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La restaurazione di Augusto
JACOPO GIAMMARCO
Created on March 14, 2025
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Transcript
La restaurazione di Augusto
ritorno del mos maiorum
successione
il principato di augusto
politica estera
Indice
Nel 23 a.C. sono introdotte delle novità istituzionali che danno un assetto definitivo al potere imperiale. Ottaviano Augusto depone la carica di console e assume i seguenti poteri: • l’imperium proconsulare, cioè il comando proconsolare su tutte le province; • la tribunicia potestas a vita, ossia la detenzione delle prerogative dei tribuni della plebe, tra cui il diritto di veto e l’inviolabilità.
Dopo la celebrazione del trionfo di Ottaviano al suo rientro in Italia, il 27 a.C. è un anno chiave per comprendere l’architettura istituzionale del principato augusteo. Di fronte al senato, il princeps formalmente rinuncia ai propri poteri straordinari, però, con il conferimento della corona civica e dello scudo d’oro egli è riconosciuto come il cittadino più autorevole di Roma. Nella stessa occasione gli viene conferito il titolo cari smatico di Augustus.
L’assassinio di Cesare (44 a.C.) apre una nuova stagione di guerre civili che si chiude nel 31 a.C. con il definitivo tramonto della res publica e l’instaurazione del principato. Protagonisti di questi anni sono il generale cesariano Marco Antonio e Ottaviano, figlio adottivo e principale erede di Cesare.
IL PRINCIPATO DI AUGUSTO
Il 2 a.C., infine, è l’anno in cui il senato lo proclama pater patriae («padre della patria»), ripristinando una carica onorifica antichissima, che fino a quel momento era toccata soltanto al fondatore della città Romolo e a Marco Furio Camillo, che l’aveva “rifondata” dopo l’incendio gallico del 390 a.C.
In questo modo, senza determinare in apparenza alcuna rottura con il dettato istituzionale dell’antica res publica, Augusto rivoluziona di fatto l’ordinamento politico romano e diviene il fulcro in grado di accentrare su di sé la gestione della politica interna ed estera di Roma.
IL PRINCIPATO DI AUGUSTO
Per quanto riguarda le finanze, tutti i proventi ricavati dall’amministrazione delle province senatorie confluiscono nell’erario, il tesoro della res publica; le entrate delle province imperiali costituiscono invece il fisco, il tesoro personale del principe.
L’ambito che meglio dimostra il funzionamento di questo equilibrio è l’organizzazione delle province e delle finanze: le province vengono distinte fra province senatorie, quelle ormai pacificate e il cui governo è affidato a un propretore o proconsole di nomina senatoria, e province imperiali, situate ai confini dell’impero e presidiate dalle legioni, governate direttamente dal principe per mezzo di legati da lui stesso scelti fra i senatori.
La politica augustea è improntata all’equilibrio tra l’autorità del princeps e le prerogative degli ordini tradizionali della res publica (i senatori e i cavalieri).
IL RITORNO DEL MOS MAIORUM
-Il senato continua a tenere regolarmente le sue assemblee e sotto Augusto il suo prestigio sembra accresciuto dopo gli anni delle guerre civili. Il suo potere, però, è ridimensionato: è Augusto a convocare il senato ed è sempre lui, in qualità di censore, a sceglierne i membri. -I cavalieri sono impiegati nella riscossione delle imposte e nell’amministrazione delle finanze a Roma e nelle province; sono chiamati a ricoprire incarichi delicati, quali la prefettura dell’Egitto, dell’annona e del pretorio. -L’esercito è composto soprattutto da soldati di professione, sempre più spesso arruolati tra i provinciali. La concessione del congedo a migliaia di soldati reduci delle guerre civili permette ad Ottaviano Augusto di ottenere il consenso del popolo.
A partire dall’età augustea, al vertice del sistema amministrativo vi sono le prefetture: i prefetti sono chiamati a compiti delicati in ambito civile e militare e la loro nomina è controllata dal princeps. -il praefectus Urbi, di rango senatorio, capo dell’amministrazione della città di Roma; -il praefectus praetorii, di rango equestre, comandante delle nove coorti a guardia dell’imperatore, l’unica presenza armata all’interno della città; -il praefectus annonae, di rango equestre, responsabile del rifornimento di Roma.
IL RITORNO DEL MOS MAIORUM
Un grande successo diplomatico di Augusto in Oriente è l’aver ottenuto la restituzione da parte del re dei Parti, Fraate IV, delle insegne delle legioni guidate da Crasso e sconfitte nel 53 a.C. a Carre: queste insegne erano considerate alla stregua di trofei di vittoria. Durante il principato augusteo la diplomazia si sostituisce spesso all’azione militare: si stabiliscono, così, gli accordi con i regni di Giudea, Cappadocia, Ponto e Armenia. Anche la situazione dell’Africa fa registrare un periodo piuttosto lungo di pace.
La politica estera di Augusto è improntata al mantenimento della pace: la pax Augusta diventa così uno dei capisaldi propagandistici dell’immagine che il princeps vuole offrire del suo potere personale.
LA POLITICA ESTERA
Sul fronte occidentale la situazione è più complessa. La Spagna è definitivamente sottomessa dopo lunghe campagne militari protrattesi fino al 19 a.C. e le regioni alpine della Rezia e del Norico sono conquistate. Tuttavia, le spedizioni in territorio germanico, che nei primi anni del principato di Augusto hanno portato a numerose vittorie sotto la guida di Druso e Tiberio, conoscono, a un certo punto, una brusca battuta d’arresto: nel 9 d.C. i Germani comandati da Arminio infliggono una grave sconfitta alle legioni romane guidate da Quintilio Varo nella foresta di Teutoburgo. La disfatta di Varo, da cui Augusto stesso rimane fortemente turbato, sarà uno scuro ricordo nell’immaginario romano e il pericolo germanico si calmerà ai confini dell’impero di Roma nei secoli a venire.
LA POLITICA ESTERA
Augusto ripone inizialmente grandi speranze nel nipote Marcello, figlio della sorella Ottavia e marito di Giulia, la sua figlia primogenita: la morte di Marcello nel 23 a.C. priva Augusto di un potenziale erede e lascia aperta la questione della successione. Coloro che di volta in volta sono scelti come possibili successori vanno incontro a morte prematura: il generale Agrippa, amico fraterno e secondo marito di Giulia muore nel 12 a.C.; i nipoti Gaio e Lucio Cesare, figli di Agrippa e Giulia, muoiono rispettivamente nel 2 e nel 4 d.C.
Augusto si trovava di fronte il non facile compito di consegnare a un successore da lui designato le proprie prerogative politiche senza imprimere una svolta monarchica allo Stato: l’erede prescelto avrebbe percorso la carriera delle magistrature in tempi brevissimi fino ad assumere su di sé la potestà tribunizia e il comando proconsolare. In questo modo egli sarebbe stato di fatto investito a tutti gli effetti del ruolo di successore del princeps.
I vari poteri che Augusto aveva assunto e l’auctoritas di cui godeva non potevano semplicemente essere trasmessi a un componente della famiglia, come accadeva con il meccanismo dinastico in vigore nelle monarchie orientali: ciò avrebbe significato contravvenire alle regole dell’ordinamento istituzionale repubblicano, che era rimasto in vigore.
LA SUCCESSIONE
Sopravvissuto agli intrighi della familia Caesaris, Tiberio nel 4 d.C. è adottato dal princeps e destinato a succedergli. Alla morte di Augusto nel 14 d.C. Tiberio rinuncia ai poteri di Augusto manifestando un formale rispetto delle istituzioni della res publica, ma per supplica del senato rimane imperatore. Con la trasmissione di un potere assoluto da Augusto a Tiberio, la repubblica tramonta definitivamente e inizia l’impero romano con la dinastia degli imperatori Giulio-Claudii.