Per la sola colpa di essere nati
Rachele Stefani
Created on November 27, 2024
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Transcript
IL CRIMINE DI ESSERE SÈ STESSI
Fabio Cambiali, Edoardo Galli, Rachele Stefani, Valerio AntonucciSCUOLA: I.I.S. Via copernico
Nascere, crescere, morire. E’ ciò che caratterizza noi esseri viventi, ciò che compone il nostro più prezioso possedimento: la vita, il sapere di aver iniziato da zero, di stare cambiando, e che tutto questo finiràNonostante il terrore di vedersi persi nell’oblio si trovi, anche se nascosto, dentro tutti i nostri cuori, c’è un altro sentimento che lo contrasta, e ci permette di poter davvero vivere: la gioia di essere noi stessi. Pensateci, se non l’abbiate già fatto prima, non è stupenda questa sensazione? Non vi si riempe l’animo di felicità nel pensare che ogni azione avvenuta in questo immenso universo, si è conclusa portando a voi? Un pugno di materia incandescente è esplosa, si è aggregata in corpi che hanno perpetrato per generazioni un ricettacolo di informazioni che ha portato alla vostra nascita. Un pezzetto della realtà si è organizzato per creare voi, la vostra anima, il vostro Io, il vostro carattere e tutte quelle piccole cose che vi rendono e ci rendono tutti unici.
La Shoah
Nel 1941 uno degli episodi più bui della storia dell'umanità ebbe il suo culmine, la Shoah, chiamata anche Olocausto.
Da un giorno all'altro la vita di numerose persone cambiò tragicamente. Infatti quando negli anni '30 vennero pubblicate le leggi razziali, le persone non poterono più vivere come avevano fatto ogni giorno fino a quel momento. Infatti fu proprio con queste leggi che iniziò l'esclusione dalla società e poi persecuzione degli Ebrei e di altre persone che non avevano fatto nulla di sbagliato ma erano considerati "inferiori" solo per chi erano.Tutte quelle persone non avevano nessuna colpa, ma furono comunque perseguitati e sterminati per la sola colpa di essere nati.
Di punto in bianco iniziò la persecuzione
Tutto ciò terminò solo nel 1945, ma era troppo tardi per le milioni di persone che persero la vita a causa di motivi inesistenti ed idee sbagliate. Non solo ebrei furono sterminati, anche persone con disabilità, oppositori politici e chiunque andasse contro al regime nazista ed ai suoi alleati.
Questo tragico evento sconvolse il pianeta, ed ancora oggi lo ricordiamo, in particolare durante la Giornata della Memoria il 27 gennaio, per far sì che qualcosa del genere non si ripeta mai.
L'importanza di ricordare
Le testimonianze più importanti
Oltre ai musei e i monumenti oppure le strutture, tipo Auschwitz abbiamo altre importanti testimonianze storiche, per esempio:
- Diari e racconti da parte dei sopravvissuti: uno dei diari più famosi è quello di Anna Frank, ma ce ne sono altri importanti, per esempio il primo diario trovato, cioè quello di Miriam Wattenberg, oppure la esperienza che ancora oggi si sente dell’italiano Emanuele di Porto o di Sami Modiano.
- Foto e filmati: fatti dalle vittime o direttamente dai nazisti, poi utilizzati contro di essi durante i processi.
- Reperti e oggetti personali: per esempio vestiti indossati dai prigionieri o indumenti personali non ancora bruciati, oppure barattoli di Zyklon B, una sostanza utilizzata per per camere a gas o per disinfestazione da insetti.
Tutto ebbe inizio verso la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, quando in alcune nazioni, come Stati Uniti, Inghilterra e Germania, cominciava prendere piede la disciplina dell’eugenetica, volta a migliorare il genere umano tramite una specifica selezione dei geni da preservare, l’eugenetica positiva, e quelli che invece dovevano venire eliminati, l’eugenetica negativa. In particolare, in Germania si comiciò a discutere dei temi di “igiene razziale” e “razzismo scientifico”, secondo i quali, il Volk, ovverosia l’insieme figurativo della collettività di un popolo o di una nazione, aveva il diritto e il dovere di migliorarsi, anche a scapito dei singoli individui
INDEGNI DI VIVERE
Che nome strano, vero? Di sicuro lo avranno pensato tutti leggendo questa scritta. Prima di spiegarvi che significa, o, meglio, cosa è significato, lasciatemi porvi una domanda: pensate di meritarvi il dono della vita? Domanda retorica, la risposta è ovvia: certo che sì, chi non se lo merita? Purtroppo, questa domanda, che adesso ci pare così insensata, illogica e crudele, circa ottanta anni fa venne posta a molte persone, che vennero considerate indegne. Ecco cosa fu Aktion T4, una risposta crudele a una domanda maligna.
AKTION T4
NESSUN FUTURO
« _è per me intollerabile l'idea che i migliori, il fiore della nostra gioventù, debbano perdere la vita al fronte perché i deboli di mente ed elementi sociali irresponsabili possano avere un'esistenza sicura negli istituti psichiatrici_ ». Hermann Pfannmüller
Per quanto brutale, questo ebbe successo in Germania, data infatti la situazione economica del post-guerra, al pensiero, sempre più diffuso, che se i geni buoni perivano in battaglia, i geni maligni potevano proliferare e diffondersi a macchia d’olio, sino a rendere l’intero popolo tedesco inferiore. Fu così che la follia dell’eutanasia dei geni si espanse nella mentalità comune, fino a trovare, nel 1924, il suo più grande esponente: Adolf Hitler. Egli provava infatti un grande disprezzo, o anzi, un vero e proprio disgusto nei confronti dei malati terminali e, soprattutto, dei disabili, definendoli come “coloro che mettono i propri escrementi in bocca”. Secondo l’ideologia hitleriana, queste persone, gli “indegni di vivere”, dovevano essere, al pari del popolo ebraico, eliminati; lo Stato si doveva occupare di un’operazione di pulizia del genoma, al fine di purificare la razza, come viene espresso nel capitolo “Lo stato” del Mein Kampf, lo scritto di Hitler stesso.
La prima tappa
La prima tappa dell’eutanasia fu il caso Knauer, con il quali si aprì lo sterminio dei bambini. Nel 1938 fu inviata alla cancelleria del Reich una richiesta da parte di una normale famiglia, che affermava che uno dei propri figli, chiamato proprio Knauer, era affetto da gravi malformazioni fisiche e veniva definito un idiota (che ai tempi era sinonimo di malato mentale, ritardato), e dunque richiedeva il consenso del Führer per ucciderlo. Hitler spedì tre funzionari medici a verificare la veridicità riguardo le condizioni fisiche del piccolo Kneuer, che vene infine condannato. Furono pochi altri i casi di famiglie che richiesero l’intervento della Stato per “terminare le sofferenze” di un loro figlio, in quanto in poco tempo Hitler creò il Reichsausschuß zur wissenschaftlichen Erfassung erb- und anlagebedingter schwerer Leiden (Comitato del Reich per il rilevamento scientifico di malattie ereditarie e congenite gravi) con il quale inizio la vera e propria uccisione di massa degli infanti: medici e ostetriche dovevano segnalare al momento della nascita ogni deformità fisica del neonato, e ogni sintomo di malattie quali idiozia (era considerata davvero tale), idrocefalia, macrocefalia e sindrome di Dawn. In caso di presenza di uno qualunque di questi fattori, una commissione di tre membri sarebbe stata inviata a fare una visita al bambino, e, al consenso di tutte e tre le parti, sarebbe stata eseguita l’uccisione.
La seconda guerra mondiale
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, il programma entrò parzialmente in crisi e fu allargato il numero di casi di vite indegne. Anzitutto ora venivano svolte visite non più solo ai neonati, ma anche a bambini e adolescenti, inoltre si poteva venir condannati anche per essere di razza ebraica o mista. Allo stesso tempo vennero varate delle riforme contro i genitori, sempre più sospettosi nei confronti del regime, che prevedevano, in caso di rifiuto della consegna di un figlio disabile alle autorità, la perdita della custodia di tutti i figli e la condanna ai lavori forzati
I CRITERI
Per quanto riguarda i criteri di selezione, oltre a tutti i precedenti (Sindrome di Dawn, deformazioni fisiche, essere ebrei, numerose malattie mentali, ereditarie e incurabili), a cui vennero aggiunte la non appartenenza al popolo ariano, l’essere ricoverati da più di 5 anni, o l’essere dei “pazzi criminali”. Molti medici, non essendo a conoscenza del programma, alla richiesta di fornire una lista di pazienti con le caratteristiche sopraelencate, pensarono che le persone considerate sane sarebbero state messe ai lavori forzati da parte dello stato, perciò per proteggere i loro pazienti, molti medici esagerarono il numero di malati gravi e incurabili, con conseguenze disastrose. Altri ospedali invece si contrapposero apertamente, e i dottori si rifiutarono di visitare i pazienti, dunque il regime si servì di studenti e giovani dottorati, decisamente più fedeli, che visitarono di forza i malati, aumentando ulteriormente, il numero di vittime. .
Per quanto si voglia tenere nascosta qualcosa, la verità emerge sempre, specialmente se pretendi che una persona a cui è stata asportata l’appendice sia morta di appendicite, e se consegni il certificato di morte di un caro,a tutti i cittadini di un paese nello stesso giorno alla stessa ora.La popolazione cominciò a sospettare, vedendo per esempio camion pieni di persone e poco dopo il fumo delle ciminiere che portava frammenti di cenere e di capelli. Molti si opposero e per la prima volta i cittadini tedeschi si opposero fortemente al regime, compresi anche alcuni membri del parlamento. Data la fuga di informazioni sempre più crescente e le previsioni non troppo malevole di esperti di teologia, Hitler decise di rivelare l’esistenza del progetto di eugenetica al popolo, peggiorando la situazione. Particolarmente, l’opposizioni si fece ancora più viva nel ‘41, dopo l’invasione dell’unione sovietica; infatti moltissimi soldati erano tornati feriti e si era sparsa la voce che anche loro sarebbero stati “gassati”..
L'INIZIO DI TUTTO...
... e di niente
Poche settimane dopo, il 3 agosto 1941, il vescovo cattolico di Münster in Vestfalia, Clemens August Joseph von Galen denunciò il programma in un lungo sermone di cui inviò il testo anche al Fürer, di cui riporto un altro estratto.
Con la Chiesa e il clero contro, e il popolo che arrivò ad aggredirlo durante un suo passaggio in Baviera, Hitler si trovò con le mani legate e, 24 agosto 1941, ordinò l’ufficiale chiusura del programma di eugenetica e dell’operazione Aktion T4 che contò un totale di 400.000 persone sterilizzati, 5.000 bambini e 70.000 adulti uccisi.
I reperti della Shoah sono testimonianze tangibili di una tragedia che non deve essere dimenticata, frammenti di vite spezzate che portano con sé il peso della memoria. Il Giardino del “Mai Più” si erge come un luogo di riflessione e rinascita, un simbolo di speranza e di impegno a non ripetere gli orrori del passato. Insieme, i reperti e il giardino intrecciano dolore e promessa: da un lato il ricordo delle vittime, dall’altro la volontà di costruire un futuro in cui il rispetto e la dignità siano radici profonde.
Il GIARDINO DEL MAI PIÙ
Il "Giardino del Mai più", inaugurato il 7 maggio del 2022, con un'affaccio sulla vallata del centro storico, ospita il monumento realizzato dall'artista Ferdinando Gatto, che mostra una catena spezzata da dove partono le tre colombe in volo, simbolo dei tre grandi genocidi del Novecento. L'opera rappresenta un invito alla riflessione, esprimendo nel linguaggio artistico, che le atrocità del secolo scorso e ogni altra guerra, genocidio, violenza, crimine contro l’umanità, non debbano commettersi Mai più, nel rispetto universale dei diritti umani, della dignità e del valore assoluto della Vita.
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QRispettivamente nel 1895 e 1920 furono pubblicati gli scritti dei primi rappresentanti di questo movimento, ovverosia Adolf Jost, autore di “Das Recht auf den Tod” (Il diritto di morire), e Alfred Hoche e Karl Binding, scrittori di “Die Freigabe der Vernichtung lebensunwerten Lebens” (Il permesso di annientare vite indegne di vita). Sebbene con un ventennio di distanza, i due scritti raccontano la stessa storia, narrano della stessa ideologia: ovvero che il Volk doveva crescere e perfezionarsi, e per fare ciò esso doveva eliminare tutti quei geni considerati come impuri, cioè che portavano a vivere un vita indegna, come le malattie incurabili e le disabilità. Dunque, per risolvere il problema alla radice c’era una sola soluzione: lo sterminio di tutti i portatori di tali malattie o disabilità, sia fisiche che cognitive..
nei primi anni del Novecento, una comunità antica e orgogliosa, sparsa per le terre dell’Impero Ottomano, soprattutto in Anatolia, una regione dell’attuale Turchia. Queste persone erano gli armeni, una popolazione cristiana che viveva in quelle terre da secoli, con una cultura e una lingua proprie, edifici di culto e tradizioni antiche. Gli armeni erano una minoranza nell’impero, che però sognava una propria autonomia, una libertà che avrebbe permesso loro di vivere secondo la loro fede e cultura.Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, l’Impero Ottomano, alleato della Germania e dell’Austria-Ungheria, era preoccupato dalle rivolte interne e dall’influenza dei nemici. Il governo, guidato dal partito dei Giovani Turchi, temeva che gli armeni potessero allearsi con la Russia, il nemico a nord, perché molti armeni vedevano proprio nella Russia uno dei loro pochi protettori. Queste paure, unite a un crescente nazionalismo turco e all’ostilità verso i cristiani, alimentarono un clima di sospetto e rancore.Il 24 aprile 1915 fu una data che cambiò per sempre la storia degli armeni: in quella notte, a Costantinopoli, la capitale dell’impero, centinaia di intellettuali, scrittori, politici e leader della comunità armena furono arrestati. Molti di loro vennero uccisi o deportati. Fu l’inizio di quello che oggi è ricordato come il genocidio armeno.Da quel momento, migliaia di armeni vennero prelevati dalle loro case e costretti a marciare attraverso deserti e montagne, verso il nulla, verso l’ignoto. Famiglie intere vennero separate, i bambini spesso persero i genitori, le donne subirono violenze, gli anziani crollarono lungo il cammino. Molti morirono di fame, sete, sfinimento. I pochi che riuscirono a sopravvivere a questi “trasferimenti” furono radunati in campi di prigionia dove anche lì trovarono sofferenze e morte.nei primi anni del Novecento, una comunità antica e orgogliosa, sparsa per le terre dell’Impero Ottomano, soprattutto in Anatolia, una regione dell’attuale Turchia. Queste persone erano gli armeni, una popolazione cristiana che viveva in quelle terre da secoli, con una cultura e una lingua proprie, edifici di culto e tradizioni antiche. Gli armeni erano una minoranza nell’impero, che però sognava una propria autonomia, una libertà che avrebbe permesso loro di vivere secondo la loro fede e cultura.Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale nel 1914, l’Impero Ottomano, alleato della Germania e dell’Austria-Ungheria, era preoccupato dalle rivolte interne e dall’influenza dei nemici. Il governo, guidato dal partito dei Giovani Turchi, temeva che gli armeni potessero allearsi con la Russia, il nemico a nord, perché molti armeni vedevano proprio nella Russia uno dei loro pochi protettori. Queste paure, unite a un crescente nazionalismo turco e all’ostilità verso i cristiani, alimentarono un clima di sospetto e rancore...
IL GENOCIDIO ARMENO
«Noi vogliamo sottrarre noi stessi e i nostri fedeli alla loro influenza, per non essere contaminati dal loro pensiero e dal loro empio comportamento, e non dover poi condividere con loro la punizione che un Dio giusto dovrebbe infliggere e infliggerà a tutti coloro che - come l'ingrata Gerusalemme - non vogliono ciò che vuole Dio!»
Nel 1939 il programma venne esteso anche agli adulti. In pochi mesi, a partire dalla Polonia, e poi in tutte le zone di controllo tedesco, ondate di uomini e donne, malati, disabili, delinquenti o semiti, furono mandati in viaggio verso una morte certa.
Alle proteste del popolo, si unirono quelle della Chiesa cattolica (quella protestante invece non sembrava in disaccordo): numerosi furono le critiche, in particolare quella del Cardinale di Monaco di Baviera Michael von Faulhaber che dichiarava quanto segue«Secondo la dottrina cattolica esistono senza dubbio comandamenti che non sono vincolanti quando l'obbedienza ad essi richiede un sacrificio troppo grande, ma esistono sacri obblighi di coscienza dai quali nessuno ci può liberare e a cui dobbiamo adempiere anche a prezzo della morte stessa. In nessuna occasione e in qualsiasi circostanza un uomo può - eccetto in guerra e per legittima difesa - prendere la vita di una persona innocente.»
“Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un'opera grandiosa, più grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese”
«Si dice, di questi pazienti: sono come una macchina vecchia che non funziona più, come un cavallo vecchio che è paralizzato senza speranza, come una mucca che non dà più latte. Che cosa dobbiamo fare di una macchina di questo genere? La mandiamo in demolizione. Che cosa dobbiamo fare di un cavallo paralizzato? No, non voglio spingere il paragone all'estremo...Qui non stiamo parlando di una macchina, di un cavallo, né di una mucca... No, stiamo parlando di uomini e donne, nostri compatrioti, nostri fratelli e sorelle. Povere persone improduttive, se volete, ma ciò significa forse che abbiano perduto il diritto di vivere?»
Foto e filmati
anche le foto e i filmati aiutano a capire cosa succedeva durante l’Olocausto, anche piccoli dettagli tipo il numero tatuato sulla pelle per fare in modo tale sia da riconoscere la persona e contare se ci fossero tutte le persone quando ogni giorno facevano l’appello, oppure per ricordare un momento importante storico, tipo uno dei più famosi è quello di Benito Mussolini quando faceva i discorsi, oppure alcuni filmati per ricordare il momento storico come quando facevano salire gli ebrei tramite su treni e farli trasferire.
IL GENOCIDIO DEI TUSTI
una terra rigogliosa, un piccolo paese nel cuore dell’Africa, il Ruanda, dove montagne verdi si alternavano a colline fertili. Per secoli, due popoli, i Tutsi e gli Hutu, avevano condiviso questa terra, talvolta in pace, altre volte in tensione. I Tutsi, tradizionalmente pastori, e gli Hutu, prevalentemente agricoltori, non erano sempre così divisi: le differenze tra loro erano più culturali e sociali che etniche. Ma con il passare del tempo, queste differenze furono trasformate in muri da chi cercava il potere.Durante il periodo coloniale, i belgi, che governavano il Ruanda, adottarono una politica che esasperò le divisioni. Identificarono i Tutsi come una “razza superiore”, basandosi su stereotipi fisici e sociali. Fu così che i belgi diedero ai Tutsi il controllo amministrativo, alimentando il risentimento degli Hutu. Quando il Ruanda divenne indipendente nel 1962, gli Hutu presero il potere e iniziarono a discriminare i Tutsi, visti come oppressori.Per anni, questa tensione covò sotto la superficie, fino al 1994, quando si trasformò in una tragedia di proporzioni inimmaginabili.Tutto iniziò il 6 aprile 1994, quando l’aereo del presidente del Ruanda, Juvenal Habyarimana, un Hutu, fu abbattuto.
Fu la scintilla che incendiò il paese. Quella notte, fu dato l’ordine: “Uccideteli tutti”. Gli estremisti Hutu, che avevano pianificato tutto da tempo, iniziarono a massacrare i Tutsi e gli Hutu moderati.Nel giro di pochi giorni, le strade, le chiese, le scuole e i campi si riempirono di orrore. Uomini, donne e bambini furono uccisi con machete, bastoni e armi da fuoco. Famiglie intere furono sterminate. Vicini di casa si rivoltarono l’uno contro l’altro. In soli 100 giorni, circa 800.000 persone, per lo più Tutsi, persero la vita.Nonostante la portata del massacro, il mondo rimase a guardare. Le Nazioni Unite, pur presenti nel paese con una missione di pace, non intervennero per fermare i genocidi. Solo quando il Fronte Patriottico Ruandese (FPR), guidato da Paul Kagame, riuscì a prendere il controllo del paese, il genocidio terminò.Le cicatrici di quei giorni terribili sono ancora vive in Ruanda. Ma da quella tragedia, il paese ha cercato di ricostruirsi, promuovendo la riconciliazione e cercando di non dimenticare mai.
Per evitare una rivolta popolare, il programma venne svolto sotto copertura: i genitori venivano informati che il loro figlio era stato portato in un centro pediatrico specializzato. Esso era vero, tuttavia fu sempre omessa la parte in che diceva che nell’istituto ci rimanevano solo il tempo di confermare i dubbi e che poi venivano sottoposti ad un iniezione letale e dunque ad una autopsia, riportando come causa di decesso: polmonite.
I campi di concentramento e sterminio
Belzec
Treblinka
Sobibór
Il 24 aprile 1915 fu una data che cambiò per sempre la storia degli armeni: in quella notte, a Costantinopoli, la capitale dell’impero, centinaia di intellettuali, scrittori, politici e leader della comunità armena furono arrestati. Molti di loro vennero uccisi o deportati. Fu l’inizio di quello che oggi è ricordato come il genocidio armeno.Da quel momento, migliaia di armeni vennero prelevati dalle loro case e costretti a marciare attraverso deserti e montagne, verso il nulla, verso l’ignoto. Famiglie intere vennero separate, i bambini spesso persero i genitori, le donne subirono violenze, gli anziani crollarono lungo il cammino. Molti morirono di fame, sete, sfinimento. I pochi che riuscirono a sopravvivere a questi “trasferimenti” furono radunati in campi di prigionia dove anche lì trovarono sofferenze e morte.Interi villaggi furono spopolate i, le chiese distrutte o trasformate, le case e i beni degli armeni confiscati. Le testimonianze dei sopravvissuti parlano di lunghe colonne di persone in marcia, delle fiamme che divoravano i loro villaggi, delle urla e dei pianti di chi sapeva di non avere speranza. Il mondo intero, però, non sapeva o non voleva sapere. Le notizie arrivavano frammentate, le immagini erano poche, e la guerra in Europa teneva tutti impegnati.Alla fine, si stima che circa un milione e mezzo di armeni abbiano perso la vita, una comunità millenaria venne quasi completamente distrutta. I sopravvissuti si sparpagliarono nel mondo, formando una diaspora. La memoria del genocidio armeno vive ancora oggi, mantenuta dai discendenti di chi è riuscito a fuggire.
Ora provate a immaginare che questo sia un crimine
Provate a pensare che il solo fatto di essere voi, di avere la vostra personalità, le vostre origini, i vostri più intimi difetti, sia giudicato indegno, orrendo, ripugnante e maligno. Solo perché non seguite un flusso che non vi appartiene, o perché c’è qualcosa nel vostro corpo che non va come dovrebbe, o ancora, perché giudicano ciò in cui credete come il male in persona. L’unica cosa che dovreste fare per loro è non esistere, sparire, invertire tutti quei processi che vi hanno portato al mondo. Pensate al fatto che non importa ciò che fate o avete fatto, voi siete colpevoli, e vi aspetta un fato ben peggiore della morte.
Auguro a chiunque di non sentirsi mai così, di non venir mai accusato in tale maniera,e il motivo per cui dico ciò è perché è successo, non in tempi ancestrali, non secoli fa, sono passati appena ottanta anni.Persone come me e voi anno subito queste violenze, hanno dovuto vivere una morte perenne, senza nome, senza dignità, senza pietà.Le loro anime non possono essere salvate, le lancette dell’orologio non tornano mai indietro; tuttavia qualcuno da salvare c’è ancora: siamo noi e i nostri successori. Abbiamo il dono della conoscenza, ereditato da chi ha dato la vita per combattere queste brutalità, e con ciò possiamo e dobbiamo impegnarci affinché non riaccada mai e poi mai.Dobbiamo impedire che ancora una volta, che dei esseri umani, delle persone come noi, vengano accusate del crimine di essere se stessi.
Si cominciò ad utilizzare poi un metodo più veloce e meno costoso per liberarsi di tali pazienti: non più tramite iniezione, bensì con il monossido di carbonio (CO), in una struttura che prese il nome di camera a gas. L’estensione del programma Aktion T4 fu un’idea appartenete a Hitler ma che lui rifiutò molteplici volte: essa fu svolta in segreto, e il Führer non poteva accertarla apertamente, poiché si sarebbe dovuto consultare con i vari ministri della salute contrari e con autorità eguali in tali campi, che avrebbero potuto fargli domande scomode che l’avrebbero messo in difficoltà.
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Quando un uomo veniva giudicato indegno di vivere (tre voti a favore del decesso), esso veniva trasportato da SS sotto mentite spoglie di medici presso dei centri di raccolta (esempio: castello di Hartheimcastello di Hartheim) dove, insieme a gli Häftlinge provenienti dai campi di sterminio non più utili al regime (programma Aktion 14f13), venivano eliminati
Conosciuto anche con il nome di “Progetto T4”, Aktion T4 è il nome generale per il programma di eugenetica nazista. Eugenetica è un termine composto da due parole, la prima, in bella vista è genetica, la scienza che studia il genoma umano, ovvero l’insieme di caratteri e informazioni ereditarie presenti nelle nostre cellule; l’altro, più nascosto è “eu”, abbreviazione di eutanasia, ovvero morte serena, utilizzata sia per la dipartita di singoli individui sia, come in questo caso, per numerosi gruppi di persone. Se possiamo definire l’olocausto come lo sterminio di un popolo, ovvero quello ebraico, l’eugenetica e Aktion T4 rappresentano lo sterminio di uno, anzi, numerosi geni. Quali generi di geni direte voi? E io vi riporto alla domanda iniziale. Tutti i geni considerati sporchi, inferiori, tutte le persone non degne di vivere.L
MA COSA ERA?
La storia di Emanuele di Porto
Emanuele di porto è uno dei pochi sopravvissuti all’Olocausto, che riuscì a sfuggire a 12 anni al rastrellamento nel ghetto di Roma grazie al padre che lo spinse fuori al di fuori del camion, trovando rifugio su un tram per due giorni, salvato dal tramviere e dai loro colleghi, poi dopo venne aiutato anche dalla comunità cattolica e persone solidali sopravvivendo alla guerra. Era il 16 ottobre del 1943. Gli dedicarono due libri, il quale il primo si chiama “un tram per la vita”.
Cosa accadde?
Gli ebrei furono prima emarginati, impedendo loro di frequentare le scuole o svolgere attività quotidiane, e successivamente deportati nei campi di concentrazione e di sterminio. Questi campi, come quelli di Belzec, Sobibór e Treblinka, erano situati principalmente in Polonia. Auschwitz-Birkenau fu uno dei più crudeli.
Reperti e oggetti personali
È raro trovare trovare delle fonti materiali che ci facciano capire cosa utilizzavano per sterminare gli ebrei oppure trovare ciò che indossavano gli ebrei prima della loro uccisione, però ciò ci fa capire meglio la storia, come e con cosa uccidevano gli ebrei, cosa facevano poi con gli oggetti di proprietà personale ecc.. Per esempio i tedeschi per sterminare più persone possibili in poco tempo utilizzavano le docce a gas conosciute anche con il nome di “Gaskammer” grazie ad un insetticida inizialmente si presenta come solido e compatto ad altri composti per essere più nocivo, sviluppato proprio da uno scienziato ebreo che detiene il premio nobel per essere stato il migliore scienziato in quegli anni. Il gas si chiamava Zyklon B un gas ad acido debole, a base di acido cianidrico, utilizzato per per camere a gas o per disinfestazione da insetti che inizialmente si presenta come solido e compatto ad altri composti per essere più nocivo con effetti negativi che se inalati portavano alla morte in pochi minuti. Invece quello che si può capire con gli indumenti personali degli ebrei è che rubavano soltanto gli oggetti di valore e ciò che non lo era lo bruciavano per via della sua inutilità per loro.
I Diari e racconti dei sopravvissuti Il primo diario trovato che parla degli orrori dell’Olocausto è quello di Miriam Watternberg. Nacque il Lodz il 10 ottobre del 1924, cominciò a scrivere il diario subito dopo la conquista della Polonia da parte dell’esercito tedesco. I Watternberg fuggirono a Varsavia, però nel 1940 lei e la sua famiglia vennero trasferiti nel ghetto dove godevano di una situazione privilegiata in quella comunità segregata, per via della madre di Miriam che era cittadina americana. Nell’estate del 1942 vennero messi in prigione a Pawiak per via dei passaporti stranieri, per poi dopo traferire i genitori nel campo di internamento di Vittel, invece a lei gli concedettero di espatriare negli stati uniti nel 1944. Il diario venne poi pubblicato nel febbraio del 1945 con lo pseudonimo di “Mary Berg”, fu già disponibile prima della seconda guerra mondiale a lettori inglesi. Morì nell’aprile del 2013 in Pennsylvania.