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Il quarto Stato

Michelle Mengarelli

Created on March 7, 2025

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Transcript

Il quarto Stato

Di pelizza de volpedo

Storia

Storia

Una volta terminato il dipinto Pellizza da Volpedo lo espose a Torino nel 1902. Purtroppo la critica lo ignorò completamente. Nel 1904 l’artista lo inviò a Roma per la Quadriennale ma anche qui nessuno se ne interessò. Pellizza ritentò, quindi, nel 1906 in occasione della grande esposizione organizzata per il traforo del Sempione. Il Quarto Stato venne però rifiutato con la motivazione che era troppo triste e non consono ad una manifestazione del genere. Purtroppo, Giuseppe Pellizza da Volpedo morì l’anno seguente, suicida con un colpo di rivoltella, anche a causa di questi mancati riconoscimenti. Gli eredi furono, così, i proprietari dell’opera. L’importanza simbolica de Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo è rappresentata dal fatto che nel 1920-1922 il consiglio comunale di Milano decise l’acquisto dell’opera. Fu un consigliere comunale di area socialista a contattare Guido Marangoni, direttore delle civiche raccolte d’arte. L’acquisto avvenne tramite una sottoscrizione cittadina e il quadro fu esposto presso la sala principale del castello sforzesco. Con l’avvento del fascismo i nuovi aministratori decisero di rimuovere l’opera e porla in un magazzino del Comune. Con la fine della Seconda Guerra Mondiale, Antonio Greppi, sindaco socialista di Milano, riscoprì l’opera. Le autorità comunali decisero di esporre il Dipinto di Pellizza da Volpedo per trent’anni, presso la sala del Consiglio Comunale a Palazzo Marino. Negli anni Ottanta, Il Quarto Stato fu restaurato e trasferito presso il padiglione di arte contemporanea e quindi presso il Museo del Novecento di Milano dal dicembre 2010 . Durante l’Expo del 2015 gli organizzatori scelsero il Quarto Stato come una della sei opere d’arte rappresentanti della città.

Nel dipinto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo un corteo di lavoratori è in cammino. La folla, compatta, avanza verso il del quadro con grande determinazione. Sui volti, infatti, si leggono fierezza e la volontà di rivendicare i propri diritti. In primo piano, guidano il corteo a sinistra un uomo anziano, al centro un giovane mentre a destra una donna con in braccio il suo bambino. Questi tre personaggi rappresentano le componenti della classe sociale più umile dell’epoca. Gli uomini e la donna in primo sono vestiti con abiti poveri ma dignitosi. Il giovane uomo indossa una camicia con al di sopra un gilet. Sul capo porta un cappello e la giacca è tenuta elegantemente da una mano e pende dietro la schiena. La sua postura è calma è sicura. Infatti la sua mano destra sorregge la giacca senza affanno mentre la sinistra è fermamente poggiata sulla tasca. La donna, invece, sembra rivolgersi all’uomo per farlo desistere dal condurre la manifestazione. I suoi piedi sono nudi. Anche il bambino che porta in braccio è nudo e abbandonato nella stretta della madre. Gli uomini che seguono i tre personaggi gesticolano visivamente come per rivendicare le proprie istanze. A sinistra una donna segue il corteo, come altre donne sulla destra. Un uomo con una giacca sulle spalle tiene per mano un bambino. Giovani, maturi e anziani procedono compatti verso il fronte del dipinto. With

Descrizione

Nel dipinto Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo un corteo di lavoratori è in cammino. La folla, compatta, avanza verso il fronte del quadro con grande determinazione. Sui volti, infatti, si leggono fierezza e la volontà di rivendicare i propri diritti. In primo piano, guidano il corteo a sinistra un uomo anziano, al centro un giovane mentre a destra una donna con in braccio il suo bambino. Questi tre personaggi rappresentano le componenti della classe sociale più umile dell’epoca. Gli uomini e la donna in primo sono vestiti con abiti poveri ma dignitosi. Il giovane uomo indossa una camicia con al di sopra un gilet. Sul capo porta un cappello e la giacca è tenuta elegantemente da una mano e pende dietro la schiena. La sua postura è calma è sicura. Infatti la sua mano destra sorregge la giacca senza affanno mentre la sinistra è fermamente poggiata sulla tasca. La donna, invece, sembra rivolgersi all’uomo per farlo desistere dal condurre la manifestazione. I suoi piedi sono nudi. Anche il bambino che porta in braccio è nudo e abbandonato nella stretta della madre. Gli uomini che seguono i tre personaggi gesticolano visivamente come per rivendicare le proprie istanze. A sinistra una donna segue il corteo, come altre donne sulla destra. Un uomo con una giacca sulle spalle tiene per mano un bambino. Giovani, maturi e anziani procedono compatti verso il fronte del dipinto.

Genesi e realizzazione

La genesi de Il quarto stato è stata lunga: il tempo di realizzazione complessivo di questo dipinto è di 6 anni. Pellizza inizia a pensare al soggetto nel 1891, dopo aver assistito a una manifestazione da parte di un gruppo di operai. Prima della realizzazione vera e propria, l’artista mette a punto alcuni abbozzi che vanno a creare due opere precedenti, ossia Ambasciatori della fame e La Fiumana, insieme ad altre opere intermedie tra le due. In queste opere vengono definiti alcuni aspetti che poi saranno le parti fondanti de Il Quarto Stato. In Ambasciatori della fame viene rappresentata una rivolta operaia a Volpedo, tuttavia questa versione non soddisfa Pellizza che desidera invece qualcosa di dimensioni maggiori. La Fiumana riesce in questo intento, in cui rappresenta una massa di lavoratori abbandonando le ampie pennellate dell’opera precedente e preferendo uno stile più legato al divisionismo. La terza versione, Il cammino dei lavoratori, sarà quella che poi diventerà Il Quarto Stato, nel 1901, in cui la massa non è più indistinta ma in cui è possibile individuare i soggetti che vi appartengono.

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Accoglienza e collocamenti

Al momento della prima esposizione, alla Quadriennale di Torino nel 1902, Il Quarto Stato non riceve nessun riconoscimento, a cui si aggiunge la delusione di mancato acquisto da parte di qualche museo o ente pubblico. Il successo di quest'opera, infatti, non nasce nelle mura espositive, ma tramite le innumerevoli riproduzioni che iniziano a circolare tra la stampa socialista dell’epoca, come Avanti!, la rivista del Partito Socialista Italiano. Nel 1921 viene acquistata ed entra a far parte della Galleria d’Arte Moderna di Milano, e trova la sua collocazione all’interno del Castello Sforzesco, nella Sala della Balla. L’opera rimane visibile in quel luogo fino agli anni ‘30: durante la guerra viene spostata, per poi finire dentro il nuovo e ricostruito Palazzo Marino nel 1943. Durante la permanenza a Palazzo Marino, la reputazione de Il Quarto Stato viene migliorata vivamente da parte di molti critici, che ne sottolineano l’importanza come monumento alla classe operaia. Il Quarto Stato esce dalle sale in cui viene collocato per diventare immagine-simbolo delle rivendicazioni proletarie, apparendo in numerosi film e documentari, come Novecento di Bernardo Bertolucci. Il Quarto Stato rimane a Palazzo Marino fino al 1980, per poi essere collocato nuovamente nella Galleria d’Arte Moderna, in una sezione dedicata la divisionismo, ed infine, nel 2010, trova la sua collocazione definitiva dentro Il Museo del ‘900, occupando la prima sala del Museo, a volontà di sottolineare la sua importanza storica.

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