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FS2456 Testi e feedback

Ana Montoya

Created on February 28, 2025

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FS2472

RICOEUR, "PERCORSI DEL RICONOSCIMENTO"

Prefazione

Tre conferenze – all’Institut für die Wissenschaften des Menschens di Vienna e poi ripresa e rielaborata al Centro degli Archivi Husserl di Friburgo. Pubblica una versione ulteriormente arricchita. “La ricerca ha preso spunto da un sentimento di perplessità nei confronti dello statuto semantico del termine “riconoscimento” sul piano del discorso filosofico” PR 3 Fatto “non esiste una teoria del riconoscimento degna di questo nome” PR 3 Punto di partenza: “Contrasto tra dispersione […] delle occorrenze della parola sul piano del discorso filosofico e quella specie di polisemia regolata che risulta dal lavoro lessicografico” PR 3 Scommessa: “infondere alla sequenza delle occorrenze filosofiche conosciute della parola “riconoscimento” la coerenza di una polisemia regolata” (simile a quella lessicografica)

Cammino:

“Identificazione di qualcosa in generale al riconoscimento di sé da parte di entità specificate dall’ipseità, poi dal riconoscimento da sé al mutuo riconoscimento, sino all’ultima equazione tra riconoscimento e gratitudine” PR 4 “Rovesciamento […] del verbo “riconoscere” dal suo uso nella forma attiva al suo uso nella forma passiva: io riconosco attivamente qualcosa, delle persone, me stesso; io chiedo di essere riconosciuto dagli altri” PR 4 “Non è forse nella mia identità autentica che io chiedo di esser riconosciuto? E se, per fortuna, mi capita di esserlo, la mia gratitudine non va forse rivolta a colore i quali, in una maniera o nell’altra, hanno riconosciuto la mia identità riconoscendomi?” PR 5 Percorsi e non teoria del riconoscimento: rimane la perplessità – polisemia regolata non è riuscita ad abolire.

Introduzione

  • Prende in considerazione:
    • Dictionnaire de la langue français (pub. Émile Littré dal 1859 al 1872) (riporta l’uso presenza che condensa tre secoli di pratica linguistica).
    • Grand Robert de la langue français (1985 2da ed.).
  • Ipotesi “di una derivazione degli scarti di senso a partire dal non-detto implicito nella definizione precedente.” Scoprire questa regola - polisemia regolata.
  • “La letteratura è al tempo stesso un amplificatore e un analizzatore delle risorse di senso disponibili nell’uso ordinario della lengua comune” p. 10-11.
  • Secondo Littré 23 significati della parola riconoscere. Si possono aggruppare in 5 principali.

Idee madri che sono ridotte a tre: (Le Robert)

1. “Cogliere (un oggetto) con la mente, con il pensiero, collegando tra loro immagini, percezioni che lo riguardano; distinguere, identificare, conoscere tramite la memoria, il giudizio o l’azione” – “C’è un problema concettuale dietro questa definizione il qualcosa è qualcuno e questo qualcuno è un altro o sé stesso, al presente o nel ricordo del passato” (citazione di Bergson) 2. Accettare, ritenere come vero (o ritenere come tale)” (C’è un non detto che fa riferimento a qualche autorità) 3. Testimoniare con la gratitudine di essere debitori nei confronti di qualcuno di (qualcosa, una azione). ”p. 17 Chiedersi sullo “scarto tra i valori d’uso dei vocaboli di una lingua naturale e i significati generati all’interno di essa dalla problematica filosofica”

Hegel Anerkennung Contesto sociale Lotta

Bergson “riconoscimento dei ricordi” Preoccupazione di rapporto tra l’anima e corpo

KantRekognition nella prima edizione Critica della ragion pura

Si possono vedere velocemente tre fuochi filosofici in rapporto al riconoscimento che sembrano non avere alcun riferimento comune.

Ipotesi di lavoro

“La mia ipotesi è che gli usi filosofici potenziali del verbo “riconoscere” possano essere ordinati secondo una traiettoria che parte dall’uso nella forma attiva e arriva all’uso nella forma passiva.” Studiare di forma appropriatà questa inversione. Esaminare come le tre vette filosofiche Kant, Bergson, Hegel, stano “circondate da varie cime che accompagnano il passaggio dall’atto positivo di riconoscere alla domanda di essere riconosciuto” p. 24 Altra implicazione della ipotesi di lavoro è che “in occasione di questa inversione […] e congiuntamente al progressivo predominio della problematica del riconoscimento reciproco. Il riconoscimento acquisisce uno statuto sempre più indipendente rispetto alla cognizione come semplice conoscenza” p. 24

01

Il riconoscimento come identificazione

Avvertimento e incoraggiamento:

La polarità del medesimo e dell’altro embricata nella dialettica dell’essere. Il medesimo deve definirsi al tempo stesso tramite il “relativamente a sé” e il “relativamente ad altra cosa”. Problema moderno erede di questa alta speculazione (Parmenide di Platone). “Ci è consentito allora di chiederci se questo ricordo ritrovato non nasconda, nelle pieghe, la possibilità di replicare con una seconda rivoluzione alla rivoluzione copernicana e di cercare sul versante delle "cose stesse" le risorse per lo sviluppo di una filosofia del riconoscimento progressivamente sottratta alla tutela della teoria della conoscenza” PR. 33.

Avvertimento e incoraggiamento:

Varcare il portico del giudizio: 2 filosofie che presiedono due differenti concezioni dell’identificazione: Descartes e Kant. Descartes: Identificare – distinguere (medesimo-altro). (costituita all’interno di una psicologia razionale – lascia spazio al movimento di pensiero che giustifica il ricorso al termine) Kant: spostamento subordinando identificare a collegare. (Passo da psicologia razionale all’approccio trascendentale) Ricognizione elemento secondario.

DESCARTES: DISTINGUERE IL VERO DAL FALSO

Tratto distintivo dell’impresa = ricevere

“Ricevere” attivo al cuore del primo dei quattro precetti del metodo. “Il primo era di non ricevere mai come vera nessuna cosa che non conoscessi evidentemente per tale; ossia evitare con cura la precipitazione e la prevenzione, giudicando esclusivamente di ciò che si presentasse alla mia mente in modo così chiaro e distinto da non offrire alcuna occasione di essere revocato in dubbio”

Tratto distintivo dell’impresa = ricevere

La idea di riconoscimento si ricolleghi la confessione di una resistenza specifica alla conquista del vero. P. 38 La Quarta meditazione (dedicata al giudizio) – atto di pensiero ricevere. Appare il verbo riconoscere. 1. “Poiché […] io riconosco (dal latino agnosco) che è impossibile che Dio m’inganni mai” (Opere filosofiche, vol. 2, p. 50).

“L'atto di "ricevere un'idea come vera" chiama in causa un soggetto che, sebbene non sia riducibile alla persona che si chiama Descartes, è pur tuttavia un io che può essere definito esemplare, quello stesso io che attesta la prima verità: “Io sono, io esisto". Ed è, inoltre, un soggetto che si affida al suo lettore; Descartes è infatti il primo ad aggiungere all'edizione delle sue Meditazioni quella delle Obbiezioni e delle sue Risposte. Pubblicati insieme, questi testi differenti costituiscono un "filosofare insieme" non meno esemplare del soggetto risoluto alla ricerca del metodo. Tra l'autobiografia, che non è di competenza della filosofia, e l'unità numerica della coscienza trascendentale secondo Kant, c'è posto per un soggetto responsabile dell'errore e dunque del "ricevere come vero". Ed è questo stesso soggetto del riconoscere che, un po' più avanti nel nostro percorso, domanderà di essere a sua volta riconosciuto”. PR p. 42

“Per parte mia, mi schiererei volentieri sulle posizioni di Descartes per gli elementi di fenomenologia del giudizio di cui gli siamo debitori, di contro all'impoverimento risultante dalla eliminazione di alcuni aspetti principali dell'esperienza dell'atto di giudicare a opera della filosofia trascendentale”. PR p. 42 “Abbiamo osservato le circostanze di questo utilizzo: ammissione implicita di un ritardo della conferma rispetto alla scoperta del vero, allusione alla esitazione, al dubbio, alla resistenza che precede la decisa affermazione della certezza”. PR p. 42

“Tale fenomenologia del giudizio è incentrata sul verbo "ricevere"; al medesimo ciclo appartengono le espressioni "sperimentare", "trovare" e, ovviamente, "dubitare". E proprio a questa intima storia della ricerca della verità, drammatizzata dall'assillo dell'errore, dobbiamo le analisi della Quarta meditazione”. PR p. 42 “Il verbo "ricevere", nell’espressione "ricevere come vero", non tiene forse in serbo delle risorse, delle possibilità descrittive che eccedono la semplice operazione del definire/distinguere, delle risorse cioè sorrette dalla superiore dialettica del medesimo e dell'altro? ”. PR p. 43

La teoria cartesiana del giudizio accoglie al proprio interno un concetto di transizione tra due accezioni del vocabolo "riconoscere" che Le Robert colloca in due differenti branche dell'albero lessicale: "cogliere (un oggetto) con la mente, con il pensiero" e "accettare, ritenere come vero (o ritenere come tale)". “Quella che io propenderei per chiamare fenomenologia cartesiana del giudizio non invita allora collegare insieme, sul piano filosofico, quello che il lessico sembra avere separato sul piano dell'uso quotidiano?” PR 43.

“Resta ancora da dire perché una filosofia del riconoscimento non possa tuttavia dispiegarsi su un suolo cartesiano. Non basta creare a parte subjecti una distanza di dubbio e di inquietudine per infondere consistenza alla distinzione tra conoscenza e riconoscimento. Come verrà appurato nel prosieguo della nostra ricerca, il riconoscere fa valere i suoi titoli principalmente a parte objecti. Tanto per anticipare, diciamo che è necessario che il cambiamento imprima il proprio marchio su degli esseri del mondo, e in maniera più significativa sull'essere umano, affinché si producano una esitazione, un dubbio, tali da infondere al riconoscimento il proprio carattere drammatico; a quel punto, sarà la possibilità del misconoscimento a conferire al riconoscimento la sua piena autonomia”. PR 43

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Senso e presenza