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Transcript

La leggenda dell’abete di G. Benzoni Si approssimava l’inverno di tanti e tanti anni fa. Un uccellino, che aveva un’ala spezzata, non sapeva dove ripararsi dal freddo e dalla neve. Si guardò intorno per cercare un asilo e vide i begli alberi di una grande foresta. A piccoli passi si portò faticosamente al limitare del bosco. Il primo albero che vide fu una betulla dal manto d’argento. – Graziosa betulla, vuoi ospitarmi fra le tue fronde fino alla buona stagione?– Che curiosa idea! Ne ho abbastanza di custodire le mie foglie! L’uccelletto saltellò fino all’albero vicino. Era una quercia dalla fitta chioma. – Grande quercia, vuoi tenermi al riparo fino a primavera? – Che domanda! Se io ti riparassi mi beccheresti tutte le ghiande! L’uccellino volò alla meglio fino a un grosso salice che sorgeva sulla riva di un fiume. – Bel salice, mi dai ricovero fino a che dura il freddo? – No davvero! Va’, va’ lontano da me! Il povero uccellino non sapeva più a chi rivolgersi, ma continuò a saltellare… Lo vide un abete e gli chiese: – Dove vai, uccellino? – Non lo so. Nessuno mi vuole ospitare e io non posso volare tanto lontano, con questa ala spezzata. – Vieni qui da me, poverino. Riparati sul ramo che più ti piace. – Oh, grazie. E potrò restare qui tutto l’inverno? – Certamente, mi terrai compagnia. Una notte il vento gelido sferzò le foglie, che caddero a terra mulinando. La betulla, la quercia, il salice, in breve tempo si trovarono nudi e intirizziti. L’abete invece conservò le sue foglie, e le conserva tuttora. Sapete perché? Perché fu premiato della sua bontà.