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Gioele Marini

Created on March 2, 2025

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"Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne,,-Maya Angelou

1956

1874

1945-1946

DIRITTO DI VOTO

1956

PARITÀ DI REMUNERAZIONE

1948

PARITÀ TRA CONIUGI

1919

ABROGAZIONE AUTORIZZAZIONE MARITALE

1874

AMMISSIONE AI LICEI

1874-2013

Le tappe fondamentali per i

DIRITTI DELLE DONNE

2013

1963

1978

CANCELLAZIONE REATO D'ABORTO

2009-2013

LEGGE CONTRO LO STALKING E LA VIOLENZA SULLE DONNE

1981

ABOLIZIONE DELITTO D'ONORE

1970

LEGGE SUL DIVORZIO

1963

LE DONNE VENGONO AMMESSE AGLI UFFICI PUBBLICI

1874-2013

Le tappe fondamentali per i

"Ogni volta che una donna lotta per se stessa, lotta per tutte le donne,,-Maya Angelou

DIRITTI DELLE DONNE

La donna puo' accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge. L’arruolamento della donna nelle forze armate e nei corpi speciali è regolato da leggi particolari. Questa legge è l’arrivo di un lungo e tortuoso percorso poichè, già in fase costituente, la discussione sull’accesso delle donne alla magistratura era particolarmente accesa. Per fare qualche esempio, l’onorevole Molé nella seduta del 20 Settembre 1946 afferma che “la donna deve rimanere la ‘regina della casa’, più si allontana dalla famiglia, più questa si sgretola. Ancora Eutimio Ranelletti, presidente della corte di cassazione, nel 1957 sosteneva che “la donna è fatua, è leggera, è superficiale, negata quasi sempre alla logica, è quindi inadatta a valutare obiettivamente, serenamente, saggiamente, nella loro giusta portata, i delitti e i delinquenti.

1963

La "scuola normale", istituita dalla legge Lanza nel 1858, fu l'unica occasione offerta alle donne per poter ottenere un'istruzione formalmente riconosciuta fino a fine Ottocento. Questa scuola ebbe, quindi, un grande successo: fra il 1868 ed il 1876 le donne iscritte passarono da 2000 a 6400. A frequentarla erano principalmente le ragazze provenienti dalla piccola borghesia o dell'aristocrazia operaia, che aspiravano all'impiego di maestra, ma anche quelle appartenenti alla buona borghesia che mostravano il desiderio di ottenere un’adeguata istruzione esclusivamente con il fine di educare i propri figli. Indipendentemente dall'estrazione sociale e culturale delle famiglie e per quanto fossero intellettualmente brillanti, si riteneva che la mente femminile fosse inadeguata e che fosse inopportuno per delle fanciulle frequentare ambienti maschili come i licei. Per questo motivo, anche a seguito dell’ammissione delle donne all’interno dei licei e delle università avvenuta nel 1874, la loro presenza rappresentò una minoranza esigua.

1874

L’istituto dell'autorizzazione maritale entrò a far parte dell’ordinamento giuridico con l’entrata in vigore del codice napoleonico, il 21 marzo del 1804. Il citato codice cessò la sua efficacia con la caduta del sovrano francese, Napoleone Bonaparte, sconfitto in definitivamente nella battaglia di Waterloo nel 1815. Dopo la proclamazione del Regno d'Italia, il tema riguardante l’autorizzazione maritale fu nuovamente portato all’attenzione da un legislatore italiano che la fece inserire tra le norme del codice civile del 1865 e che recita testualmente: “La moglie non può donare, alienare beni immobili, sottoporli ad ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali, costituirsi sicurtà, né transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti, senza l’autorizzazione del marito”. Tale norma sanciva la minorità della donna all’interno della famiglia e andava a porre la subordinazione di quest’ultima alla potestà dell’uomo al quale veniva vincolata non solo la volontà della moglie di gestire il patrimonio di famiglia ma anche la possibilità di gestire i beni personali della stessa. L’abrogazione dell’autorizzazione maritale avverrà solamente nel 1919 con una norma proposta il 17 luglio da Ettore Scacchi, il quale riuscì a provocare una vera e propria innovazione nel quadro sociale dell’italia dei primi anni del novecento avviando un percorso avente come scopo il raggiungimento della parità tra i due generi.

1919
La donna puo' accedere a tutte le cariche, professioni ed impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla legge. L’arruolamento della donna nelle forze armate e nei corpi speciali è regolato da leggi particolari. Questa legge è l’arrivo di un lungo e tortuoso percorso poichè, già in fase costituente, la discussione sull’accesso delle donne alla magistratura era particolarmente accesa. Per fare qualche esempio, l’onorevole Molé nella seduta del 20 Settembre 1946 afferma che “la donna deve rimanere la ‘regina della casa’, più si allontana dalla famiglia, più questa si sgretola. Ancora Eutimio Ranelletti, presidente della corte di cassazione, nel 1957 sosteneva che “la donna è fatua, è leggera, è superficiale, [...] negata quasi sempre alla logica, è quindi inadatta a valutare obiettivamente, serenamente, saggiamente, nella loro giusta portata, i delitti e i delinquenti.
1963

A seguito della ratifica della convenzione OIL acronimo dell’organizzazione internazionale del lavoro, n. 100 nel 1956, con il trattato di Roma venne sancita la parità salariale e di trattamento tra lavoratori uomini e lavoratrici donne. All’art. 119 si afferma che: “Ciascuno Stato membro assicura durante la prima tappa, e in seguito mantiene, l’applicazione del principio della parità delle retribuzioni fra i lavoratori di sesso maschile e quelli di sesso femminile per uno stesso lavoro”. In egual modo si afferma il significato di parità di retribuzione ex. articolo 141 che stabilisce: “Che la retribuzione corrisposta per uno stesso lavoro pagato a cottimo sia fissata in base a una stessa unità di misura e che la retribuzione corrisposta per un lavoro pagato a tempo sia uguale per uno stesso posto di lavoro”.

1956

Disciplinato dall’articolo 612 bis del Codice penale, il reato di stalking punisce chi, attraverso minacce o molestie reiterate, costringe la vittima a cambiare le proprie abitudini o le sue relazioni sociali per il costante timore di essere perseguitata. Chiunque violi l’articolo è punito con la reclusione da un anno a 6 anni e sei mesi. Mentre il DL 93/2013 ovvero “disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto di genere” che si è poi trasformato nella legge 119/2013 “legge sul femminicidio”, ha istituito il reato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di parentela o convivenza con la vittima di sesso femminile. Ha inoltre introdotto pene più severe per i reati di maltrattamenti in famiglia, stalking e violenza sessuale. Questa legge ha anche previsto misure di prevenzione, protezione e sostegno per le vittime di violenza di genere.

2009-2013

La legge 194/1978 consente alle donne italiane di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza entro 90 gg dal concepimento, ma anche fino al quarto e quinto mese per motivi terapeutici, se è in serio pericolo la salute fisica o psichica della donna. Questa legge è stata varata nel 1978 dopo le lotte femministe nelle strade e le accese discussioni nelle aule Parlamentari e fu un compromesso che scontentò un po’tutti: la Chiesa, i partiti, le donne a favore della depenalizzazione dell’aborto e quelle contrarie. Prima del 1978 l’aborto era considerato un reato che violava il codice penale italiano e veniva punito con la reclusione da due a cinque anni e questo portò a delle pratiche cruente: per fare un esempio, nel ‘73 erano oltre 3 milioni le donne che ricorrevano all’aborto clandestino e molte morivano nelle ore successive. Mentre per coloro che potevano permetterselo, si rivolgevano al “Cucchiaio d’Oro”, il medico che procurava l’aborto clandestino in cliniche private.

1978

La parità tra coniugi venne sancita dall’articolo 29 della Costituzione, entrata in vigore il 1 Gennaio 1948. L’articolo riconosce alla famiglia una posizione preminente all’interno della società. Il riconoscimento giuridico della famiglia avviene attraverso l’istituto del matrimonio, che può essere civile se celebrato in Municipio dal Sindaco o da un suo rappresentante, o concordatario se celebrato con una cerimonia religiosa che rispetta il diritto canonico ed è riconosciuta dallo Stato. Di vitale importanza nel lungo percorso per la parità di genere è stato il secondo comma dell’articolo 29, che sancisce l’uguaglianza giuridica e morale dei due coniugi; infatti, tramite esso è stata possibile la riforma sul diritto di famiglia avvenuta nel 1975 e la modifica del codice civile del 1942 che prevedeva un modello familiare nel quale l’autorità del capofamiglia prevaleva su quella della moglie.

1948

La legge 898/1970, la “disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio” a cui si è arrivati grazie all’immenso lavoro di Loris Fortuna e Antonio Baslini, consente a marito e moglie di dirsi addio: per decisione reciproca, di uno dei due coniugi, e in casi particolari, come per esempio la condanna a morte di uno dei partner, anche per reati gravi. Dunque prima del ‘70 in Italia, marito e moglie che non andavano d’accordo dovevano fare buon viso a cattivo gioco e resistere cristianamente. La condanna della chiesa risaliva addirittura al 1208, anno in cui il papa definì il matrimonio un “sacramento” a tutti gli effetti e fu poi ribadita nel 1545 dal Concilio di Trento, che nel decreto finale, tra le altre cose, recita: “sia anatema chi dice che il matrimonio si può sciogliere per l’adulterio dell’altro coniuge.” Dunque l’unica possibile “scappatoia” era ricorrere al tribunale della Sacra Rota attraverso il quale il tribunale ecclesiastico può redigere una Dichiarazione di nullità del sacramento del matrimonio se l'unione è stata imposta o se uno dei coniugi è infedele o incapace di adempiere agli obblighi coniugali.

1970

Il 30 gennaio 1945 con l’Europa ancora impegnata in guerra e il nord Italia soggiogato dall’occupazione tedesca, durante una riunione del Consiglio dei Ministri si discusse del suffragio femminile che, pur essendo stato argomento esaminato con poca attenzione, ricevette l'approvazione della maggior parte dei partiti, che si dimostrarono favorevoli all’estensione. L’1 febbraio 1945 la suddetta estensione fu finalmente sancita dal decreto legislativo luogotenenziale n. 23 cosiddetto decreto Bonomi, che conferiva il diritto di voto a tutte le donne italiane aventi età maggiore ai 21 anni, fatta eccezione per le prostitute schedate che eseguivano la loro professione al di fuori dell’ambiente a loro concesso, la casa. Tuttavia, nel decreto non si faceva alcun riferimento all’elettorato passivo, cioè alla possibilità per le donne di essere elette. Dieci giorni dopo l’entrata in vigore l’UDI (unione donne in italia) compose un telegramma avente come richiesta la rettifica del decreto emanato con l’aggiunta della eleggibilità delle donne, diritto che sarebbe stato sancito solamente un anno più tardi dal decreto n. 74 del 10 Marzo del 1946.

1945-1946

In Italia, fino al 1981 era in vigore l’articolo 597 del Codice Penale: chiunque provocava la morte del coniuge, della figlia o della sorella <<nell’atto in cui ne scopre la illegittima relazione carnale o nello stato d’ira determinato dall’offesa recata all’onor suo o della famiglia>>, o chi causava <<la morte della persona che sia in illegittima relazione carnale col coniuge, con la figlia o con la sorella>> veniva condannato a una reclusione da tre a sette anni. In pratica chi uccideva la moglie, la figlia o la sorella, o anche i loro amanti, per difendere la rispettabilità della famiglia e salvarne “l’onore” poteva “godere” di una pena ridotta rispetto ai 21 anni previsti per qualunque altro omicidio. Un episodio avvenuto in Sicilia nel 1964 dove un padre uccise un professore universitario per aver sedotto la figlia studentessa, e fu punito con 4 anni e mezzo di carcere, portò negli anni successivi all’abrogazione del reato di adulterio (1968), introduzione del divorzio (1970), riforma del diritto di famiglia (1975), legge sull’aborto (1978) e per ultima la legge che aboliva il delitto d’onore solo nel 1981.

1981