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Sport e riscatto sociale

Francesco Cruccu

Created on March 12, 2025

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Transcript

Emma Berardi, Francesco Cruccu, Federico Lo Giacco

Sport e riscatto sociale

In molte storie di atleti, infatti, lo sport non è solo una disciplina, ma una via di uscita dalla marginalità e dalla povertà, un’opportunità per costruire una nuova identità e raggiungere il successo.

Esplorando il legame tra sport e riscatto sociale, si evidenzia come la pratica sportiva possa essere un motore di cambiamento individuale e collettivo, favorendo l’integrazione, il miglioramento delle condizioni di vita e la realizzazione di sogni che altrimenti potrebbero sembrare irraggiungibili.

dal buio alla luce

VITE DI ATLETI con STORIE DIFFICLI

Lo sport ha da sempre rappresentato un potente strumento di riscatto sociale, capace di offrire opportunità a chi proviene da contesti difficili o svantaggiati. Attraverso l’impegno, la determinazione e il talento, lo sport può fungere da veicolo per superare barriere economiche, culturali e sociali.

Gareggiò inizialmente a livello nazionale fin quando non ebbe l’opportunità di prendere parte ai Giochi Olimpici di Seul dove inaspettatamente vinse la medaglia d’oro nei 1500 metri. La sua vittoria rappresentò un simbolo di riscatto sociale e ispirò molti atleti Kenioti che, come Rono, cercavano di emergere.

La storia di Peter Rono

La passione per la corsa

Nato nel 1966 in Kenia, nel villaggio di Kipsiro, nella regione della Rift Valley. La sua infanzia è segnata da grandi difficoltà economiche che gli permisero un accesso all’istruzione e alle risorse limitato. Peter scoprì fin da subito il suo talento per la corsa, passione condivisa tra molti giovani Kenioti.

“La corsa mi ha dato una possibilità che la vita non mi aveva mai offerto. Con ogni passo, non correvo solo per me stesso, ma per chi, come me, credeva che il sogno fosse impossibile.”

Dopo il suo enorme successo a Seul, Rono continuò a gareggiare non raggiungendo più risultati di grande successo. Decise invece di concentrarsi sugli studi in America. La sua storia è il perfetto esempio di come, grazie al talento, al duro lavoro e alla determinazione si possano raggiungere risultati che vanno oltre la semplice vittoria sportiva.

La storia di Peter Rono

Le origini non si dimenticano

Oltre che sullo sport in Kenia, il suo successo ebbe un impatto enorme anche nella sua comunità. Rono usò il denaro guadagnato dalle gare per migliorare le condizioni di vita familiari e investì in progetti che migliorarono la sua comunità. Lo sport, quindi, non è un mezzo solo per il successo personale ma anche per il cambiamento sociale e per il miglioramento della vita.

Allen scopre di avere un grande talento nel basket, e riesce a portare la sua scuola alla vittoria del campionato statale e attira l'interesse dei college. La sua vita sembra cambiare, ma qualcosa sconvolge tutto.

Iverson cresce da padre e senza un padre. Gioca nei parchi giochi del quartiere per soldi: se vince mangia, se non vince non mangia.

«C'erano volte in cui Allen non sapeva nemmeno quando sarebbe stato il suo pasto successivo. Parliamo di un ragazzo che non poteva farsi la doccia a casa perché non c'era l'acqua: nessuno pagava le bollette».

Un' infanzia segnata dalle difficoltà Allen è il figlio di un amore sbagliato, di quelli che passano ogni tanto nella vita di tutti. Solo che Ann, la madre, aveva quindici anni ed era rimasta incinta al primo colpo. Il padre, Allen Broughton, non aveva la minima intenzione di farsi carico di un onere così grande ed era scappato via. L'adolescenza è complicata: la madre beve, si droga e frequenta uno spacciatore con cui mette al mondo due figlie, Brandy e Elisha, di cui si fa carico spesso Allen.

La storia di Allen Iverson

Nel gennaio 1994, il governatore Wilder gli concede la grazia. Allen Iverson sa che l'unico a potergli dare un'altra chance è John Thompson, coach della squadra di basket dell'università di Georgetown.

«Ho cercato di usare l'esperienza del carcere in maniera positiva. Non ho mai mostrato alcuna debolezza, provando a rimanere forte fino al momento del rilascio».

Il carcere Nella notte di San Valentino del 1993, Iverson viene coinvolto in una rissa in una sala da bowling e arrestato. Viene riconosciuto colpevole di rissa aggravata e incitazione al linciaggio. L'accusa ha vita facile nel tentativo di demolire la figura di un ragazzo ritenuto da tutti difficile. Vengono chiesti 60 anni di carcere. La sentenza di primo grado è di 15, con 10 anni di sospensione. Allen Iverson ora, nel momento in cui il futuro per la prima volta nella sua vita sembrava sorridergli, deve scontare 5 anni in carcere. Nel giro di qualche settimana, tutto l'interesse dei college nei suoi confronti svanisce. Iverson ha 18 anni, se dovesse scontare tutta la pena uscirebbe di prigione a 23. La sua carriera sportiva è praticamente conclusa.

Boys & Girls Clubs of the Virginia Peninsula: donazione di un nuovo campo da basket per offrire ai giovani un luogo sicuro dove giocare. Philadelphia 76ers Youth Foundation: partecipazione a eventi di raccolta fondi per sostenere programmi educativi e sportivi per i ragazzi di Philadelphia. Campagne per la salute mentale: collaborazioni con associazioni che offrono supporto ai giovani a rischio. Sostegno agli ex giocatori NBA in difficoltà: sensibilizzazione sulla gestione finanziaria e sulla vita dopo lo sport. Per molti giovani nel mondo, lui sarà per sempre "The Answer" – la risposta alla domanda se sia possibile cambiare il proprio destino.

Iverson entra a Georgetown e brilla sotto la guida del coach. Le sue prestazioni attirano l'attenzione della NBA. Infatti, nel 1996, viene selezionato come prima scelta assoluta dai Philadelphia 76ers. Nel 1997 vince il premio di Rookie dell'anno mentre, nel 2001 porta i Sixers alle NBA Finals quasi da solo, vincendo il premio di MVP della stagione. Iverson rivoluziona il basket non solo con il suo stile di gioco esplosivo, ma anche con la sua personalità e il suo look: : treccine, tatuaggi e un atteggiamento da strada che rompe gli schemi della NBA tradizionale. Dopo il ritiro, Iverson ha avviato diverse iniziative benefiche per aiutare i giov ani provenienti da ambienti svantaggiati

..."non avevo i soldi per comprare le scarpe da ginnastica" Rebeca Andrade

La storia di Rebeca Andrade

Rebeca Andrade è una ginnasta brasiliana che ha conquistato il cuore di molti con la sua determinazione, il talento e la sua incredibile storia di riscatto sociale. Nata l’ 8 maggio 1999 a Guarulhos, una città periferica di San Paolo, Rebeca cresce in un contesto socioeconomico difficile.

Fin da piccola, Rebeca ha mostrato una passione per la ginnastica. Ma l’accesso a strutture adeguate e a un’educazione sportiva di qualità non era semplice. Così Rebeca e suo fratello percorrervano circa 6 km al giorno a piedi .

Dalle favelas all'argento olimpico

La sua determinazione e il suo impegno l’hanno portata a farsi strada in un mondo che, per molti, può sembrare inaccessibile.Il concetto di riscatto sociale si materializza nel percorso di Rebeca quando, nonostante le difficoltà, riesce a diventare una delle ginnaste più promettenti del suo paese e a vincere, nel 2021, la sua medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo, diventando la prima ginnasta brasiliana a conquistare un oro olimpico in questa disciplina. Questo trionfo rappresenta non solo un traguardo personale straordinario, ma anche un simbolo di come lo sport possa fungere da veicolo di cambiamento sociale.

Il suo cammino, segnato anche da infortuni e sacrifici, evidenzia come la resilienza e la capacità di non arrendersi possano trasformare un destino segnato in una storia di successo.

La sua storia è un potente esempio di come lo sport non solo permetta di emergere, ma diventi anche una leva per il miglioramento delle condizioni di vita, per il superamento delle disuguaglianze e per il riscatto sociale di una giovane ragazza che, partendo da zero, è riuscita a raggiungere le stelle.

Rebeca ha usato la sua visibilità per ispirare i giovani provenienti da contesti simili al suo, mostrando loro che con impegno e passione si possono superare le difficoltà e raggiungere i propri sogni, indipendentemente dalle origini.

Rebeca Andrade è stata una fonte di ispirazione per molti tra essi c'e una sua mini sosia che ha incantato il web.

'LO SPORT E' BELLO PERCHè NON è SUFFICIENTE L'ABITO.CHIUNQUE PUò PROVARCI'

- Pietro Mennea