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Intelligenza artificiale
Marta Fiorese
Created on November 29, 2024
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Transcript
Artificial Intelligence
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi,
Artificial Intelligence
Effetti e Paure per il lavoro e la formazione
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi,
Artificial Intelligence
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi, non hanno però avuto un riscontro positivo nella realtà. Circa un 14% dei posti di lavoro sarebbero stati sostituiti da macchine, mentre almeno il 30 % dei lavoratori avrebbe dovuto adattare le proprie competenze all’impatto dell’automazione cognitiva.
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi,
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Persone con competenze necessarie a svolgere i compiti di data scientist (programmatori in Python, ingegneri).
A fronte delle perdite di posti di lavoro che comunque il processo genera, ci sono forse altrettanti nuovi posti. Secondo il World Economic Forum (The Future of Jobs Report 2020), l’IA sostituirà 85 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo entro il 2025. Allo stesso tempo, però, il rapporto prosegue affermando che nello stesso arco di tempo ne creerà 97 milioni di nuovi.
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi,
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Dove sta il nodo? Nel sistema educativo. La scuola e l’università non bastano. La velocità dell’innovazione tecnologica è talmente veloce che ogni competenza specialistica deve essere rivista periodicamente. I giovani devono apprendere prima i saperi fondamentali (conoscenze scientifiche e abilità umanistiche, spirito critico, gioco di squadra) poi le specializzazioni saranno apprese in contesti più vicini al mondo del lavoro.
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi,
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I produttori di intelligenze artificiali avranno sempre più bisogno di scienziati e di eserciti di correttori, che tenteranno di pagar poco. Non è sostituzione dell’uomo ma ineguaglianza.
È importante che l’ecosistema sia consapevole dei limiti della tecnologia. L’intelligenza artificiale non è la macchina delle verità o delle previsioni esatte: lavora generando delle sintesi, classificazioni e correlazioni sulla base di un insieme di dati, non necessariamente rappresentativi della realtà.
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi,
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Algoritmi sono molto efficienti: "Sanno fare tutto, ma non sono intelligenti". L'intelligenza è un'altra cosa, non si costruisce soltanto con cognizioni, concetti, dati e informazioni, ma con l'osservazione, col vissuto, col carattere, con le intuizioni di ognuno di noi, esseri umani coscienti e sensibili oltre che intelligenti. Applicazione intelligenze artificiali implica: Approccio strategico: porsi le domande giuste e cercare di dare risposte corrette, per prepararsi al cambiamento. Lo Spirito Critico: premessa per qualsiasi innovazione. Gioco di Squadra: necessario quando le specializzazioni diventato sempre più precise.
Con l’avvento dell’Al, le previsioni allarmistiche lanciate una decina di anni fa prevedevano la sostituzione di quasi metà dei posti di lavoro umani con intelligenze artificiali in due decadi,
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Rafforzare le competenze in intelligenza artificiale. Una priorità per l’Italia, che ha un ritardo troppo grande da colmare. obiettivo: aumentare la percentuale degli istituti tecnici superiori e rafforzare le competenze nella Pubblica amministrazione
La sfida-Paese di competenze da creare, anche in azienda
Le nostre aziende avranno sempre più bisogno di queste competenze per stare e crescere sul mercato. I lavoratori, a loro volta, dovranno svilupparle per essere occupabili attraverso la trasformazione tecnologica, che cambierà e sostituirà alcune funzioni.Quest’anno le università hanno lanciato corsi dedicati, le aziende private lanciano corsi di Python rivolti a lavoratori che vogliono rafforzare la propria occupabilità. L’intelligenza artificiale entra anche in classe.
Sono numerose le competenze afferenti all’AI. Si va dalla capacità di analizzare e interpretare i dati alla conoscenza dei principi e degli strumenti di intelligenza artificiale, altre competenze riguardano norme ed etica. Un recente studio ha mostrato che il 58% dei manager che hanno adottato questa tecnologia riporta migliori prestazioni dei propri team. Dall’analisi emerge come si innesti una cultura diversa, orientata al miglioramento costante e basata sul continuo apprendimento di nuove competenze.
Per far propria una tecnologia, infatti, un’azienda deve sì acquisire figure competenti in grado di comprendere le logiche e i meccanismi di funzionamento dell’AI ma, deve anche formare le risorse presenti, con corsi di formazione e affiancamento. Si tratta di un processo continuo che prevede una formazione dedicata, se – comè tipico con l’AI - viene adottata una tecnologia sostanzialmente diversa da quella usata in precedenza.
A Milano un paio di licei, un classico e uno scientifico, hanno scelto di portare ChatGPT in classe. Le scuole hanno scelto di non lasciare fuori dall’aula il software di intelligenza artificiale in grado di conversare con gli essere umani e rispondere alle loro domande usando il linguaggio naturale. ChatGPT infatti fornisce risposte a domande precise e risolve problemi facendo ricorso a più fonti. Tanto che la reazione immediata, un po’ ovunque, è quella di vietarne l’uso a scuola. Come è successo nelle scuole pubbliche di New York City.
Vietare a scuola è poco utile: se non la si usa non si capisce
Come spesso succede di fronte alle nuove tecnologie, la via più semplice è quella della proibizione. Così il problema è solo evitato o rimandato,ci sono docenti che si mettono in gioco con ChatGPT . Per comprenderne le opportunità, ma soprattutto per carpirne i segreti e sviscerare il funzionamento di una tecnologia con cui inevitabilmente gli studenti di oggi si troveranno a fare i conti nel mondo di domani: non tanto come soggetto sostitutivo per svolgere compiti precisi, ma come supporto per la loro professione e come abilitatore di soluzioni innovative di problemi che ci si trova ad affrontare.
Il compito dei docenti nelle scuole é quello di far comprendere agli alunni che le risposte di ChatGPT sono ancora molto grezze e insoddisfacenti e perciò educarli ad un uso critico della tecnologia stessa essendo però consapevoli dei limiti e dei rischi.
ChatGPT può diventare uno strumento prezioso per riformulare la didattica sulla base di criteri decisamente più attraenti per gli studenti. Mira Murati sostiene in un’intervista a Time che ChatGPT «ha il potenziale di rivoluzionare davvero il modo in cui impariamo», soprattutto laddove le basi di partenza non sono uguali: «Ha una potenzialità enorme per aiutarci nella personalizzazione dell’istruzione.» poiché uno dei suoi punti di forza é proprio ma profilazione e la personalizzazione.
Marisa Shuman, docente di computer science, ha sperimentato e usato ChatGPT per fare una lezione esattamente come se fosse un professore. La lezione è risultata molto focalizzata e ricca, anche se con informazioni a volte imprecise e non aggiornate, ma nel complesso era una lezione fredda e noiosa..
L'equazione sviluppata da Albert Einstein é composta da tre variabili che includono tre concetti fondamentali che il fisico ha ereditato dalla tradizione scientifica che lo ha preceduto. Senza variabili, la scienza moderna non sarebbe possibile.
l'AI potrebbe anche fare ricerche scientifiche
E se ci fossero altre variabili, ancora da scoprire? E se poi fosse possibile automatizzare la scoperta di variabili nuove, affidando tale operazione all’intelligenza artificiale? A chiederselo è stato un team della Columbia University, che ha sviluppato un programma di AI in grado di osservare fenomeni fisici, identificando un set minimo di variabili che li descrivono. Così Boyuan Chen analizzando tramite AI il moto di un pendolo, hanno ottenuto variabili corrispondenti a quelle dell’angolo e della velocità angolare.
La scoperta è una procedura e la filosofia della scienza lavora alla sua formalizzazione, dunque perché non pensare alla possibilità di automatizzarla, creando così veri e propri computer-scienziati? È proprio l’idea di partenza dei creatori dei primi «programmi di scoperta», software basati non su algoritmi ma su euristiche, cioè regole empiriche vaghe, che consentono di trovare soluzioni creative. In anni recenti l’AI si è sviluppata ulteriormente ed è entrato in gioco il deep learning, un metodo che conferisce alle macchine la capacità di apprendere con o senza supervisione.
Per ora l’intelligenza artificiale può identificare pattern, ma non è in grado di riprodurre in toto il percorso cognitivo seguito dagli esseri umani. Essa risolve sì problemi, ma in realtà uno scienziato umano di genio si distingue anche e soprattutto, per la sua capacità di porre le domande giuste.
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