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Transcript

Violenza sulle

donne

Franca viola

Franca Viola è una figura simbolica nella storia italiana per i diritti delle donne e la lotta contro il patriarcato. Nata nel 1947 ad Alcamo, Sicilia, Franca fu rapita a soli 17 anni da Filippo Melodia, un membro di una famiglia legata alla mafia, e subì violenze fisiche e psicologiche durante la sua prigionia di otto giorni. In un’epoca in cui il matrimonio riparatore era considerato socialmente accettabile per "ristabilire l’onore" di una donna, Franca fece una scelta rivoluzionaria: rifiutò di sposare il suo aggressore e decise, con il sostegno della sua famiglia, di denunciarlo. Questo rifiuto pubblico del matrimonio riparatore, avvenuto nel 1966, portò alla condanna di Melodia a 11 anni di carcere, segnando un momento di svolta nella cultura italiana. La vicenda di Franca, segnata da minacce e isolamento sociale, ispirò un dibattito nazionale e spinse verso la revisione delle leggi sull’onore, culminando nell’abolizione del matrimonio riparatore nel 1981. Franca dichiarò coraggiosamente: "Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto."La sua storia ha avuto un impatto duraturo, tanto da essere raccontata nel film La moglie più bella e nelle scuole italiane come esempio di resistenza e dignità. Ancora oggi, Franca vive ad Alcamo con la sua famiglia, simbolo di cambiamento culturale e giustizia sociale in Italia.

Che cos'è la violenza sulle donne?

Il femminicidio è una delle espressioni più estreme e devastanti della violenza di genere, costituendo un problema globale che attraversa confini culturali, economici e sociali. Questo termine indica l’omicidio di una donna per motivi legati al suo genere, spesso perpetrato da partner o ex-partner, ma anche da membri della famiglia o da altri soggetti della comunità. Affrontare il femminicidio richiede un cambiamento culturale profondo, che coinvolga l’intera comunità. Questo significa combattere la normalizzazione della violenza, rompere il silenzio attorno agli abusi e responsabilizzare gli uomini nel riconoscere e abbandonare atteggiamenti sessisti e aggressivi. Anche i media hanno un ruolo fondamentale: devono abbandonare narrazioni che colpevolizzano la vittima e che, implicitamente o esplicitamente, giustificano l’autore del crimine.

Lamarr
Hedy
Stalking
Sessuale
Verbale
Psicologica

Vari tipi di violenza

Economica
fisica

Il caso di Apronia, moglie del pretore Plauzio Silvano, è uno dei primi esempi documentati di femminicidio nell'antica Roma, risalente al 24 d.C. Apronia venne trovata morta ai piedi di una finestra della sua casa, e inizialmente la sua morte venne attribuita a un suicidio. Silvano, il marito, dichiarò di essere stato a letto al momento dell'incidente, sostenendo che la moglie si fosse suicidata.

Primo caso di femminicidio

Truth

Tuttavia, Lucio Apronio, il padre di Apronia, sospettò che Silvano fosse coinvolto e lo accusò davanti all'imperatore Tiberio. L'uomo si recò sul luogo del delitto e trovò chiari segni di una lotta prima della caduta, suggerendo che Apronia fosse stata spinta dalla finestra. Tacito, storico romano, accennò al possibile coinvolgimento di Livia, una donna potente che aveva legami con la famiglia di Silvano, e ipotizzò che la sua influenza avesse indotto Silvano al suicidio, per evitare uno scandalo che avrebbe danneggiato la sua famiglia. Dopo la morte di Silvano, il caso venne riaperto e la figura di Numantina, l'ex moglie di Silvano, emerse come possibile responsabile. Fu accusata di aver usato magia e incantesimi per manipolare la volontà di Silvano, spingendolo a uccidere Apronia per gelosia. Le accuse di stregoneria erano comuni a Roma, specialmente per giustificare atti violenti o disonorevoli. Tuttavia, non ci furono prove sufficienti contro Numantina, che venne assolta. Il caso di Apronia restò ufficialmente irrisolto, e la sua morte non venne mai pienamente giustificata. Questo episodio rivela come la violenza contro le donne fosse già presente e trattata in modo ambiguo nell'antichità, con accuse spesso basate su stereotipi e pregiudizi, e con una giustizia che non sempre riusciva a dare risposte chiare.

Sojourner
Rifiuto
Possesso e controllo
Gelosie e insicurezze
Modelli di comportamento appresi

CAUSE PSICOLOGICHE

*Gli autori di femminicidi manifestano un forte desiderio di possesso e controllo sulle loro partner. Questo può derivare da una malsana visione delle relazioni, in cui l'amore è confuso con la proprietà.to your timeline

La difficile accettazione del rifiuto può scatenare reazioni violente. Per alcuni individui, la paura di perdere una relazione può sfociare in atti estremi.

Un'elevata quantificazione di gelosia e insicurezze personali può portare a comportamenti estremi, tra cui la violenza. Questi sentimenti possono intensificarsi in situazioni di tensione relazionale.

I bambini esposti ad episodi di violenza in famiglia sono influenzati da ciò che osservano e sperimentano dai modelli adulti che rappresentano per loro le figure di attaccamento. In età adulta penseranno che, la violenza sia una forma giusta da utilizzare per educare

Pressioni sociali
Patriarcato
Disturbi mentali

La pressione sociale sulle identità di genere e sulle aspettative di ruolo possono portare alcuni individui a sentirsi minacciati, spingendoli a violenze contro le donne per riaffermare la loro mascolinità.

Sebbene non tutti gli individui con disturbi mentali diventino violenti, alcune condizioni possono contribuire alla violenza. La mancanza di empatia e il deterioramento delle capacità di giudizio possono giocare un ruolo.

Le convinzioni culturali e le norme patriarcali possono influenzare il comportamento degli uomini verso le donne, giustificando e normalizzando la violenza di genere.

cause psicologiche

Politica contro la violenza sulle donne

La violenza maschile sulle donne viene spesso trattata nel discorso pubblico come un problema privato, attribuendo la responsabilità alla vittima e minimizzando quella dell'aggressore, riducendola a devianze individuali. L'associazione Gi.u.li.a ha svolto un ruolo importante nel promuovere un linguaggio più consapevole sui media, mentre il "Manifesto di Venezia" del 2017 ha raccomandato pratiche più adeguate, anche se non sempre adottate. Un'educazione paritaria è fondamentale per ridurre la violenza di genere, ma richiede un impegno a combattere stereotipi dannosi. I movimenti femministi lavorano nelle scuole per sensibilizzare sui ruoli di genere, ma le destre cercano di bloccare questi percorsi accusandoli di corrompere la gioventù. In ambito clinico, è cruciale riconoscere i fattori scatenanti della violenza e aiutare le donne a prendere consapevolezza della propria situazione, evitando l'autocolpevolizzazione. Patrizia Romito ha descritto tre risposte disfunzionali alla violenza domestica: 1) non riconoscere o minimizzare la violenza; 2) dare la colpa alla donna; 3) psicologizzare in modo errato il comportamento della donna, cercando le cause nelle sue problematiche psicologiche.

La violenza era causata dalla mentalità dell'epoca. Le donne erano considerate di rango inferiore agli uomini e prive di autonomia. Esse erano principalmente limitate al ruolo di moglie e madre, sottoposte al controllo del marito.La violenza fisica e verbale era spesso considerata un diritto del marito per disciplinare la moglie.

di Napoli
d'Ungheria
Giovanna

Violenza di genere nel medioevo

Andrea
  • Il femminicidio, come fenomeno storico, affonda le sue radici nella cultura patriarcale e nella visione della donna come proprietà dell'uomo. Attraverso l'analisi di eventi e casi del passato, possiamo comprendere come la violenza contro le donne sia un problema che persiste attraverso i secoli
Cowan

Educazione contro la violenza sulle donne

Edith

La violenza nelle relazioni, in particolare quella contro le donne, è un fenomeno che supera ogni altro tipo di abuso e riflette disuguaglianze storiche di potere tra uomini e donne. Essa causa danni fisici, sessuali e psicologici, spesso fino al femminicidio. La lotta contro questo crimine si scontra con stereotipi e pregiudizi che lo giustificano, alimentando l'illusione che "non capiterà mai". La cultura patriarcale ha radici profonde, giustificando la violenza maschile per secoli attraverso leggi, tradizioni e educazione. La società ha trascurato di insegnare il rispetto reciproco, creando una connessione tra identità maschile e dominio, e perpetuando l'idea che l’uomo sia "proprietario" del corpo femminile. La violenza non è amore, ma controllo e possesso. Quando una donna rivendica la sua autonomia, la risposta di molti uomini violenti è vendetta e distruzione. Il femminicidio spesso termina con il suicidio dell'aggressore, che distrugge sé stesso insieme alla vittima. Questo modello di violenza è frutto di una storia culturale, non di un destino biologico, e, sebbene non tutti gli uomini siano violenti, la maggior parte dei violenti sono uomini.

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