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EDUCAZIONE CIVICA

I BATTERI MANGIAPLASTICA

De Maio Marisa & Miccio Roberta
L'inquinamento da plastica è diventato uno dei temi ambientali più urgenti: la produzione di oggetti in plastica usa e getta sta oltrepassando la nostra capacità di gestirla. Questo tipo di inquinamento è più evidente nelle nazioni in via di sviluppo dell’Asia e dell’Africa, dove i sistemi di raccolta dei rifiuti sono spesso inefficienti o inesistenti.

L'IMPATTO DELLA PLASTICA

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COME ARRIVA LA PLASTICA NELL'OCEANO?

La maggior parte della plastica che è nell’oceano arriva dalla terraferma. Oppure viene trasportata dai fiumi più grandi, che agiscono da nastro trasportatore raccogliendo immondizia su immondizia man mano che scendono a valle. Una volta che sono in mare, molti dei rifiuti plastici rimangono in acque costiere. Ma nel momento in cui vengono catturati dalle correnti oceaniche, possono andare a finire in tutto il mondo.

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Il batterio mangiaplastica

Stiamo parlando di proto-batteri (Ideonella sakaiensis), che appartengono alla famiglia delle Comamonadaceae, scoperti nel 2016 per la prima volta durante delle ricerche su delle colonie batteriche in una discarica in Giappone. Dopo uno studio si è scoperto che questi batteri, grazie a una mutazione, sono in grado di degradare il PET (polietilentereftalato), uno dei materiali plastici più comuni, che viene usata da loro come vero e proprio nutrimento.I batteri sono quindi riusciti ad adattarsi a nuove condizioni di vita e a sfruttare come fonte di cibo un materiale che prima non esisteva, usandolo come nutrimento per il loro organismo.

È possibile ottenere la vanillina dalle bottiglie di plastica usate, o meglio, dal polietilene tereftalato (PET). Un gruppo di ricercatori dell'Università di Edimburgo, in Scozia, è riuscito a trasformare le bottiglie di plastica in aroma alla vaniglia grazie ad un particolare enzima batterico in grado di scomporre i polimeri plastici. Le bottiglie in polietilene tereftalato (PET) sono state convertite in aromi di vaniglia utilizzando il batterio Escherichia coli.
Sottotitolo

DALLA PLASTICA ALLA VANIGLIA

SONO ANCORA TANTE LE RICERCHE

Sono ancora molte le ricerche che dovranno essere fatte su questi batteri e sui loro possibili impieghi. Per il momento è stato riscontrato che non consumano completamente la plastica, ma sono in grado di scinderla in componenti di base (due monomeri noti come acido tereftalico e glicole etilenico). Questo potrebbe dare un contributo fondamentale al processo di riutilizzo della plastica.

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Questa bio-trasformazione è stata possibile grazie a studi in campo biochimico che avevano già identificato un meccanismo per scomporre gli scarti di PET nella sua unità base, l'acido tereftalico (AT). Per trasformare l'acido tereftalico in qualcosa di uso comune, i ricercatori hanno ricombinato queste unità chiamate monomeri grazie ai batteri, ottenendo la molecola di vanillina.

COME AVVIENE QUESTA TRASFORMAZIONE?

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Gli aspetti fondamentali di questa ricerca sono due: il riciclaggio della plastica e la produzione di vanillina. Questi due processi potrebbero permettere di trovare una seconda vita ai rifiuti e, contemporaneamente, andare incontro alle richieste di mercato degli aromi sintetici.Le molecole aromatiche ottenute potrebbero essere adatte al consumo umano, scrivono gli esperti, ma sarebbero necessari ulteriori test. Se così fosse, potremmo aver trovato una valida alternativa alla produzione sintetica di vanillina e agli scarti in plastica, rendendo il processo di riciclaggio delle bottiglie in linea con la circular economy.

PERCHÈ È INTERESSANTE?

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I PRO E I CONTRO DELLA PLASTICA

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La plastica ha rivoluzionato la medicina con dispositivi salvavita, ha reso più leggere le automobili e i jet, consentendo di risparmiare carburante e inquinare di meno; salvato vite con caschi, incubatrici e attrezzature per rendere potabile l’acqua. Le comodità offerte dalla plastica, però, hanno portato a una cultura dell’usa e getta che rivela il lato oscuro di questo materiale: oggi le plastiche monouso costituiscono il 40% di tutte quelle prodotte ogni anno.

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Secondo alcuni studi...

Uno studio dell’Università di Creta ha testato la capacità di questi micro-organismi in laboratorio, analizzando la loro capacità di mangiare detriti per cinque mesi e i risultati sono incoraggianti: i batteri sono riusciti a ridurre il peso del polistirolo fino all’11% e quello del polietilene fino al 7%. Invece un team di ricercatori dell’Università di Portsmouth del Laboratorio Nazionale delle Energie Rinnovabili ha effettuato alcune ricerche sulla struttura dei batteri, e la loro capacità e velocità nel digerire la plastica è diventata più efficace di circa il 20%.

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