La lettera

La lettera

Monongah, West Virginia 12 Novembre 1907 Cara Maria, non so quando leggerai questa lettera… voglio solo dirti che mi mancate tanto, tu e Giovanni. La decisione di raggiungere l’America è stata molto sofferta da prendere, come ben sai, ma la possibilità di cambiare la nostra vita, con così tanta povertà, è stato il motivo che mi ha convinto a partire verso il nuovo continente. Il viaggio è andato bene, anche se è stato lungo e estenuante, ma l’incontro con altre persone del Molise e altri italiani, alcuni molto simpatici, mi ha portato una certa serenità perché mi sono sentito ancora a casa. Sono riuscito a raggiungere ka meta, ed ora eccomi qua! La situazione qui a Monongah non è delle migliori come dicevano, dormiamo molto poco e lavoriamo tante ore al giorno senza vedere la luce del sole. Ho un piccolo alloggio vicino la miniera, non è il massimo, una baracca in legno, senza tante pretese! Siamo in molti qui italiani, ma anche di altri Paesi. Non abbiamo possibilità di lavarci e non mangiamo abbastanza per ricaricarci.

Quando scendo in miniera, a volte, perdo la concezione del tempo, così tutto scuro, polveroso e solo i rumori delle picconate. Sai, la prima volta che sono sceso nella minera è stato davvero un trauma, immaginavo, certo, che non fosse facile, ma immaginare e vivere la realtà, non è proprio la stessa cosa!! Per fortuna ho incontrato Stefano, lui è molto più anziano di me, lavora nella miniera da tanto, e ha facilitato il mio primo ingresso in quel luogo tanto oscuro, dandomi consigli importanti. C’è stato anche chi, diversamente da me, è rimasto così impressionato dalla realtà che ha rinunciato ad entrare. Ho incontrato anche bambini e ragazzini qui sotto, i figli di chi già lavora qui da tanto. Mi fanno una gran tenerezza, vederli con quegli occhioni pieni di paura, ma intenti a dare una mano. È una realtà questa molto dura, ma non mi abbatto, non mollo, voglio credere che dopo questo sacrifico ci saranno momenti migliori, ne sono sicuro.

Nonostante ora io mi sia abituato a questo tipo di lavoro, non ti nego che i pericoli sono sempre tanti. Pensa che, per difenderci dal grisou, il pericoloso gas delle miniere, portiamo con noi un canarino. Anche io ne ho uno, potrebbe piacerti molto! Oggi, ad esempio, in miniera ci sono stati attimi di paura per tutti, mentre stavamo lavorando, il nostro canarino improvvisamente ha smesso di cantare, questo è stato un campanello di allarme, abbiamo lasciato tutti i picconi e siamo riusciti ad evacuare giusto in tempo, prima che i gas nocivi ci uccidessero. Purtroppo qui c’è rischio ogni giorno di morire, ma io ripeto non mollo! La mia forza siete voi, la mia famiglia e spero che possa quanto prima rivedervi. Intanto ti invio con questa lettera anche un gruzzoletto che so che tu ben custodirai. Dà un bacio a Giovanni da parte mia e ricordagli sempre che gli voglio bene ma non raccontargli tante cose di quanto ti ho detto. Non vedo l’ora di abbracciarvi di nuovo e ti anticipo che per Natale dell’anno prossimo, se va tutto bene, voglio tornare a Torella. Mi manca il nostro bel paese, tutto.

Credo e cerco di tornare per i primi di dicembre, vorrei però che questa sia una sorpresa per tutti. Per questo, cara Maria tieni per te il segreto. Passeremo sicuramente un bel Natale assieme…attendo con ansia di abbracciare di nuovo tutti!!!Il tuo caro Michele, che ti pensa sempre P.s.: Voi come state? Giovanni sta andando a scuola? Deve continuare e deve imparare bene a leggere, scrivere e fare i conti. Vedi io, purtroppo, da analfabeta sono costretto a dettare questa lettera ad un mio caro amico che sta scrivendo per me!! Aspetto con ansia una tua lettera di risposta. A presto