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Carlo Goldoni

Caroccia Monica

Created on February 23, 2025

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Transcript

Carlo Goldoni

Venezia 1707 - Parigi 1793
  • Iniziò la sua carriera nel mondo del teatro scrivendo intermezzi per la compagnia di Giuseppe Imer.
  • Lavorò per diverse compagnie teatrali e impresari veneziani (compagnia Medebach, impresario Vendramin) prima di trasferirsi alla corte del re di Francia.
  • Goldoni viene ricordato per aver riformato la commedia dell'arte.

Temi

LA RIFORMA TEATRALE

LO SGUARDO SULLA SOCIETà

  • PER INFLUENZA DELL'ILLUMINISMO CRITICA prima LA NOBILTà PARASSITARIA poi i VIZI DELLA BORGHESIA. AMMIRA IL CETO POPOLARE per la moralità e la dignità.
  • con le sue opere vuole trasmettere messaggi formativi ed educativi.
  • SCRIVE un copione con TUTTE LE BATTUTE.
  • TRASFORMA LE MASCHERE IN PERSONAGGI AUTENTICI.
  • HA COME FONTE DI ISPIRAZIONE IL LIBRO DEL MONDO E DEL TEATRO.

LINGUA

  • UTILIZZA UNA MISCELA PLURILINGUISTICA COSTITUITA DA UN TOSCANO "DIALETTIZZATO."
  • usa un linguaggio non letterario.
  • FA RICORSO AL DIALETTO VENEZIANO COME LINGUA ESCLUSIVA DI ALCUNE COMMEDIE O PER CARATTERIZZARE ALCUNI PERSONAGGI.

Il libro del Mondo e del Teatro

LE FASI DEL TEATRO GOLDONIANO

  • collaborazione con il capocomico Giuseppe Imer
  • basi per la riforma del genere comico
  • abbandono della stesura dei canovacci
  • adozione delle maschere della Commedia d’Arte, approfondite in chiave psicologica: le maschere diventano caratteri, ossia rappresentazioni di individualità

Tra i titoli di questa fase si ricordano: Momolo Cortesan: la parte del protagonista è scritta per intero, le altre sono recitate ‘‘a soggetto" Arlecchino servitore di due padroni

PRIMA FASE (FINO AL 1748)

  • attuazione della riforma della Commedia: abbandono totale delle maschere tipizzate
  • identificazione della classe borghese come protagonista, i cui valori sono l’operosità e l’ambizione in armonia con il bene pubblico
  • polemica con la nobiltà
  • realizzazione della commedia di carattere

Tra i titoli di questa fase si ricordano: La bottega del caffèLa locandiera

SECONDA FASE (1748 - 1752)

  • confronto con polemiche e opposizioni, per aver escluso i personaggi di ceto aristocratico, sostituendoli con figure della borghesia o addirittura del popolo
  • censura delle innovazioni apportate
  • assecondamento dei gusti del pubblico
  • opere di ambientazione popolare (uso del dialetto veneto)

TERZA FASE(1753 - 1761)

Tra i titoli di questa fase si ricordano: Trilogia della villeggiaturaLe baruffe chiozzotte

  • nuovo assecondamento dei gusti del pubblico
  • stesura di canovacci in lingua francese
  • intrecci raffinati

Tra i titoli di questa fase si ricordano: Il ventaglioIl burbero di buon cuore

QUARTA FASE(DOPO IL 1762)

Arlecchino servitore di due padroni

La commedia si apre a Venezia in casa di Pantalone de’ Bisognosi, nel momento della promessa di matrimonio tra sua figlia Clarice e Silvio. Clarice era promessa a Federigo Rasponi, ma questi è stato ucciso a Torino e Pantalone ha pensato di sistemare la figlia con un nuovo matrimonio. Proprio mentre Silvio e Clarice si stanno scambiando la promessa irrompe sulla scena Arlecchino, che si presenta come il servitore di Federigo Rasponi gettando lo scompiglio tra i presenti. In realtà Federigo Rasponi, che subito dopo entra in scena, è Beatrice Rasponi, la sorella del defunto Federigo, venuta a Venezia indossando i panni del fratello per cercare il suo amato, Florindo Aretusi, fuggito da Torino dopo aver assassinato Federigo. La trama si complica ancor di più quando Arlecchino trova come suo secondo padrone, proprio Florindo Aretusi, l’innamorato di Beatrice. Per servire i suoi due padroni Arlecchino è costretto a inventare trucchi e inganni, tanto più che Beatrice e Florindo sono alloggiati entrambi nella locanda di Brighella. L’intreccio culmina, all’inizio dell’atto terzo, quando Arlecchino , per errore scambia il contenuto dei bauli che appartengono ai suoi due padroni. Così si vede costretto a spiegare a Florindo come mai nel suo baule si trovi un suo ritratto e a Beatrice perché nel suo si trovino due lettere da lei scritte a Florindo. Arlecchino si libera dalla spiacevole situazione raccontando ad entrambi di avere avuto tali oggetti da un suo precedente padrone defunto, Beatrice e Florindo credono ciascuno che l’altro sia morto e si disperano. La situazione, apparentemente irrimediabile, si risolve con un incontro casuale tra i due innamorati. Tutti alla fine convolano a nozze Beatrice e Florindo, Clarice e Silvio e anche Arlecchino, dopo aver rivelato di avere servito due padroni, prende in moglie Smeraldina.

La bottega del caffè

La bottega del caffè, una delle commedie più note di Goldoni, viene messa in scena per la prima volta a Modena, nel 1750. L’opera è già pienamente allineata alla riforma teatrale che Goldoni perfeziona nel corso degli anni Cinquanta. Contiene, infatti, personaggi tratti direttamente dalla vita contemporanea, nei quali il pubblico può facilmente riconoscersi. I personaggi presentano una personale individualità: non sono stereotipati, ma mostrano caratteristiche caratteriali definite e che cambiano a mano a mano che prendono consapevolezza dei propri limiti e difetti. I personaggi evolvono nel corso della storia, anche in meglio. È il caso di Eugenio: libertino e ingenuo all’inizio, si ravvede progressivamente fino a diventare un uomo maturo e responsabile. Alcuni personaggi, seppur negativi, risultano essere i più verosimili della commedia. Don Marzio, ad esempio, meschino, ficcanaso e seminatore di discordie, rappresenta l’opinione pubblica comune, che tende a esprimere valutazioni negative e a seminare sospetti infondati. Il sistema di valori promosso dall’autore è richiamato in più punti e fa capo alle virtù della classe mercantile e imprenditoriale: onestà, intraprendenza, rispetto della parola data, discrezione, buona reputazione. Il personaggio rappresentativo di tale sistema valoriale è Ridolfo, proprietario della bottega del caffè.

La locandiera

Nonostante la notorietà dell’opera e, in particolare, della protagonista Mirandolina, la Locandiera all’epoca della prima messa in scena, nel 1753, non ottiene particolare successo. Solo successivamente l'opera verrà apprezzata dal pubblico.

Primo atto Mirandolina è una donna intelligente e indipendente che, dopo la morte del padre, gestisce da sola la locanda di famiglia. In questo contesto si delinea il conflitto tra gli innamorati di Mirandolina: il Marchese di Forlipopoli, il Conte d'Albafiorita, il cameriere Fabrizio. Il quadro viene ulteriormente complicato dalla presenza di due attrici, Dejanira e Ortensia, che si fingono nobildonne. Secondo atto I tentativi delle due attrici di sedurre i frequentatori della locanda vanno a vuoto, mentre Mirandolina riesce a far innamorare il nuovo ospite, il Cavaliere di Ripafratta che inizialmente si era comportato in modo burbero con lei. Terzo atto Dopo averlo fatto innamorare, Mirandolina respinge crudelmente il Cavaliere e decide di sposare il cameriere Fabrizio, anche se non per amore. Mirandolina decide infine di non tentare più di far innamorare gli uomini solo per vanità.

Primo attoRidolfo apre la sua bottega del caffè e viene a sapere che il giovane Eugenio ha perso una grossa somma di denaro al gioco. Ridolfo aiuta Eugenio a saldare i debiti e gli raccomanda di mettere la testa a posto, non lasciandosi più sviare dal gioco e dalle belle donne.

Secondo attoEugenio, però, perde di nuovo denaro giocando a carte. Nel frattempo Don Marzio, noto ficcanaso e maldicente, provoca malintesi a catena, in particolare mettendo in giro insinuazioni su Lisaura, amante di Leandro, l’abile giocatore che ha quasi mandato in rovina Eugenio.Eugenio rinsavisce e inizia a capire i propri errori: ancora, però, non osa chiedere perdono alla moglie e all'amico Ridolfo.

Terzo attoLisaura rifiuta Leandro perché scopre che è già sposato con Placida. Grazie all’intervento di Ridolfo, Leandro e Placida si ricongiungono. Anche Eugenio e la moglie ritrovano la serenità. Il gestore della bisca locale viene arrestato con il contributo di Don Marzio che, additato come spione, lascia la città.