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Picasso

Costantino Tereziu

Created on March 3, 2025

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PERIODO

OPERA 2

OPERA 1

CUBISMO
GUERNICA
LES DEMOISELLES D'AVIGNON
CARATTERISTICHE DEL MOVIMENTO:
  • "La natura è una cosa , la pittura un'altra", quindi "La pittura è un equivalente della natura";
  • I cubisti quindi non cercano di compiacere l'occhio di chi ne osserva le opere imitando la realtà nè, come facevano gli impressionisti, tentano di interpretarne le suggestioni;
  • Essi si sforzano di costruire una realtà nuova e diversa: la realtà della mente;
  • "Bisogna avere il coraggio di scegliere poichè una cosa non può essere insieme vera e verosimile";
  • La riproduzione di un oggetto può apparire verosimile, ma la verità di quell'oggetto è quanto mai lontana e diversa;
  • Il cubista non coglie più un solo aspetto univoco e limitato ma ne percepisce diversi in successione, ovvero considera il tempo;
  • I cubisti scompongono la realtà in piani e volumi elementari assimilabili per l'appunto a cubi.
Il 26 aprile 1937, nel pieno della guerra civile spagnola che i franchisti, sostenuti dalle forze nazifasciste tedesche ed italiane, avevano scatenato contro il legittimo governo del Paese, Picasso è sconvolto dalle notizie sul bombardamento della cittadina basca di Guernica. All'ottusa furia sterminatrice di quell'azione terrorista nel giorno del mercato, Picasso - in quel periodo a Parigi- risponde realizzando in poco più di un mese l'enorme tela intitolata appunto Guernica, vero e proprio atto d'accusa contro la guerra e la dittatura; d'altronde la posizione politica di Picasso è sempre stata democratica e antifascista. L'o pera venne simbolicamente presentata nel Padiglione spagnolo dell'Esposizione Universale di Parigi del '37 e in tutto il mondo libero destò uno scalpore e una commozione pari solo all'indifferenza derisoria con la quale venne invece giudicata nella germania hitleriana e nell'italia fascista. Guernica, che già nelle sue dimensioni( circa 3.5 metri di altezza e quasi 8 di lunghezza) denuncia la propria funzione di manifesto ideologico e politico, costituisce uno dei punti di sintesi più alta e ispirata di tutta l'arte picassiana. Questo dipinto rappresenta il drammatico momento del bombardamento. Il colore, sinonimo di vita, viene abbandonato in favore di un'omogenea gamma di grigi e azzurri su fondo antracite, che richiama le testimonianze fotografiche del massacro che l'artista aveva potuto osservare sui giornali. La composizione, di stampo piramidale, è organizzata in tre fasce verticali: le due laterali sono più strette, fra loro uguali e simmetriche rispetto a quella centrale; in quest'ultima, molto più larga, è ammassato il maggior numero di personaggi, disposti per lo più in allineamenti fortemente geometrizzati attorno alla figura gigantesca d'un cavallo ferito che fugge impaurito. La complessità della figurazione ha dato vita a numerose interpretazioni, determinate anche dalla volontà di Pablo di non spiegare il significato simbolico delle figure, che lasciava all'interpretazione dello spettatore. L'ambientazione è allo stesso tempo interna ( come si vede dal lampadario appeso in alto, quasi al centro del dipinto) ed esterna ( come è suggerito dagli edifici in fiamme all'estrema destra). Questa contemporaneità di visione non è solo cubista, ma vuole rendere con violenta immediatezza la strategia del bombardamento, che all'improvviso sventa e demolisce interi palazzi sparpagliando all'aperto anche gli oggetti più intimi di ogni famiglia. In uno spazio caotico e indifferenziato uomini, donne e animali fuggono e urlano come impazziti sovrapponendosi e accomunati dallo stesso dolore e travolti dalla stessa violenza. All'estrema sinistra una madre lancia al cielo il suo grido straziante mentre stringe fra le braccia il cadavere del figlioletto, nel quale il naso rovesciato costituisce il tragico indizio della morte appena sopraggiunta. Dal lato opposto le fa eco l'urlo disperato di un altro personaggio femminile che, fra gli edifici in fiamme, alza le braccia al cielo urlando in segno di orrore e disperazione. Al centro il cavallo ferito, simbolo del laborioso e onesto popolo spagnolo, nitrisce dolorosamente protendendo verso l'alto una lingua aguzza come una sgheggia di vetro. Ovunque sono morte e distruzione, sottolineate da un disegno duro e quasi tagliente, che rende anche i raggi di luce del lampadario altrettante piccole spade acuminate. Chi può cerca di fuggire, come la donna che, dall'angolo inferiore destro, si slancia diagonalmente verso il toro, all'angolo superiore sinistro, a sua volta simbolo di violenza e bestialità. Nella parte destra della fascia centrale un'altra donna si affaccia disperatamente a una finestra reggendo una lampada a petrolio, che allude alla regressione alla quale la guerra conduce inevitabilmente. Al suolo, tra le macerie, si assiste all'orrore dei cadaveri straziati. A sinistra una mano protesa, con la linea della vita simbolicamente spezzata in minuti segmenti. Sempre in basso, esattamente al centro, un'altra mano serra ancora una spada spezzata, sullo sfondo di un fiore intatto, simbolo della vita e della ragionevolezza che, nonostante tutto, avranno comunque la meglio sulla morte e sulla barbarie. In questo dipinto - preceduto da almeno una cinquantina di schizzi e bozzetti preparatori e realizzato guardando a "Le fucilazioni del 3 maggio" di Goya, ma anche all' "Incendio di Borgo" di Raffaello, alla "Strage degli Innocenti" di Guido Reni e al "Trionfo della morte" di Palazzo Abatellis a Palermo, visti durante un viaggio in Italia nel '17 - Picasso riesce a superare e fondere Cubismo analitico e Cubismo sintetico. Tutto è movimento, dramma. Quelle bocche digrignate rivolte al cielo urlano dolore e vendetta e il brusco alternarsi di luci (bianco) e ombre (nero e l'intera gamma dei grigio-azzurri) sottolinea il sinistro susseguirsi delle esplosioni, il caotico spargersi della polvere e delle macerie e l'improvviso divampare degli incendi.
Nell'autunno 1906 Pablo comincia a lavorare a un dipinto di grandi dimensioni che, corretto e ridipinto tantissime volte, vedrà la luce alla fine dell'anno successivo: Les Demoiselles d'Avignon (Le signorine di Avignon). Partendo dalle solide volumetrie di Cezanne, Picasso semplifica le geometrie dei corpi (cinque prostitute all'interno del bordello di Carrer d'Avinyò a Barcellona) e coinvolge in questa esemplificazione anche lo spazio. Esso infatti sembra quasi materializzarsi, diventando esso stesso un elemento da scomporre, al pari degli altri, secondo i taglienti piani geometrici che lo delimitano. Lo stesso procedimento viene applicato anche alla natura morta con frutta e tovagliolo, posta sul tavolino al centro in basso, dove non si percepiscono più rapporti spaziali coerenti e tutto viene squadernato davanti agli occhi di chi osserva in modo immediato e indifferenziato. Anche le figure femminili non risultano più immerse nello spazio ma da esso compenetrate e, a parte il rosa dei nudi, sembrano costituite della stessa materia solida, cosicchè ogni differenza tra contenuto ( i personaggi) e contenitore ( lo spazio) risulta annullata. Per i volti delle figure centrali Picasso si ispira anche all'antica scultura iberica, mentre in quelli dei due personaggi di destra è ben evidente il riflesso delle maschere rituali africane. In entrambi i casi vengono stravolte non solo le regole della prospettiva ma anche quelle del senso comune, che sottintende sempre un punto di vista unico.

Picasso

VITA

PRODUZIONE ARTISTICA:
CARATTERISTICHE GENERALI:
Il carattere della sua arte si manifesta nelle varie tecniche a cui fece ricorso: dalla pittura alla grafica, dalla scultura alla ceramica. Picasso inoltre è un eccellente disegnatore, come mostrano i suoi numerosi schizzi e bozzetti preparatori. Il suo segno continuo e uniforme conserva sempre una nitidezza inconfondibile. Tra le numerose opere del periodo blu e rosa ricordiamo ad esempio " Poveri in riva al mare" e "Famiglia di saltimbanchi". Gli ultimi mesi del 1906 segnano il cosiddetto periodo africano nel corso del quale Picasso si interessa in modo approfondito alla scultura rituale africana e polinesiana. In queste opere egli ricerca le testimonianze di un'umanità spontanea e incorrotta, non ancora contaminata dalla troppa ideologia e dai condizionamenti sociali e culturali della tradizione occidentale. Tra le altre opere ricordiamo infine "Ritratto di Ambroise Vollard" e "Donna con chitarra".
Pablo Picasso nasce il 25 ottobre 1881 a Malaga, in Andalusia. Suo padre, insegnante nella locale scuola d'arte, lo avvia in età precoce all'apprendistato artistico, dove Pablo dimostra subito uno straordinario talento. Nel 1895 viene ammesso all'Accademia di Belle Arti di Barcellona, città alla quale rimarrà sempre legato. Picasso si allontana ben presto dalla famiglia. Nell'ottobre 1900 si reca a Parigi, soggiornandovi fino al 1904, quando vi si stabilisce in modo definitivo, eleggendola a propria "città del cuore". Nel mondo artistico e intellettuale parigino Picasso trova le condizioni ideali per il proprio lavoro, imponendosi come figura centrale dell'Avanguardia. Egli attraversa una molteplicità di stili: dal cosiddetto "periodo blu" a quello "rosso", all'approdo al Cubismo fino ad avvicinarsi al Surrealismo. Muore l'8 aprile 1973 a Mougins, in Costa Azzurra.