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Victoria Baladda

Created on November 27, 2024

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Buongiorno a tutte, allora ho scelto di presentarvi la novella “Ciàula scopre la luna” di Luigi Pirandello. Prima di tutto, parleremo un po' di Pirandello, della sua vita e delle sue opere, poi vi farò una presentazione della novella: vedremo chi sono i protagonisti e di cosa parla la novella; in seguito, analizzeremo la novella e più in profondità alcuni passaggi del testo, e infine faremo un confronto con l’opera Rosso Malpelo di Giovanni Verga. Per iniziare, vediamo chi è Luigi Pirandello. Come sapete, Pirandello è uno scrittore, poeta e drammaturgo italiano del ventesimo secolo che ha molto influenzato la letteratura. Pirandello è nato nel 1867 ad Agrigento e morì nel 1936 a Roma. La storia della letteratura riconosce soprattutto in Pirandello il drammaturgo. Le sue opere teatrali hanno rivoluzionato profondamente la scena del periodo tra le due guerre, introducendovi fantasia, poesia e libertà. Le sue opere teatrali hanno avuto un tale successo che ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1934. Attraverso le sue opere, Pirandello esplora temi come l’identità, l’illusione, la follia, il malessere dell’uomo moderno e la relatività della verità. Per lui, la realtà è instabile e soggettiva ed è influenzata dalle percezioni e dalle maschere che ognuno porta in società. Le sue opere principali sono Fu Mattia Pascal (romanzo scritto nel 1904), Sei personaggi in cerca d’autore (opera teatrale scritta nel 1921) e Novelle per un anno (raccolta di novelle scritte tra il 1894 e il 1936). Adesso, facciamo la presentazione della novella che ho scelto, ossia Ciàula scopre la luna. Questa novella, scritta nel 1907, fa parte della raccolta Novelle per un anno, composta da duecentoquarantuno novelle scritte tra il 1884 e il 1936. La storia raccontata nella novella Ciàula scopre la luna è quella di Ciàula, un minatore siciliano sfruttato e maltrattato dal suo padrone Zi’ Scarda. Ciàula passa le sue giornate nell'oscurità delle gallerie sotterranee, trasportando pesanti carichi di carbone senza mai lamentarsi. Una sera, mentre Ciàula deve lavorare più tardi del solito, è preso dalla paura di dover uscire da solo dalla miniera. In realtà, ha sempre temuto l'oscurità del mondo esterno dopo aver trascorso la sua giornata nella miniera. Tuttavia, quando esce dalla miniera quella sera, alza gli occhi al cielo, scopre la luna e questo lo sconvolge profondamente. Lui che ha sempre vissuto nella penombra e nella sofferenza, avverte per la prima volta un sentimento di pace e di conforto. Quindi la scoperta della Luna eleva Ciàula da bestia lavoratrice a essere umano capace di emozionarsi. Poi, analizziamo la novella. Prima di tutto, i principali temi affrontati in questa novella sono l’oppressione sociale e la condizione operaia: Ciàula incarna l’uomo ridotto a un’esistenza di sofferenza e di fatica, sfruttato e ignorato. Non aveva altra vita fuori della solfara: il sonno non era vita; il cibo, men che meno." → Questa frase sottolinea la condizione miserabile di Ciàula, la cui esistenza è limitata al lavoro. È privato di ogni individualità, ridotto a uno stato quasi meccanico. Non gli riusciva di fare altro, e lo faceva come un povero somarello, sotto il bastone del padrone." → Questo esplicito paragone con un asino sottolinea il modo in cui Ciàula viene percepito e trattato: come una bestia da soma, senza identità propria. Poi, affronta il timore dell'ignoto: la sua paura della notte riflette il suo isolamento e la sua mancanza di accesso al mondo esterno. Il suo lavoro in miniera è un inferno, ma almeno è un inferno conosciuto. Quando arriva il momento di risalire nel buio totale, il terrore lo spaventa: "Ora, con la fascina sulla testa, solo, nell’antro buio della solfara deserta, la sua paura s’ingigantiva e lo soffocava." "Aveva paura del buio; della notte immensa sopra di lui."→ Il lessico della paura (buio, paura, soffocava) traduce la sua angoscia di fronte all'oscurità, che simboleggia il suo isolamento e la sua ignoranza del mondo esterno. La novella affronta anche il tema della meraviglia di fronte alla bellezza del mondo: quando scopre la luna, è il culmine della novella. Dopo l'angoscia, è preso da una rivelazione quasi mistica alzando gli occhi verso il cielo. La scoperta della luna, un simbolo di sogno e di libertà, lo porta alla presa di coscienza che c'è qualcosa di più grande e bello della sua condizione: "C’era la luna! E non aveva più paura." La frase: "Vide la luna."→ breve, quasi brusca, segna un cambiamento nella percezione di Ciàula, passando dalla paura alla meraviglia. "E si mise a piangere." → Le lacrime di Ciàula non sono dovute alla paura, ma a un'emozione pura di fronte a una bellezza che non aveva mai sospettato. Questo momento segna una rottura con la sua miserabile esistenza: scopre che c'è qualcosa al di là della sua condizione di oppresso. Quindi Ciàula, un personaggio insignificante per gli altri, diventa un simbolo dell’umanità capace di meravigliarsi nonostante l'oppressione. "Non aveva mai alzato gli occhi a guardarla, la luna. E ora la scopriva." → Questa presa di coscienza è una metafora del risveglio della coscienza umana, dal passaggio dall'ignoranza alla scoperta. Infatti, la scoperta della luce lunare richiama per molti versi “il mito della caverna” di Platone, anch’esso legato al concetto della conoscenza umana. Secondo Platone, se un uomo fosse nato in una caverna al buio e cresciuto tra le sue pareti, sarebbe stato abbagliato e inondato dalla normale luce del giorno una volta uscito (quasi la stessa cosa che accade nel racconto). Il protagonista, nella sua ingenuità, non ha mai visto né sa dell’esistenza della luna e quando la vede per la prima volta è sbalordito da un fatto assolutamente naturale e semplice: l’assoluta irrazionalità di Ciàula è una metafora sulla condizione dell’essere umano, consapevole di pochissime cose nell’immensità e grandezza dell’universo, che si esalta di fronte a ogni minima scoperta. Rintanato nelle sue poche certezze – nel racconto rappresentate dalle pareti buie della miniera – egli si emoziona nello scoprire che c’è luce anche al di là di quanto ciecamente lo rassicura. Ora vediamo come la novella Ciàula scopre la luna somiglia alla novella di Giovanni Verga Rosso Malpelo. Innanzitutto, Giovanni Verga è uno scrittore e drammaturgo siciliano come Pirandello, nato nel 1840 a Catania e morto nel 1922 nella stessa città ed è il principale rappresentante del verismo, una corrente letteraria che esalta la verità, nata nell'Ottocento. La novella Rosso Malpelo è stata pubblicata per la prima volta sul quotidiano Il Fanfulla e successivamente pubblicata nel 1880 insieme ad altre novelle nella raccolta Vita dei campi. La novella narra la storia di un ragazzo disprezzato e maltrattato a causa dei suoi capelli di colore rosso. Ci sono numerose analogie tra Ciàula scopre la luna e Rosso Malpelo. Per iniziare, i due protagonisti lavorano in una miniera e sono sfruttati e picchiati. Poi, entrambe le vicende si svolgono in Sicilia, patria degli scrittori. I due scrittori denunciano le difficili condizioni di vita e di lavoro dei protagonisti: l’arretratezza, la miseria, ma con una differenza: Verga le denunciava nell'Ottocento mentre Pirandello nel Novecento. Come già Rosso Malpelo, anche Ciàula è un diverso, un poveraccio preso in giro da tutti e sfruttato come una bestia dai superiori, che si trova perfettamente a suo agio nella cava, non conoscendo altri ambienti al di fuori di essa, abituato quindi a muoversi nel buio. L'ambiente della zolfara, la descrizione del lavoro degli operai e la precisa rappresentazione della realtà umile dei minatori farebbero intendere che Pirandello riprenda in tutto e per tutto i principi del Verismo.

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