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DON RODRIGO

Diani Alice

Created on March 9, 2025

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Transcript

DON RODRIGO

Alice Diani

Personaggio

Temi

Collegamenti

Analisi

PERSONAGGIo

COLLEGAmenti

  • Capitolo I
  • Capitolo II
  • Capitolo III
  • Capitolo V
  • Capitolo VI
  • Capitolo VII

vv. 223-226

vv. 223-224

vv.11-14

vv.142-143

vv.1-3

vv.188-189

TEmi

Giustizia privata
Giustizia divina

Legge del più forte

Don Rodrigo ne è impaurito

Capitolo VI Verrà un giorno...(vv.89) Escimi di tra’ piedi, villanotemerario, poltrone incappucciato (vv.94-95)

Fa uso della sua posizione privilegiata per applicare la legge del più forte compiendo soprusi sui più deboli sapendo che anche violando la legge resterà impunito

Analisi di un testo

Anafora

Similitudine

Aposiopesi

Antifrasi

Il palazzotto di don Rodrigo sorgeva isolato, a somiglianza duna bicocca, sulla cima d’uno de'poggi ond'è sparsa e rilevata quella costiera. Appiè del poggio, dalla parte che guarda a mezzogiorno e verso il lago, giaceva un mucchietto di casupole, abitate da contadini di don Rodrigo; ed era come la piccola capitale del suo piccol regno. Bastava passarvi, per esser chiarito della condizione e de costumi del paese. Dando un'occhiata nelle stanze terrene, dove qualche uscio fosse aperto, si vedevano attaccati al muro schioppi, tromboni, zappe, rastrelli, cappelli di paglia, reticelle e fiaschetti da polvere, alla rinfusa. La gente che vi s'incontrava erano omacci tarchiati e arcigni, con un gran ciuffo arrovesciato sul capo, e chiuso in una reticella; vecchi che perdutele zanne, parevan sempre pronti, chi nulla nulla gli aizzasse, a digrignar le gengive; donne con certe facce maschie, e con certe braccia nerborute, buone da venire in aiuto della lingua, quando questa non bastasse: ne' sembianti e nelle mosse de' fanciulli stessi, che giocavan per la strada, si vedeva un non so che di petulante e di provocativo. Le rade e piccole finestre che davan sulla strada, chiuse da imposte sconnesse e consunte dagli anni, erano però difese da grosse inferriate, e quelle del pian terreno tant'alte che appena vi sarebbe arrivato un uomo sulle spalle d'un altro. Regnava quivi un gran silenzio; e un passeggiero avrebbe potuto credere che fosse una casa abbandonata, se quattro creature, due vive e due morte, collocate in simmetria, di fuori, non avesser dato un indizio d'abitanti. Due grand'avoltoi, con l'ali spalancate, e co’ teschi penzoloni, l'uno spennacchiato e mezzo roso dal tempo, l’altro ancor saldo e pennuto, erano inchiodati, ciascuno sur un battente del portone; e due bravi, sdraiati, ciascuno sur una delle panche poste a destra e a sinistra, facevan la guardia, aspettando d'esser chiamati a goder gli avanzi della tavola del signore.