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La stella di NataleQuest’anno – disse il signor Beltempo un mattino – dobbiamo pensare in tempo all’albero di Natale e prepararne uno enorme e bellissimo.– Bene – fu d’accordo la signora Beltempo – ce ne procureremo uno che arrivi fino al soffitto.I cinque bambini Beltempo pensarono che era un’idea meravigliosa. La sera, il signor Beltempo arrivò a casa carico di pacchetti che contenevano splendidi nuovi ornamenti per l’albero: grandi palline colorate e lucenti, frutta fatta di vetro soffiato, campanelli che tintinnavano, uccellini dai colori dell’arcobaleno; la cosa più bella era un grande angelo dorato e lucente.– Questo andrà sulla cima dell’albero – disse il signor Beltempo. – Abbiamo usato troppo a lungo la vecchia stella, è ora di sostituirla. A queste parole, il viso della signora Beltempo si rabbuiò. Anche i bambini assunsero un’aria scontenta.– Quella stella era già sulla punta dell’albero quando io ero bambina – disse la signora.– Quando pensiamo al Natale noi pensiamo a quella stella! – dissero Maria e Marco, i due bambini più grandi. Anche Michele e Miriam, i due bambini di mezzo, volevano la stella. E Marta, la bambina piccola, disse: – Niente stella? Ma io voglio la stella! Allora il babbo ebbe un’idea: prese l’angelo e lo pose sulla cappa del camino.– Ecco il posto adatto per l’angelo – disse. -Sta bene qui, vero? Dopotutto, il nostro albero non deve essere grande e nuovo al punto che non sembri più neppure il nostro albero.Allora tutti i Beltempo trassero un sospiro di sollievo e andarono a cena con gli occhi scintillanti di gioia, così scintillanti che pareva che un pezzetto di stella fosse entrato in essi.

I folletti e il calzolaioC’era una volta un calzolaio che nella bottega aveva il cuoio per un solo paio di scarpe. Una mattina entrò nel suo negozio e vide sul deschetto un paio di scarpe già belle e cucite. Rimase stupito dal fatto, poi però le prese e le pose in vetrina. Poco dopo entrò un signore e le comperò. Con quel denaro il calzolaio comprò il cuoio per altre due paia di scarpe. La mattina trovò nuovamente sul deschetto due paia di scarpe ben rifinite. E non mancarono i compratori, così che il calzolaio poté comperare altro cuoio. La mattina dopo trovò tutte le scarpe bell’e cucite. E così andò avanti: il cuoio che preparava la sera, la mattina lo trovava in numero di scarpe sempre maggiore. Il Natale era vicino e il calzolaio disse alla moglie:Invece di andare a letto, non potremmo aspettare per vedere chi è che ogni notte viene ad aiutarci? La moglie rispose subito di sì e si nascosero in un angolo. Ed ecco a mezzanotte in punto comparvero due ometti piccolini, belli e ben fatti, vestiti della sola camicia, i quali sedettero uno di qua e uno di là davanti al deschetto del calzolaio e, con le esperte manine cominciarono a unire, a forare, a battere, a cucire. Prima dell’alba filarono via senza che si potesse vedere di dove passavano per uscire.La mattina, la moglie disse al calzolaio: Non ti pare che dovremmo dimostrare la nostra gratitudine a quei due ometti? M’è venuta l’idea che con la sola camicia addosso forse hanno freddo: non sarebbe bene che io cucissi per loro camicine,. mutandine, giacchettine, berrettini e calzettini? Il marito rispose subito: Magnifica idea!La moglie si mise al lavoro e quando tutto fu pronto disposero i doni sul banco e si, nascosero per vedere che cosa avrebbero fatto i due folletti. A mezzanotte, quando questi entrarono, e videro quei graziosi indumenti, scoppiarono in una gioia indescrivibile. In un momento indossarono tutto, si guardarono allo specchio, poi si misero a: passeggiare dicendo: – Come siamo belli! Come ci stanno bene questi vestiti! Si misero a ballare e a saltare sulle sedie e sui panchetti, finché così ballando e saltando uscirono come sempre senza che si potesse vedere come. Da quella sera non tornarono più. Ma il calzolaio era ormai ricco e poteva vivere contento e felice.

Rudolph, la renna dal naso rossoLassù nel nord, dove le notti sono più scure e più lunghe e la neve è molto più bianca che alla nostra latitudine, là abitano le renne. Ogni anno Babbo Natale si reca in quel luogo per cercare gli animali più forti e più veloci per trasportare nell’aria la sua enorme slitta. Da quelle parti viveva una famiglia con cinque piccoli. Il più giovane rispondeva al nome di Rudolph ed era un piccolo particolarmente vivace e curioso, infilava il suo naso dappertutto.Ed era un naso veramente particolare. Sempre, quando il suo piccolo cuore di renna batteva un po’ più forte per l’agitazione, diventando così rosso come il sole incandescente poco prima del tramonto. Ugualmente, se era allegro o arrabbiato, il naso di Rudolph si illuminava in tutto il suo splendore.I suoi genitori ed i suoi fratelli si divertivano con il suo naso rosso, ma già all’asilo delle renne era diventato lo zimbello di quei birbanti a quattro zampe. “Questo è Rudolph con il naso rosso” cosi lo chiamavano e ballavano tutto intorno a lui, mentre lo indicavano con i loro piccoli zoccoli.Nella scuola elementare le piccole renne lo prendevano in giro come potevano. Rudolph cercava con tutti i mezzi di nascondere il suo naso, a volte lo dipingeva con del colore nero, allora andava a giocare a nascondino con gli altri ed era contento che per stavolta non lo avevano scoperto. Ma nello stesso momento in cui si rallegrava del suo successo il suo naso cominciava ad illuminarsi cosi tanto che il colore si sfaldava! Un’altra volta si infilò nel naso un cappuccio nero di gomma, ma riusciva a respirare solo con la bocca e non appena iniziava a parlare sembrava che avesse una molletta attaccata al naso! I suoi compagni si tenevano la pancia dal ridere, ma Rudolph correva a casa e piangeva amaramente. “Non giocherò mai più con questi stupidi” – diceva piangendo e le parole dei suoi genitori e dei suoi fratelli riuscivano a consolarlo solo un poco.I giorni diventano più corti e come ogni anno si annunciava la visita di Babbo Natale. In tutte le famiglia di renne i ragazzi giovani e forti si facevano belli. Le loro pellicce venivano a lungo strigliate e spazzolate fino a che non rilucevano del colore del rame, le corna venivano pulite con la neve finché non risplendevano alla fioca luce degli inverni del nord. E poi finalmente era arrivato il momento. In un piazzale gigantesco dozzine di renne, impazienti e nervose, raspavano con i loro zoccoli ed emettevano richiami belli ed allo stesso tempo terrificanti per impressionare i concorrenti. Tra di loro c’era anche Rudolph, la cui forza ed il cui vigore era superiore a quello degli altri partecipanti. Puntualmente, al momento stabilito, Babbo Natale atterrò dal vicino paese di Natale, dove era la sua casa, con la sua slitta trainata solo da Donner, il suo fedele caporenna. Una neve leggera era iniziata a cadere e l’ondeggiante mantello rosso era coperto da punti bianchi. Babbo Natale si mise subito al lavoro ed esaminò ogni animale. Sempre borbottava poche parole nella sua lunga barba bianca. A Rudolph sembrò un’eternità. Quando la fila arrivò a lui, il suo naso diventò incandescente per l’agitazione, quasi luminoso come il sole. Babbo Natale arrivò verso di lui, sorrise amichevole e scosse la testa. “Sei grande e robusto. E sei un bellissimo giovanotto – disse – ma purtroppo non posso sceglierti. I bambini si spaventerebbero a vederti”.La tristezza ed il dolore di Rudolph non avevano limiti. Più veloce che poteva corse attraverso il bosco e scalpitò ruggendo nella neve alta. I rumori e la luce rossa visibile da lontano attirarono una piccola Elfa. Prudentemente gli si avvicinò, gli posò una mano sulla spalla e chiese: ”Cosa ti è successo?”. “Guarda come brilla il mio naso. Nessuno ha bisogno di una renna con il naso rosso” rispose Rudolph. “Conosco bene questa sensazione” – disse la piccola Elfa -“ io vorrei lavorare nel paese di Natale con tutti gli altri Elfi. Ma sempre, quando sono agitata, le mie orecchie iniziano a tremare. E le orecchie tremolanti non piacciono a Babbo Natale”. Rudolph sollevò lo sguardo, con gli zoccoli si asciugò le lacrime dagli occhi e vide una bellissima Elfa, le cui orecchie si muovevano qua e là al ritmo di un battito di ali. “Il mio nome è Herbie” – disse timidamente. E mentre si guardavano negli occhi, l’uno con un naso rosso scintillante, l’altra con le orecchie tremolanti che si muovevano a ritmo, scoppiarono a ridere all’improvviso e risero fintanto che non fece male loro la pancia. In quei giorni fecero amicizia, chiacchierarono fino a notte tornando a casa solo all’alba. Con passi da gigante si avvicinava il tempo del Natale. In quei giorni Herbie e Rudolph si incontravano molte volte nel bosco.Tutti erano cosi occupati con i preparativi per le feste natalizie, che nessuno faceva caso che il tempo, giorno dopo giorno, andava peggiorando. Due giorni prima di Natale la Fata del Tempo consegnò a Babbo Natale il bollettino meteorologico. Questi, con il viso preoccupato alzò lo sguardo al cileo e sospirò rassegnato: “Quando domani attaccherò le renne, seduto sulla cassetta non riuscirò a vederle. Come potrò trovare la strada per arrivare alle case dei bambini?”. Quella notte non riuscì a dormire. Continuava a lambiccarsi il cervello per trovare una via d’uscita. Infine indosso il mantello, gli stivali ed il cappello, attaccò Donner alla slitta e si incamminò verso la Terra. “Forse troverò là una soluzione” pensò.Mentre iniziava a volare, nevicava con fitti fiocchi. Così fitti che Babbo Natale riusciva appena a vedere. C’era solo una luce rossa che illuminava così chiaramente come se davanti a lui ci fosse un’enorme quantità di gelato alla fragola. Babbo Natale amava il gelato alla fragola. “Salve” – disse – “che naso bellissimo ed eccezionale che hai! Se proprio quello di cui ho bisogno. Che cosa ne pensi di correre davanti alla mia slitta e di mostrarmi così la strada per raggiungere i bambini?”. Appena Rudolph ascoltò le parole di Babbo Natale, per l’emozione gli cadde per terra l’albero di Natale che stava trasportando. Poi lentamente riprese il controllo di sé stesso. “Naturalmente, lo farò volentieri. Mi fa un enorme piacere.” Ma all’improvviso diventò molto triste. “Ma come faccio a trovare poi la strada per tornare indietro al paese di Natale, se nevica cosi fitto?”: Nello stesso momento in cui pronunciava quelle parole gli venne un’idea. “Torno subito” – disse – mentre già correva ad un veloce galoppo verso la strada del bosco, lasciando indietro uno stupito Babbo Natale. Pochi minuti dopo, tornavano indietro una renna con il naso rosso ed una piccola Elfa con le orecchie tremolanti. “Lei può condurci indietro, Babbo Natale” – disse Rudolph, pieno di orgoglio, indicando Herbie – “lei conosce la strada”. “Questa è una magnifica idea!” – tuonò Babbo Natale – “ Ma adesso devo tornare indietro. A più tardi.”E così successe che, per Natale, Babbo Natale fosse accompagnato da una renna con il naso rosso e da un’elfa con le orecchie tremolanti. Rudolph il giorno successivo, per le sua bellissima azione, venne festeggiato da tutte le renne entusiaste. Il giorno successivo ballarono e cantarono nella piazza principale dicendo:” Rudolph dal naso rosso sei entrato nella storia!”. E deve essere stato così, che qualcuno ha visto Babbo Natale ed i suoi aiutanti, altrimenti nessuno avrebbe raccontato questa storia.

La fiaba di Babbo NataleTanti, tanti anni fa, in Lapponia, in una capanna del bosco, circondata da abeti, vicino ad un allegro ruscello d’acqua limpida e fresca viveva Natale, il quale si dedicava ogni giorno a coltivare il suo orticello, a curare le sue renne e ad intagliare il legno, vivendo tranquillamente. Vestiva sempre di rosso, il suo colore preferito. Era un vecchietto assai buono e generoso con una lunga barba bianca ed aiutava spesso senza tirarsi mai indietro tutti i suoi vicini. Un giorno pensò che era troppo poco quello che stava facendo e si mise a pensare: voleva trovare un modo per poter dare agli altri qualcosa di più. Quella sera fece un sogno: Nel sogno gli apparve un angioletto: era molto bello e grazioso e, con una dolce vocina, gli spiegò che nel mondo c’erano tanti bambini ma tanti di questi erano poveri e non potevano permettersi niente, anche loro come tutti gli altri bambini più fortunati desideravano dei giocattoli, ma non avrebbero mai potuto averli, il cuore dell’angelo era colmo di tristezza e un lacrima gli scorreva lungo il viso, Natale che era molto sensibile chiese all’angioletto cosa poteva fare per far spuntare sui visi di tutti i bambini un sorriso e un po’ di felicità nei loro cuori. L’angioletto rispose che, se Natale voleva, poteva aiutarli. Sarebbe dovuto partire caricando sulla sua slitta trainata dalle sue renne un sacco pieno di doni da consegnare a ciascun bambino la notte santa, quando nacque Gesù. “Ma dove posso trovare i giocattoli per tutti i bambini del mondo? E come posso farcela a consegnarli tutti in una sola notte e ad entrare nelle case? Ci saranno tutte le porte chiuse!” si chiese Natale. L’angioletto gli disse che Gesù Bambino l’avrebbe aiutato a risolvere ogni problema. Fu così che Gesù Bambino nominò Natale papà di ogni bambino donandogli il nome di Babbo Natale! I primi giochi che Babbo Natale regalò furono costruiti con le sue stesse mani: intagliò nel legno bambole, macchinine, pupazzi ed ogni sorta di giocattolo. Gesù Bambino assegnò a Babbo Natale degli Elfi che altro non erano che piccoli angeli dalla faccia simpatica che lo aiutavano a costruire i giocattoli, a caricarli sulla slitta e a consegnarli in tempo ogni anno la sera di Natale! Gesù bambino fece anche un piccolo miracolo: concesse alla slitta e alle otto renne il dono di poter volare nel cielo. Babbo Natale entra quindi quella notte in ogni casa calandosi dal camino e riempiendo le calze che ogni bimbo appende sotto al camino, come d’usanza, e posando gli altri pacchetti più grossi sotto agli alberi di pino adornati a festa con luci e addobbi vari: palline, candeline, bastoncini di zucchero, e anche nelle case delle famiglie più povere gli alberi di pino venivano adornati con noci, mandarini, frutta secca, che profumavano l’aria di festa e che poi venivano mangiati in famiglia tutti insieme. Grazie alla magia dell’amore fu così possibile a Babbo Natale di essere sempre puntuale la notte santa nella consegna dei suoi doni per poter far felici tutti i bambini del mondo! E portare un sorriso nei loro visi e nei loro cuori!

Il Natale si avvicinase lo cerchi è già in cucina,sul divano, nel tuo letto,e anche dentro l’armadietto.Il Natale si avvicina,è in soffitta ed in cantinae portando dolci suonirende tutti i bimbi buoni.A. Silvestre

Natale non è le luci o i regali, non è le canzoni cantate nei viali. Natale è un abbraccio davanti al camino, la gioia che provi di fronte a un bambino che è nato per tutti, senza distinzione di pelle, di genere o di religione. Natale è la pace su tutta la Terra, Paesi che smettono di fare la guerra, è la gentilezza, un sorriso sincero, aiutare qualcuno, è l’amore vero. Speriamo che tutti, non solo a Natale, vedano gli altri come un dono speciale, che sappiano amare, ridere e perdonare, i doni più belli che si possano fare!

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