuto a ogni essere umano e la speranza che chiunque si fosse trovato nella loro condizione, per alterne vicende della vita, avrebbe potuto ricevere adeguate cure.

Info

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LA SCOPERTA DEL SESTO "ALIENATO"

Di questi dieci ritratti, fino ad oggi ne erano conosciuti solo cinque, tutti ritraenti una mania precisa, ossessiva, che riempie le giornate e l’esistenza: l’invidia, il gioco d’azzardo, la cleptomania, la pedofilia e l’ossessione per il comando militare.

Secondo Burgos, “L’uomo malinconico” sarebbe la sesta opera degli Alienati: la dimensione del ritratto; la composizione simile, col viso illuminato su fondo scuro, i corpi in ombra e le mani nascoste, e lo sguardo rivolto allo spettatore; un indumento religioso di colore simile alla sciarpa rossa del ritratto dell’invidia. Inoltre il dipinto non è firmato, un tratto tipico dei romantici francesi.

Francisco Goya

Info

Una svolta radicale nella vita del pittore si ebbe tra il 1792 e il 1793, in seguito a una malattia che lo rese sordo e ne accentuò l'isolamento sociale. La perdita di contatto con il mondo esterno spinse Goya a concentrarsi sul proprio intimo e a esplorare la propria immaginazione. Anche la sua pittura cambiò: Goya scelse di dipingere la visione soggettiva che egli aveva del mondo, riproducendo lo spirito di un evento, di un gesto o di un essere.

Info

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preromanticismo: il rapporto tra uomo e natura

natura come forza primamigenia

Nel Preromanticismo, corrente sviluppatasi tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX, la natura è vista come una forza primigenia e arcana, strettamente connessa al cuore umano.

colloquio tra uomo e natura

Gli artisti e i poeti preromantici si allontanano dalle rigide regole accademiche, privilegiando l'espressione dei sentimenti e la meditazione sulla morte, spesso attraverso il colloquio tra uomo e natura.

natura come fonte di ispirazione poetica

In questo periodo, la natura è rappresentata come un'entità con cui l'uomo è in armonia, una fonte di ispirazione poetica che nasce dal cuore e dai sentimenti, piuttosto che dall'accademismo e dalle scuole di retorica.

Anton Raphael Mengs

+ info

Mengs fu uno dei principali pittori neoclassici. Quest’opera è importante perché rappresenta uno dei primi esempi di pittura neoclassica, che si ispirava all’arte dell’antica Grecia e Roma, in contrasto con il barocco e il rococò che erano più decorativi.

Si tratta di un affresco nella volta della galleria di Villa Albani a Roma

Nell’opera é evidente l’ispirazione all’antico nell’assunzione dell’Apollo di Belvedere come modello del Dio al centro del dipinto, mentre le danzatrici sono riprese da un dipinto pompeiano. Nella scelta del soggetto e sul piano della composizione Mengs si rifà all’omonimo affresco di Raffaello in Vaticano. Fedele ai principi della “nobile semplicità e quieta grandezza”, il pittore evitò gli effetti coloristici, le prospettive in profondità e si attenne ai modelli della statuaria classica ricreandone il tono.

Il Parnaso divenne il manifesto dell’arte neoclassica grazie a Winckelman che ne divulgò la fama.

Giovanni Battista Piranesi

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Per Giovanni Battista Piranesi ,al contrario, la complessità e la varietà delle forme, erano segni positivi di creatività.

Pur partendo da posizioni razionaliste, andò sempre più contestando il modello funzionalista e le teorie estetiche di Winckelmann. Nel suo Parere su l'architettura, l'autore ammonisce che nel seguire i principi di semplicità e funzionalità si finisce per venir meno alle ragioni stesse dell'architettura, riducendola a un' attività tecnica, con la conseguente perdita del ruolo stesso dell'architetto.

Anche l'ornamento è da considerare come un aspetto costitutivo del processo architettonico e un elemento caratterizzante, come si comprende dalla sua sopravvivenza nell'evoluzione storica delle forme. Esso stesso diventa in Piranesi un movimento interno del fare architettonico, che ha per fine la realizzazione di un bell'edificio nel rispetto dell'equilibrio compositivo.

Piranesi fu un grande studioso dell'antichità classica, che affrontò con un rigoroso approccio storico-archeologico

romanticismo:rapporto tra natura e uomo

I principi dell'estetica romantica condussero a una revisione della gerarchia tradizionale dei generi. Il paesaggio divenne uno dei generi più importanti e praticati, capace di esternare un nuovo rapporto tra l'individuo e la natura.

Gli aspetti della natura

Natura filtrata dall'anima dell'artista

Caspar David Friedrich

Il paesaggio

Caspar David Friedrich

monaco in riva al mare

il viadante sul mare di nebbia

Grazie per l'attenzione!

Il rapporto tra uomo e natura:• Il viandante sembra dominare il paesaggio da una posizione alta, ma allo stesso tempo la natura che osserva è misteriosa, infinita e impenetrabile: lui può guardarla, ma non controllarla. • La natura è rappresentata come qualcosa di grandioso e indecifrabile: la nebbia copre tutto, lasciando intuire che ci sono spazi enormi e sconosciuti oltre ciò che si vede. • Il viandante è solo davanti a questo spettacolo: è un momento di riflessione e contemplazione, dove l’uomo si misura con il mistero dell’esistenza.

Il rapporto tra uomo e natura:• Il monaco è piccolissimo rispetto all’immensità del paesaggio. Questo ci fa capire quanto l’uomo sia piccolo e fragile di fronte alla grandezza e alla forza della natura. • La natura non è rappresentata come amica o accogliente: il mare è scuro, il cielo è vuoto e carico di nuvole, tutto dà una sensazione di infinito e mistero. • Nonostante questo, il monaco non scappa né lotta contro la natura: resta fermo, come se cercasse di contemplarla o di trovare un senso in essa. È un momento di riflessione profonda.

il viadante sul mare di nebbia

Il viandante sul mare di nebbia (1818) è uno dei dipinti più famosi di Caspar David Friedrich. L’opera raffigura un uomo visto di spalle, fermo su una roccia, che guarda un paesaggio completamente avvolto dalla nebbia: si vedono appena montagne e colline che spuntano dal mare di nubi. L’uomo appare come un piccolo esploratore del mondo e dell’infinito, che cerca di capire il senso della vita osservando la grandezza e il mistero della natura.

Piranesi si rifà a una lunga e complessa tradizione figurativa che aveva nei 'capricci' e nelle vedute ideali di Giovanni Paolo Pannini i suoi modelli più recenti. La differenza delle vedute di Piranesi consiste nella suggestività dei paesaggi ottenuti attraverso la grandiosità sproporzionata delle architetture, la ricchezza degli ornamenti, i vistosi effetti di profondità prospettica e un drammatico uso del chiaroscuro. Aspetto caratterizzante di queste incisioni è la presenza importante delle rovine invase da piante, muschi ed erbe. Si tratta di una ricostruzione visionaria del passato di così forte impatto emotivo da richiamare gli effetti della rappresentazione del sublime.

Monaco in riva al mare (1810) è un famoso dipinto di Caspar David Friedrich. L’opera raffigura una scena molto essenziale: un piccolo monaco in abito scuro è ritratto di spalle, in piedi su una spiaggia deserta, davanti a un mare sconfinato sotto un cielo enorme e minaccioso. Friedrich ci mostra un uomo che si confronta con il mistero dell’esistenza attraverso il contatto diretto con la natura, riconoscendo la propria piccolezza, ma anche cercando un dialogo interiore con l’infinito.

ERCOLE E LICA

Il semidio si appresta a scagliare con forza bruta il giovane Lica, responsabile di avergli portato, per ordine di Deianira, una veste bagnata nel sangue del centauro Nesso, che dava a chi la indossava fortissimi dolori. Ercole, per vendicarsi, si accanisce dunque su Lica, lo solleva da un piede e lo scaglia in mare: è una delle rarissime opere dove il sentimento prevale sulla ragione. Il gruppo, con la torsione ad arco dei due corpi nudi, sprigiona una grande intensità energica, che ha il suo apice nella faccia urlante del giovinetto e nei tratti adirati di Ercole.

TESEO E IL CENATURO

L’impavido uomo domina la bestia, preme con la mano sinistra sulla sua gola, mentre con la destra impugna una poderosa clava, pronta per essere scagliata sul nemico e ucciderlo. Il ginocchio di Teseo preme sul petto della vittima, nel punto esatto dove finisce l’uomo incomincia il Centauro che è già accasciato a terra, raccoglie le ultime forze nelle zampe posteriori, che invano cercano un punto di forza nel terreno, mentre quelle anteriori non sono ormai più in grado di rialzarsi. Teseo e il Centauro è il mito greco che rappresenta lo scontro tra la civiltà e la natura selvaggia, tra l’eroe e la creatura mostruosa. Teseo era celebre per la sua forza e saggezza, incarnando l’ideale dell’eroe greco; Centauro, metà uomo e metà cavallo, erano noti per la loro forza bruta e per la loro passione per il vino.

Info

TESEO E IL MINOATURO

La statua presenta elementi di radicale novità nell'iconografia e nello stile: l'eroe greco viene rappresentato nel momento di calma, seduto sul mostro che ha appena ucciso. Il corpo esprime al tempo stesso la forza fisica e "la quieta grandezza", contrapposte alla massa informe del mostro senza vita. Sul volto non trapela la furia della lotta, ma solo la tranquillità e la fierezza di chi ha ottenuto una difficile vittoria. Rappresentandolo seduto sul Minotauro morente, vuole sottolineare la vittoria della ragione sull’irrazionalità bestiale: Teseo fissa con sguardo stanco il corpo sconfitto del mostro e sembra mosso da quella pietas che qui vuole essere espressione di clemenza e giustizia, mai di astio o risentimento. La coppia, quindi, trasmette allo spettatore un senso di serenità e di calma spirituale.

Il monomaniaco del comando militare e La monomaniaca del gioco

Vi è una nuova iconografia, riportando la rappresentazione nel genere del ritratto: sono eseguiti dal vivo, e il modello, su uno sfondo monocromo, è messo in posa leggermente di tre quarti. La luce si appunta sull’abbigliamento scuro, sulla modestia degli accessori e sulle particolarità delle espressioni. Con i loro vestiti pesanti e logori sembrano ritratti di borghesi travolti dal destino e caduti in disgrazia, per nulla idealizzati o spersonalizzati. Sono presenti vari elementi simbolici, come i colletti che ricordano gli strumenti di costrizione o lo sguardo fisso e obliquo, principale sintomo del pensiero ossessivo. Con la loro austera dignità tuttavia essi rivendicano un loro posto nella società.

Monomaniaco del furto e Monomaniaca dell'invidia

I soggetti hanno un'espressione che oscilla tra l’indifferenza rassegnata e la sofferenza sopita, resa attraverso lineamenti tesi e sulfurei, le labbra sottili semi aperte, gli occhi cerchiati di rosso. Lo sguardo fisso nel vuoto è la caratteristica che li allontana maggiormente dalla vitalità e dalla personalità espressa nella tipologia del ritratto. Queste opere però non concedono nulla alle categorie del grottesco, della caricatura e della derisione e in particolare colpisce la calma fissità dei soggetti, contrapposta agli esempi precedenti.

LA LORO FUNZIONE

Ci sono varie ipotesi sulla funzione del ciclo degli alienati:

  • si disse che quei quadri fossero stati approntati dal pittore dopo il suo ricovero in manicomio;
  • poi si affermò che le tele avevano un valore documentario, ovvero servivano a illustrare i disturbi dei malati di mente, nell’ambito della «iconografia manicomiale», che prevedeva una collaborazione tra medici e pittori: questi ultimi ritraevano i pazienti dei manicomi, dando vita a immagini usati dal medico per illustrare le proprie lezioni.

L’opera raffigura il Monte Parnaso, che nella mitologia greca è la casa delle Muse, protettrici delle arti, e del dio Apollo, dio del sole, della musica e della poesia. Al centro c’è Apollo, che suona la lira, intorno a lui ci sono le nove Muse, ognuna legata a un’arte diversa (come la poesia, la danza, l’astronomia). L’atmosfera è ordinata, armoniosa e serena -> tutto è pensato per richiamare equilibrio e bellezza classica. Mengs cerca di tornare alla “purezza” dell’arte classica. Il Parnaso di Mengs, in sintesi, è un omaggio alla bellezza e all’armonia dell’arte antica, un manifesto del neoclassicismo che celebra le Muse e Apollo come simboli dell’arte ideale.

I CAPRICCI

Nel 1799 Goya pubblica i Capricci, una raccolta di 80 incisioni ad acquaforte accompagnate da didascalie. Il termine 'capriccio' fa riferimento alla libertà di raffigurazione e ai soggetti inconsueti. Il fine del volume è quello di colpire le menzogne, l'ignoranza, i pregiudizi, le superstizioni presenti nella società e smascherare i gretti interessi. L'interesse per l'Illuminismo, però, non si traduce in Goya in una pittura che ne esprima e diffonda i principi, quanto piuttosto in uno spazio d'indagine in cui trascendere i confini della ragione: nell'analisi che egli compie sui comportamenti degli uomini, giunge a illuminare le zone dell'irrazionalità della natura umana.

LA CASA DEI MATTI

Nel dipinto intitolato Goya realizza un raccapricciante documento di come la società trattava la malattia mentale. L’opera risale al 1812-1819 e si vedono alcuni uomini nudi e altri seminudi che vaneggiano. Sono tutti rinchiusi in un grande stanzone illuminato da un’unica finestra con le sbarre che si apre in alto tra le arcate del soffitto. La scena fu forse ispirata all’artista dalle celebri rappresentazioni di Carceri di Piranesi. L’intento dell’artista oltre che di denuncia era anche quello di rappresentare la pazzia umana messa a nudo.

SATURNO CHE DIVORA I SUOI FIGLI

Il dipinto di Goya del 1819-23 appartiene al suo periodo definito delle “pitture nere”. il pittore si concentra su pochi elementi, facendo emergere dal fondo scuro la figura mostruosa, trattata con toni grigiastri sui quali risalta il rosso-sangue del corpo dilaniato del figlio, del quale ha strappato la testa con un morso. Questi dipinti realizzati in tarda età risentono probabilmente dell’encefalopatia provocata nell’artista da una grave intossicazione causata dal piombo contenuto nei colori. Goya, affetto da depressione e alterazione della personalità, esorcizzò così i suoi incubi.