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Natalia Ginzburg, nata Levi (Palermo, 14 luglio 1916 – Roma, 7 ottobre 1991), è stata una scrittrice, drammaturga, traduttrice e politica italiana, figura di primo piano della letteratura italiana del Novecento.

Natalia Ginzburg

International Women's Day

  • Nel 1942 la Ginzburg dà alle stampe il suo primo romanzo, pubblicato dapprima con uno pseudonimo e poi, nel 1945, con il vero nome dell’autrice;
  • Nel 1952 pubblica il suo terzo romanzo, "Tutti i nostri ieri", cui fa seguito una raccolta di racconti nel 1957;
  • Le voci della sera, Torino, Einaudi, 1961;
  • Nel 1963 vince il Premio Strega per "Lessico famigliare".
  • La famiglia Manzoni, Torino, Einaudi, 1983.

Alcuni lavori di Natalia Kinzburg

Natalia Ginzburg, una delle più grandi scrittrici e intellettuali italiane del XX secolo, è una figura letteraria iconica che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della letteratura mondiale. La sua vita e le sue opere sono state un faro di luce nella complessità del Novecento, e la sua eredità continua a ispirare generazioni di lettori, scrittori e pensatori. La sua eredità letteraria e intellettuale continua a brillare con forza. La sua scrittura, sincera e toccante, ci parla ancora oggi, offrendo spunti di riflessione sulla complessità della vita umana. La sua vita e le sue opere rimangono una testimonianza straordinaria della forza delle parole e della capacità dell’arte di dare voce alle sfumature dell’esperienza umana.

Natalia Ginzburg ad oggi

Natalia con la sua scrittura era l’unica a essere in grado di dar loro un volto e una voce. Le sue novelle, i suoi articoli e romanzi avevano inventato un nuovo modo di essere donna e di raccontarlo: profondamente femminile senza essere a tutti costi femminista, domestico ma non casalingo, letterario ma non lirico, sofisticato e disadorno, personale e riservato. I suoi romanzi, le sue opere teatrali, i suoi articoli sono così: deprimenti e salvifici, disperati e coraggiosi, gelidi e intimi, spartani e delicati, bruschi e fragilissimi. Allo stesso tempo però, lo stile della Ginzburg non rimbalza mai da un registro all’altro: è un unico e tenace fiume tranquillo, che va avanti per la sua rotta, senza conoscere clamori ma nemmeno arresti. Non esiste un’altra scrittrice che abbia viaggiato su questo doppio binario con la stessa costanza, e la maestria della sua prosa deve molto alla naturalezza con cui diluisce uno con l’altro aspetti del vivere in apparenza inconciliabili, e li distilla insieme sulla pagina come se uniti fossero nati.

Il lessico

Natalia Levi nasce a Palermo il 14 luglio del 1916 in una famiglia ebraica. Il padre è un noto scienziato triestino che, assume posizioni fortemente antifasciste, motivo per cui, insieme ai fratelli di Natalia, viene imprigionato dal regime. La famiglia Levi si trasferisce a Torino quando Natalia è ancora bambina e frequenta le scuole, dove viene emarginata per il suo essere ebrea e figlia di un antifascista, ma già nell’adolescenza trova conforto nella scrittura. Le sue prime esperienze letterarie risalgono agli anni Trenta, quando i suoi racconti vengono pubblicati sulla rivista Solaria. Nel 1938 sposa Leone Ginzburg, illustre letterato italiano di origine ebraica, figlio di una famiglia di immigrati russi. Natalia adotta il cognome del marito, con cui firma tutte le sue opere, diventando nota al grande pubblico. Grazie a Leone, entra in contatto con i principali intellettuali antifascisti torinesi. Con l’inizio della Seconda Guerra Mondiale la situazione si fa ulteriormente difficile per Natalia e la sua famiglia, nel 1940 vengono mandati al confino in Abruzzo per motivi razziali e politici. Nel 1944 Leone Ginzburg viene torturato e ucciso dai fascisti nel carcere romano di Regina Coeli. Pochi mesi più tardi, quando la Capitale viene liberata dalle truppe anglo-americane, la Ginzburg vi si trasferisce e inizia a collaborare con al sede romana dell’Einaudi.

Natalia Ginzburg

Nel 1945 si trasferisce definitivamente a Torino dove si riunisce con i suoi figli. Nel 1950 si sposa con il professore di letteratura inglese Gabriele Baldini e comincia il periodo più prolifico per la sua produzione letteraria. Alla fine degli anni ‘60 la Ginzburg affianca alla normale attività letteraria quella di collaboratrice sulle pagine culturali del Corriere della Sera, con un riscontro tale da farla diventare un punto di riferimento nel panorama culturale e letterario italiano. Nel 1969, anno in cui muore anche il secondo marito, comincia anche il periodo del suo impegno politico più attivo: nell’Italia della Strategia della tensione, la scrittrice chiede verità sulla Strage di Piazza Fontana e sulla morte misteriosa dell’anarchico Giuseppe Pinelli e, in generale, si schiera a favore degli esponenti della sinistra radicale. Il suo impegno culturale e politico prosegue anche dopo questa stagione, e rimane famoso, ad esempio, il suo articolo apparso sulle colonne de l’Unità dal titolo esplicito "Non togliete quel crocefisso: è il segno del dolore umano", in cui difende la presenza del simbolo religioso nelle scuole italiane. Muore a Roma il 7 ottobre del 1991.