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CANTO VI
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Transcript
nel cielo di mercurio:GIUSTINIANO E L'AQUILA IMPERIALE
DIVINA COMMEDIA: IL PARADISO
CANTO VI
CANTO V: Dal cielo della Luna al cielo di Mercurio-Dante si chiede se c'è un modo per compensare un voto non adempiuto. -Due cose occorrono al voto: materia e convenenza. La seconda non si può cambiare, ma la prima può essere mutata in qualcosa di maggiore, se concesso dalla Chiesa. -Dante e Beatrice salgono al cielo di Mercurio. -Tante anime si fanno loro incontro. Dante si ferma a parlare con una di loro.
CANTO IV: Nel cielo della LunaDue dubbi assillano Dante:1. La questione dei voti inadempiuti. 2. Se le anime ritornino sulle stelle da cui sono discese. Beatrice risponde prima alla seconda domanda, confutando la teoria espressa nel Timeo. Successivamente, alla prima, poichè meno pericolosa per la fede.
Cosa è successo nei Canti precedenti?
DIVINA COMMEDIA: PARADISO
Dante pone due domande allo spirito che si è avvicinato a lui: chi sia e perché si trovi in quel cielo. Rispondendo alla prima domanda, quello si presenta come l'imperatore Giustiniano e racconta di come l'aquila romana, simbolo dell'Impero, sia ritornata a Occidente insieme a Costantino dopo più di duecento anni. Giustiniano spiega che l'aquila ha continuato a esercitare il suo potere, passando di mano in mano tra gli imperatori. Egli si descrive come colui che ha riformato le leggi, eliminando ciò che era superfluo o inutile. Inizialmente credeva che in Cristo vi fosse una sola natura (quella divina), ma grazie al papa Agapito è stato indirizzato alla vera fede. Una volta accettata questa fede, ha sentito l'ispirazione divina per intraprendere il suo grande lavoro di riforma e ha affidato le imprese militari al generale Belisario, con l'intenzione di non dedicarsi personalmente alla guerra.
vv.1-27
Il racconto di Giustiniano
Giustiniano prolunga il proprio discorso, elogiando l'operato dell'aquila e citando i fatti storici e leggendari possibili grazie ad essa, partendo dalla morte di Pallante e dalla fondazione di Albalonga. Successivamente, la battaglia dei tre Orazi contro i tre Curiazi, il ratto delle Sabine e il suicidio di Lucrezia, il quale pose fine al dominio dei sette re. Ricorda poi i successi contro Brenno e Pirro, le imprese del severo Torquato e di Cincinnato, i Deci e i Fabi. Infine, elogia la clamorosa vittoria di Scipione contro i Cartaginesi, guidati da Annibale, e le conquiste del giovane Pompeo.
vv.28-54
Il racconto di Giustiniano
vv.55-72
A questo punto Giustiniano si concentra sulle imprese di Giulio Cesare. Con ritmo rapido e incalzante descrive dapprima le campagne in Gallia, poi il varco del Rubicone e l'azione bellica contro Pompeo attraverso Spagna, Medio Oriente e Egitto.
Il racconto di Giustiniano
Infine, si ricordano le imprese di Carlo Magno, il quale intervenne per difendere la Santa Chiesa dalla minaccia longobarda.
In seguito, con Tito, l'aquila rivendica il peccato originale attraverso l'assedio di Gerusalemme, che costrinse gli Ebrei alla diaspora. Furono infatti puniti coloro che condannarono Cristo alla crocifissione.
Successore di Cesare fu Ottaviano Augusto, il quale vinse i cesaricidi Bruto e Cassio. Inoltre, viene menzionato anche il suicidio di Cleopatra, la quale, a seguito della morte di Antonio, si avvelenò.
vv. 73-96
Il racconto di Giustiniano
"Giusti son due, e non vi sono intesi; superbia, invidia e avarizia sono le tre faville c'hanno i cuori accesi"
All'interno del sesto canto, Dante e Virgilio si trovano nel terzo cerchio, dove sono puniti i peccatori di gola. Tra questi si erge Ciacco, il quale prevede per Firenze un futuro sanguinoso: scoppierà infatti una guerra civile, la quale dividerà la città in due fazioni. Dante utilizza il personaggio per presentare la propria invettiva contro la città.
INFERNO CANTO VI: Invettiva contro Firenze
DIVINA COMMEDIA: INFERNO
"Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!"
Il sesto canto del Purgatorio si apre con l'incontro tra il poeta e le anime dei morti di morte violenta. Qui Dante dialoga con l'anima di Sordello, poeta mantovano, che riconosce la provenienza di Virgilio e lo abbraccia fraternamente, essendo suo compaesano. La parte più significativa di questo canto è l'invettiva politica e civile di Dante contro l'Italia, perché è divisa, priva di ordine e guidata da governanti incapaci. Egli descrive la penisola come una nave senza nocchiere, in balia delle onde della discordia e della guerra civile.
PURGATORIO, CANTO VI:Invettiva contro l'Italia
DIVINA COMMEDIA: PURGATORIO
A questo punto Giustiniano, o per meglio dire Dante, inizia la sua invettiva contro i Guelfi e i Ghibellini. L'accusa rivolta ai primi è quella di opporre al sacrosanto segno di Dio un altro sigillo, ovvero il giglio d'oro della casata di Francia, mentre i secondi sono incolpati di usare il simbolo dell'aquila imperiale solamente per i propri interessi. Da qui in avanti i toni si addolciscono e all'appassionato discorso politico segue un passo calmo e discorsivo in cui Giustiniano risponde alla seconda domanda di Dante, cioè perché si trova in quel cielo. L'imperatore dice, quindi, che nel cielo di Mercurio si trovano quegli spiriti che in vita agirono bene per amore della fama e dell'onore, rendendo però il loro amore per Dio men vivo.
vv.97-126
L'invettiva
Faccian li Ghibellin, faccian lor artesott'altro segno, ché mal segue quello sempre chi la giustizia e lui diparte; e non l'abbatta esto Carlo novello coi Guelfi suoi, ma tema de li artigli ch'a più alto leon trasser lo vello. Molte fiate già pianser li figli per la colpa del padre, e non si creda che Dio trasmuti l'armi per suoi gigli!
vv. 103-111
vv. 127-142
Il canto si conclude con la presentazione di un umile spirito, purtroppo vittima di ingiuste calunnie: si tratta di Romeo di Villanova, ossia il ministro del conte di Provenza Raimondo Beringhieri. Secondo leggenda, egli giunse come pellegrino alla corte, per poi ricoprire nobilmente tale carica. Il suo operato fu talmente invidiato dagli altri cortigiani che venne cacciato, ormai già sprofondato nella povertà e anziano. Rieccheggia dunque la storia di Pier delle Vigne, il quale condivide una vua simile ma dalla diversa risoluzione: quest'ultimo scelse infatti il suicidio, ribellandosi a quei principi ritenuti necessari per l'altezza del Paradiso. Sono infatti la sopportazione e l'accettazione del dolore le virtù degne della lode umana.
Romeo di Villanova
Romeo di Villanova
Pier delle Vigne
-Operò alla corte di Raimondo Beringhieri, ricoprendo illustremente la carica di ministro.-Nonostante la povertà e la vecchiaia, rimase umile e modesto. -Resistette al peccato, sopportando il dolore della sua disgrazia. Ciò gli concedette l'accesso al Paradiso, dunque alla beatitudine.
-Operò alla corte di Federico II come notaio, per poi diventare amministratore della giustizia e capo della cancelleria. -Si tolse la vita per soddisfare il proprio orgoglio offeso, non tollerando il peso della vergogna. -Cedette alla tentazione del suicidio, ribellandosi ai principi divini e finendo quindi all'Inferno.
Due personaggi a confronto...
DIVINA COMMEDIA:CONFRONTO
E dentro a la presente margarita luce la luce di Romeo, di cui fu l'ovra grande e bella mal gradita.Ma i Provenzai che fecer contra lui non hanno riso; e però mal cammina qual si fa danno del ben fare altrui. Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina, Ramondo Beringhiere, e ciò li fece Romeo, persona umìle e peregrina.
vv. 127-135
Diverse sono le ragioni per cui Dante sceglie come protagonista Giustiniano:- Come suggerisce il suo nome, egli incarna la giustizia e la legge. Il suo Corpus Iuris Civilis è considerato un'opera fondamentale per il diritto occidentale e simboleggia il tentativo di organizzare e unificare la società attraverso una legislazione giusta e chiara. - Fu l'imperatore che riunificò territorialmente l'impero e lo guidò in armonia con la volontà divina. - Rappresenta l'equilibrio tra gloria terrena e giustizia divina, che è il motivo per cui si trova nel cielo di Mercurio.
Perché Dante sceglie proprio Giustiniano?
DIVINA COMMEDIA: PARADISO
DIVINA COMMEDIA:PARADISO
-Infine, l'uso dell'anafora per introdurre la vera e propria invettiva enfatizza ulteriormente il tono aggressivo:"Faccian li Ghibellin, faccian lor arte sott'altro segno..." vv.103
-Inoltre, di granda importanza è la seguente antifrasi, che sottolinea l'irragionevolezza di chi si appropria dell'aquila imperiale per interesse proprio o vi si oppone: "... mi stringe a seguitare alcuna giunta, perchè tu veggi con quanta ragione si move..." vv.30-31
-Sono presenti numerosi latinismi e neologismi, ma fondamentale è il ruolo della metafora per introdurre la storia provvidenziale di Roma:"Poscia che Costantin l'aquila volse contr'al corso del ciel..." vv.1-2
A differenza dell'Inferno e del Purgatorio, il Paradiso presenta un lessico ben più dolce e solenne, volto a comunicare l'altezza e l'autorevolezza di tale cantica.