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I conflitti dimenticati

Simona Giuseppina Piccione

Created on February 13, 2025

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I conflitti dimenticati

Tensioni etniche o religiose: Antichi rancori e rivalità possono esplodere in conflitti violenti, soprattutto in contesti di fragilità istituzionale. Lotte per il controllo delle risorse: La competizione per l'accesso a risorse naturali come minerali, acqua o terra fertile può alimentare conflitti armati. Instabilità politica e debolezza degli stati: Stati fragili, caratterizzati da corruzione, mancanza di democrazia e inefficienza amministrativa, sono più vulnerabili a conflitti interni. Eredità del colonialismo: I confini tracciati arbitrariamente durante l'epoca coloniale e le divisioni etniche e politiche da essa generate continuano a essere una fonte di instabilità in molte regioni.

Perchè scoppiano le guerre

Cause delle guerre dimenticate

Geografia remota: Conflitti che si svolgono in aree isolate o di difficile accesso tendono a ricevere meno copertura mediatica. Complessità del conflitto: Guerre caratterizzate da molteplici attori, dinamiche intricate e motivazioni oscure possono risultare difficili da comprendere e, di conseguenza, meno "appetibili" per i media. Mancanza di interesse strategico: Quando le potenze globali non percepiscono un interesse strategico diretto nel conflitto, l'attenzione politica e mediatica tende a scemare. "Fatigue" mediatica: La prolungata durata di alcuni conflitti può generare una sorta di "assuefazione" nel pubblico e nei media, che progressivamente perdono interesse.

La Repubblica Democratica del Congo (RDC) è teatro di un conflitto complesso e prolungato, spesso definito una "guerra dimenticata". Situata nel cuore dell'Africa centrale, la RDC è ricca di risorse minerarie, ma questa ricchezza è diventata una maledizione, alimentando la competizione tra gruppi armati e paesi limitrofi. Le cause del conflitto sono molteplici: l'instabilità politica, la corruzione, le tensioni etniche e le interferenze esterne hanno creato un vuoto di potere sfruttato da milizie e gruppi ribelli. La storia del conflitto è segnata da due guerre principali: la prima (1996-1997) portò alla caduta del regime di Mobutu Sese Seko, mentre la seconda (1998-2003) coinvolse numerosi paesi africani e causò milioni di morti. Ancora oggi, la RDC è teatro di conflitti a bassa intensità e focolai di violenza. L'impatto umanitario è devastante: milioni di morti, sfollati e rifugiati, diffusa violenza sessuale, grave malnutrizione e carenza di servizi essenziali. L'accesso agli aiuti umanitari è ostacolato dalla violenza e dalla difficoltà di accesso alle zone colpite. I tentativi di risoluzione del conflitto, come le missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite e gli accordi di pace, hanno avuto risultati limitati a causa della complessità del conflitto e della debolezza delle istituzioni statali. Le conseguenze del conflitto si estendono oltre i confini della RDC, con milioni di rifugiati che si riversano nei paesi limitrofi, una grave crisi alimentare e l'instabilità dell'intera regione dei Grandi Laghi. La mancanza di controllo statale permette inoltre a gruppi terroristici di agire indisturbati in alcune zone.

Guerra nella Repubblica Democratica del Congo (RDC)
Guerra in Yemen

La guerra in Yemen è un conflitto devastante che ha radici profonde nelle divisioni politiche, settarie e nelle interferenze esterne. Situato nella penisola arabica, lo Yemen è un paese con una geografia complessa, che rende difficile il controllo del territorio e favorisce la guerriglia. Il conflitto è nato dalle tensioni tra il governo yemenita, sostenuto da una coalizione guidata dall'Arabia Saudita, e i ribelli Houthi, appoggiati dall'Iran. L'instabilità politica, esacerbata dalle Primavere Arabe del 2011, ha creato un vuoto di potere che gli Houthi hanno sfruttato per espandere il loro controllo. Dal 2014, quando gli Houthi hanno conquistato la capitale Sana'a, il conflitto si è intensificato, con l'intervento militare della coalizione saudita nel 2015. La guerra ha causato una grave crisi umanitaria, con milioni di persone che necessitano di assistenza, carenza di cibo, acqua e servizi sanitari, e la diffusione di malattie come il colera. I tentativi di risoluzione del conflitto, attraverso iniziative di pace e negoziati, sono stati finora infruttuosi a causa della complessità della situazione e delle molteplici parti coinvolte. Le conseguenze della guerra si estendono oltre i confini dello Yemen, con flussi di rifugiati verso i paesi limitrofi, una grave crisi alimentare e la destabilizzazione della regione del Mar Rosso e del Golfo di Aden. La presenza di gruppi terroristici come Al-Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP) aggrava ulteriormente la situazione, e le rotte marittime di importanza strategica sono messe in pericolo.

Guerra in Armenia - Nagorno Karabakh

Il conflitto del Nagorno-Karabakh è una disputa territoriale di lunga data tra Armenia e Azerbaigian, centrata sulla regione montuosa del Nagorno-Karabakh, abitata prevalentemente da armeni ma riconosciuta a livello internazionale come parte dell'Azerbaigian. Le radici del conflitto risalgono all'epoca sovietica, quando Stalin assegnò la regione all'Azerbaigian, gettando le basi per future tensioni etniche. La storia del conflitto è segnata da tre guerre principali: la prima (1988-1994) portò al controllo armeno della regione, la seconda (2020) vide l'Azerbaigian riconquistare porzioni significative di territorio, e la terza (2023) culminò nella riconquista totale da parte dell'Azerbaigian, causando un massiccio esodo della popolazione armena. L'impatto umanitario è stato devastante, con migliaia di morti e feriti, centinaia di migliaia di rifugiati e la distruzione di infrastrutture e patrimoni culturali. I tentativi di risoluzione del conflitto, attraverso la mediazione internazionale, sono stati finora infruttuosi a causa della mancanza di fiducia tra le parti e della complessità della disputa. Le conseguenze del conflitto si estendono oltre i confini del Nagorno-Karabakh, con un massiccio afflusso di rifugiati in Armenia, che sovraccarica le risorse del paese, e un aumento delle tensioni nella regione del Caucaso meridionale, con il rischio di coinvolgimento di altre potenze regionali.

Guerra Myanmar

La guerra in Myanmar è un conflitto complesso e in continua evoluzione, radicato in decenni di divisioni etniche e politiche. Situato nel sud-est asiatico, il Myanmar è un paese con una geografia variegata, che rende difficile il controllo del territorio e favorisce la guerriglia. Le cause del conflitto sono molteplici: le tensioni tra le numerose minoranze etniche e il governo centrale, il colpo di stato militare del febbraio 2021 che ha rovesciato il governo democraticamente eletto, la lotta per il potere tra la giunta militare e le forze di resistenza, e il traffico di stupefacenti, che finanzia molti dei gruppi armati. Dal colpo di stato del 2021, il paese è precipitato in una spirale di violenza, con una crescente resistenza armata contro la giunta militare. Il conflitto ha causato una grave crisi umanitaria, con migliaia di morti e feriti, milioni di sfollati e rifugiati, e gravi violazioni dei diritti umani. I tentativi di risoluzione del conflitto, attraverso la mediazione internazionale, sono stati finora infruttuosi a causa della mancanza di volontà della giunta militare di impegnarsi in un dialogo significativo e della complessità della situazione. Le conseguenze del conflitto si estendono oltre i confini del Myanmar, con flussi di rifugiati verso i paesi limitrofi, la destabilizzazione della regione del sud-est asiatico e il rafforzamento di gruppi terroristici e del traffico di stupefacenti.

Conseguenze

Perdita di vite umane: Il bilancio delle vittime è spesso elevatissimo, con migliaia o addirittura milioni di morti, tra combattenti e civili. La violenza diretta, le malattie, la fame e la mancanza di accesso alle cure mediche contribuiscono a questa tragica perdita di vite umane. Sfollamento e crisi dei rifugiati: Intere comunità sono costrette a fuggire dalle proprie case, cercando rifugio in altre zone del paese o nei paesi limitrofi. Questa migrazione forzata crea enormi flussi di rifugiati e sfollati interni, che vivono in condizioni precarie, spesso in campi profughi sovraffollati e insalubri. Distruzione di infrastrutture e servizi essenziali: Scuole, ospedali, strade, ponti e altre infrastrutture vitali vengono distrutti, compromettendo la possibilità di ricostruzione e di sviluppo a lungo termine. La mancanza di accesso all'acqua potabile, all'elettricità e ai servizi sanitari aggrava ulteriormente la situazione delle popolazioni colpite. Traumi psicologici e sociali a lungo termine: La violenza, la perdita di persone care, la distruzione del tessuto sociale e la costante paura lasciano cicatrici profonde nelle comunità. I traumi psicologici, come il disturbo da stress post-traumatico, la depressione e l'ansia, sono diffusi e possono persistere per generazioni. Inoltre, la disgregazione delle famiglie e delle comunità può portare a un aumento della violenza domestica, della criminalità e della povertà.